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Donizetti Tavares de Lima di Tambaú: Il taumaturgo
Donizetti Tavares de Lima di Tambaú: Il taumaturgo
Donizetti Tavares de Lima di Tambaú: Il taumaturgo
E-book169 pagine2 ore

Donizetti Tavares de Lima di Tambaú: Il taumaturgo

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Donizetti Tavares de Lima nacque a Cássia (Minas Gerais, Brasile) il 3 gennaio 1882 in seno a una famiglia amante della musica, tale che i figli ebbero per nome il cognome di grandi compositori (Donizetti, Rossini, Bellini, Mozart, Verdi). Ognuno di loro divenne valente musicista anche se avviato a una professione diversa. Donizetti pianista e organista si mantenne agli studi dando lezioni di musica in seminario e suonando l’organo in chiesa. Scoperta la vocazione, fu ordinato sacerdote il 12 luglio 1908. Svolse il servizio pastorale a San Gaetano, Jaguary, Vargem Grande do Sul per essere poi nominato parroco, nel 1926, a Tambaú (nello Stato di San Paolo). Svolse un intenso apostolato ed esercitò un notevole influsso sulla vita sociale della città. Si spese per i poveri, gli anziani, i malati, i bambini. La sua dedizione e focosità contro i soprusi che, in molti casi, lo ha reso simile a Don Camillo di Giovanni Guareschi. Casualmente la gente scoprì il suo potere taumaturgico del solo gesto di benedizione e, tra la fine del 1954 e i primi quattro mesi del 1955, si recarono a Tambaú circa tre milioni di persone. Fu egli stesso a stroncare il fanatismo popolare e a porre fine ai pellegrinaggi con l’ultima benedizione impartita il 30 maggio 1955. Morì santamente a Tambaú il 6 giugno 1961.
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2017
ISBN9788893720229
Donizetti Tavares de Lima di Tambaú: Il taumaturgo

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    Donizetti Tavares de Lima di Tambaú - Gaetano Passarelli

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    La vita di Donizetti Tavares de Lima, – nato il 3 gennaio 1882 nella città di Santa Rita de Cássia, che poi fu chiamata semplicemente Cássia, nello Stato del Minas Gerais, in Brasile –, abbraccia gli ultimi anni della Monarchia (1882-1889) e un lungo periodo della Repubblica (1889-1961).

    La storia comincia dai genitori, che s’incontrarono verso il 1865, e non furono certo agevolati nel loro amore…

    I

    UN AMORE CONTRASTATO

    «Chichina, di’ a quel giovanotto che prima di pensare di sposarsi con te, diventi qualcuno e poi… eventualmente… si faccia vedere da queste parti!», aveva ammonito severamente la nonna.

    Francisca Cândida, chiamata in famiglia Chichina, aveva chinato la testa e, pur con l’amaro in bocca che solo un’adolescente può capire, aveva risposto: «Sì, nonna».

    Alla Fazenda Anhuma e a Cabo Verde, tutti sapevano che a Francisca de Paula São José bisognava obbedire e basta. Moglie di Francisco Sales de Morais Navarro, più di lui, era consapevole che nelle loro vene scorreva sangue reale francese e savoiardo.

    «Ti rendi conto chi siamo? Ti rendi conto chi è mio figlio… tuo zio Luís Antônio?», aveva continuato la nonna, quando sembrava non dovesse aggiungere altro. Con il capo chino Francisca Cândida faceva cenno di sì, sperando che quella predica terminasse il prima possibile per andare a sfogare da qualche parte il magone che le s’era formato nel petto. Non voleva dare alla nonna la soddisfazione di vederla piangere!

    «Mi sembra, al contrario, che tu non pensi a questo!», aveva continuato invece l’anziana, «Mettiti bene in quella zucca che tuo zio, – ricordalo: il tenente colonnello Luís Antônio de Morais Navarro! –, è un uomo importante nel Brasile. È il capo del partito Liberale e a corte, a Rio de Janeiro, parla con l’imperatore come io parlo con te!… e tu?… tu invece chi vuoi frequentare?», e continuando con sarcasmo, «addirittura sposare! Un figlio di chi? Un morto-di-fame senza né arte né parte…».

    Pur restando a capo chino, Francisca Cândida si era azzardata a controbattere: «È un musicista…».

    La nonna irritata ancor di più da questo affronto, l’aveva rimbeccata con scherno: «Oh, sì! Un musicista!…», e, dopo una lunga pausa durante la quale l’aveva guardata con sprezzo: «Che imparasse a fare qualcosa di serio! dovrà pur sfamare quei poveri disgraziati che avranno la cattiva sorte di essere suoi figli… non certo da te come moglie!», poi alzando la voce minacciosa: «Non lo voglio più vedere qui alla Fazenda! Capito?! E tu!… tu guardati bene dall’incontrarlo. Questo è il mio primo e…», sollevando l’indice intimidatorio, «ultimo avvertimento!… Adesso puoi andare», e l’aveva licenziata porgendole la mano da baciare.

