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La scrittrice morta
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La scrittrice morta
E-book187 pagine

La scrittrice morta

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Info su questo ebook

Anna è una scrittrice di mezz’età che ha cresciuto sua figlia da sola. Ora Berta è cresciuta e i dubbi che comporterebbe conoscere suo padre, che ha visto solo in foto, sembrano sollevarsi proprio quando il rapporto col suo fidanzato entra in crisi. Hans lavora in fabbrica e ha una sorella, Clara, una ragazza incompresa che vive con l’ossessione per un ragazzo che guida una moto gialla.

Ma questa è, innanzitutto, la storia di Anna Flieder; quando decide di scrivere un’opera dallo stile più biografico, l’ispirazione le fa visita assumendo la forma dell’uomo che ha abbandonato molti anni prima.

"La storia riflette il processo creativo dell’autrice. [...] È un’opera rivolta a coloro che amano leggere e che si lasciano assorbire dalla lettura, lasciando grande spazio all’immaginazione e molto all’intuizione" –Recensione del quotidiano La Mañana

Il romanzo catalano L'escriptora morta di Núria Añó è stato pubblicato in formato cartaceo da Editorial Omicron nel 2008.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita20 ago 2021
ISBN9781547542710
La scrittrice morta
Autore

Núria Añó

NÚRIA AÑÓ is a Catalan/Spanish writer, translator and at international conferences she usually talks about literary creation, cinema, cities or authors. She has shown her work at the University of Lleida, Tunis University, University of Jaén, International University of Andalucia, Spanish National Research Council, The Sysmän Kirjasto Library in Finland, The Shanghai Writers’ Association, Fudan University, The East China Normal University, Sinan Mansion, The Instituto Cervantes in Shanghai, the Conrad Festival, Massolit Books, Bar Baza and the Instituto Cervantes in Krakow. Her works have been translated into Spanish, French, English, Italian, German, Polish, Chinese, Latvian, Portuguese, Dutch and Greek. Her first novel Els nens de l’Elisa (2006) was awarded third prize in the 24th Ramon Llull Novel Award. L’escriptora morta [The Dead Writer] (2008); Núvols baixos [Lowering Clouds] (2009); La mirada del fill (2012) and the biography on Salka Viertel, El salón de los artistas exiliados en California [The Salon of Exiled Artists in California] (2020). Her writing centres around the characters’ psychology, often through the use of anti-heroes. The characters are what stands out most about her work; they are more relevant than the topic itself. With an introspection, a reflection, not sentimental, but feminine, she finds a unique balance between the marginal worlds of parallels. Her novels are open to a wide variety of topics, they deal with important social and current themes like injustice or lack of communication between individuals. The basic plot of her novels does not tell you everything there is to know. By using this method, Añó attempts to involve the reader so that they ask their own questions to discover the deeper meaning of the content. Núria won the 18th Joan Fuster Prize for Fiction, fourth place for international writing at the 2018 Shanghai get-Together and has been awarded with prestigious grants: NVL (Finland, 2016), SWP (China, 2016), BCWT (Sweden, 2017), IWTCR (Greece, 2017), UNESCO City of Literature (Poland, 2018), IWTH (Latvia, 2019) and IWP (China, 2020). For a more detailed background of the author, visit her webpage www.nuriaanyo.com.

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    Anteprima del libro

    La scrittrice morta - Núria Añó

    La scrittrice morta

    Núria Añó

    Traduzione di Cinzia Rizzotto

    La scrittrice morta

    Autore Núria Añó

    Copyright © 2018 Núria Añó

    La prima edizione del libro è intitolata ‘L’escriptora morta’ © 2008

    www.nuriaanyo.com

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Cinzia Rizzotto

    Progetto di copertina © 2018 Núria Añó. Fotografia di Yerson Retamal. Illustrazioni di Gordon Johnson

