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Tenera è la notte
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E-book463 pagine11 ore

Tenera è la notte

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Info su questo ebook

Introduzione di Walter Mauro
Traduzione di Bruno Armando
Edizione integrale

Dick è un giovane psichiatra e Nicole una sua ex paziente. Dopo essersi sposati si trasferiscono in Costa Azzurra dove, grazie ai soldi di Nicole, conducono un’esistenza frivola e agiata e vivono di rendita. Dick abbandona la professione e si lascia andare alla deriva, invece Nicole risorge dai suoi antichi incubi e si trasforma in una donna capace di amare. Il loro matrimonio è destinato al fallimento, mentre molti altri intrecci esistenziali animano le pagine di questo splendido romanzo, considerato uno dei più belli della letteratura americana moderna.

Francis Scott Fitzgerald

nacque a St. Paul, Minnesota, nel 1896. Iniziò a scrivere giovanissimo, fin dai tempi della scuola. Pubblicò il suo primo romanzo nel 1920. Seguirono alcune raccolte di racconti e infine Il grande Gatsby (1925), che basterebbe da solo ad assicurare allo scrittore un posto di rilievo nella narrativa americana. Dopo avere goduto di uno straordinario successo, morì quasi dimenticato a Hollywood nel 1940. Di Fitzgerald la Newton Compton ha pubblicato Il grande Gatsby, Belli e dannati, Racconti dell’età del jazz e Tenera è la notte.
LinguaItaliano
Data di uscita16 dic 2013
ISBN9788854128477
Tenera è la notte
Autore

Francis Scott Fitzgerald

Francis Scott Fitzgerald (Saint Paul, 1896-Hollywood, 1940) es considerado uno de los más importantes escritores estadounidenses del siglo XX y el portavoz de la generación perdida. El gran Gatsby se publicó por primera vez en 1925 y fue inmediatamente celebrada como una obra maestra por autores como T. S. Eliot, Gertrude Stein o Edith Wharton.

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    Anteprima del libro

    Tenera è la notte - Francis Scott Fitzgerald

    e-classici.png

    264

    Titolo originale: Tender is the Night

    Traduzione di Bruno Armando

    Prima edizione ebook: marzo 2011

    © 2011 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-2847-7

    www.newtoncompton.com

    Francis Scott Fitzgerald

    Tenera è la notte

    Introduzione di Walter Mauro

    Edizione integrale

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    Newton Compton editori

    Introduzione

    Dopo quella morte, nel 1940, fra lo stupore di un pubblico che lo credeva scomparso già da alcuni anni, Francis Scott Key Fitzgerald iniziò a guadagnarsi, presso lettori e critici, una fama di grande autore dell’immaginario poetico che, tutto sommato, non gli venne molto riconosciuta in vita: malgrado il successo – sotto forma soprattutto di autocelebrazione più che legittimata dalle opere e dalla grande potenzialità di fantastica ispirazione – gli abbia consentito di proiettarsi entro un leggendario nirvana nel quale amava rifugiarsi, malgrado non poche vicende drammatiche che ne segnarono l’esistenza. Sicuramente gli fu di grande aiuto, fra disagi e malessere, la convinzione vincente di una sorta di sacralità che lo sospinse verso spazi talvolta fuori della sfera del reale, tipico processo interiore di un prete mancato. Era nato da genitori della piccola borghesia irlandese e cattolica, che ne segnarono il temperamento e le azioni, malgrado ogni tentativo compisse di assumere atteggiamenti liberatori. Di certo, qualche travaglio psichico dovette segnare la sua adolescenza, che tuttavia cercò di vivere come un comune ragazzo del Middle West, in bilico fra spiritualità, sentimentalismi e crisi di coerenza interiore che verranno poi alla luce, dispersi qua e là, nel percorso di una travagliata esistenza. Non casualmente, i connotati del grande Gatsby, uno degli eroi dei suoi romanzi, coincidono con la percezione di avere «la roccia del mondo solidamente poggiata sulle ali d’una fata». Quindi, una pervicace convinzione di innocenza che lo difese in tante circostanze dall’aggressività violenta di dure esperienze, che gli permisero di attraversare – e vivere nella letteraria redenzione – matrimonio, malattia, dolore, morte. Certo, l’ispirazione all’eroismo, accanto a un’autobiografica idea di santità, di gloria, di dura difesa da ogni inganno, furono tali meccanismi di difesa, da farlo crescere, e da permettergli di servirsi della pagina scritta, insomma del fatto letterario, fino a conseguenze estreme di scrittura sorretta dal supporto tenace e continuo di un forte arsenale fabulatorio. Non mancò un determinato potenziale di ironia in questa configurazione di romanziere di alto livello, poiché proprio da queste enormi capacità percettive nacque poi quel grande fabulatore che oggi abbiamo la buona sorte di leggere e seguire: nell’immaginario come in quello spazio insondabile del reale che sorregge tutta l’impalcatura di romanzi irripetibili.

