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Semplicemente Slash
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E-book443 pagine6 ore

Semplicemente Slash

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Info su questo ebook

Saul Hudson, semplicemente Slash, è uno dei chitarristi più amati al mondo.
È l’ultimo guitar hero della sua generazione. Questo libro racconta la sua storia umana e artistica, dall’infanzia in Inghilterra fino alla storica reunion dei Guns N’ Roses, passando per la gloria raggiunta con i gunners negli anni Ottanta e Novanta, le avventure con Slash’s Snakepit e Velvet Revolver e la carriera solista con Myles Kennedy e i Conspirators. E poi la dipendenza da droga e alcol, la ritrovata sobrietà, la passione per le donne e i serpenti, l’amore per i figli London e Cash, il rapporto con Axl Rose. Un’epopea musicale e personale che ha portato la rockstar con il cilindro alle vette della notorietà. Cinquant’anni vissuti pericolosamente. Sempre in nome del rock. Sempre con una chitarra al fianco.
Dalla penna di Massimiliano Mingoia, redattore del quotidiano Il Giorno, la biografia definitiva di Slash, una delle più grandi e rispettate icone del rock moderno
“Ho sempre fatto le cose a modo mio: mi sono sballato a modo mio, mi sono disintossicato a modo mio, sono entrato e uscito dalle relazioni con le donne a modo mio. Ho portato me stesso al limite estremo della vita, sempre a modo mio. E continuo a essere qui. Se io lo meriti o meno è tutta un’altra storia”
SLASH
LinguaItaliano
Data di uscita27 set 2020
ISBN9791280133335
Semplicemente Slash

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    Anteprima del libro

    Semplicemente Slash - Massimiliano Mingoia

    INTRODUZIONE

    "Non avevo le aspirazioni di un musicista,

    ma ho preso in mano una chitarra per due secondi

    e da allora non l’ho più messa giù"

    SLASH

    New York City, Ed Sullivan Theater sulla Broadway. È il 30 ottobre del 2007, un martedì. Slash è ospite al Late Show with David Letterman per presentare la sua autobiografia. Il libro sui suoi primi quarantadue anni di vita è uscito proprio quel giorno. Il chitarrista con un passato nei Guns N’ Roses e un presente nei Velvet Revolver entra in studio. Giacca nera, camicia nera, pantaloni neri di pelle. E l’immancabile cilindro nero contornato da una cintura stile western, il suo marchio di fabbrica. L’intervista inizia.

    Letterman: Come stai?.

    Slash: Bene.

    Congratulazioni per il libro. C’è tutta la tua vita qui dentro?.

    Più o meno.

    So che hai avuto problemi cardiaci. Ne soffri ancora?.

    Il fatto è che avevo esagerato con gli alcolici.

    Quanto bevevi quando sei stato male?.

    Due litri di vodka al giorno.

    Due litri al giorno?!.

    A casa. Poi uscivo e bevevo ancora. Ho continuato così per dieci anni.

    Dieci anni?! E cosa ti è successo?.

    Mi è venuta una cardiomiopatia.

    Che significa?.

    È un’infezione virale che indebolisce il muscolo cardiaco.

    Come si cura?

    Mi hanno detto che avevo al massimo sei settimane di vita.

    Come ti sei sentito? Quanti anni avevi all’epoca? Eri ancora giovane.

    Trentacinque.

    E poi cosa è successo?.

    Non volevo crederci. Mi dissero, ovviamente, che dovevo smettere di bere.

    E tu hai smesso?.

    Sì. Mi hanno consigliato una leggera attività fisica. Ho ubbidito. Volevo a tutti i costi finire il tour che avevo dovuto interrompere. Mi sono concentrato sul desiderio di tornare a suonare. Non ho dato retta a chi mi diceva che mi restava poco da vivere. Ho fatto quello che dovevo fare e alla fine sono guarito. Sono stato fortunato. Conosco persone che sono morte, per lo stesso problema.

    Ti hanno messo un pacemaker?.

    No, un defibrillatore.

    Lo tieni nel cappello? (risate in studio).

    Sì! No... è qui (Slash indica il cuore).

    Oltre a bere, assumevi anche molte droghe?.

    Sì, in quel momento....

    Ma adesso non ti fai più, vero?.

    No, da un anno e mezzo (applausi in studio).

    Bene.

    Un anno dopo che mi hanno messo il defibrillatore ho ripreso a bere, prima il vino e poi il resto.

    Hai dovuto smettere del tutto... Qui c’è una bellissima foto della tua famiglia. Sembrate i personaggi di un film della Disney. Guardando i tuoi figli ho pensato che sei stato molto fortunato. Cosa gli insegnerai sulle cose da fare e da non fare? Cosa faresti se iniziassero a bere o a drogarsi?.

    Per ora hanno solo tre e cinque anni. Io e mia moglie gli daremo i giusti consigli, quando sarà il momento. È difficile dire adesso quello che faremo.

