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Happy borderline to you
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E-book129 pagine1 ora

Happy borderline to you

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Info su questo ebook

Il disturbo di personalità borderline dal punto di vista di chi lo vive in prima persona. Un racconto in parte auto-biografico, nato dall'esperienza in un reparto psichiatrico. Riflessioni e sentimenti che possono aiutare a comprendere chi ne soffre, di non essere solo in questa battaglia. E tutti gli altri, ad avere un'idea più pratica, di come si presenta il vissuto interiore, di una persona con questo tipo di diagnosi. Sempre con la soggettività e il punto di vista dell'autrice
LinguaItaliano
Data di uscita18 gen 2019
ISBN9788827867273
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    Anteprima del libro

    Happy borderline to you - Susanna B.

    Dürrenmatt

    IL RISVEGLIO

    Sto ancora sognando, un sogno ricorrente, l’angoscia che tra poco suonerà la sveglia e dovrò prepararmi per andare a scuola. Al diploma non ci arriverò, penso.

    Quanta fatica, quanta ansia da sopportare, non voglio vedere nessuno nemmeno oggi. Un’altra giornata in cui fingere in mezzo agli spensierati, ed io con quella maschera da pagliaccio che durerà fino al prossimo attacco di panico. Non ho proprio voglia, mi sembra un inferno.

    Mi chiama una voce, ma non è quella di mia madre. Ci metto un po’ a rendermi conto che il letto non è quello della mia cameretta e che mi circondano persone nuove.

    << Terapia!>> la prima voce che sento.

    Cazzo, è vero, sono chiusa in un reparto psichiatrico, ancora.

    TEATRINO

    È pomeriggio, sto dormendo. Ho ottenuto una pastiglia in più per dormire, che culo. La domenica non passa mai. Fumo troppo, mi annoio, meglio sognare.

    Di nuovo una voce, ma questa volta è diversa.

    << Sophia, sveglia!! Sophiaaa?? Dai, che facciamo un’attività! O veniamo tutti qui coi tamburi, come attività del giorno..! >> Mi sembra simpatica, mi alzo.

    Sono di buon umore. Stare con chi soffre mi aiuta, mi sento meno sola. Molte persone rimandano un’immagine di me anche positiva. Dicono che ho molte capacità, che sono intelligente, che riesco a scuotere ed aiutare..con l’umorismo e la sensibilità. E che ho carisma. Dicono.

    Forse meglio qua che a casa da sola, penso.

    Che belle qualità, ma so che non bastano, finché non ci credi tu. E il male, sotto ogni forma..oh quello. Quello sì che mi fa perdere la volontà. Chi me lo fa fare a credere in qualcosa. Ecco, penso spesso anche a questo.

    L’attività di gruppo.

    Non è male. È abbastanza divertente. Inventiamo insieme una storia. Poi il gioco delle libere associazioni. Massì, ci si diverte. Fin’ora.

    Poi ecco, c’è Luisa che si sente piangere dalla sua stanza. Si starà facendo del male, lo sappiamo tutti.

    Si starà morsicando. Probabilmente anche Maria starà tirando pugni al muro. Lo sanno tutti. L’ho fatto anche io, a volte mi capita.

    Che bambina, si sa. Che bambine, si sa.

    << Cos’è sta lagna?? >> Sento dire.

    << Tranquilli..Se uno vuole morire davvero non fa questi teatrini.. >>

    Rispondo io, mi sento tirata in causa.

    << Non si fanno del male perché vogliono morire. Ma può essere per rabbia, per frustrazione, per dolore..>>

    L’infermiera Monica ci tiene a chiarire.

    <<. Sì, e poi perché venite a romperci i coglioni per essere medicate? Sempre dopo chiedete aiuto, ovviamente. Eh no, troppo facile, se vi piace soffrire..vi tenete il dolore anche dopo. Meglio ancora, per voi, tanto, no?! >>

    So che ha perso suo marito. So che ha dovuto cavarsela. Ma sto pensando alla ragazza che si starà morsicando. Nessuno và da lei.

    << Sicuramente dietro a questi gesti c’è della sofferenza, non dico di no eh. Però se ogni volta che richiamate così l’attenzione, noi veniamo a soccorrervi, lo fareste ancora. Capisci Sophia? E ripeto..tranquilli. Sappiamo noi quando è il caso di intervenire. >>

    Monica la conosco abbastanza bene ormai. Lei conosce bene i miei punti deboli. È una delle poche infermiere che non si fa problemi a toccarmeli. Fa la cinica, con quella sua straordinaria ironia sempre presente. Se ne frega, delle nostre drammatizzazioni. È così che riesce a trasformare quei punti così delicati, in più forti. Per chi ha il coraggio di conoscerla veramente, ovviamente. E non sempre abbiamo voglia di avere quel coraggio. Lo sa. E spinge ancora più forte su quel pedale di cinismo. Le importa davvero, delle nostre debolezze. Lo so.

    << Ma certo, il concetto è giusto. Come un bambino che piange sempre.. Se il genitore gli presta sempre attenzione, lui apprende che piangendo otterrà ogni volta ciò che vuole.

    Io ad esempio ho spaccato un tavolo tre giorni fa. Ho chiesto di poterlo ripagare. Così la prossima volta ci penserò tre volte prima di rifarlo. >> Dico fiera di me.