    Finalmente liberata da quella situazione incresciosa, Chichina era finita a piangere tra le braccia della mamma Maria do Carmo che, consolandola, aveva ricordato come fosse stata la prima vittima dell’autorità materna, ma che, tutto sommato, le era andata bene sposando Modesto Flavio dos Santos Bueno.

    La sera, poi, di nascosto, con la complicità della tata, Francisca Cândida aveva incontrato Tristão. Il giovane appena l’aveva vista, capì che le cose s’erano messe male. Tra i singhiozzi la ragazza aveva riferito tutta la contrarietà espressa dalla nonna e, conseguentemente, dalla famiglia intera.

    «Tristão, addio… meglio che ci dimentichiamo… segui la tua strada… che tu abbia tanta fortuna!…», e un nodo alla gola le aveva impedito di continuare.

    Il giovane, strettole la mano, le aveva detto: «Chichina, devo diventare qualcuno? Lo sarò!». La ragazza lo aveva guardato stupefatta: Come? Non si era offeso?.

    Tristão le aveva poi sfiorato le dita con le labbra facendole una promessa: «Tornerò, Chichina… se sarai ancora libera, verrò a chiedere la tua mano». Mentre stava per andarsene s’era girato e, con un sorrisetto, aveva aggiunto: «Comunque non sposerai un figlio di nessuno, mio nonno Joaquim Gotardo de Lima, di origine tedesca, ha fondato una città nel Minas… insomma è un pezzo grosso! Diglielo alla nonna!».

    Così Tristão Tavares de Lima aveva fatto fagotto da Cabo Verde ed era partito alla volta di Rio de Janeiro.

    Figlio del capitano Tristão Tavares de Almeida, insieme con il fratello maggiore, s’era votato alla musica ma a São Gotardo non c’era molto spazio per quella loro arte. Così prima il fratello, Joaquim Tristão, sposatosi, era emigrato a Franca, dove aveva trovato la possibilità di diventare un grande maestro, in seguito lui, Tristão, era andato a cercar fortuna a Cabo Verde. Aveva avuto occasione di suonare presso varie famiglie e un giorno era stato chiamato anche dai Morais Navarro. Qui aveva incontrato gli occhi di Chichina e… nonostante i richiami degli amici, − che un po’ per scienza e un po’ per invidia lo avevano avvertito −, non ce l’aveva fatto a stare alla larga da quella ragazza.

    Naturalmente la cosa era venuta all’orecchio di nonna Francisca de Paula ed era successo quel che era successo.

    A Rio Tristão, per amore di Chichina, aveva deciso di «diventare qualcuno» frequentando un corso di avvocatura. Per pagarsi gli studi teneva concerti nelle famiglie nobili e andava a suonare in alcuni locali alla moda. Non aveva certo intenzione di perdere molto tempo, quindi s’era orientato a prendere un pezzo di carta necessario a esercitare la professione. Così, dopo un paio d’anni, aveva ottenuto il «diploma di avvocaticchio» che, per decreto imperiale, gli permetteva di mettere su uno studio ed esercitare la professione di avvocato, anche se non poteva patrocinare direttamente le cause. Avrebbe aiutato le persone che avevano pendenze con la giustizia indirizzandole come consulente, e avrebbe istruito processi per conto di avvocati.

    Gli era sembrato sufficiente questo per tacitare quella nonna e mostrarle che s’era messo sulla strada giusta per fare carriera. In fondo aveva davanti a sé tutta la vita.

    L’incognita era sapere se Francisca Cândida aveva avuto pazienza e l’aveva aspettato. Tristão, dopo due anni, era perciò tornato a Cabo Verde. Aveva esultato di gioia nel sapere che la ragazza aveva ancora solo lui nel cuore ma… non aveva avuto miglior sorte con la nonna.

    «Ci potremmo sposare solo dopo la morte della nonna!», gli aveva detto sconsolata Chichina, attendendosi questa volta una legittima esplosione di rabbia. Invece: «Se dobbiamo aspettare, aspettiamo!», era stata la risposta di Tristão.

    Quando il Signore volle – e non ci mise molto! – la nonna Francisca de Paula São José morì e ci fu il via libera alle nozze.

    Tristão aveva venticinque anni e Francisca Cândida diciotto, quel 27 giugno del 1870 quando poterono coronare, finalmente, il loro sogno.