    Credi che vorranno leggere questo libro quando saranno grandi?.

    Non ne sono sicuro.

    Posso far vedere i tuoi figli? Sono bellissimi (Letterman mostra al pubblico una loro foto). Due splendidi bambini.

    Mi hanno molto aiutato a mettere la testa a posto.

    Ci credo. La foto sembra non corrispondere alla storia che ci hai raccontato. Sei molto fortunato ad avere dei figli così e a essere sopravvissuto... Ci spieghi l’origine del nome Slash?.

    È un soprannome, me l’ha dato Seymour Cassel. Sono un amico di vecchia data di suo figlio. Andavo spesso a casa loro e Seymour iniziò a chiamarmi Slash perché ero sempre di fretta, sempre in movimento... Non stavo fermo un attimo. Poi anche i miei amici hanno iniziato a chiamarmi così.

    Il tuo interesse per la musica è nato presto, vero?.

    Ho iniziato a suonare a quindici anni, ma sono cresciuto in mezzo alla musica.

    Abitavi vicino a David Geffen?.

    Sì, a Joni Mitchell, Neil Young e ad alcuni membri degli Eagles.

    Come vanno le cose tra te e Axl Rose, adesso?.

    Non ci siamo più parlati, ma vorrei fare un po’ di chiarezza. I media hanno gettano molta negatività sulla nostra storia. In parte è stata colpa mia perché all’inizio nutrivo del risentimento per la rottura con i Guns N’ Roses. Ma ora vorrei andare oltre.

    Quando eravate più giovani, Axl ha vissuto da te per un po’, giusto?.

    Sì, a casa di mia madre, quando abitavo ancora con lei. E si sono create delle situazioni interessanti (risate in studio). All’inizio non ci conoscevamo bene, non sapevo che tipo fosse. Una mattina io sono uscito per andare al lavoro e lui è rimasto in casa. Si è alzato tardi e poi si è riaddormentato sul divano di mia nonna.

    Davvero?.

    Sì. Quando sono tornato, mia madre mi ha chiesto delle spiegazioni: ‘Quel ragazzo ha preso il posto della nonna, che non sa più dove sedersi’ (risate in studio). Allora ho detto ad Axl di alzarsi da quel divano e lui si è spostato al piano di sotto. Poi ho deciso di affrontare la questione con lui mentre andavamo alle prove in auto. Gli ho detto, molto gentilmente, che era stato maleducato. Axl ha reagito parecchio male ed è saltato giù dall’auto in corsa sulla Santa Monica Boulevard (altre risate). Le mie parole l’avevano offeso.

    Perché? È stato lui a occupare il divano della nonna!.

    È così.

    Ed è saltato giù dalla macchina....

    Da quel momento in poi l’ho sempre trattato con i guanti.

    Riuscirete mai a ricucire i vostri rapporti?.

    Non lo so, è difficile prevedere come andranno le cose in futuro. Se succede, bene. Altrimenti, pazienza. Sono passati dodici anni, ormai.

    Quando eravate in tour, vi comportavate com’è tipico per le band rock? Distruggevate le camere d’albergo, davate fuoco ai divani?.

    .

    Davvero?

    (risate in studio).

    Cosa vi spingeva a comportarvi così?.

    La noia, credo. Il fatto di trovarci in un posto che non aveva nulla a che fare con noi e di cui non ci importava. Volevamo solo ammazzare il tempo e di solito eravamo ubriachi... Ma dopo aver visto i conti da pagare, ci calmavamo (risate in studio).

    C’era qualcuno nel tuo entourage che si occupava di sistemare le cose o di prevenire simili incidenti?.

    Quando se l’è potuto permettere, la band ha assunto una guardia del corpo solo per sorvegliarmi e impedirmi di combinare guai. Ma io combinavo casini di proposito solo per metterla alla prova.

    Già, perché no....

    Sì, gli ho dato del filo da torcere.

    Una volta hai lanciato una bottiglia di vodka contro un televisore....

    Una bottiglia di Jack Daniel’s.

    Non sarà stata l’unica volta.

    La mia guardia del corpo mi aveva chiuso nella mia stanza e se ne stava seduta fuori. Ero arrabbiato e ubriaco. Dopo aver tirato la bottiglia di Jack Daniel’s mi sono addormentato. La guardia è stata fortissima perché è entrata nella camera, ha preso il televisore sfasciato, è uscita dalla finestra per non farsi riconoscere da nessuno, poi si è introdotta nella stanza accanto e ha scambiato i televisori. Eravamo all’undicesimo piano! (risate fragorose).

    Ha camminato sul cornicione per te!.

    Mentre la guardia del corpo fa le acrobazie sul cornicione, Slash corre sul filo del rasoio. Gli eccessi sono il suo pane quotidiano. Almeno fino al 2006, quando si ripulisce dalla droga e rinuncia all’alcol.

