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Hotzoban
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E-book137 pagine1 ora

Hotzoban

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Info su questo ebook

Hortzoban, figura ai confini dell’eco giornalistico che vive avventurosamente nel cosmopolitismo religioso ambiguo,  dove irruenza, dinamismo e malvagità di alcuni personaggi in una terra di odio si scontrano e s’incontrano tra le sapienti redini dell’autore. Persino il fugace richiamo ad alcune località italiane, peraltro molto care all’autore, aiutano a dimenticare la negatività dell’odio e delle guerre e rendono la lettura fluida avvincente e spettacolare. Con questo romanzo, Rendola ha saputo trasmetterci ancora una volta se stesso; il suo carattere,la sua bravura , la sua simpatia e  donarci anche un sorriso, come  in tutte le sue opere.
LinguaItaliano
Data di uscita18 mag 2017
ISBN9788899333317
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    Anteprima del libro

    Hotzoban - Antonio Cristofaro Rendola

    Gabriele

    HOTZOBAN FRA FANTASIA…

    di Bruno Kipino

    Hortzoban, figura ai confini dell’eco giornalistico che vive avventurosamente nel cosmopolitismo religioso ambiguo, dove irruenza, dinamismo e malvagità di alcuni personaggi in una terra di odio si scontrano e s’incontrano tra le sapienti redini dell’autore. Persino il fugace richiamo ad alcune località italiane, peraltro molto care all’autore, aiutano a dimenticare la negatività dell’odio e delle guerre e rendono la lettura fluida avvincente e spettacolare. Con questo romanzo, l’amico Antonio, ha saputo trasmetterci ancora una volta se stesso;il suo carattere , la sua bravura , la sua simpatia e donarci anche un sorriso, come in tutte le sue opere.

    …E REALTÁ

    di Luca Antonio Rendola

    Dal 2011 la guerra civile in Siria causa alla popolazione siriana sofferenze indicibili. Sia le forze di sicurezza che i gruppi ribelli hanno condotto diverse operazioni su larga scala, sfociate in esecuzioni di massa, uccisioni, arresti, rapimenti e torture. L’embargo internazionale impedisce l’esportazione, i prezzi dei prodotti venduti sul mercato nero sono schizzati alle stelle.

    Questa situazione si ripercuote in maniera drammatica sulla vita quotidiana di tutti i siriani soprattutto per la carenza di energia (la benzina è stata razionata), la mancanza di cibo e acqua potabile, l’assenza di assistenza e forniture mediche; la battaglia di Aleppo è Iniziata 19 luglio 2012, e ritenuta molto importante dalle organizzazioni e gruppi armati nella guerra civile siriana. In Libia Amnesty International ha dato l'allarme sulla situazione di centinaia di residenti del quartiere di Ganfouda, a Bengasi, che dopo diversi mesi di blocco militare si trovano ora in mezzo a combattimenti sempre più intensi. L'organizzazione per i diritti umani ha raccolto testimonianze tra le 130 famiglie libiche e le centinaia di stranieri che sono intrappolate da mesi a Ganfouda, nella zona sud-occidentale di Bengasi. Tutte le strade d'accesso sono bloccate dalle forze dell'Esercito nazionale libico o dai combattimenti mentre le forniture di cibo, acqua ed energia elettrica sono interrotte.

    " Gli abitanti di Ganfouda rischiano di morire intrappolati nei combattimenti: sopravvivono nutrendosi di cibo guasto e acqua sporca mentre le bombe continuano a cadere incessantemente ."

    In Algeria, il sequestro degli occidentali nella base petrolifera In Amenas, conclusosi con una cinquantina di vittime, ha trascinato nel pantano del Mali anche l’Algeria che non sembrava avere molta voglia di farsi coinvolgere

    L’Algeria sta entrando in guerra a piccoli passi. Non può fare diversamente dato il ruolo che hanno in Mali i suoi jihadisti degli anni ’90. Algeri sa che molti di quelli hanno lasciato la Kabilia e si sono rimessi sul mercato proprio al confine con l’Africa subsahariana, vogliono spingere l’islamismo radicale a sud, laddove, in presenza di Stati deboli come il Mali o il Ciad, è più facile la conquista territoriale.

    Secondo gli analisti la posizione algerina è la più scomoda perché, in virtù del suo passato coloniale, fatica ad affiancare la Francia in una battaglia che per di più si annuncia molto dura.

    Negli ultimi dieci anni i militanti del jihad si sono trasformati in un vero e proprio esercito che, ultimamente, si è avvantaggiato anche del ricchissimo mercato delle armi cresciuto sul disfacimento della Libia. Quelli che vediamo in azione in Mali e abbiamo visto in azione nel blitz algerino non sono più solo terroristi ma un’organizzatissima forza armata con in più il collante dell’ideologia religiosa. L’Algeria è consapevole da tempo di questa situazione, per questo non poteva che entrare lentamente nel conflitto.

    1 المهاجرين

    Emigranti

    Il centro d’accoglienza è ormai ridotto al collasso. Un muro interminabile di letti a castello a tre piani sui quali si arrampicano centinaia di persone, occupa le lunghe pareti laterali. Molti materassi sono sistemati dappertutto, anche in terra. Ce n’è perfino uno che ostruisce in parte l’accesso ai bagni, inumidito dall’acqua delle docce che viene fuori. Su di esso, cinque bambini, ignari del loro destino, giocano a spingersi l’un l’altro. Tutto intorno, occhi che azzardano timidi sguardi da dietro veli scuri, implorano una sicurezza che nessuno può loro dare.