    L’universo aristocratico del Sud degli States lo attrasse inesorabile fin dagli anni dell’adolescenza, accanto alla purezza incontaminata degli ideali che il padre aveva saputo riversargli, onore e cortesia ariostescamente intesi e individuati come patrimoni inalienabili di una vita, pur fra disagi economici che il genitore gli procurò, suo malgrado. Furono tuttavia benefici e fortunati gli anni di Princeton, perché lì conobbe e strinse amicizia con numerosi intellettuali di un’America felice e come lontana da rabbie e da dolori, immersa in una sana custodia che la crisi di tredici anni dopo si occuperà di infrangere. Una delusione d’amore con una giovane ragazza della nobiltà di Chicago significò per lui il primo contatto con le asperità di un vero e di un reale che non lo risparmieranno negli anni a venire. Fu l’intervento degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale ad accentuare il sobbalzo: era il 6 di aprile del 1917 quando iniziò l’avventura americana nei gorghi del conflitto, ma Scott aveva la testa altrove: al suo romanzo The Side of Paradise, che tanta felicità gli darà al momento della pubblicazione, il 26 marzo del 1920. Stava nascendo il leader di una nuova generazione carica di un infrenabile inno alla vita, che si definì Età del jazz. Con lui una simile avventura fu vissuta da Zelda, che accettò di sposarlo e gli fu vicina nella gioia e nei numerosi traumi dell’io profondo. Nel 1921 nasce Frances, affettuosamente chiamata Scottie, una sorta di faro luminoso che accompagnerà l’esistenza di Francis soprattutto al tempo dolente della malattia di Zelda. Ma era New York, la Grande Mela, la meta da raggiungere, una sorta di inevitabile spleen concentrato a Long Island, a Great Neck, la culla ideale per comporre Il grande Gatsby: e in realtà, accanto a momenti di grande azione creativa, furono anni di sperpero e di energie perdute, sì che il successivo soggiorno francese apparve quasi un recupero, e il secondo romanzo, The Beautiful and Damned, Belli e dannati, parve quasi liberatorio, come una premonitoria anticipazione di quei Racconti dell’età del jazz che segnarono un’epoca, anche perché il ritorno a Long Island volle dire il recupero di un alveo cui i due non sapevano rinunciare. Parigi, Nizza, ancora Parigi, in un vagabondare inquieto e nevrotico: nel 1925 apparve in libreria Il grande Gatsby, e l’anno dopo Zelda iniziò a dare i primi segni di uno squilibrio mentale che non l’abbandonerà più, e cambierà la vita di Francis, inesorabilmente. Fu certo pura occasione, ma la crisi della coppia coincise con quel 1929 che gli americani ricordano come l’anno più nero e traumatico. Non basta un romanzo come Tender is the Night, Tenera è la notte, a consolarlo, anche perché il successo di quel libro nel 1934 non fu davvero entusiasmante. Avanzava dura la depressione, quel crack-up, il crollo, che lui stesso descrisse lucidamente in tre articoli apparsi su «Esquire», postumi.

    Gli ultimi anni di Francis Scott Fitzgerald furono segnati da una terribile percezione del proprio fallimento, di uomo e di scrittore, e l’ultimo romanzo, The Last Tycoon, Gli ultimi fuochi, fu tragica testimonianza di un totale disincanto, che tuttavia non incise sulla memoria di quelle pagine, dettate da un cuore e da una coscienza segnate da una delusione profonda. Si susseguono spettrali gli attacchi di cuore, da metà novembre a quel fatale 21 dicembre 1940 in cui Francis lasciò il proscenio del mondo: il giorno prima, testardamente, con tutta letteraria caparbietà, aveva concluso il primo episodio del sesto capitolo, ma la mano si fermò in una resa senza condizione. Il romanzo verrà pubblicato incompiuto dall’amico Edmund Wilson nel 1941, e fu il disvelamento, finalmente la scoperta di uno dei più grandi romanzieri di ogni tempo. Il funerale fu semplice, l’inumazione avvenne nel minuscolo cimitero di Rockville, nel Maryland, davanti a poca gente, ma c’era Dorothy Parker che ebbe la forza di esclamare, fra il pianto: «Povero vecchio bastardo!». Zelda sopravvisse otto anni e nel 1948 morì bruciata in un incendio scoppiato nella clinica Highland a Asheville, nel North Carolina, dove da lungo tempo era internata. Se ne andava una creatura che aveva dato vita e fiato a un inestimabile lavoro letterario, come donna e come ispiratrice di uno scrittore esemplare, sempre in bilico fra una consapevolezza sottesa di realtà e un immaginario scatenante, senza tregua né fine. Per lui valgono quelle parole di Tenera è la notte: «A volte è più difficile privarsi di un dolore che di un piacere».