    Al termine della sua autobiografia, il chitarrista sottolinea: Ho capito che questo libro potrebbe servire a un altro scopo: mettere un bel pezzo della mia carriera a riposo prima di iniziarne la seconda parte.

    The second life, la seconda vita di Slash. Un libro si chiude e se ne apre un altro.

    Eccolo.

    TRACK 1

    Il Sopravvissuto

    "Nella vita puoi avere un numero limitato

    di seconde possibilità.

    Alla fine però le esaurisci. Con il senno di poi,

    sono stato molto fortunato,

    così ho deciso

    di non sfidare più la sorte"

    SLASH

    La seconda vita di Slash inizia il 3 luglio del 2006. Quel giorno il chitarrista decide di entrare in un centro di riabilitazione e riprendersi la propria vita. Non è certo la prima volta che prova a disintossicarsi dall’uso smodato di eroina e dal consumo eccessivo di alcol. Negli anni d’oro dei Guns N’ Roses l’ha fatto spesso da solo, rinchiudendosi in casa per giorni finché la dipendenza dalle sostanze stupefacenti e dal Jack Daniel’s non svaniva. Ma poi c’è sempre ricascato. Sempre. Stavolta no, stavolta vuole fare veramente sul serio. Una volta per tutte.

    Mi feci trenta giorni pieni, mi arresi in modo incondizionato. Imparai più su me stesso di quello che pensavo fosse possibile. E sono rimasto sobrio da quel momento in poi.

    Il 3 luglio del 2006 Slash deve ancora compiere quarantun’anni. È una rockstar conosciuta in tutto il mondo. Ha un passato mitico nei Guns N’ Roses e un presente brillante nei Velvet Revolver. Ha una moglie che lo ama, Perla, e due figli che lo adorano, London Emilio e Cash Anthony.

    Eppure quel 3 luglio 2006 Slash è un uomo solo con se stesso. Un sopravvissuto a un’esistenza troppo spesso sul filo del rasoio.

    Quel giorno Slash è solamente Saul Hudson, il suo nome all’anagrafe, un bambino nato il 23 luglio del 1965 in un ospedale di Hampstead, un quartiere di Londra dove sono vissuti Charles Dickens e Richard Burton, Agatha Christie e George Orwell.

    Saul, nella stanza di riabilitazione, ripensa all’infanzia inglese, ai suoi genitori, ai suoi nonni, ai suoi primi amici. Torna con la memoria agli anni trascorsi a Stoke-on-Trent, la cittadina nella contea dello Staffordshire, nord-ovest dell’Inghilterra, dove è cresciuto insieme a mamma Ola e a papà Anthony detto Tony. Lei stilista di colore, lui pittore e disegnatore bianco. Un amore multietnico scoccato a Parigi all’inizio degli anni Sessanta.

    A Stoke c’era anche nonno Charles, un pompiere che andava per le spicce con il figlio ribelle. A Stoke è nato Lemmy Kilmister dei Motörhead, che diventerà un grande amico di Slash e canterà nel primo album solista del chitarrista. A Stoke ha passato i suoi primi natali anche Robbie Williams, la popstar diventata famosa grazie ai Take That. A Stoke il piccolo Saul ha tirato i primi calci a un pallone; non quello del football americano, ma quello del calcio all’europea, anzi all’inglese.

    Per inciso, Slash è ancora un tifoso dello Stoke City e i suoi amici inglesi lo tengono informato in tempo reale sui risultati della squadra di calcio del cuore. Sotto questo aspetto è più europeo che americano.

    Ma in quel centro di riabilitazione l’Europa e l’Inghilterra sono lontane un oceano, i genitori non ci sono, e neppure moglie e figli.

    La seconda vita di Slash riparte dagli Stati Uniti, dove Saul ha conquistato successo, soldi e donne all’urlo di sesso, droga & rock and roll.

    In America ha messo piede per la prima volta quando aveva sei anni, nel 1971, per una visita alla nonna materna. A Los Angeles, quel giorno è ricordato per un terremoto. Forse un segno del destino. Ma tra i primi ricordi losangelini di Saul c’è Light my fire dei Doors. Un altro segno del destino.

    Slash e Los Angeles, un binomio inscindibile. In riabilitazione il chitarrista pensa spesso alla sua città. La conosce come le proprie tasche. Dal vicolo più malfamato al quartiere più elegante. Il giovanissimo Saul cresce nelle strade della metropoli americana. È un disadattato fin da ragazzino. La separazione dei genitori lo ha sconvolto. È creativo, ama le opere di Picasso, ma a dodici anni beve, fuma e fa già sesso. È precoce. Brucia le tappe.

