Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Come eravamo. Noi, adolescenti negli anni 70
Come eravamo. Noi, adolescenti negli anni 70
Come eravamo. Noi, adolescenti negli anni 70
E-book179 pagine2 ore

Come eravamo. Noi, adolescenti negli anni 70

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

I ricordi sono belli ma a volte possono anche far male se accompagnati dalla nostalgia, perché ci ricordano un mondo che non vedremo più.

Tanti di noi si nutrono di malinconia. Siamo consapevoli che la vita deve fare il suo corso, come un fiume che va a cercare il mare… inarrestabile.
LinguaItaliano
Data di uscita31 ott 2018
ISBN9788827842300
Come eravamo. Noi, adolescenti negli anni 70

Correlato a Come eravamo. Noi, adolescenti negli anni 70

Ebook correlati

Memorie personali per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Come eravamo. Noi, adolescenti negli anni 70

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Come eravamo. Noi, adolescenti negli anni 70 - Giuseppe Savorra

    gioventù.

    Parte I

    Generazioni a confronto

    1

    Generazioni a confronto

    Chi non ha rimpianti scagli la prima pietra. Si passa a una nuova generazione e si rimpiange quella precedente, è un dato di fatto, ed è proprio quello che sta accadendo a me. Probabilmente il motivo sarà perché prima si riusciva a vivere meglio e più sereni nonostante le tante privazioni cui eravamo sottoposti, o forse il motivo è da ricercarsi nel fatto che avevamo un bene prezioso che non si custodisce in cassaforte, la gioventù, oppure semplicemente perché la vita degli anni Settanta era meno frenetica e stressante di quella attuale, e pertanto affermo con piena convinzione, senza timore di essere smentito, che sarebbe stato bello avere il potere di fermare il tempo per goderci quei giorni davvero magnifici, e poi chi non ha mai pensato che avrebbe potuto goderseli meglio?

    Io credo fermamente che prima la vita fosse migliore. Era onirica, non esistevano i computer, non esistevano i telefonini. È vero, ci facevamo cucire dai camiciai e dai sarti due camicie e due pantaloni che ci dovevano durare due stagioni, primavera ed estate e autunno e inverno. Ce li facevamo lavare e stirare due volte a settimana per stare sempre in ordine, ma sicuramente ci sentivamo più appagati.

    Per noi, adolescenti negli anni Settanta, i giochi erano semplici e non costavano nulla e andavamo avanti fino a sera felici e senza stancarci mai. Noi, che per incontrare le nostre fidanzate dovevamo studiare mille stratagemmi. Noi, che in discoteca ci andavamo a stento una volta al mese e di domenica. Gli altri giorni ci armavamo di dischi e mangiadischi e ci rifugiavamo nelle case di chi ne aveva la disponibilità e dopo aver ballato tutto il pomeriggio alla sera giocavamo con una bottiglia di vetro per strappare un bacio alla bella di turno.

    Noi, che viaggiavamo in metropolitana o in pullman e nel migliore dei casi nell'unica automobile disponibile della comitiva di proprietà dell'amico figlio di papà. Noi, che compravamo un gettone e facevamo la fila fuori le cabine telefoniche per avvisare i nostri genitori se capitava di dover rientrare tardi, oppure per parlare con la morosa alla quale il padre aveva proibito di uscire. Noi, che chiedevamo una sigaretta all'amico che ne aveva di più senza sembrare degli scrocconi. Sempre noi, che facevamo filone a scuola per andare a fare il primo bagno della stagione. Noi che camminavamo a piedi per ore e ore con in tasca poche centinaia di lire o addirittura niente. Noi, che passavamo ore e ore davanti a un juke-box ad ascoltare quella dolce musica che ci faceva sognare. Noi, che andavamo al cinema, ma non per guardare un film, semplicemente per baciare la nostra ragazza.

    Era una generazione povera quella della mia adolescenza, una generazione però che stava ponendo la pietra miliare per favorire il benessere alle famiglie di quella successiva, senza immaginare che quel benessere guadagnato con il sudore della fronte avrebbe generato cupidigia e immoralità, avrebbe creato sporca politica e delinquenza, e meno male che tanti nostri genitori non ci sono più e non soffriranno del fallimento dei loro progetti e per loro fortuna non hanno assistito al degrado sociale in cui siamo caduti.