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    Indice

    Title page

    Copyright

    La scrittrice morta

    L’autrice

    Altri libri dell’autrice

    Nuvole basse

    Lo sguardo del figlio

    La scrittrice morta

    Núria Añó

    Hans esce di casa alle quattro e mezza. Indossa un paio di jeans tra i più nuovi che ha trovato nell’armadio e una giacca di qualche tempo fa, che gli si abbottona ancora. Con la testa più china di quanto dovrebbe e le mani in tasca, il giovane si avvicina alla zona residenziale. Da una finestra, se ne intravede la sagoma. Immediatamente, Anna si alza e si dirige verso la porta d’ingresso. Hans non fa in tempo nemmeno a suonare il campanello: la donna è stata più veloce. Ora lo invita a sedersi sulla poltrona più comoda e si assicura che trascorra dei minuti piacevoli. Gli accenna che Berta si sta asciugando i capelli. Glielo dice mentre gli versa un bicchiere di quel liquore che, alla fin fine, compra apposta proprio per lui. In fin dei conti, presto saranno suocera e genero, nonostante Hans non si decida del tutto. Lui vorrebbe fare il grande passo quando disponga, quanto meno, di una macchina sua, ma tutto è più caro di quanto credeva. Nemmeno Berta finisce di decidersi. Gonna lunga o corta. Con un maglioncino di lana o una camicetta. La suocera, questa donna che assomiglia a Berta ma con ventisei anni in più, e che è così premurosa con Hans. Grazie, Anna, dice lui. Una di quelle frasi che lo fanno sembrare educato e peculiare. Per quanto non imprescindibile. Berta potrebbe uscire con un altro. Allora finirebbero le premure, il liquore, la buona educazione e questa scenetta in cui lui sta ad aspettare. Un’attesa interminabile che accetta come una parte qualsiasi di ciò che chiamano amore. Tuttavia, se qualcuno scoprisse che Hans ha questa Berta, allora si capirebbe perfettamente perché percorre questo tragitto una volta dopo l’altra. O forse non ne conosce uno migliore, per questo torna qui invece di andare altrove. Qui lo trattano bene. Lo trattano come se fosse a casa sua. Il che, però, non significa che a casa sua lo trattino così bene. Anna accosta un vassoio e gli offre dei biscotti. Anche per la quantità di regalini che compra apposta per il ragazzo, si potrebbe avere l’impressione che la donna sarebbe capace addirittura di farlo fuori. Soprattutto negli istanti come quello che segue, quando lei nota, fissandolo, che si è messo uno strato di eyeliner liquido. Una circostanza che potrebbe verificarsi con normalità se, al posto di vivere in un paesino come quello, vivessero, anonimi, in città.

    A quanto sembra, qui tutto è delimitato da montagne, fattorie e pettegolezzi che scorrono da una via all’altra. La festa grande in maggio. Giorno di mercato, il lunedì. Anche se la passeggiata con le espadrillas e il cesto al braccio si fa tutte le mattine. A volte non si compra niente. Si rovista tra i capi d’abbigliamento di qualche banco del mercato, come se si cercasse qualcosa che non si riesce a trovare. E tutto sembra più caro di quanto si sarebbe disposti a pagare per un pezzo di stoffa come quello. Perché poi spunta qualche difetto, una qualsiasi imperfezione di fabbricazione che viene mostrata al venditore con un’esclamazione che fa diminuire il valore del capo. Ciò nonostante, c’è sempre qualcuno che compra senza brontolare. Capelli mossi color castano, mani da scrittrice o di qualche professione che ha poco a che fare coi campi. E che paga con una banconota di quelle grandi. Gente che viene da ogni dove e si mimetizza in una di quelle case vuote tra cui scegliere. Una è da ristrutturare. Un’altra andrebbe rifatta. Forse la signora come si chiama preferirebbe fare una visita alla casa modello, di quelle a schiera. La posizione è perfetta. Signora Anna Flieder, qui abbiamo già avuto l’onore di ospitare un poeta che parlava dei nostri paesaggi e di queste montagne come di un lembo di terra che avvicina la nostra gente a Dio. Diceva che la nostra gente, quando muore, fa il percorso più breve e al tempo stesso più appassionato di tutta la sua vita. Purtroppo la sua opera non è stata molto vasta. Si sente il crepitio delle foglie secche, una gran quantità di foglie che il venditore ed Anna calpestavano già da un pezzo, sul sentiero. E qui, come può osservare, si trova una delle zone residenziali più nuove di cui dispone la nostra agenzia. Rifiniture di prima qualità. Attenta al gradino. Qui si trova la sala da pranzo a due ambienti. Due stanze medie. Un bagno con doccia e porte di rovere. Come le sembra? Le finestre sono di acciaio inossidabile col doppio vetro. Pareti insonorizzate. Adesso si lavora con materiali di qualità eccellente. Per quanto mi riguarda, già la vedo scrivere a quel lato della finestra, da dove si vede il tramonto dietro le montagne. O qui, in questa camera più raccolta, da dove potrà osservare la strada e i vicini. Cosa mi dice? E manca ancora il meglio: una stanza spaziosa in cui lei e suo marito, eh… lei mi capisce.