    La sua prima passione non è la musica, ma la Bmx. È un modello di bicicletta da cross, uno dei simboli degli anni Settanta e Ottanta; quella che compare nel film E.T. L’extraterrestre del 1982, il primo grande successo del regista Steven Spielberg. Saul fa le gare con la Bmx sugli sterrati di Los Angeles. Nel 1977 quelle corse sono considerate uno sport estremo e lui si fa notare come giovane promessa. Il suo nome compare sui giornalini di settore: Adoravo correre. Il suo tracciato preferito è nella Valley, vicino allo Youth Center di Reseda, a venticinque chilometri da casa. Slash ci arriva agganciandosi con la bici ai paraurti delle auto. Non lo consiglierei a nessuno, ma io e i miei amici usavamo le macchine di passaggio come si trattasse dei seggiolini dello skilift.

    Intanto frequenta la Laurel Elementary School, conosce Mike Balzary, meglio noto come Flea, futuro bassista dei Red Hot Chili Peppers e, soprattutto, Steven Adler, da allora amico fraterno e in seguito batterista dei Guns N’ Roses.

    La chitarra entra nella vita di Slash a quindici anni. È un colpo di fulmine. Addio Bmx, benvenuta sei corde. La prima gli viene regalata dalla nonna materna, è da flamenco, ha solo la corda del Mi, ed è da anni chiusa in un armadio. Dopo un’iniziale sbandata per il basso, Saul decide che quello è il suo strumento. Prova a suonare con una sola corda Smoke on the water dei Deep Purple, Dazed and confused dei Led Zeppelin e Hey Joe di Jimi Hendrix. Poi decide di portare la chitarra alla Fairfax Music School. L’insegnante Robert Wolin la guarda un po’ perplesso e capisce subito che bisogna partire dalle basi.

    Slash ricorda così quel giorno: "Robert mise su Brown Sugar dei Rolling Stones, imbracciò la sua chitarra e suonò in sincrono sia la parte solista sia la ritmica. Quello fu il momento preciso in cui sentii il suono. Quanto Robert stava facendo in quel momento era il mio vero sogno. Mi misi a fissare meravigliato la sua chitarra. Iniziai a indicarla agitando un dito. ‘Questo è quello che voglio fare’, gli dissi. ‘Proprio questo’. […] Così la chitarra entrò nella mia esistenza in modo improvviso e naturale, senza premeditazione".

    Lo strumento c’è, ora bisogna imparare a suonarlo, possibilmente bene. Un libro cambia la vita di Saul: How to play rock guitar. Lo trova in un cesto di volumi usati in offerta speciale all’interno di un negozio per chitarristi. Contiene le tablature, gli accordi e gli assoli di grandi musicisti come Eric Clapton, Johnny Winter e Jimi Hendrix. C’è anche un quarantacinque giri con esempi su come suonare il materiale contenuto nel libro. Slash porta a casa How to play rock guitar e lo divora. Lo conserva ancora in un baule. È la sua Bibbia del rock. Non ne ha mai più trovato un’altra copia, pur cercandola. Un altro segno del destino? Chissà.

    Per imparare a suonare lo strumento, però, ne serve uno vero, non uno con una sola corda. Così Saul si fa prestare cento dollari dalla nonna e compra la sua prima chitarra elettrica. Suonarla è come far sesso, per lui, che paragona i suoi primi assoli provati a casa con il sesso fatto con la sua prima ragazza Melissa.

    Saul diventa Slash a casa di Seymour Cassel. Chi è costui? Un attore di Hollywood, uno dei caratteristi più bravi del cinema americano. Ha recitato in film come Colors. Colori di guerra, Rushmore e I Tenenbaum. Saul è molto amico del figlio, Matt, e frequenta la sua abitazione tra Sunset e Kings Road. Un giorno Seymour mi guardò e mi appioppò il soprannome che suona meglio del mio nome vero. C’era un party a casa sua e io ero intento a cercare qualcosa in giro per le stanze. Mi toccò sulla spalla, mi fissò e mi disse: ‘Ehi, Slash, dove stai andando?’. Da quel giorno Saul diventa per tutti Slash. Solo la madre Ola, quando è arrabbiata con lui, continua a chiamarlo Saul Hudson.

    Anni dopo Seymour Cassel, a pranzo a Parigi con Slash e Ola durante il tour dei Guns N’ Roses Use your illusion, spiegherà loro il motivo di quel soprannome: lo aveva ribattezzato così perché non era capace di stare fermo per più di cinque minuti. Slash sorride ripensandoci: La mia natura inquieta mi ha regalato il soprannome che porto e mi ha spinto a cercare sempre l’emozione successiva.

    L’emozione, già. Quella che prova ogni giorno suonando la chitarra. Ormai l’ha capito: la sua strada è stare su un palco con una sei corde sotto braccio.

    Alla High School forma il suo primo gruppo, si chiamano Tidus Sloan. Slash alla chitarra, Adam Greenberg alla batteria, Ron Schneider al basso. Il cantante? Non c’è. È una band che fa solo musica strumentale. Il chitarrista non se la sente di mettersi anche dietro al microfono. È timido, nasconde gli occhi dietro i lunghi capelli ricci. Non ho la personalità adatta per fare il frontman.