    II

    UNA FAMIGLIA IN MOVIMENTO

    La giovane coppia era andata a vivere nella cittadina di Santa Rita de Cássia nel Minas Gerais in una casetta coloniale ai piedi della collina vicino alla riva sinistra del torrente. La strada in terra battuta, che passava davanti la loro casa, attraversava il ponte e arrivava alla chiesa. Insomma abitavano al centro.

    Tristão aveva avviato lo studio. Le problematiche, tuttavia, erano sempre le stesse: contese fra allevatori per furto di capi di bestiame, sconfinamento nei pascoli, qualche rissa con ferimento… Questo perché l’economia della zona era basata quasi esclusivamente sull’allevamento e commercio del bestiame: i pascoli, ricchi di minerali, erano ottimi per l’ingrasso dei bovini, con i quali si rifornivano i mercati di Rio de Janeiro e São Paulo.

    A Santa Rita il grande amore tra Tristão e Chichina aveva cominciato a dare i suoi frutti: lì ebbero buona parte dei sedici figli, metà dei quali però morirono in tenerissima età. Tristão era un uomo molto pio e quando gli moriva un figlio annotava sulla sua Bibbia che era stato un bambino o una bambina molto cara, voluta bene e che l’aveva battezzata.

    Il 3 gennaio del 1882, come quinto di quelli che sopravvissero, nacque un bambino robusto, che già faceva prevedere un certo sviluppo. Il 22 dello stesso mese venne battezzato dal parroco P. Marciano Pereira de Fonseca e gli fu imposto il nome Donizetti, in onore del compositore italiano Gaetano Donizetti (1797-1848).

    Francisca Cândida, nonostante gli impegni della famiglia sempre più numerosa, conseguì in quello stesso anno l’abilitazione magistrale ad Ouro Preto. Avendo avuto quindi l’incarico di insegnamento a Muzambinho, con la famiglia si era trasferita in questa località, da poco promossa al grado di città (30 novembre 1880). Probabilmente l’assegnazione di questo incarico era avvenuto per interessamento dello zio, il cavaliere dell’Ordine imperiale della Rosa, il tenente colonnello Luís Antônio de Morais Navarro, presidente della Câmara municipal di Cabo Verde, che stava per essere nominato dall’imperatore Dom Pedro II, secondo Barone di Cabo Verde (1889). In tal modo Chichina concorse ad alleviare un poco il peso economico che sino ad allora era gravato completamente sul lavoro di Tristão.

    Nei successivi quattro anni, tuttavia, sempre per ragioni di lavoro si ebbero altri due trasferimenti prima a Carmo do Rio Claro e dopo a Cabo Verde, per poi approdare finalmente a Franca nello Stato di São Paulo (1886). Questa città offriva maggiori possibilità sia a Tristão nella professione forense sia alla preparazione scolastica dei figli.

    Ciò di cui la famiglia Tavares abbondava era l’amore alla vita, espresso attraverso una grande passione per la musica e una religiosità soda. Francisca Cândida era una mamma amorosa che, insieme con il latte materno, trasmetteva ai figli la fede e la devozione incondizionata a nossa Senhora Aparecida.

    Tristão, da parte sua, era un uomo onesto e scrupoloso, con un’intelligenza viva. Studiava molto ed era gran lavoratore, forse all’eccesso. Lì dove apriva il suo studio aveva buona riuscita. Infatti, era sempre molto ricercato sia per la grande preparazione e l’estrema correttezza nel trattare questioni legali, sia anche perché la sua assistenza non aveva un tariffario, e numerosi, soprattutto tra quelli che potevano pagare, si approfittavano della ritrosia a chiedere l’onorario. Motivo per cui, dato il numero crescente dei figli, la famiglia fu improntata a un regime di economia e di austerità che conformò per tutta la vita un po’ tutti, in particolare Donizetti.

    III

    LA PASSIONE PER LA MUSICA

    Quando Tristão era libero dagli impegni dell’ufficio, si dedicava alla sua arte suonando e insegnando musica prima di tutto ai figli e poi ai figli degli amici. E la sua scuola produsse diversi musicisti famosi negli Stati di São Paulo e Minas Gerais.

    Questa passione, condivisa sin dall’inizio anche da Chichina, − diventata pure lei una discreta musicista −, era sfociata in qualcosa di eccentrico come chiamare alcuni figli con il cognome di grandi musicisti, così fu il caso di Rossini (1872), Donizetti (1882), Bellini (1883), Mozart (1886), Verdi (1889). Solo a pochi, infatti, imposero i nomi tradizionali delle rispettive famiglie, come Tristão (1874), Coleta (1877), Rita de Cássia (1880) e Modesto (1890).

    La musica, insomma, finì per essere non solo talento e passione ma anche ragione di sostentamento. Tutti i figli, infatti, per mantenersi

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