    Quelli erano giorni da vivere, non questi, quando le canzoni erano poesie che facevano sognare, quando le canzoni erano belle e semplici e si capivano, quando aspettavi che mettessero un lento sul piatto per poter abbracciare la tua innamorata e stringerla forte a te, tanto da farle mancare il respiro, quando i valori della vita la facevano da padrone e non esistevano pasticche per sballarsi e ballare come scemi per ore senza nessuna logica morale, senza cercare il divertimento a tutti i costi anche nelle cose senza senso, solo per poter fare una foto e un post da trasmettere agli amici, solo per farlo sapere a tutti, o infine, evviva la pudicizia, quando per limonare ti dovevi nascondere perché la tua ragazza si vergognava di farsi vedere in pubblico e a noi batteva il cuore a mille all'ora.

    Personalmente sono cresciuto nel mito della famiglia patriarcale e la mia convinzione è che sia stata una cosa meravigliosa. L’amore e l’ammirazione verso chi ci ha generato crea rispetto, ma oramai le famiglie patriarcali non esistono più: hanno lasciato il posto ad una squallida modernità. Le gerarchie si sono azzerate del tutto, il rispetto per chi ci ha messo al mondo è diventato un bandito latitante. Oggi giorno i figli sembra quasi che ti abbiano fatto un favore a nascere e pare che tutto sia loro dovuto, non hanno più rispetto per niente e nessuno e affrontano i genitori come se fossero dei loro amici.

    Andiamo ad analizzare il lato negativo di questo ritratto.

    Tanti anni fa ci si sposava per amore e per mettere su famiglia.

    Una grandissima percentuale di quelli che si univano in matrimonio lo portavano avanti fino alla morte.

    La prole era quasi sempre numerosa e quantunque c’era la miseria si rispettavano i ruoli, nonno, padre, fratello più grande e avanti così.

    Nessuno osava mettere in discussione questi ruoli.

    Durante le feste comandate ci si riuniva con piacere, i figli di qualsiasi età, anche sposati e con prole, pendevano dalle labbra di chi ne sapeva più di loro, di chi aveva più esperienza, il papà, oppure il nonno, o un qualsiasi altro anziano, non aveva importanza, bastava che fosse una persona con un lungo vissuto alle spalle.

    Le donne di casa non andavano a lavoro, ma comunque lavoravano più di tutti per accudire gli uomini di casa senza mai lamentarsi. Il ruolo di mamma le impegnava completamente, ed erano amate più di ogni altra cosa al mondo. I matrimoni finivano quasi sempre con la morte di un coniuge e il ricordo accompagnava quello che restava fino alla sua di morte.

    Nelle case non giravano tanti soldi, ma girava tanto amore e rispetto. Ogni figlio aveva due genitori, quattro nonni e a volte anche qualche bisnonno.

    Per cogliere il frutto dell’amore bisognava convolare a nozze oppure, nei casi più ostinati, fare la fuitina per mettere tutti d’accordo quando c’era reticenza da parte dei genitori.

    Forse era davvero troppo in rapporto alla modernità di oggi, un’epoca in cui la convivenza ha preso il posto dello sposalizio. Tra i giovani di oggi questo tipo di unione è al primo posto nella scala dei valori e purtroppo, per questo stato di cose, solo una piccola percentuale di coppie parlerà di matrimonio.

    I figli saranno sempre più programmati, quasi sempre due e a distanza di qualche anno tra di loro, a causa del lavoro, poiché i genitori quasi sicuramente lavoreranno tutti e due.

    La nascita dei figli, lo stress del lavoro, la perdita della libertà, la divergenza nel modo di vedere le cose che si accentua nel post matrimonio, contribuiranno a fare fallire il 40% di questi.

    A questo punto i marmocchi cresceranno per un po’ di tempo con un solo genitore soffrendo nel maggiore dei casi, ma diventando più furbi per trarre vantaggio da questa situazione di disagio. Dopo un po’ il papà oppure la mamma si farà un nuovo compagno, con cui poi si litigherà di nuovo in quanto non si sa più rinunciare alla propria libertà, salvo poi rifarsi ancora un nuovo compagno. A questo punto il ragazzo avrà raggiunto l’età dell’adolescenza senza aver capito una mazza. Non avrà avuto una buona istruzione, non avrà avuto abbastanza amore e non sarà stato seguito bene nelle necessità, non avrà avuto una buona educazione del come si affronta la vita e vivrà con la paura di affrontarla lui stesso una volta adulto.