    È in quel periodo che Slash prova la cocaina. Ma dopo pensa che non sia la droga adatta a lui: se si fa qualche striscia prima di un concerto, è sicuro che suonerà malissimo. Meglio lasciar perdere.

    Siamo alla fine degli anni Settanta. Nel 1978 esce il primo album dei Van Halen. La tecnica di Eddie Van Halen alla chitarra elettrica sconvolge il mondo del rock. Nessuno ha mai suonato in quel modo una sei corde. Slash, però, non sbava per imitarlo. Il suo modo di suonare punta più sull’emozione che sulla tecnica pura.

    Nel 1980 fanno il loro debutto sui palchi di Los Angeles i Mötley Crüe. Il glam metal al suo meglio e al suo peggio. Slash vede davanti alla sua scuola Nikky Sixx e Tommy Lee, il bassista e il batterista di quella formazione. Li guarda come degli esempi. Li va ad ascoltare al Whisky a Go Go, uno dei locali più famosi nel panorama rock losangelino. Lavora qualche tempo per loro. Sogna di suonare un giorno in una band che abbia dei fan altrettanto devoti. Un sogno che sta per avverarsi.

    Sì, perché la storia dei Guns N’ Roses sta per iniziare.

    Ricordare quei mesi e quegli anni dall’anonima stanza del centro di riabilitazione, più di vent’anni dopo, è doloroso per Slash. Il sogno è diventato realtà, ma a un certo punto si è trasformato in un incubo. Una storia difficile da digerire per il chitarrista alle prese con croniche dipendenze da droga e alcol. I flash della memoria fanno male. Scorrono uno dietro l’altro. Slash ricorda il suo primo incontro con Izzy Stradlin all’Hollywood Music Store, dove il riccioluto chitarrista lavorava in quei mesi. Izzy si presenta con un disegno dedicato agli Aerosmith fatto da Slash per l’amico Marc Canter. Strane coincidenze: quel disegno finisce nella mani di Izzy, gli piace, cerca di capire chi l’abbia disegnato, vuole conoscere l’autore. Ed eccoli lì, uno di fronte all’altro. Parlano per pochi minuti, Stradlin dice a Slash che quel disegno gli piace veramente tanto e chiede se anche lui suoni la chitarra. Prendono un appuntamento per la sera stessa. Izzy si presenta a casa di Slash, tra Melrose e La Ciniega, con un nastro del suo gruppo, gli Hollywood Rose. È registrato malissimo, in maniera amatoriale, ma vi è incisa una voce che colpisce subito Slash. Gli acuti lo impressionano. È la prima volta che ascolta quel cantante. Si chiama W. Axl Rose.

    I destini di Slash e Axl si incrociano.

    Qualche settimana dopo l’incontro con Stradlin, Slash legge un annuncio su The Recycler, il giornale gratuito dei musicisti di L.A.: un cantante e un chitarrista cercano un chitarrista stile Aerosmith e Hanoi Rocks. La conclusione è lapidaria: Niente barba e baffi. Slash prende il telefono, chiama il numero indicato, prende un appuntamento e va nella casa-sala prove in Laurel Canyon affittata dai due tizi dell’annuncio. Il primo è Izzy, lo riconosce subito. Il secondo è Axl, sì, proprio il cantante dalla grande estensione vocale. Slash parla con Stradlin mentre Axl è al telefono. Solo quattro chiacchiere. Non se ne fa nulla. Le strade di Slash, Izzy e Axl si dividono di nuovo. Ma non per molto.

    Slash e Steven Adler, intanto, provano a formare una loro band. Scrivono quindi un annuncio su The Recycler che suona più o meno così: Cercasi bassista per gruppo influenzato da Aerosmith e Alice Cooper. Chiamare Slash.

    Qualcuno telefona, si chiama Duff McKagan, è un polistrumentista che arriva da Seattle e ha già suonato la batteria nel quartetto pre-grunge dei Fastbacks. Lo incontrano al Canter’s Deli, il locale gestito dal padre di Marc Canter. Il chitarrista lavora lì, controlla gli scontrini. McKagan non ha l’aspetto del tipico rocker losangelino: capelli corti biondi, trench di pelle nera con finiture rosse che gli arriva fino alle caviglie. La ragazza di Slash, Yvonne, gli chiede se sia gay. Lui replica secco: No, per niente.

    Come inizio non è un granché.

    Anche il nome della band, Road Crew, non entusiasma per nulla il bassista. Ma i ragazzi parlano ed entrano in simbiosi. Mangiano la zuppa di orzo e fagioli di Canter’s e bevono vodka. Poi si spostano nella casa dove Slash vive con mamma e nonna. Imbracciano le chitarre, strimpellano qualcosa. Quella sera nasce il riff di Rocket Queen dei Guns N’ Roses.