    Ben oltre la tragedia della morte, il patrimonio che Francis Scott Fitzgerald ha lasciato alla cultura e alla letteratura americana e universale rimane di uno spessore in cui va a confluire tutta una rilevante serie di motivazioni. Il verdetto globale su di lui non giunse che negli anni Quaranta, prima dei quali ogni sentenza critica si velava di una copertura sociale: giovani eleganti del mondo newyorkese, macchine fuoriserie, ville in Costa Azzurra, cronache di quella stagione indimenticabile degli anni Venti che si definì, forse un po’ a sproposito, Età del jazz. In realtà Francis finì invece per sottolineare specialmente la dimensione traumatica della ricchezza, oltre che i suoi vacui aspetti positivi e gratificanti: poté superare gli argini e i confini di una parzialità di giudizio, servendosi di quel fondo prezioso, e in lui sempre attivo e presente, di idealismo romantico che, ben lungi dal proiettarlo all’indietro verso stagioni remote e non più compatibili, gli consentì invece di calarsi al vivo di un mondo all’apparenza popolato di cartoni animati, in realtà di personaggi drammatici che scontano fino in fondo il mestiere del vivere. Un simile itinerario, parventemente duplice, gli consentì di intuire il tracciato medio fra ideale di bellezza, mito americano del successo, e al contempo una dura, inesorabile operazione di scavo al vivo della creatura umana, più che sottesa di fragilità dietro il velame di un’arroganza dovuta soltanto alla ricchezza. Era necessaria una religio – nell’accezione di legame profondo – con la vita e la letteratura, per conseguire risultanze di così grande rilievo: visse certamente «in una stanza piena di orologi e calendari», ma seppe usare la clessidra del tempo con la convinzione di essere uomo fra gli uomini.

    WALTER MAURO

    Nota biobibliografica

    CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE

    1890. Edward Fitzgerald, modesto imprenditore nato da un’antica famiglia cattolica di Rockville, Maryland, sposa a St Paul, Minnesota (la Boston del Middle West), Mary McQuillan, figlia di un emigrante irlandese che aveva accumulato una cospicua fortuna. Viaggio di nozze sulla Riviera francese.

    1896. Francis Scott Key Fitzgerald nasce il 24 settembre a St Paul, pochi mesi dopo la morte di due sorelline. Gli viene dato il nome di un antenato illustre, Francis Scott Key (1779-1843), autore dell’inno The Star-Spangled Banner.

    1898. I Fitzgerald si trasferiscono a Buffalo, New York, dove il padre lavora come rappresentante per la Procter and Gamble.

    1900. Zelda Sayre nasce il 24 luglio a Montgomery, Alabama.

    1901. I Fitzgerald passano a Syracuse, New York. Nasce la sorella Annabel.

    1903. Rientro della famiglia a Buffalo. Scott frequenta le elementari al Holy Angels Convent.

    1908. Edward è licenziato. La famiglia torna a St Paul, dove è mantenuta dalla nonna vedova McQuillan. Scott entra nella St Paul Academy.

    1911. Scott è accolto nella Newman Academy, buon collegio cattolico di Hackensack, New Jersey. Incontra padre Fay, dedicatario di This Side of Paradise.

    1913. Frequenta la Princeton University, New Jersey. Fa amicizia con Edmund Wilson e John Peale Bishop. Si dedica poco agli studi, molto alle attività sociali e alla preparazione dello spettacolo annuale del Triangle Club, Fie! Fie! Fi-Fi! (dicembre 1914).

    1914-15. Scrive per giornali universitari. Conosce Ginevra King. Prende un congedo di un anno per motivi di salute.

    1916. Ritorna a Princeton, con scarso successo; continua a scrivere per le riviste. Afferma di voler fare il prete.

    1917. A ottobre viene arruolato come sottotenente di fanteria. È stanziato nel Kansas.

    1918. Passa in Georgia, poi a giugno a Montgomery, Alabama. A luglio a un ballo incontra Zelda Sayre. Sottopone a Scribner un romanzo, The Romantic Egotist, che viene apprezzato ma rifiutato. A novembre si trasferisce in una base di Long Island per l’imbarco, ma la fine della guerra lo riporta a Montgomery.