    Anna aveva fretta, molta fretta. Cosa che Berta non ha ereditato. Forse la figlia è più indecisa per la parte che ha ereditato da suo padre. Che ne saprà Anna. Se a malapena lo ha conosciuto. E non conosce bene neanche Hans. Sa che gli piace la caccia, che gli piacciono Berta, il liquore alle nocciole e i biscotti che gli compra. Eppure, quando il ragazzo si trova in casa, è solito parlare poco. Anna accende la televisione e poco dopo esclama: Guarda un po’ come corre questo leopardo! Hans risponde: i leopardi sono i più veloci di tutti.

    Ecco che arriva Berta, che attraversa il salotto e, come il ferro attratto da una calamita, si siede in braccio ad Hans. Bacio di benvenuto e Berta gli sta già ispezionando la camicia, che è la stessa della settimana precedente. Beh, non importa. Perché ora lo abbraccia e non pensa più alla camicia, ma ad andarsene di lì. D’un tratto Hans allunga una mano verso il tavolo e Anna gli porge subito il telecomando. No, non era quello. Allora Anna gli avvicina il bicchiere. No, neanche quest’altro. L’unica cosa che vuole Hans è raccogliere il portafoglio e mostrare i due biglietti per il cinema. Berta si erge a sua volta e si avvicina il cappotto. Hans beve l’ultimo sorso di liquore e si abbottona la giacca.

    La maschera apre la tenda e conduce entrambi con una torcia. Dopo di che si ritrovano di fronte ad uno di quei film che arrivano sempre un po’ in ritardo; cose che succedono quando si vive qui e non si ha la macchina. Per di più, questo film non è di quelli che di solito piacciono a Berta, che inizia già a tapparsi un occhio mentre guarda verso sinistra. Chiede qualcosa sottovoce ad Hans, che però salta immediatamente sulla poltrona. E infatti Berta può tornare a guardare lo schermo.

    Un film dell’orrore. Non c’entra nulla con Clara, che sta subendo un castigo che lei stessa si è imposta. Vene: che raccapriccianti, osservate attraverso la luce di una lampada. Vasi sanguigni azzurri e verdi, coperti dalla pelle fine. Così fine che sarebbe facile aprirla con una piccola incisione energica. Ma Clara non ha la stessa fretta di qualche attimo fa, quando prendeva le forbici dalla parte delle lame e si accingeva a farlo. Forse dovrebbe recuperare quell’attimo in cui telefonava al suo caro Paul, l’uomo per il quale vive giorno e notte, e che, a quanto sembra, sa formulare solo due domande chiare: Clara? Quale Clara?

    Sono cose come queste che fanno arrabbiare la ragazza, quindicenne. Ma la mano con cui prende le forbici non ha molta energia. Le mancano ancora allenamento e tenacità. E poi, potrebbe farlo fin troppo bene e morire nel tentativo. Paul, Paul, Paul, Paul, Paul. È solo che, se lui neanche ricorda chi è lei, a cosa servirebbe? Vista così… Comunque la si guardi, lei continua a truccarsi gli occhi, a pulirsi i denti, a mettersi il deodorante, a cambiarsi la maglietta e a passare di nuovo per l’unico posto della casa che ospita una certa atmosfera familiare, in cui la luce naturale si intrufola e illumina gli angoli più prossimi al finestrone. Col crepuscolo, il chiarore appassisce a poco a poco, mentre Anna, che osserva un po’ distante, dal centro della stanza, riempie un vaso e annaffia le piante.