    McKagan, nella sua autobiografia, ricorda quanto lo colpì fin da subito il modo di suonare di Slash: Già da quella prima sera, anche se suonò solo la chitarra acustica, mi fu chiaro che era un musicista straordinario. Rimasi sbalordito dalla potenza grezza ed emozionante che riusciva a esprimere con tanta facilità. Slash era già una spanna sopra tutti e vederlo suonare fu pazzesco.

    I tre ragazzi provano insieme per una settimana. Ma la scintilla musicale ancora non scatta. Fu Slash il primo darci un taglio: Alla fine della storia fui io a far saltare il gruppo. Dissi a Duff che non funzionava e ruppi anche con Steven, per un po’.

    Il ricordo di Duff è diverso: Purtroppo rimasi abbastanza deluso da quelle prove. Malgrado il talento di Slash, lui e Steven non facevano per me. Dopo una settimana, quindi, gli dissi: ‘Non voglio più suonare con voi, ma rimaniamo amici’. ‘Ah, ok’, risposero.

    McKagan affitta un appartamento in Orange Avenue, proprio davanti alla casa di Izzy Stradlin. I due si conoscono. Fanno amicizia. Duff entra così nell’universo degli Hollywood Rose.

    I destini dei cinque, ormai legati, torneranno presto ad intrecciarsi. Tutto merito di un volantino. Adler lo raccoglie da terra: è degli Hollywood Rose, e annuncia un loro concerto al Gazzarri’s. Lui e Slash li vanno ad ascoltare.

    La voce di Axl – ricorda il chitarrista – mi colpì immediatamente. Maledettamente versatile, sotto i suoi strilli dai toni alti mostrava una naturale vena blues semplicemente affascinante.

    Quando, poco dopo, Axl licenzia il chitarrista Chris Weber perché non gli piace il suo stile, Steven spinge Slash a presentarsi al provino. La sala prove è piccola e sporca, la chiamano Fortress, la fortezza, si trova tra Selma e Highland. C’è subito sintonia musicale, il dado è tratto. I nuovi Hollywood Rose sono formati: Axl alla voce, Slash alla chitarra solista e Steve Darrow al basso. Provano sempre le stesse tre canzoni, Shadow of your love, Move to the city e Reckless life. Il loro primo concerto è al Madame Wong’s East, poi suonano al Troubadour il 10 luglio 1984.

    È in quel periodo che Axl va a vivere a casa di Slash e accade l’incidente del divano della nonna. A parte la lite per il sofà rubato, sembra comunque girare tutto per il verso giusto. Ma non è così. Durante un’altra esibizione al Troubadour, Axl prende a pugni uno spettatore che lo stava provocando. Per Slash è troppo: Ho sempre amato l’oltraggiosità tipica dello spirito rock, ma in quel caso era fuori luogo e per niente professionale. Le loro strade si dividono ancora una volta. Il chitarrista lascia la band e forma i Black Sheep, Axl va con i L.A. Guns di Tracii Guns, un vecchio compagno di scuola di Slash.

    Qualche settimana dopo, Slash ha la possibilità di entrare nei Poison. Il chitarrista Matt Smith lascia il gruppo, e un amico comune informa Mr. Hudson di un provino per trovare il sostituto. Tra il 1984 e il 1985 i Poison sono la nuova grande promessa del glam metal o hair metal, che dir si voglia. In molti li considerano gli eredi dei Mötley Crüe. Sono pronti a spiccare il volo. Ma dopo l’addio di Smith devono trovare a ogni costo un nuovo chitarrista. Slash si presenta in sala prove in jeans, maglietta e con un paio di mocassini rubati al supermercato. Non proprio l’abbigliamento di una glam metal star. Il bassista, Bobby Dall, lo squadra perplesso: Ma come sei conciato? Non è che metti queste scarpe sul palco, vero?. Non ci ho pensato granché, a dirti la verità risponde Slash. Alla fine restano in lizza in tre: lui, Steve Silva e C.C. DeVille. La spunta quest’ultimo. È più una questione di look che di tecnica chitarristica. Lo ricorda lo stesso Slash: C.C. DeVille aveva i capelli biondo platino, una giacca bianca di pelle e lustrini, era completamente truccato e portava il rossetto rosa. Uscendo gli diedi un’occhiata e in quel momento capii che il posto era suo.

    L’hair metal non fa per il futuro chitarrista dei Guns N’ Roses. Lui è più per uno stile sporco, brutto e cattivo. Lo stesso che caratterizzerà la sua band. Non c’erano preoccupazioni circa il look. Noi eravamo rabbiosi come un branco di topi con gusti musicali identici. Slash lo ripeterà anche in seguito: I Guns N’ Roses non facevano parte della scena delle hair band degli anni Ottanta. E tanti saluti ai Poison.