    << Ok, ma i soldi mica sono i tuoi…troppo facile, ancora. Ed io se a casa faccio queste sceneggiate mica viene qualcuno a dirmi poverina e ad aiutarmi. E non è cattiveria. La maggior parte di voi ha l’età dei miei figli. È dura vedervi sempre qua. Anche vedere che vi fate del male. I nostri metodi possono non piacervi, ma è lì il punto. Se un giorno li capirai, o inizieranno a piacerti, non ti troveremo più qui a rompere i coglioni…. Anche sedare e legare alcuni pazienti che possono essere pericolosi per se stessi e voi, non è mai facile per noi. Non ci si abitua mai. >>

    << Esatto, non mi piacciono affatto. Un po’ di sensibilità no eh? Che discorsi del cazzo. E per chi viene legato invece, io ci ho fatto l’abitudine. Se sono pericolosi, è giusto così. Teatrini, sceneggiate. Ma vaffanculo, siete voi a non capire il punto. >>

    Ha colpito. Ma oggi decido di essere oziosa, non coraggiosa. Sento un qualcosa di un po’ troppo caldo, scorrermi nelle vene. Non è rabbia. Ancora no.

    LA PERMALOSA

    << Ero piccola, poi adolescente. C’erano problemi economici, ma nella media. I miei erano presi dai loro problemi. Mio padre giocava, mia madre spaccava i piatti per terra. Era esaurita. La capivo.

    Avevo chiesto ogni tanto di poter uscire. No. Dieci euro erano troppi, c’erano già problemi. E poi chi veniva a prendermi? La benzina costava, e loro dovevano dormire presto per andare a lavorare. Casa e studio. Niente uscite. Non volevo pesare, non volevo chiedere niente. Comprendevo. Io loro volevo comprenderli, e restare in disparte.

    Alcuni padri hanno messo da parte dei soldi per dare un futuro ai propri figli. Chi ha potuto, certamente.

    Il mio poteva scegliere tra le figlie e il gioco. E ha scelto il gioco. >> Uno sfogo. Ma almeno tutti zitti per un attimo.

    Riprendono l’attività. Io inizio a sentire rabbia, meglio fumarmi una sigaretta, con Luisa.

    Si sta morsicando le braccia. Piange. Si lamenta di come le hanno risposto e non ne concepisce il motivo. La fermo. Le spiego il concetto del non dare attenzioni per non reiterare lo stesso comportamento, e che lo fanno per noi. Mento.

    Non hanno alcuna intenzione di darci davvero una mano, o ci spiegherebbero il loro modus operandi. Sono invidiosi. Hanno le loro disgrazie. Ma a differenza loro noi ci piangiamo addosso. Questo siamo. Sono incazzata anche io ormai. O pigra, è uguale.

    Mentre faccio questa considerazione tra me e me, Luisa smette di addentare la sua pelle. Mi sta guardando, mi sta ascoltando.

    Ora le è chiaro. Mi chiede quale strategia alternativa potrebbe distrarla. Mi propone di mettere una canzone, quella del suo matrimonio.

    Cazzo, allora forse ho ragione io. Vuoi vedere che se con calma ed empatia spieghi le cose, alcune persone possono addirittura ascoltarti e sentirsi un po’ meglio? Sono ancora più convinta che la mia rabbia sia stata lecita.

    Cantiamo insieme la canzone. Stoniamo, sorridiamo.

    Luisa avrà altre crisi. Capirò un po’ tardi che avevo torto. Ci separeranno di stanza, ci farà bruciare un po’ troppo, quell’empatia reciproca.

    Le basterà la volontà di ottenere dei permessi, per vincere contro i suoi demoni. Erano dei teatrini davvero, fanculo. Odio avere torto.

    Arrivano le visite.

    Alcune sono false, si vede. Altre sono visite utili per un po’ di considerazione, non di certo per i discorsi fatti. Ma è già tanto.

    Alcuni visitatori danno fastidio, certi mariti, fidanzati…assenti o giudicanti. Quelli li cacciamo via sempre prima del tempo.

    Voglio accendermi una sigaretta.

    << Sophia, vieni qua ad aiutarci a dipingere i rotoli di carta igienica per il Natale! >> Massì, mi passo il tempo. E non sono più troppo incazzata come qualche giorno fa. Inizio a provare pena per alcune persone. Non per i pazienti. Ma per gli stronzi. Mi fa stare un po’ meglio, perlomeno. I pazienti non sono stronzi. Non tutti, almeno. Altri sono dei subdoli figli di puttana.

    << Io non è che amo molto fare ‘sti lavoretti..>> confessa Monica, che tra qualche ora staccherà.

    << Nemmeno io. Sono più per le cose mentali che manuali. >>

    Interviene l’infermiere Williams. È la versione maschile di Monica. Con la differenza che è un gran bell’uomo. E questo ti fotte ancora di più. È più facile odiare il suo cinismo.

    << Ahahahah sìsì, si vede infatti, proprio per quelle mentali sei portata.. figuriamoci per il resto allora! Ma smettila…>>

    << Bhè..cosa intendete per cose mentali? A scuola ero tra le più brave,

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