    1919. Congedato a febbraio, lavora a New York per un’agenzia pubblicitaria. A giugno Zelda rompe il fidanzamento informale. Scott ritorna a St Paul e dà forma definitiva a This Side of Paradise, che a settembre è accettato da Maxwell Perkins, redattore di Scribner.

    1920. This Side of Paradise esce il 26 marzo ed è ben accolto. Il 3 aprile sposa Zelda nella canonica della Cattedrale di San Patrizio, New York. Per l’estate affittano una casa a Westport, Connecticut. Il 10 settembre esce la raccolta di racconti Flappers and Philosophers. A ottobre affittano un appartamento di New York, a 38 West 59th Street.

    1921. Viaggio in Inghilterra, Francia e Italia, maggio-luglio. Al ritorno vivono a St Paul. Il 26 ottobre nasce la figlia, Frances Scott (1921-1986).

    1922. Pubblica il secondo romanzo, The Beautiful and Damned (4 marzo), uscito a puntate sul «Metropolitan Magazine», e Tales of the Jazz Age (racconti, 22 settembre). Affitta casa a Great Neck, Long Island.

    1923. Pubblica una commedia, The Vegetable, che fa fiasco ad Atlantic City a novembre.

    1924. Si trasferisce in Europa. Passa l’estate alla Ville Marie di St Raphaël, lavorando a The Great Gatsby. Nell’autunno è a Roma.

    1925. The Great Gatsby esce il 10 aprile, con buon successo. Primavera a Parigi, dove conosce Ernest Hemingway. Agosto a Villefranche, ospiti di Gerald e Sara Murphy.

    1926. Ricovero di Zelda. A febbraio esce All the Sad Young Men, racconti. Da marzo a Juan-les-Pins. A dicembre rientrano negli Stati Uniti sul Conte Biancamano.

    1927. Gennaio, primo viaggio a Hollywood, dove lavora per la United Artists. Affitta casa a Wilmington, Delaware. Zelda studia danza.

    1928. Aprile-settembre a Parigi, dove abitano a 58, rue Vaugirard. Rientrano negli Stati Uniti per l’inverno.

    1929. A Genova a marzo col Conte Biancamano, poi a Parigi e a Cannes.

    1930. Il 23 aprile Zelda è ricoverata per schizofrenia alla Malmaison di Parigi, poi a Montreux in Svizzera. Scott vive a Ginevra e Losanna.

    1931. Morte del padre a gennaio. Scott va negli Stati Uniti (episodio ripreso in Tender Is the Night). In estate è ad Annecy, a settembre Zelda è dimessa, e i due si stabiliscono a Montgomery, Alabama. Scott a Hollywood da solo.

    1932. In seguito alla morte di suo padre, Zelda ha una ricaduta ed è ricoverata da febbraio a giugno a Baltimora; termina un romanzo, Save Me the Waltz, che esce a ottobre. La famiglia vive a Baltimora.

    1934. Esce il quarto romanzo, Tender Is the Night, che ha per tema la vita degli espatriati, il cinema, e la malattia mentale. Il libro è accolto con freddezza. Terza crisi e ricovero di Zelda, che a marzo espone i suoi quadri a New York. A maggio nuovo ricovero.

    1935. Scott è a Tryon, North Carolina, per curarsi una presunta tubercolosi, poi ad Asheville e Baltimora. Esce Taps at Reveille, una raccolta di racconti.

    1936. «Esquire» pubblica tre articoli autobiografici, fra cui The Crack-Up. Muore la madre. In aprile Zelda è ammessa al Highland Hospital di Asheville, N.C.

    1937. Nuovo soggiorno a Hollywood, sotto contratto con la mgm. Vive al Garden of Allah Hotel. Si lega a Sheilah Graham.

    1938. A Pasqua è con moglie e figlia in Virginia. Vive a Malibu Beach ed Encino. A settembre la figlia Scottie entra al Vassar College. A dicembre la mgm non gli rinnova il contratto.

    1939. A febbraio, viaggio a Dartmouth per lavorare a una sceneggiatura con Budd Schulberg. Licenziato per ubriachezza. Ad aprile va a Cuba con Zelda. Comincia il romanzo The Last Tycoon. Lavora come free-lance per diverse produzioni.