    Anche se non stanno più nella stessa band, Slash e Axl continuano a frequentarsi, l’amicizia si consolida. Poco dopo, però, rischia di finire per sempre. Il motivo? Il chitarrista viene a sapere che il cantante si è scopato Yvonne. E non la prende per niente bene. I due litigano di brutto, non si parlano per settimane. Finché Axl, verso la fine del 1984, procura un lavoro a Slash alla Tower Video. Un gesto utile per riallacciare i rapporti. Missione compiuta. All’inizio dell’anno seguente, intanto, Axl mette su un nuovo gruppo con Tracii Guns. Insieme a loro ci sono Ole Beich al basso e Rob Gardner alla batteria. In pratica la stessa formazione degli L.A. Guns. Di lì a poco, però, entra anche Izzy Stradlin. La band cambia nome: Guns N’ Roses. Guns come Tracii Guns, Roses come W. Axl Rose. Le storie di L.A. Guns e Hollywood Rose si fondono.

    E a marzo arriva Duff McKagan a sostituire Beich al basso.

    Slash rosica. Vorrebbe far parte anche lui di quella band. Izzy lo va a trovare da Tower Video e gli lascia un volantino dei concerti dei GnR a Orange County. A questo punto ci sono versioni divergenti. Slash racconta che durante una di quelle esibizioni Axl e Tracii Guns litigano furiosamente e il cantante, il giorno dopo, si presenta alla Tower Video per chiedere a Slash di entrare nella band. Duff, invece, ricorda che sia Tracii Guns sia Rob Gardner si rifiutano di partire per il mini-tour verso Seattle che i Guns N’ Roses stanno organizzando e così Axl, Izzy e lo stesso Duff sono costretti a rimpiazzarli in fretta e furia con due nuovi elementi: Slash e Steven Adler.

    Al di là delle differenti versioni, ecco la formazione originale della band che farà impazzire il mondo con l’album d’esordio Appetite for destruction: Axl Rose alla voce, Slash alla chitarra solista, Izzy Stradlin alla chitarra ritmica, Duff McKagan al basso e Steven Adler alla batteria.

    I Guns N’ Roses si ritrovano in sala prove, l’intesa musicale è immediata. Il 6 giugno 1985 salgono per la prima volta insieme su un palco: il concerto è al Troubadour, Marc Canter scatta delle foto di quella prima esibizione. Due giorni dopo sono in partenza. Il tour verso lo Stato di Washington consolida i rapporti tra i componenti del gruppo. Il nome di quel primo viaggio è già tutto un programma: Hell Tour, come dire un giro all’inferno. E in effetti ne succedono di tutti i colori. Il pick-up Buick che li trasporta si rompe a Fresno. I cinque gunners sono così costretti a proseguire in autostop, mentre i due tecnici che li accompagnano cercano di riparare l’enorme mezzo e far arrivare gli strumenti in tempo per la prima data in programma. Ma l’unica esibizione che riusciranno a fare è quella a Seattle, ultima tappa del mini-tour. In scaletta, al Gorilla Gardens (questo il nome del locale), ci sono sette o otto canzoni: Move to the city, Reckess life, la cover di Elvis Presley Heartbreak hotel, Shadow of your love e Anything goes.

    Dopo il concerto i ragazzi si fermano in città per due giorni di festa a base di droga, alcol e sesso a casa di Donner, un amico di Duff.

    Solo qualche anno più tardi mi resi conto che quel viaggio servì a cementarci come gruppo ricorda Slash. In due sole settimane ci divertimmo, suonammo, sopravvivemmo, tenemmo duro e vivemmo avventure che da sole valgono una vita intera. O si trattò di una sola settimana? Penso fosse una settimana... Chi se lo ricorda?.

    I Guns N’ Roses tornano a Los Angeles e la loro fama cresce concerto dopo concerto. Da semplici spalle di band più conosciute diventano headliner nei principali locali rock della metropoli. Riempiono il Troubadour, il Roxy, il Whisky a Go Go, il Gazzarri’s, il Madam Wong’s East. Rilasciano le prime interviste. Cercano un look originale. Non manca una sbandata glam. Ma il trucco e il parrucco non fanno per loro.

    È in quel periodo che Slash ha l’idea di indossare un cilindro durante i concerti. O meglio, il primo cappello che mette in testa ha la falda più larga e il volume più basso rispetto al cilindro che nei mesi successivi diventerà l’indelebile marchio di fabbrica della sua immagine. Ma l’intuizione c’è già tutta.