    Berta e Hans sono appena entrati nell’unica discoteca della zona. Se nel cinema a malapena potevano parlare, ora, pur volendo, non potrebbero neppure capirsi. Lei dice: non so cosa con Coca-Cola. E Hans dice al cameriere: no, no, ti ho detto con Coca-Cola! Poco dopo le porge il drink e le chiede: cosa facciamo, Berta? E lei, illuminata da una luce rossa, risponde: se lo dici tu! Si avvicinano alcuni amici. Segue un giro di saluti, baci, abbracci, poi i maschi si stringono la mano e restano vicino al bancone. Lì parlano un po’ di tutto, anche se è l’argomento della caccia a monopolizzare il loro interesse. A proposito, dal primo ottobre al quindici dicembre. Alle ragazze viene una gran voglia di ballare. Berta le segue. Dal modo in cui ballano, si direbbe che cercano di rimorchiare. Poi, in fila, vanno in bagno. Una prende il rossetto, inizia a ritoccarsi e poi, guardandosi di profilo, chiede alle altre due se le traspare il reggiseno. Un’altra si guarda da un lato, poi dall’altro, e all’improvviso scopre di avere una calza smagliata. Prima o dopo anche Berta si guarda allo specchio, all’inizio senza avere la sensazione che quell’immagine e lei siano la stessa persona. Berta fa una smorfia di rassegnazione di fronte allo specchio, che le rivolge lo stesso ghigno. Chiede un rossetto gesticolando con una mano. Ma qualcuno potrebbe spiegare ad Hans, che porta di nuovo un gomito sul bancone, mentre alza un dito facendo un cenno al cameriere, perché ha come la sensazione che la sua ragazza passi più tempo con le sue amiche che con lui. È l’alcool che la fa comportare così? La musica? A proposito, dov’è Berta? Qualcuno ha visto Berta?

    Clara, alla luce di un lampione che illumina la strada in modo tetro, non vede nessuna Berta. A fatica distingue la sua stessa ombra. Un’ombra che dapprima si porta alle sue spalle e che, man mano che procede, le spunta davanti. Ah, poi cambia di nuovo. Paga il biglietto e va dritta dove deve. Si piazza di fronte ad Hans e gli chiede una vodka con limonata, credendo che suo fratello sarà servito più in fretta. Nel frattempo dà un’occhiata alla pista da ballo e ai separé. Paul non è venuto. Peccato per i soldi che ha appena speso per constatarlo. Clara guarda il fratello e, sebbene sembri brillare di luce propria mentre le porge il drink, ormai non è che un’eclisse. Hans dipende da quel grande sole che è Berta. Berta dipende ancora da sua madre. E Clara, per quanto riguarda questa storia, ormai non c’entra più niente.

    Qualcuno potrebbe avvisare Hans che, mentre addenta il secondo hamburger completo, gli pende una strisciolina di cipolla dal mento? Berta cerca la sua mano sotto il tavolo. Se c’è qualcosa di certo, è che si avvicina il momento in cui le tre coppie dovranno condividere una macchina sola. È questo il prezzo dell’avere degli amici veri. Amici senza segreti che finiscono per assomigliarsi man mano che si spogliano. Berta sa che per quanto Hans mangi, beva, ascolti o parli, torneranno ad arrabbiarsi un po’, come ogni domenica. E Berta, mentre si gusta un caffè caldo in quel bar, probabilmente sente come Hans le afferra la mano sotto il tavolo. Guarda le sue amiche, nota come se la cavano coi loro partner. Con naturalezza! E allora socchiude gli occhi, abbastanza per capire che preferirebbe tornare a casa. Semplice come sollevare il coperchio del piano e suonare un pezzo a memoria, alle undici di sera, senza dover cercare lo spartito e senza che sua madre dica: mi hai fatto perdere una frase, sai cosa vuol dire perdere il filo in un momento come questo? E Hans? Non ti ha accompagnata a casa, Hans? Ma il ragazzo è ancora qui, che guarda l’orologio e sbadiglia. E allora le dita di Berta si muovono nervose nella sua mano, i due uniti in apparenza da una melodia che in realtà non si fa sentire.