    1940. Pubblica su «Esquire» i racconti di Pat Hobby, ambientati a Hollywood. Zelda va a vivere con la madre a Montgomery. Il pomeriggio del 21 dicembre Scott muore di infarto a Hollywood in casa dell’amica Sheilah Graham. È sepolto nell’Union Cemetery di Rockville (presso Washington), poi nel vicino cimitero cattolico di St Mary, descritto in Tender Is the Night. In un testamento del 1939 aveva chiesto «il funerale meno caro, senza ostentazione e spese superflue». Lascia il romanzo incompiuto The Last Tycoon, pubblicato nel 1941.

    1948. Zelda muore il 10 marzo con altre nove donne in un incendio al Highland Hospital di Asheville.

    BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

    Edizioni originali

    This Side of Paradise, New York, Scribner, 1920.

    Flappers and Philosophers, ivi 1920.

    The Beautiful and Damned, ivi 1922.

    Tales of the Jazz Age, ivi 1922.

    The Vegetable, or From President to Postman, ivi 1923.

    The Great Gatsby, ivi 1925.

    All the Sad Young Men, ivi 1926.

    Tender Is the Night, ivi 1934.

    Taps at Reveille, ivi 1935.

    The Last Tycoon, ivi 1941.

    The Crack-Up, With Other Uncollected Pieces, a cura di E. WILSON, New York, New Directions, 1945.

    The Stories of F. Scott Fitzgerald, New York, Scribner, 1951.

    The Pat Hobby Stories, ivi 1962.

    The Letters of F. Scott Fitzgerald, a cura di A. TURNBULL, ivi 1963.

    The Apprentice Fiction of F. Scott Fitzgerald, 1909-1917, a cura di J. KUEHL, New Brunswick, Rutgers University Press, 1965.

    Thoughtbook of Francis Scott Key Fitzgerald, Princeton University Library, 1965.

    Dear Scott/Dear Max: The Fitzgerald-Perkins Correspondence, a cura di J. KUEHL e J.R. BRYER, New York, Scribner, 1971.

    F. Scott Fitzgerald in His Own Time: A Miscellany, a cura di M.J. BRUCCOLI e J.R. BRYER, Kent State University Press, 1971.

    As Ever, Scott Fitz–: Letters Between F. Scott Fitzgerald and his Literary Agent, Harold Ober. 1919-1940, a cura di M.J. BRUCCOLI, New York, Lippincott, 1972.

    Bits of Paradise: 21 Uncollected Stories by F. Scott Fitzgerald and Zelda Fitzgerald, a cura di M.J. BRUCCOLI, New York, Scribner, 1973.

    The Notebooks of F. Scott Fitzgerald, a cura di M.J. BRUCCOLI, New York, HBJ, 1978.

    The Price Was High: The Last Uncollected Stories, a cura di M.J. BRUCCOLI, ivi 1979.

    The Short Stories of F. Scott Fitzgerald, a cura di M.J. BRUCCOLI, New York, Scribner 1989.

    Correspondence of F. Scott Fitzgerald, a cura di M.J. BRUCCOLI et al., New York, Random House, 1989.

    The F. Scott Fitzgerald Manuscripts, a cura di M.J. BRUCCOLI et al., New York, Garland, 1990. (Due volumi relativi a The Beautiful and Damned, a cura di A. MARGOLIES, sono usciti nel 1990).

    The Love of the Last Tycoon: A Western, a cura di M.J. BRUCCOLI, New York, Scribner, 1993.

    F. Scott Fitzgerald: A Life in Letters, a cura di M.J. BRUCCOLI e J.S. BAUGHMAN, New York, Simon & Schuster, 1994.

    Trimalchio: An Early Version of «The Great Gatsby», a cura di J.L.W. WEST III, Cambridge, Cambridge University Press, 2000.

    Novels and Stories 1920-1922, a cura di J.R. BRYER, New York, Library of America, 2000.

    Dear Scott, Dearest Zelda: The Love Letters of F. Scott and Zelda Fitzgerald, a cura di J.R. BRYER e C.W. BARKS, New York, St Martins’s Press, 2002.

    Principali traduzioni italiane

    Gatsby il magnifico, trad. di C. GIARDINI, Milano, Mondadori, 1936.

    Tenera è la notte, trad. di F. PIVANO, Torino, Einaudi, 1949.

    Il grande Gatsby, trad. di F. PIVANO, Milano, Mondadori, 1950.

    Di qua dal Paradiso, introd. e trad. di F. PIVANO, ivi 1952.

    Belli e dannati, trad. di F. PIVANO, ivi 1954.

    Gli ultimi fuochi, introd. e trad. di F. PIVANO, B. ODDERA, ivi 1959.

    Ventotto racconti, trad. di B. ODDERA, ivi 1960.