    Iniziammo a suonare almeno una volta a settimana e, visto che la nostra esposizione era aumentata, lo era anche il nostro bisogno di procurarci nuovi vestiti di scena. Così il pomeriggio del sabato in cui avremmo suonato da headliner al Whisky decisi che dovevo fare qualcosa a riguardo. In realtà non avevo tanti soldi in tasca, quindi vagai tra i negozi di Hollywood alla ricerca di accessori. Rubai una cintura stile western nera e argento in un posto chiamato Leathers and Treasures, proprio come quella che Jim Morrison portava sempre. Avevo in mente di indossarla con i miei jeans o i pantaloni di pelle che avevo trovato nella discarica del palazzo dove viveva mia nonna. Recuperai qualcosa di interessante in un posto chiamato Retail Slut. Non potevo permettermi nulla e, per la prima volta nella mia vita, non sapevo bene come rubare; ma sapevo che era necessario farlo. Un cappello a cilindro non sta facilmente sotto la camicia, sebbene nel corso degli anni me ne abbiano rubati talmente tanti che qualcuno deve avere escogitato una tecnica efficace che non conosco. In ogni caso, non sono sicuro se lo staff del negozio se ne accorse; e, anche fosse, non so se gliene fregasse qualcosa, dal momento che baldanzosamente sfilai il cilindro dal manichino e uscii tranquillamente senza voltarmi indietro. Non so esattamente di cosa si trattasse, ma il cappello mi stava comunicando qualcosa.

    La cintura c’è, il cilindro pure. Slash ha un’idea: Quando tornai nel mio appartamento, mi accorsi che i nuovi ‘acquisti’ avrebbero funzionato meglio se fossero diventati uno solo: tagliai la cintura in modo da farla stare sul cilindro e fui subito contento del risultato. Fui ancora più felice di scoprire che il mio nuovo accessorio, una volta calato al massimo sulla testa, mi permetteva di vedere tutto senza essere visto.

    Una chitarra tra le braccia, una sigaretta in bocca e un cilindro in testa. Ecco a voi Slash, ecco a voi i Guns N’ Roses.

    Sono quelli gli anni eroici della band, quelli a cui Saul Hudson ripensa più spesso nel centro di riabilitazione. Sono anche gli anni delle sue prime esperienze con l’eroina. Slash si fa per la prima volta nel 1984 con Izzy, in sala prove, aspirando con una cannuccia il fumo che sale dalla stagnola riscaldata. Qualche mese dopo si spara l’eroina in vena. La droga si insinuò nella mia vita come edera su un muro. Giorno dopo giorno, dose dopo dose. Yvonne prova a salvarlo, chiama i suoi genitori. Un giorno, a casa, Slash si trova davanti Ola e Tony. Sono preoccupati per lui, gli chiedono se si fa di eroina. Lui nega, giura che va tutto bene. E al termine di quella riunione di famiglia taglia i ponti con Yvonne. È dentro al tunnel e non vuole uscirne.

    La musica distrae Mr. Hudson dai suoi problemi personali. Sono anni di grazia dal punto di vista artistico. I Guns N’ Roses compongono le loro canzoni più ispirate: Nightrain, My Michelle, Rocket Queen, Mr. Brownstone, Paradise City, Sweet child o’ mine. Il chitarrista tira fuori alcuni dei suoi riff e dei suoi assoli migliori di sempre.

    Duff ricorda così quel periodo del compagno di band: "Quando iniziammo a buttar giù i brani che in seguito sarebbero finiti in Appetite, fu evidente che Slash vedesse la cosa come un’opportunità per affinare finalmente il suo senso della melodia negli assoli e la botta dei suoi riff. Scrisse e perfezionò quelle parti classiche tirandole fuori da un oscuro e bellissimo luogo nascosto in lui. Il ragazzo timido e introverso che avevo conosciuto era riuscito finalmente a trovare il giusto mezzo per esprimersi".

    È un momento magico. Le maggiori case discografiche degli Stati Uniti contattano i Guns N’ Roses, vogliono metterli sotto contratto. La spunta Tom Zutaut della Geffen Records.

    David Geffen, il proprietario dell’etichetta, è un vecchio amico della famiglia Hudson. Ma quando Saul si siede di fronte a lui con gli altri membri della band per trattare le varie clausole, Geffen non lo riconosce. E lui si guarda bene dal ricordargli che è il figlio di Ola e Tony. Questione di timidezza, forse; chissà. L’importante, comunque, è firmare il contratto. Affare fatto. La Geffen sborsa duecentocinquantamila dollari e la band ottiene un anticipo di trentasettemila dollari: settemilacinquecento a testa. Da pezzente sempre a caccia di qualche dollaro, Slash diventa ricco da un giorno all’altro. Cambia i soldi in traveler’s check della American Express, li mette nella tasca dei jeans e li spende tutti in eroina. Sì, avete letto bene. Settemilacinquecento dollari svaniti in pochi giorni per comprare la droga.

    È terribile che qualcosa di insignificante come un mucchietto di polvere possa arrivare a fotterti la vita. Già, terribile. Slash lo sa bene, nella stanza dalle pareti bianche del centro di riabilitazione. La droga è il diavolo.

    Mentre Slash è all’inferno, la carriera dei Guns N’ Roses va dritta fino al paradiso. La prima mossa voluta dalla Geffen è far incidere alla band un Ep. Si intitola Live?!*@ Like a suicide e contiene quattro canzoni: due inediti, Reckless life e Move to the city, e due cover, Nice boys dei Rose Tattoo e Mama kin degli Aerosmith. Il disco uscirà nel maggio del 1986

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