Aiutare gli insegnanti per aiutare i bambini: il maltrattamento intrascolastico
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Il maltrattamento intrascolastico è un esercizio di potere, distorce il rapporto adulto-bambino, nel momento in cui ne viola l’integrità corporea, lo sviluppo psico-fisico, ne tradisce la fiducia. L’aiuto concreto diviene allora la prevenzione attraverso efficaci strumenti di garanzia e tutela per potersi riappropriare di un luogo, di uno spazio fisico ed emotivo condiviso.
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Anteprima del libro
Aiutare gli insegnanti per aiutare i bambini - Mansueto - Caricato - Fontana - Lillo - Zamprioli
Wiesel)
PREFAZIONE
Quando si affronta la tematica relativa al disagio di un alunno, in special modo se si tratta di un aspetto relativo al maltrattamento, è necessario utilizzare un approccio che consideri da una parte la prevenzione, dall’altra un trattamento mirato ti tipo individuale e sistemico.
Bambini e ragazzi, arrivano scuola con una loro valigia
piena di vissuti e di storie che man mano si dipanano e prendono orientamenti diversi. Nella classe, dunque, emergono difficoltà e disturbi che vanno osservati, compresi, sostenuti attraverso interventi mirati all'inclusione di tutti gli alunni (Sasso,2010). Gli anni della scuola rivestono, pertanto, per lo studente un ruolo primario nel suo processo di crescita, mettendolo di fronte ad una serie di compiti di sviluppo con i quali dovrà misurarsi.
I problemi che gli studenti incontrano nell'ambiente scolastico possono, per questi motivi, essere il segnale di un malessere affettivo e relazionale, che si può manifestare con disimpegno, iperattività, difficoltà di apprendimento, difficoltà di attenzione e concentrazione, rendimento scolastico inferiore alle capacità reali e difficoltà di relazione e comunicazione con i propri compagni e insegnanti. In questi termini, il disagio può essere considerato un malessere psicologico al quale possono contribuire in maniera decisiva tanto gli insuccessi scolastici, i riflessi derivanti da uno stato disagio psicologico, la mancanza di riconoscimenti positivi da parte dei compagni e degli insegnanti, che concorrono a minare il livello di autostima e fiducia nelle proprie azioni.
È doveroso ricordare che le difficoltà dell’alunno a scuola che le difficoltà della scuola con i suoi alunni sono due dimensioni da mettere in prospettiva reciproca, al fine di non trovarsi davanti o soltanto allo studente patologico
o solamente davanti ad una scuola disadattante
, non accogliente e non inclusiva. La scuola, dunque, risulta una realtà alquanto complessa nella quale si incrociano le abilità cognitive, le capacità di impegnarsi nello studio, le relazioni affettivo emozionali degli alunni.
Tutti questi elementi possono risultare instabili o comunque scossi da vicissitudini ed esperienze di vario genere, tanto che gli insegnanti sperimentano l'incapacità di svolgere compiutamente il proprio ruolo educativo. Occorre precisare che non esistono studenti cattivi o malati, ma solo relazioni disfunzionali (comportamenti che nella relazione non funzionano nel modo migliore) che possono rendere difficile il processo di apprendimento (Sasso, 1997). È necessario allora focalizzare l'attenzione non esclusivamente sull'alunno ma sulla rete di rapporti e relazioni in cui egli vive, sulle modalità di comunicazione e relazione con le altre figure adulte, come i genitori che possono mettere in atto soluzioni a problemi che, invece di risolvere, contribuiscono involontariamente a mantenere. Da ciò nasce la definizione di mal di scuola
, la quale si riferisce a tutte quelle situazioni di difficoltà di disagio che gli alunni manifestano proprio a scuola, non di certo ad ipotetici effetti deleteri prodotti dall'istituzione scolastica. Occuparsi del mal di scuola
significa, quindi, procedere alla disamina delle possibili conseguenze che il disagio scolastico può apportare alla sfera cognitiva, emotivo-affettiva, relazionale e metacognitiva dell'alunno con sintomi a carico dell'apparato gastrointestinale e/o respiratorio, del sonno, della pelle e disturbi somatopsichici che possiamo correlare al senso di apatia, all’iperattività e ai disturbi o alle difficoltà dell'apprendimento. Molte volte i bambini e gli adolescenti che vivono un disagio non lo dicono apertamente, ma lo esprimono attraverso l'alterazione delle loro funzioni corporee, come il blocco del l'evacuazione delle feci, il mal di testa, gli incubi notturni. Di solito non c'è un solo sintomo isolato, ma spesso sono presenti più episodi insieme. Il corpo si ammala perché la mente soffre. Le conseguenze di un maltrattamento intrascolastico sono le stesse, e crediamo sempre che il danno fisico, psicologico, emotivo
non dipenda dall’Istituzione scolastica ma da individui
che generano una violenza nei confronti di persone con le quali hanno un rapporto di tipo asimmetrico e dunque di sudditanza psicologica e di ruolo
.