    Basil e Cleopatra. Due racconti, trad. di D. TARIZZO e C. SALMAGGI, Milano, Il Saggiatore, 1960.

    L’età del jazz e altri scritti, pref. di E. ZOLLA, trad di D. TARIZZO, ivi 1962.

    Postino o presidente, trad. di D. TARIZZO, ivi 1962.

    Crepuscolo di uno scrittore, trad. di G. MONICELLI, Milano, Mondadori, 1967 (rist. Milano, Studio Editoriale, 1990).

    Racconti dell’età del jazz, trad. di G. MONICELLI e B. ODDERA, ivi 1968.

    Romanzi, a cura di F. PIVANO, trad. di F. PIVANO e D. TARIZZO, ivi 1972.

    Il diamante grosso come l’Hotel Ritz, trad. di B. ODDERA, Milano, Emme, 1974.

    Lembi di paradiso. Racconti di F.S. e Zelda Fitzgerald, trad. di V. MANTOVANI e B. ODDERA, Milano, Mondadori, 1975.

    I racconti di Basil e Josephine, trad. di G. FRETTA, G. MONICELLI, B. ODDERA, Milano, Il Saggiatore, 1976.

    Taccuini, trad. di A. PAJALICH e D. TARIZZO, Torino, Einaudi, 1980.

    Il prezzo era alto, trad. di B. ODDERA, Milano, Mondadori, 1981-82, 2 voll.

    La crociera del rottame vagante, a cura di R. CAGLIERO, Palermo, Sellerio, 1985.

    Festa da ballo, trad. di S. PETRIGNANI, Roma, Theoria, 1987.

    Il grande Gatsby, a cura di T. PISANTI, Roma, Newton & Compton, 1989.

    I racconti di Pat Hobby, trad. di O. FATICA, Roma, Theoria, 1990.

    Troppo carina per dirlo a parole e altri racconti, trad. di B. ODDERA, Milano, Mondadori, 1994.

    Al di qua del Paradiso, introd. di G. BUZZI, trad. di P. F. PAOLINI, Roma, Newton & Compton, 1996.

    Maschiette e filosofi, cura e trad. di P. MENEGHELLI, ivi 1996.

    Racconti dispersi, a cura di M.J. BRUCCOLI, trad. di B. ODDERA, 4 voll., Milano, Mondadori, 1999-2001.

    Caro Scott, carissima Zelda. Le lettere d’amore di F. Scott e Zelda Fitzgerald, a cura di J.R. BRYER e C.W. BARKS, trad. di M. PREMOLI, Milano, La Tartaruga, 2003.

    Lettere a Scottie, con lettere inedite di Scottie Fitzgerald, a cura di M. BACIGALUPO, Milano, Archinto, 2003.

    Studi

    Biografie e testimonianze

    M.J. BRUCCOLI, Scott and Ernest: the Authority of Failure and the Authority of Success, New York, Random House, 1978.

    ID., Some Sort of Epic Grandeur: The Life of F. Scott Fitzgerald, New York, HBJ, 1981.

    M. CALLAGHAN, That Summer in Paris, Harmondsworth, Penguin, 1979.

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    F.S. FITZGERALD, Lettere a Scottie, a cura di M. BACIGALUPO, Milano, Archinto, 2003.

    S. GRAHAM, The Real F. Scott Fitzgerald: Thirty-Five Years Later, New York, Grasset and Dunlap, 1976.

    S. GRAHAM - G. FRANK, Beloved Infidel: The Education of a Woman, New York, Holt, 1958 (trad. it. Adorabile infedele, 1954).

    E. HEMINGWAY, A Moveable Feast, New York, Scribner, 1964.

    J.J. KOBLAS, F. Scott Fitzgerald in Minnesota: His Homes and Haunts, St Paul, Minnesota Historical Society Press, 1978.

    F. KROLL RING, Against the Current: As I Remember F. Scott Fitzgerald, Berkeley, Creative Arts, 1985.

    A. LATHAM, Crazy Sunday: F. Scott Fitzgerald in Hollywood, New York, Viking, 1970.

    A. LE VOT, F. Scott Fitzgerald, Harmondsworth, Penguin, 1985.

    S. MAYFIELD, Exiles from Paradise, New York, Delacorte, 1971.

    J. MEYERS, Scott Fitzgerald: A Biography, Basingstoke, Macmillan, 1994.

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    Contributi critici

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    P. CABIBBO e D. IZZO, Dinamiche testuali in «The Great Gatsby», Roma, Bulzoni, 1984.