    Aggiungiamo che intanto i nonni si saranno nel frattempo allontanati poiché questa guerra familiare, che è come tutte le altre guerre, avrà lasciato spazio solo a odio e rancori. I nonni acquisiti non si interesseranno della situazione. Il nonno (un tempo figura mitologica, metà uomo e metà sedia a dondolo), ora ha molto da fare: andare a ballare, andare al ristorante, in crociera, ecc., non ha certo il tempo per seguire dei nipoti che in fin dei conti non hanno il suo sangue.

    Resoconto: prima si creavano alberi genealogici per ricostruire le gerarchie della propria famiglia. Era difficile ma non impossibile poiché bastava seguire i rami. Nel futuro prossimo mi dite come si farà a capire l’origine di una famiglia se tantissimi bimbi oggi si ritrovano con tante mamme e tanti papà?

    Riusciranno a sapere quale sia stato il loro trisavolo? Quale pista dovranno seguire per saperlo?

    Quindi ci metto la faccia e dico che il progresso ci ha rovinato la vita rendendola frenetica e senza più valori.

    2

    Carosello

    Era il 3 febbraio 1957 quando per la prima volta alla tv andò in onda, sull’unico canale nazionale che trasmetteva allora, il primo Carosello. La trasmissione andò avanti fino al primo di febbraio del 1977, giorno della sua ultima rappresentazione.

    Ho sempre cercato una spiegazione a quella illogica soppressione, ma non sono mai riuscito a darmi una risposta. Carosello era qualcosa di più di una normale trasmissione. Con il senno di poi oserei dire che era una vera e propria istituzione. Non a caso gli spot dell’epoca erano già interpretati da attori di fama nazionale che si cimentavano in veri e propri minifilm.

    Per i ragazzi dell’epoca, tra cui c’ero anch’io, era l’ultimo baluardo tra il giorno e la notte e per il tipo di educazione di allora nessun ragazzino osava disobbedire all’ordine dei genitori.

    Dopo Carosello tutti a letto.

    Alcune pubblicità di quegli anni

    Da quel tre febbraio, quandò alla televisione mandarono in onda la prima puntata di Carosello, cambiarono totalmente le abitudini degli italiani, anche grazie al boom economico che prepotentemente si stava affacciando sul nostro bel paese.

    Cominciò l’era del consumismo poiché la gente stava cominciando a conquistare un’agiatezza economica grazie allo sviluppo che ebbero l’industria e l’edilizia, pertanto, avendone a quel punto le possibilità, le famiglie iniziarono a scegliere e ad acquistare prodotti non più di stretta e primaria necessità come il cibo. Cominciarono a pensare anche al terziario: fino ad allora era stato impensabile farlo. Pertanto si pensò a reclamizzare e a esaltare questi prodotti utili e di alta qualità tramite gli spot televisivi, ma la cosa bella era che Carosello, programma prettamente pubblicitario, non veniva imposto ai telespettatori come fanno oggi le televisioni commerciali, e cioè interrompendo continuamente i programmi e violentando chi sta guardando con interesse un film o un varietà, costringendolo a vedere per forza una cosa di cui probabilmente farebbe volentieri a meno. La maggior parte delle persone se ne frega altamente della pubblicità. La guarda passivamente aspettando l’unica cosa positiva che ha, che finisca presto, per poi continuare a guardare il programma che stava seguendo.

    Carosello no, era una vera e propria trasmissione ma con un fine pubblicitario, ed era seguita con piacere da un’altissima percentuale di telespettatori che l’amavano. Tantissime persone si inchiodavano davanti allo schermo ad aspettare che iniziasse, proprio come si fa oggi per una partita di calcio di cartello.

    Quindi, proprio grazie all’alta qualità degli spot e visto il successo che la rubrica stava ottenendo, i dirigenti delle aziende, avendo capito che quella pubblicità fatta ai loro prodotti faceva lievitare di tantissimo le

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1