Se il mal di scuola
ha evidenziato che la sua insorgenza ha una natura squisitamente familiare, nella nostra presente trattazione ci troviamo di fronte ad una sorta di dissimulazione
che non permette, se non ad occhi addestrati di evidenziare il processo di abuso
(P. Ekman, 2009, I Volti della Menzogna. Gli indizi dell’inganno nei rapporti interpersonali, Giunti Editori).
Il presente libro elaborato da Patrizia Caricato, Elisa Fontana e Rosanna Mansueto, con in contributo di Valentina Lillo e Cristiano Zamprioli, affronta, con meticolosa cura metodologica, il tema del maltrattamento intrascolastico, individuando una serie di suggerimenti che gli insegnanti e altri operatori possono utilizzare per organizzare un progetto di prevenzione e cura
.
Due aspetti da loro considerati, all’interno del testo, sono l’osservazione e l’ascolto attivo, elementi caratteristici della professionalità insieme alle tecniche relative alla comunicazione. Bisogna evidenziare, inoltre, come siano "le emozioni a caratterizzare un altro aspetto cruciale degli alunni, poiché regolano, tutte indistintamente, i rapporti umani, permettono di aprirsi al mondo e quindi di entrare in relazione con gli altri. Basti pensare al fatto che la parola emozione deriva dal latino emotus, ovvero trasportare fuori, smuovere, scuotere.
L'efficacia della competenza emotiva e relazionale, aggiungono gli autori, è strettamente correlata alla conoscenza della psiche, in particolar modo nelle sue componenti cognitive ed emotive. Le competenze comunicative, sociali e relazionali consentono di interagire in modo efficace con gli altri, individuando stili e registri comunicativi più adatti in ogni circostanza".
Cosa deve saper fare l’insegnante? Credo che una delle azioni sia legata al fatto che debba essere una base sicura
(Bowlby, L’attaccamento alla madre, 1976). Le qualità salienti devono essere legate alla vicinanza. Se il bambino è di cattivo umore può cercarlo, dando valore al suo rapporto con lui, condividendo apertamente i suoi sentimenti e le sue esperienze (Sasso, 2018).
E sappiamo quanto questi fattori siano determinanti nel caso di un alunno che abbia avuto un maltrattamento o nel caso in cui sia stato sottoposto a un atto di bullismo.
Nel corso del testo, a proposito delle conseguenze, colpiscono i tempi del maltrattamento da parte di un educatore che fanno emergere una sorta di doppio legame fra il tempo della violenza e quello della negazione. Infatti la distruttività che deriva dal danno
subito risulta essere ancora di più critica poiché all’alunno viene a mancare – nel suo silenzio – l’elaborazione del dolore e della rabbia, facendo crescere a dismisura sia il senso di impotenza sia il senso di inadeguatezza e colpa.
Nel libro Mal di scuola
(Sasso, 2010), due autrici Sonia Ruggeri e Cristiva