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    Tenera è la notte

    Premessa

    Nell’estate del 1925, qualche mese dopo aver concluso Il grande Gatsby, Francis Scott Fitzgerald tornò a lavorare su un nuovo romanzo che, nel suo intento, non somigliasse al precedente, bensì ne fosse, e ne rappresentasse, una sorta di sottofondo, insomma qualcosa di simile a Vanity Fair: il che voleva dire entrare in uno spazio narrativo e progettuale, nel quale fossero presenti strutture di carattere sociale, e al contempo psicologico. L’intento dunque, al momento in cui prende avvio la fase ispirativa, che precedette la vera e propria composizione del romanzo Tenera è la notte, si fondava privilegiatamene sulla strategia dell’affresco in grado di descrivere, e denunciare, storiche disfunzioni del sistema negli States dell’epoca, e al contempo, di offrire un tentativo di scavo psicologico, al vivo di una società imprevidente e spensierata, che tuttavia già mostrava i primi segni di quanto accadrà, con la crisi del ’29, a un livello certamente superiore a ogni previsione. Il lavorio di stesura e di revisione fu certamente faticoso, se si pensa che per arrivare a una edizione definitiva, Francis elaborò sei versioni, le quali, dal 1925 appunto, cominciò a pubblicare, dalla quarta in poi a puntate sulla rivista «Scribner’s Magazine». La quinta apparve nel 1934, e la sesta infine parecchi anni dopo, nel 1951, drasticamente rielaborata da Malcom Cowley su appunti dello scrittore, rispettati infine per la conclusiva stampa per la Modern Library, tuttavia mai venuta alla luce.

    La vicenda raccontata da Francis nel romanzo – di certo uno dei più sofferti e tormentati della sua azione di narratore – va sviluppandosi nel gruppo di anni compreso fra il 1924 e il 1929, vale a dire nel periodo inquietante in cui calarsi nel divertimento più sfrenato significava drammaticamente anticipare momenti di dura e impietosa vita sociale e civile. Tuttavia, i frequenti viaggi a Hollywood – dove si viveva la spensieratezza fino ai margini del precipizio che giunse improvvido e improvviso - andarono concretandosi in parecchie sceneggiature che gli consentirono di conoscere l’attrice di cinema Lois Moran: fu un incontro importante e significativo, perché suggerì allo scrittore il personaggio di Rosemary Hoyt, oltre che una sorta di alter ego di se stesso, che nel tessuto della narrazione si ritrova in Dick Diver, mentre in Nicole è ritratta la figura di Zelda, l’infelice compagna di Francis. L’ambientazione del romanzo non poteva che svilupparsi nell’universo festaiolo e disimpegnato di Cap D’Antibes, in Costa Azzurra, dove i Fitzgerald vissero nell’agosto del 1925, e incontrarono tante figure di primo piano dell’epoca, in tutti i campi, dall’economia al cinema, al teatro, alla letteratura, alla pittura: John Dos Passos, Orlando, Rodolfo Valentino e Mistinguette, Pablo Picasso, Grace Moore: tutti facevano capo a un grande albergo, l’Hotel du Cap, più noto come l’Eden Rock, ancora oggi esistente. Un edulcorato universo dunque, del quale Francis tuttavia si impegnò a descrivere gli aspetti dolorosi e contraddittori, dietro il velame fittizio dello sfarzo e del lusso: attenta e consapevole diagnosi dei mali e dei tarli di quel mondo abbagliante, che si avviava tristemente verso un abisso di dissoluzione.