    Una cosa inerente a Clara è che, qualsiasi cosa faccia, nessuno si accorge di lei. Può uscire ed entrare in discoteca. Tornare ad uscire ed entrare di nuovo. Oppure mostrare come le pallide palme delle sue mani hanno quasi incassato un colpo. Una botta enorme! Ma nonostante tutto sta bene. Perché non si è fatta male?! Eh, tu, non spaventarti, questa ragazza spera solo di ricevere un po’ di attenzione. Clara è un tipo di persona che, se vivesse in città, passerebbe altrettanto inosservata. Con la sola differenza che, in quel caso, la gente continuerebbe a ignorarla anche se ci provasse in mezzo ad una strada o ad un semaforo. Sulla strada di casa, strofina le nocche delle mani contro tutte le facciate di stucco che trova. E questo è tutto ciò che vede prima di spegnere la luce della sua camera: dei graffi sulla mano, una stanza piena di poster e tanti abiti da piegare.

    E un’altra macchina che si allontana verso la montagna, dice uno che abita nella zona residenziale e che segue il tragitto con un binocolo. Non appena la macchina si ferma, Berta ed Hans restano seduti, con lo sguardo fisso sui sedili anteriori. Se non hanno intenzione di fare niente, almeno potrebbero cedere il posto alla coppia che deve uscire. E poi c’è Berta, che non ha voglia, non le va proprio. Sta bene lì dov’è. Seduta e con Hans al suo fianco, lo stesso Hans che deve indaffararsi per riuscire a mettere una mano sotto il maglioncino di lei. No, lei gli blocca la mano. All’esterno, il sedere di un ragazzo si stampa sulla portiera, non appena la sua lei gli si inginocchia di fronte. Hans, dice Berta, osservando come lo schienale del sedile anteriore si sta reclinando. Non avremmo dovuto venire. No? Esclama Hans. È che Berta non ha voglia. Strano che lei e il suo ragazzo occupino un posto che non meritano. Forse non è rimasta al mondo una buon’anima con un po’ di pietà per quei due che hanno ceduto un buon posto e che adesso temono di prendere freddo? Berta ed Hans escono dall’altra portiera.

    Lei si aggrappa alla mano di Hans. Anche se tutto sembra indicare che non basta. L’uno e l’altra si allontanano dal sentiero e si avvicinano all’ingresso della casa. Berta si accommiata con un bacio mentre indica con un cenno: mi spiace, mi spiace davvero. Beh, a lui spiace ancora di più, anche se continua a scendere lungo la strada. Poco dopo, Hans lascia le chiavi sul tavolino del corridoio. Da lì va a tentoni in camera sua. Apre e richiude la porta. Entra ed esce dal bagno. Mette la sveglia alle sei.

    È già lunedì. Giorno di mercato! I banchi cominciano a riempirsi di merci. È qualcosa che Hans può palpare già di buon mattino, vestito con la divisa dell’azienda. Più tardi, Berta, che aspetta alla fermata dell’autobus, decide di comprare un altro di quei maglioni che non arriverà ad inaugurare. Anche Clara, carica con la sua borsa di libri ed appunti, aspetta che il secondo autobus la conduca, ancora una volta, lungo quella passeggiata interminabile di giorni e guarda i maglioni, che costano più di tutto ciò che indossa in quel momento. Nel frattempo scorge un coltello. Chiede al venditore se taglia. Il venditore contesta: se taglia? Come può non tagliare un coltello! Certo, dipende da cosa deve tagliare. Cos’è che vorrebbe tagliare, signorina? Clara rimane lì senza dire nulla. Il suo unico mezzo di trasporto è appena arrivato. Perché poi spunta Anna e chiede perché il venditore di libri antichi non c’è neanche stavolta. Se una volta veniva!

    Anna, questo pezzo che visto di profilo potrebbe diventare un busto di marmo o di pietra, lavorato con somma pazienza da qualche artista del paese. Anna, questa

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