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Il diario del cammino di Santiago
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E-book120 pagine1 ora

Il diario del cammino di Santiago

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Info su questo ebook

Emozionante nella sua semplicità, il diario del cammino di Santiago, racconta di un ragazzo ventitreenne che ha deciso di mettere in discussione la propria vita. Capace di far immedesimare il lettore nel ruolo di pellegrino, Andrea Gallo, ha percorso a piedi 900 km col suo zaino in spalla, partendo da Saint Jean Pied de Port in Francia sino a Santiago de Compostela, raggiungendo poi Muxia e Finisterre. Quest’opera, sviluppata in ventisette giorni rappresenta un “prontuario” – a tratti ironico – di chi ha intrapreso questo viaggio per sperimentare quel sentimento di gratitudine verso sé stessi e provare quell’amore, “altruistico, gratuito e puro”, che ad oggi è spesso sommerso dal bisogno di gloria, di fama e di denaro.
LinguaItaliano
Data di uscita16 nov 2017
ISBN9788827518250
Il diario del cammino di Santiago

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    Il diario del cammino di Santiago - Andrea Gallo

    Andrea Gallo

    Il diario del cammino di Santiago

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    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    A mia madre.

    Premessa

    Sono pienamente convinto che se non vivi come vorresti, se non dai un senso alla tua vita, cresci insoddisfatto, incompleto, triste. Ne sono così sicuro perché è quello che è capitato a me prima di tutto e prima di questo viaggio.

    Questo è il racconto della mia esperienza personale sul cammino di Santiago, un viaggio che ti mette alla prova su tutti i fronti, sia spirituale che fisico. Non ricordo il motivo esatto per cui sono partito, a volte dico per sfida, per religione, per cercare la pace interiore o per trovare un senso a questa vita, a volte dico entrambi ma vi assicuro che il cammino è il luogo ideale per cercare delle risposte da voi stessi. Da Saint Jean Pied De Port, in Francia, ho raggiunto Santiago di Compostela attraverso il cammino francese, poi ho continuato sino alla costa ovest della Spagna, prima Muxia poi Finisterre, dove il mio pellegrinaggio si è concluso; 900 chilometri percorsi in 27 giorni circa, completamente a piedi e col mio zaino che in partenza pesava 9 chili.

    Ciò che il cammino ti lascia non è la Compostela e la credenziale con sopra il tuo nome, irrinunciabili souvenir da portare a casa e da mostrare ai parenti bensì l’esperienza, nuove conoscenze e maggiore consapevolezza, non solo di sé stessi ma del mondo che ci circonda. Io giuro che è così, il cammino è più di tremila foto e più di un racconto per intrattenere gli amici. Ciò che ti fa vivere questa esperienza però è superiore a qualsiasi viaggio, almeno così è stato per me. Io racconterò il mio punto di vista ma intanto lo consiglio, con tutto il cuore.

    P.S. Il testo è tratto dal mio diario di viaggio quindi racchiude i miei sentimenti e sensazioni del momento che sono soggettive e apertamente opinabili e se non vi sta bene o sostenete il contrario, credo che esistano due soluzioni: la prima più semplice è chiudete il libro e leggetene un altro continuando ad affermare quello che pensate, sono contento io e anche voi; la seconda, che preferisco di gran lunga è lo leggete senza giudicare ma con tranquillità provando a capire il mio punto di vista in quel preciso momento e magari un giorno, fate anche voi il cammino. Sarei contento io e forse voi di più.

    0

    Ho sempre sognato il mio futuro, posti da vedere, cose da fare, senza però vivere a pieno il presente. Di fatto ero limitato da troppi input emotivi, io volevo fare tanto eppure non facevo mai niente. Man mano che passava il tempo ero sempre più stanco e chiuso da una routine che io stesso programmavo, forse per cercare sicurezza ma che in realtà mi danneggiava. Si faceva sempre più chiara dentro di me un’idea: non vivevo fino in fondo la mia vita, la buttavo via e stavo sprecando il mio tempo.

    A contrario di quello che pensano alcuni io non credo ci sia sempre il tempo di fare tutto, per me la vita è un attimo composto da innumerevoli momenti che vanno vissuti, fino in fondo e sebbene esistano alcuni limiti reali e a volte invalicabili dettati dall’età e/o dalle risorse di un individuo, io mi riferisco a tutte quelle occasioni che potremo cogliere e che invece lasciamo andare, alle strade che ogni giorno ci capitano davanti e che semplicemente decidiamo di non prendere per paura, distrazione, ansia, orgoglio, rancore, odio, prosciutti davanti gli occhi, lavoro, impegni, routine, dipendenze, vizi, sicurezza, insicurezza, scarsa considerazione di sé o troppa.

