Viaggio Notturno Per Mare
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Info su questo ebook
Una serie di eventi, l'uno dopo l'altro, sconvolgeranno irrimediabilmente la sua vita. Il destino, ineluttabile e a volte beffardo, come scoprirà sulla sua pelle, lo porterà su un percorso totalmente differente, opposto a quello che aveva sempre sognato.
Uno straordinario incontro, poi, lo obbligherà a ripensare alla propria esistenza, presentandogli davanti agli occhi delle nuove domande, con le quali sarà necessario confrontarsi. Percorrerà i binari dell'introspezione, per trovare un nuovo equilibrio e una rinnovata serenità.
Una esperienza inaspettata, per certi versi terrificante: non il "Viaggio" sognato ma, forse, quello di cui si aveva più bisogno.
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Anteprima del libro
Viaggio Notturno Per Mare - Stefano D'alessio
vivi.
1. Quello che sono
"Quando si viaggia, si sperimenta in maniera molto concreta l'atto della rinascita. Ci si trova dinanzi a situazioni del tutto nuove, il giorno trascorre più lentamente e, nella maggior parte dei casi, non si comprende la lingua che parlano gli altri. E' proprio quello che accade ad un bambino appena nato dal ventre materno. Con ciò si è costretti a dare molta più importanza alle cose che ti circondano, perché da esse dipende la sopravvivenza. [...]
Nello stesso tempo, poiché tutte le cose risultano nuove, se ne scorge solo la bellezza, e ci si sente più felici di essere vivi."
[Il Cammino di Santiago, Coelho]
La mattina di quel giorno, che solo successivamente si rivelò indelebile dalla mia vita, mi svegliai con tutta calma. Ero nella mia stanza d’albergo, lasciai che un po’ di luce filtrasse dalla serranda mezza aperta, mentre ancora mi stiracchiavo nel letto. Non era certo una stanza di lusso, anzi, a dir la verità, era tutt’altro: alcuni l’avrebbero definita un buco
, altri accogliente
. Per me era solo la stanza di cui avevo bisogno, e mi andava benissimo. Inoltre, ero davvero a pochi passi dal centro movimentato della città. Non senza difficoltà, godendomi quel lieve tepore, decisi finalmente di alzarmi. Mi misi seduto e diedi un’occhiata alla valigia aperta e mezza vuota ai piedi del letto. Era il mio ultimo giorno in quel posto, nel pomeriggio avrei preso l’aereo per la prossima destinazione. Guardai di nuovo l’orologio, erano le 9.30 del mattino. In effetti me l’ero presa con un po’ troppa calma, considerando quello che mi ero ripromesso di fare prima di lasciare quel paese. Mi affrettai in bagno e mi concessi una doccia. Pensai se radermi o meno, decisi di no: quel look un po’ trasandato ben si adattava ad un viaggio. Dopodiché finii di raccogliere tutte le mie cose, in verità non molte, nella valigia. Mentre facevo ciò, il mio stomaco lanciò un debole brontolio. «Calma!» gli dissi, «Ora ce ne andiamo e mangeremo qualcosa!». Mi era venuta una strana (e non sana) voglia di una di quelle belle colazioni londinesi, con uova, pancetta, un paio di quelle buone salsicce e una manciata di patatine. Mi capita spesso di avere desiderio di un qualche cibo particolare ed, in genere, cerco di soddisfarla. Considerando, però, dove mi trovavo, pensai che non fosse quello il caso. Avrei rimediato qualcos’altro.