    E gli uomini?

    I loro visi sono immersi in un mare di rassegnazione, in un’onda di ricordi che giorni prima aveva rapito i loro affetti più cari, travolto mogli e figli. Quei pochi oggetti che sono riusciti, per puro caso a salvare, ora stanno lì, intorno a loro quale testimonianza di un’immane tragedia. Ma quel che più mi colpisce è il silenzio che aleggia nel camerone. Nessuno parla, si comunica appena con gesti stanchi e lenti. Il silenzio è interrotto solo da medici e volontari e dal vocio dei carabinieri che si trasmettono comandi. Il posto che ci ospita si trova nella zona portuale di Salerno. E’ un centro di accoglienza per immigrati curdi che ormai raccoglie oltre tremila persone, cioè più del doppio di quante ne può contenere. Si tratta di una costruzione su due piani.

    Da come è strutturata probabilmente doveva servire per il carico e scarico delle merci per via marittima. Infatti vi sono alcune aperture, ora murate, al secondo piano il cui livello è in linea con la tolda delle navi. Oggi il secondo piano è diviso in vari uffici per la registrazione e la destinazione degli immigrati. Il piano terra è costituito da un unico camerone con ai lati l’uscita e i bagni.

    Nel camerone la gente è convertita in numeri, proprio come avveniva nei campi di sterminio nazisti. Anche qui, come allora, malgrado tutto, vengono eliminate speranza e futuro di un’accozzaglia di storie tramutate in pratiche da evadere.

    Mi chiamo Hotzoban, Akim Yusuf Hotzoban, ho 27 anni, sono armeno, vengo da una famiglia di nomadi della tribù di Hussayn-Laden di religione mussulmana. Conosco il Corano ed il Vangelo, ma, in seguito alle continue lotte nel mio paese tra cristiani e mussulmani, sono diventato ateo poiché non credo che ci sia altra vita oltre questa. Mio nonno, Ben Yusuf, mi parlava di reincarnazione graduale secondo la quale nella mia prima vita sarei stato uno scarabeo, poi un cammello, poi un uomo, ma non ho mai avvertito in me sensazioni di coleottero né di quadrupede. Ho acquisito una buona cultura in Libia in una scuola intersezionale italiana. Sono solo, mio padre, mia madre e mia sorella sono periti due anni fa in un attentato jaidhista ad Algeri. Saltarono in aria in un pullman e fu finanche difficile ricomporre i loro corpi per sotterrarli. Dovevo esserci anche io in quel pullman, ma un paio d’occhi belli, con i quali avevo trascorso la notte, mi trattennero e comunicai con un sms al cellulare di mia sorella che avrei preso la corsa successiva. L’esplosione fu tremenda, la vidi dalla finestra mentre mi accingevo a fare la doccia. Pensai che il sole, stanco di alzarsi per l’ennesima alba, si fosse subito lasciato cadere a terra.

    Ad Ankara, fin da ragazzino, fui istruito all'offesa ed alla difesa personale dal maestro curdo Omar Kajan, inventore di un nuovo sistema marziale che lui stesso aveva battezzato Okaj, cioè dalle iniziali del proprio nome e cognome. Kajan, che è morto solo 10 mesi fa, aveva 92 anni ed era ancora nel pieno di tutte le sue forze fisiche, tanto da sconfiggere nella lotta chiunque osasse sfidarlo. Chiunque tranne uno: me medesimo. Il maestro stesso, avendomi eletto a suo erede di questa disciplina, aveva fatto in modo che la mia bravura superasse la sua.

    L’ Okaj non si basa sulla forza fisica, ma, alla rapidità dei movimenti, indispensabile per qualsiasi arte marziale, associa la specularità dell’avversario per l’intuizione e l’anticipazione delle sue mosse.

    Corollario di questa disciplina è la conoscenza di ogni arma da spinta, da taglio e da fuoco che siano mai state inventate dall’inizio del mondo ad oggi, nonché la pratica alla guida di qualsiasi mezzo terrestre, aereo e marino. Insomma, Kajan aveva fatto di me una macchina da guerra più potente di John Rambo.

    Omar Kajan aveva combattuto al fianco degli alleati nella prima guerra mondiale, con essi era sbarcato ad Anzio da dove aveva risalito l’Italia fino a Napoli giungendovi dopo la cacciata dei tedeschi durante le mitiche Quattro giornate.

    Nella città partenopea era stato protagonista di una straordinaria storia. Si sa che i napoletani sono maestri nell’arte di arrangiarsi, ma in quel periodo questa spesso violava la legalità: la cosiddetta borsa nera degli alimenti di prima necessità era ormai cosa diffusa, così come la prostituzione in virtù della quale molte ragazze si vendevano per una tavoletta di cioccolata.

    Prosperava anche la prostituzione minorile di ragazzini che adescavano liberatori senza scrupoli. Altri, per spillar denaro ai militari alleati, li conducevano in giro per bettole varie con l’intento di farli ubriacare. Infine c’era chi si inventava mestieri occasionali che rendevano di meno ma erano sicuramente leciti.

    Uno di questi si chiamava Gennarino e faceva il lucida-scarpe -Sciuscià…sciuscià…- [1] gridava trascinandosi dietro un cassettone che serviva da poggiapiedi per i clienti e nel quale aveva tutto l’occorrente per svolgere quel lavoro: spazzole, stracci di lana, lucido cromatico e cassettino di latta nel quale conservava i

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