    Sono venuto a conoscenza del cammino di Santiago sin da piccolo tramite amici e parenti che ne parlavano come un’esperienza gloriosa e ammirevole, ma l’ho sempre ritenuta folle e un inutile spreco di tempo.

    Ho ventitré anni, è settembre e decido di andare finalmente dal mio caro amico Sergio, agente di viaggi, per confidargli la mia folle idea. È da un po’, infatti, che sento di dover fare il cammino, come una chiamata che spinge a convincermi giorno per giorno che sia la cosa giusta, non so se a causa del libro che ho divorato in meno di una settimana oppure del film, che sinceramente mi ha messo un po’ di tristezza, oppure di tutte quelle storie di vita vissuta che avevo sempre e soltanto sentito e mai potuto raccontare, so solo che volevo partire e al più presto.

    Come è stato per Paulo Coelho e molti altri che prima di me hanno intrapreso quest’avventura, usufruirò del cammino francese che raggiunge Santiago de Compostela partendo dai Pirenei sin giù in Navarra e poi la Rioja, attraversando il cuore della Spagna, la Castilla y Leon e infine la Galicia. Ho deciso che la meta del mio primo viaggio in solitaria sarà Saint Jean Pied De Port, un’adorabile cittadina francese ai piedi dei Pirenei immediatamente al confine con la Spagna.

    Per arrivarci però dovrò affrontare uno scalo a Parigi, poi un aereo per Biarritz, un bus fino a Bayonne e poi un treno per Saint Jean, niente di ché almeno in teoria sembra facile, infatti calcolo che in tarda serata dovrei arrivare sano e salvo a destinazione.

    Ma quando all’aeroporto di Napoli rimango solo, tutto cambia e le classiche domande invadono i miei pensieri. Che cosa mi accadrà? Quali giorni mi attenderanno? Sono davvero sicuro di riuscire a sostenere la fatica e il peso di questo lungo viaggio a piedi? Ma soprattutto cosa mangerò quando arrivo? Io ho già fame!

    Ma in fondo perché no?

    Quando atterro a Parigi vengo a sapere di un attentato appena sventato, i controlli aumentano e ciò mi mette un po' d’ansia. Ma dura un attimo quindi prendo la coincidenza e atterro a Biarritz e poi da lì salgo su un bus che secondo me andava a Bayonne. Per fortuna non mi sbagliavo e raggiungo la stazione sano e salvo ma manca ancora un po’ all’arrivo del treno quindi giro per la città e ceno con un hot dog in un fast food, poi passeggio al tramonto sul lungo ponte francese.

    In stazione vedo una ragazza che si aggira alla biglietteria, anche lei è una pellegrina, riconoscibile dallo zaino con due enormi scarponi appesi. Si chiama Julia e viene da un piccolo paese a nord di Berlino, lei per arrivare fino a Bayonne ha affrontato ben 72 ore di pullman, e io che pensavo fosse stressante già il mio non lungo viaggio di 10 ore totali.

    Ormai manca poco all’arrivo del treno per Saint Jean, e in stazione giungono altri pellegrini di tutte le nazionalità, difatti sul treno conosco pellegrini italiani, russi, messicani, tedeschi e francesi. Alle dieci e mezza circa sono a Saint Jean P. D. P., le strade sono isolate e a quanto pare dormono tutti in paese, ma io ho prenotato un B&B, visto e concesso che le prossime notti le passerò in chissà che ostelli.

    Una breve presentazione col gestore, un uomo alto, grosso e baffuto che in fretta e furia mi spiega le norme di comportamento, chiede di starmi zitto perché dormono tutti e poi mi manda subito in camera, il tutto in francese. I miei compagni di stanza sono un ragazzo americano, un venezuelano e un signore anziano dal Chile, mi sembra una barzelletta. Il tempo di una doccia e sono già a letto, per fortuna gli altri dormono già e a parte il russare del venezuelano o i movimenti dell’americano, che sembra avere gli incubi, va alla grande. Le preoccupazioni del mattino sono già passate, mi chiedo ancora cosa mi aspetti ma stavolta ho voglia di scoprirlo.

    Sto sognando: sono con i miei fratelli nel corridoio di un sudicio ospedale, ho ventidue anni e la mia vita sembra stia prendendo una svolta improvvisa. Rimango fermo, impotente, non riesco a parlare. Ci sono dei momenti in cui accade qualcosa di brutto e per un secondo pensi: non può essere possibile, sta davvero succedendo oppure è solo un sogno? Mio padre che incredulo ti tiene tra le braccia, guarda in faccia la morte, passata nel modo che a lei piace di più,

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