Oltre alla mia modesta valigia, avevo con me il mio più fidato compagno di viaggio: il mio zaino in nylon, indistruttibile ed impermeabile, grazie alla sue cuciture termosaldate. E’ di un bel colore verde, con una grande tasca rossa sul davanti. Certo, ha un aspetto un po’ vissuto, ma non lo cambierei per nulla al mondo. E’ vero che mi affeziono molto alle cose e difficilmente me ne separo: anzi, le conservo quasi ossessivamente, spesso in scatole sepolte chissà dove. Sfido chiunque, però, a chiedermi di separarmi da quello zaino! Mi ha accompagnato in tutti i miei viaggi, e sono stati molti. Non è che dentro avessi chissà che, almeno da un punto di vista esterno. Secondo il mio punto di vista, invece, non potevo desiderare altro: nella tasca rossa sul davanti portavo abitualmente i miei documenti di viaggio ed il mio lettore musicale. Badate, non è un oggetto molto tecnologico, non è che ho bisogno di portare con me tutta la musica esistente, ma solo le canzoni preferite dei miei artisti preferiti. Che di solito si traduce con tutta la discografia dei miei artisti preferiti
. Nella grande tasca interna, quella a chiusura ermetica, porto di solito qualche snack come cracker o biscotti, una bottiglia d’acqua e il mio peso più prezioso, quello da cui non mi separo mai. In realtà, questo peso è plurale, perché composto da tre libri: uno di Astronomia, uno di Biologia Marina ed uno di Psicologia. In rigoroso ordine alfabetico. A chi solitamente mi chiede: «Ma perché proprio solo questi tre libri?», do sempre la stessa risposta: «Perché credo che al mondo d’oggi siano rimasti solo tre grandi misteri: cosa c’è nello spazio infinito, cosa si nasconde negli abissi marini inesplorati e come funziona la mente umana!». Ho notato, purtroppo, che questa risposta non sembra soddisfare gli altri come soddisfa me.
Radunate tutte le mie cose, con lo zaino in spalla, mi dedicai al mio solito rituale. Mi sedetti sul letto, ad assaporare per l’ultima volta quello spazio che mi aveva ospitato per cinque giorni. Vi ho già parlato di come mi affeziono velocemente alle cose, vero? A ben pensarci, però, non mi sono ancora presentato. Ho 28 anni e quello che amo fare è viaggiare e leggere. Come vi ho detto, cerco di combinare le due cose. Credo che questa passione di viaggiare (a volte spropositata, lo riconosco) sia un’eredità dei miei genitori. Mia madre è spagnola, di Valencia. Mio padre invece è italiano, è nato a Napoli. Si sono conosciuti a Londra, dove entrambi vi si trovavano per un qualche tipo di master o corso di formazione, non ricordo bene. Sono entrambi medici e nel loro campo sono ben conosciuti. Mi raccontano sempre che si sono innamorati mentre si trovavano nella capitale inglese, raccontandosi l’un l’altro i viaggi fatti e quelli che avevano intenzione di fare. In effetti, poi scoprirono che quei viaggi che avevano in programma li avrebbero fatti insieme e, quando ero più piccolo, ho fatto parte anche io della combriccola. Naturalmente hanno iniziato a farmi conoscere Napoli. Ho notato come circa la metà delle abitazioni scorge, attraverso le finestre, il mare. E’ per questo che credo di amare tanto la mia città. Perché è letteralmente accompagnata dal mare, quasi in ogni suo vicolo. In qualsiasi posto ti trovi, potresti fare pochi passi e scorgere il mare, o ritrovarti direttamente a ridosso. Osservando il famoso panorama con il Vesuvio sullo sfondo, pare che tutta la città sia da sempre impegnata nella ricerca del mare, un legame sacro che dura da secoli. Successivamente, mi hanno fatto esplorare l’Italia, partendo da mete ineludibili come Roma, Milano, Palermo, Firenze, Venezia e Verona. Appena fui cresciuto un po’, osammo andare fino a New York: avevo circa dieci anni, credo, ma ricordo con chiarezza l’immagine di me mentre alzo la testa ai piedi della Statua della Libertà, senza riuscire a scorgerne la testa. Mi sembrava davvero di essere nel paese dei giganti, con tutti quei grattacieli. Ovviamente siamo stati molte volte in Spagna, a Valencia, ma anche Madrid, Barcellona. Ed a Londra, per ricordare insieme a me i luoghi dove il loro amore era sbocciato.Purtroppo a volte ero davvero troppo piccolo e mi rammarico di quanto poco io ricordi effettivamente tutte queste mete. Ad ogni modo, c’è sempre tempo per tornarvi, no? Sono cresciuto nella città natale di mio padre, imparando tre lingue: l’italiano, lo spagnolo e l’inglese. A volte sono orgoglioso di pensare che le lingue che padroneggio sono in verità quattro, aggiungendovi il napoletano. I miei genitori avrebbero voluto che io studiassi medicina, come loro. Io, al momento, non ho ancora voluto intraprendere questa strada e, anche se non me l’hanno detto, so che ci sono rimasti un po’ male. Notate che, dalle parole che uso, non mi sono ancora precluso questa strada, non si può mai sapere. Io sono quel tipo di persona che per fare una cosa, per prendere delle decisioni importanti, non è