Salpa Su: Raccolta Di Racconti
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Anteprima del libro
Salpa Su - Daniele Favara
PROLOGO - CERCHI
In un mondo di quadrati non è bello sentirsi dei cerchi.
Sono proprio tutti dei quadrati, dei quadrati quadrati. Ognuno ha solo quattro lati uguali e quattro angoli di novanta gradi. Il mondo è costruito su misura per i quadrati e se, malauguratamente, sei un cerchio, non è facile adattarcisi. Se sei un cerchio fai fatica a passare tra le porte qui, sbatti contro gli spigoli… se ci passi.
Questo mondo però, apparentemente ingiusto, ti offre due scelte:
puoi decidere di schiacciarti, comprimerti, deformarti ed aggiustarti fino a diventare un quadrato, oppure puoi scappare senza che nessuno ti rincorra, finché non trovi un mondo adatto a te, un mondo tutto tondo.
Questo librino è un mondo tondo, spero tu ci stia comodo e, soprattutto, che tu sappia cosa cerchi.
TACCHI
Stamattina mi sono svegliata particolarmente riposata.
Strano", ho pensato, in quanto mi sono resa conto di aver passato una notte parecchio burrascosa.
Hai presente quando ti svegli un po’ scossa? Magari con dei lividi che non ti spieghi come ti sei procurata, magari è la prima notte in cui passi dal tuo amato piumone invernale a quel freddo ed affusolato lenzuolo da mezza stagione e, magari, non abituata a passare la notte nella solita calura della coltre, ti agiti nel sonno. Questa mattina mi sono svegliata così, ma comunque stranamente riposata.
Appena alzata mi sono stropicciata gli occhi, ho sbadigliato fino a quasi slogarmi la mandibola e goffamente mi sono trascinata verso il bagno. Pochi passi dopo, raggiunto lo specchio, il terrore. Anzi di più: un’emozione indescrivibile, travolgente, che mi porta in uno stato sospeso, tra il sorpreso e lo spaventato. Nessuna parola, nessun pensiero, non sono riuscita a spiegarmelo.
Mi sono stropicciata di nuovo gli occhi pensando di stare ancora sognando, mi trovavo in una situazione completamente irreale. Due schiaffi pieni d’acqua gelata pensavo sarebbero bastati per svegliarmi.
Niente, non stavo sognando. Con la mente paralizzata torno nel mio freddo letto, attonita. Rimugino su cosa possa essere successo per un lasso di tempo non definito ma sicuramente molto lungo, inizio a pensare di essere impazzita, che la mia percezione della realtà probabilmente è sempre stata distorta e mi ha sempre tenuta lontana dalla reale realtà.
Dopo diverse riflessioni mi sono alzata, solenne e con fare molto deciso. Ho aperto l’armadio e mi sono vestita come faccio tutti i giorni, in maniera automatica, meccanica. Ho messo una maglietta nera, molto larga, dei jeans né troppo larghi né troppo stretti, con degli squarci all’altezza delle ginocchia e delle frange alla caviglia, delle calze corte bianche e un paio di scarpe da ginnastica nere.
Sono andata in cucina ed ho agguantato le mie sigarette, il mio portafogli e le chiavi di casa, mi sono diretta verso l’ingresso ed ho appoggiato tutto il malloppo su uno scaffale, mi sono infilata la mia giacca a vento nera ed ho ficcato tutti i miei averi nelle tasche, tranne il portafogli che è finito come sempre nel posteriore dei miei jeans. Sono uscita di casa dando due mandate alla porta; sono andata verso il cancello, ho premuto il pulsante di apertura e sono uscita, lasciandolo chiudere da solo alle mie spalle con la sicurezza che ci avrebbe pensato la molla.
Erano ormai quasi le dieci, ma mi sono incamminata comunque con passo svelto nel solito bar di paese per fare colazione, un po' anche curiosa di vedere