Giogio e il sogno verticale
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Anteprima del libro
Giogio e il sogno verticale - Maurizio Giarnetti
Sitografia
PREFAZIONE
Se abiti a Torino o hai avuto il piacere di visitarla, conoscerai certamente il fascino che questa città è capace ad emanare. È un fascino che risiede nei suoi monumenti, nelle sue strade e in molti dei suoi luoghi. Luoghi che, se esteriormente sembrano quasi ambire a mostrarsi normali
, custodiscono al loro interno un potere grandissimo, il potere di farci immaginare qualsiasi cosa, anche di immergerci in epoche diverse e vivere i sogni che altri hanno vissuto.
Questo potere è accessibile a tutti, non si trova in uno scrigno nascosto ma lo si può osservare, sentire ed odorare nell’aria stessa della città.
Il libro che ti appresti a leggere dunque, nasce dalla voglia di raccontare un luogo di questa città, un luogo costruito a partire da un sogno, che oggi è diventato lui stesso un vero contenitore di sogni e magiche illusioni.
Una storia di fantasia
però molto legata alla realtà, che spero ti faccia rendere un po’ più curioso non solo sulla costruzione oggetto del racconto e sulla sua attuale funzione di Museo del tutto particolare, ma su tutto quello che giornalmente ti circonda. Perché i luoghi magici esistono, basta avere la voglia di vederli.
E questo è tutto. Buona avventura.
CONSIGLI PER LA LETTURA
Alla fine di ogni capitolo troverai alcune note che puoi benissimo saltare se temi che ti distraggano dalla storia, o rileggerle una volta finito il racconto.
Sono delle piccole curiosità che, se non conosci già ti faranno fare la figura del sapientone con gli amici.
La loro presenza è indicata all’interno del libro nel modo seguente:
- Se vuoi leggi la nota 1 alla fine del capitolo –
e ne troverai la spiegazione alla fine del capitolo che stai leggendo.
Uno dei protagonisti del racconto inoltre, usa alcuni vocaboli che ti possono apparire un po' strani. Si tratta di parole poco utilizzate nel linguaggio moderno ma congeniali al suo modo di esprimersi. Anche per questi termini sarà riportata allo stesso modo una breve spiegazione alla fine del capitolo, così da fare bella figura in caso volessi usarle.
I
L'INCONTRO
_Svelto Giogio! Sbrigati!_
La voce proveniva dalla cucina. Giogio la riconobbe subito e non ne fu affatto sorpreso. Era la mamma che lo chiamava con una leggera impazienza.
Giogio finì di allacciarsi le scarpe in fretta. Il laccio era veramente troppo lungo per le sue scarpe e sicuramente presto l'avrebbe fatto inciampare, come al solito.
Quel pensiero lo sfiorò appena e poi scomparve rapidamente sibilando, come tutte le cose che avrebbero dovuto minimamente preoccuparlo.
Non gli dispiaceva uscire con la mamma, tutt’altro. Era simpatica, un po' svampita
diceva sempre suo papà. Non aveva ben chiaro cosa volesse dire veramente ma gli sembrava una cosa buffa e divertente, anche perché quando lo diceva lui poteva vedere chiaramente che gli occhi gli brillavano e gli si formava un piccolo sorriso sulla bocca.
Divertente, come l'avventura che era certo non sarebbe mancata neanche quel giorno. Quando usciva con la mamma, infatti, non mancavano mai avvenimenti degni di nota che avrebbe raccontato poi a Mirco, Rosanna e agli altri compagni di giochi che lo ascoltavano increduli ed incantati.
Solo la maestra non sembrava sempre entusiasta di quella che chiamava una notevole fantasia
, accompagnando la frase con un sorriso forzato, che non aveva nulla a che vedere con quello divertito di suo papà.
Ma questo non lo avrebbe fermato di sicuro.
Tantomeno quel giorno.
Certo Giogio non poteva immaginare che quell'avventura, quella storia che forse un giorno avrebbe trovato il coraggio di raccontare, superasse di gran lunga la più straordinaria delle avventure vissute fino ad allora.
Ancor più incredibile della terribile ressa al centro di approvvigionamento galattico della settimana prima, che aveva veramente messo a dura prova la sua abilità di guardiano della galassia. Era alla ricerca di un sostituto del suo cacciavite sonico, un’arma così potente da trarlo d’impaccio da innumerevoli e spiacevoli situazioni ma che ormai era diventato inservibile, anche a causa degli usi meno spaziali e molto più meccanici a cui lo aveva sottoposto. Del resto, fra una stazione orbitante da salvare e qualche civiltà aliena guerrafondaia da sconfiggere, anche la sua bicicletta richiedeva l’intervento di quel potente utensile dai molti usi. Sbadatamente doveva avere imboccato un portale spaziotemporale e si era ritrovato separato da sua mamma, solo, in mezzo a decine di mostri spaziali che correvano in tutte le direzioni. C'erano i paurosi Urlatori venusiani con le mascelle sempre aperte e i velociraptor di Aldebaran che correvano velocissimi facendolo ruotare come una trottola ad ogni passaggio...
Per fortuna sembravano non curarsi di