    All’avvio della narrazione, una giovane attrice dall’aspetto virginale e un po’ ambiguo, giunge sulla spiaggia e incontra un gruppo nutrito di bagnanti americani, lontani dalla loro terra, e quindi disposti a convogliare la propria raffinatezza borghese sulla psiche di una fanciulla ben proclive a viverne l’allegrezza. Gli accadimenti vanno poi svolgendosi lungo vari e difformi percorsi di comunicazione, fra ambiguità e schizofrenie, che quel mondo ben conosceva e interpretava. L’abbraccio forte addosso all’atletico e abbronzato Tommy configura il tentativo ben riuscito di Francis di condurre il lettore verso un verdetto inequivocabile nei confronti di quell’universo, dal quale tuttavia il fragile scrittore si sentiva terribilmente attratto. Testo impegnativo e pluritematico, pur nel tessuto di un intreccio all’apparenza semplice e lineare, Tenera è la notte in realtà obbedisce a un fondamentale sforzo di coerenza unitaria, pur attraverso qualche caduta interna: pagine di rara bellezza si alternano a momenti di lieve smarrimento, sì da rendere il narrato alquanto antologico. Emerge talvolta l’intenzione di Francis di creare un romanzo definitivo e determinante, mentre la sfida contro se stesso gli impone un linguaggio più controllato che altrove, quando l’enfasi del narrare lo sospingeva verso una eccessiva decoratività della scrittura. Qui, pur senza arrendersi a una naturale tendenza verso la lucentezza stilistica, Francis Scott Fitzgerald sembra aver appreso la lezione di Hemingway, il suo amato autore e amico, che consisteva nella capacità, non solo potenziale, di trovare un punto d’incontro fra l’economia generale del referto, e un forte impegno alla precisione del dettato narrativo. Insomma, il linguaggio in funzione di ciò che si vuol dire, e non viceversa. Tale intento conduce a un più compiuto approfondimento dei personaggi di quanto non avvenga ne Il grande Gatsby: più che all’effetto traumatico per il lettore, lo scrittore tende fortemente alla più paziente individuazione della componente interiore della figura centrale e periferica. Troppo forte è il dibattito di fondo sulla dura battaglia etico-sociale che ha deciso di ingaggiare, per dover rinunciare a talune accentuazioni: le quali tuttavia incidono, non certo in termini di fondo, sull’economia generale del testo, dominato da un concetto cui lo scrittore non sa e non intende rinunciare: la consapevolezza della molteplicità della psiche umana, il suo tenace svariare da una a un’altra condizione dell’io, sul quale piove a dismisura il tragico mutare degli eventi, e quindi degli stati d’animo singoli e collettivi. Una dovizia di chiaroscuri, insomma, che attrae e conferma la ricchezza tematica del grande narratore.

    WALTER MAURO

    Parte prima

    Capitolo primo

    Sulla graziosa costa della riviera francese, a metà strada tra Marsiglia e il confine italiano si erge orgoglioso un grande albergo rosa. Palme ossequiose ne rinfrescano la facciata raggiante, e davanti si stende una piccola e luminosissima spiaggia. Di recente è diventato un ritrovo estivo di gente famosa e alla moda; una decina di anni fa, quando in aprile la sua clientela inglese andava verso nord, era quasi deserto. Molte villette vi si raggruppano attorno, adesso, ma quando questa storia comincia solo i tetti di una dozzina di vecchie ville marcivano come ninfee in mezzo ai pini ammassati tra l’Hôtel des Étrangers di Gausse e Cannes, otto chilometri più in là.

    L’albergo e quello stuoino luminoso di spiaggia erano una cosa sola. La mattina presto l’immagine lontana di Cannes, il rosa e il crema delle vecchie fortificazioni, le Alpi purpuree che avvolgevano l’Italia, venivano gettate nell’acqua e giacevano tremolanti tra le increspature e gli anelli spinti alla superficie dalle piante marine attraverso la trasparente acqua bassa. Prima delle otto un uomo scendeva in spiaggia in un accappatoio azzurro, e dopo molte applicazioni preparatorie d’acqua fredda sul corpo, e molti grugniti e sospiri, si dibatteva in mare per un minuto. Dopo che se n’era andato, la spiaggia e la baia restavano in pace per un’ora. Qualche mercantile si muoveva lento verso occidente sull’orizzonte; i fattorini dell’autobus gridavano nel cortile dell’albergo; la rugiada svaporava sui pini. Un’ora dopo i clacson delle macchine cominciavano a suonare dalla serpeggiante strada che costeggiava la bassa catena dei Maures, che divide il litorale dalla vera Francia provenzale.

    A un chilometro e mezzo dal mare, dove i pini cedono il posto a pioppi polverosi, c’è una stazione ferroviaria isolata, da cui una mattina del giugno 1925 una vittoria portò una donna e sua figlia all’Hotel Gausse. Il viso della madre aveva una grazia che stava appassendo e presto si sarebbe punteggiato di capillari rotti; l’espressione era simpatica, insieme tranquilla e consapevole. Però gli occhi dell’osservatore si spostavano subito sulla figlia, che aveva un che di magico nelle palme rosee e nelle guance accese come una bella fiamma, come il rossore eccitato dei bambini dopo il bagno freddo della sera. La bella fronte alta si arrotondava delicatamente dove i capelli, cingendola come uno stemma di famiglia, esplodevano in treccine e onde e riccioli biondo cenere e oro. Aveva occhi chiari, grandi, luminosi, umidi e scintillanti, il colore delle guance era vero, e faceva irruzione alla superficie dalla giovane e forte pompa del suo cuore. Il corpo era delicatamente in bilico sull’estremo limite della fanciullezza, aveva quasi diciotto anni, ma era ancora coperta di rugiada.

    Quando il mare e il cielo apparvero sotto

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