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Lupo Giocondo e i Sette Porcellini
Lupo Giocondo e i Sette Porcellini
Lupo Giocondo e i Sette Porcellini
E-book332 pagine5 ore

Lupo Giocondo e i Sette Porcellini

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Info su questo ebook

Lupo Giocondo e i Sette Porcellini è una divertente storia scaturita dalla penna del nostro autore Giovanni Lodi. I suoi personaggi descritti a meraviglia da ogni punto di vista appaiono tanto emozionanti quanto profondamente umani e, di pagina in pagina, la loro storia segue un corso imprevedibile e tutt’altro che scontato.
Il protagonista Lupo Giocondo è alla caccia degli ultimi sette Porcellini delle “Terre d’Abruzzo e d’Intorni”. Si mimetizza nella foresta, attraversa il mare, svetta sulle cime delle montagne, cambia identità, si traveste e muta: da lupo socievole e spensierato, in lupo cattivo, feroce e bramoso di assaporare porcellini teneri teneri. Il nostro Lupo Biondo è un profeta del travestimento e s’inventa canzoni, ritornelli e gag umoristiche tanto da divenire mago e poeta con giri di parole, di foresta, d’aria e d’acqua per percorrere una favola leggendaria mai immaginata. L’esagerazione e l’immedesimazione fa di Lupo Giocondo una garanzia di infinita fantasia, verso i lettori di ogni età, per potersi immergere in un viaggio avventuroso e indimenticabile tra terre incantate e incontri pericolosi.
Buona lettura a tutti!

Giovanni Lodi nasce a Rieti nel 1964 da una famiglia di ristoratori. A 11 anni scrive una commedia teatrale in vernacolo reatino. Nel 1981 si trasferisce a Pedaso nelle Marche. Nel 1990 consegue la laurea in Scienze Politiche all’Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna con una tesi sperimentale sul IX Parlamento della Repubblica Italiana in Psicologia del Lavoro, frequenta  l’Università Cattolica di Nimega - Nederland - con il III Programma Europeo Erasmus e si occupa di Psicologia Clinica e di studi di microbiologia e biologia molecolare sugli stressori e le malattie in ambito statistico. Negli anni ‘90 frequenta la Scuola di Giornalismo di Roma con il settimanale “Avvenimenti” e la Scuola di Teatro di Bologna. è vignettista, scrittore di poesie e di racconti brevi. Si sposa, ha un figlio e fa una serie infinita di esperienze lavorative dal bagnino al cuoco, dal cameriere al venditore porta a porta, dal mediatore civile e commerciale all’operaio chimico e metalmeccanico, dall’istruttore di nuoto all’operatore cinematografico, dal formatore aziendale all’addetto alla qualità, dall’assistente universitario al consulente del lavoro. è ideatore di giochi di logica e di unità didattiche per la pedagogia speciale e presenza assidua al Convegno Nazionale “Incontri con la matematica” di Castel San Pietro Terme di Bologna dove è stato espositore e promotore del Manifesto di Pace di Teoria Geometrica nel 2015. Su Facebook, da dicembre 2020, ha più di 25.000 amici con  6 profili. Pubblica finalmente il suo primo libro Lupo Giocondo e i Sette Porcellini con Europa Edizioni nel 2021.
LinguaItaliano
Data di uscita31 lug 2021
ISBN9791220114394
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    Anteprima del libro

    Lupo Giocondo e i Sette Porcellini - Giovanni Lodi

    cover.jpg

    Lupo Giocondo e i Sette Porcellini

    Lupo Giocondo e i Sette Porcellini

    È un libro: trattare con cura.

    Tenere lontano dai camini.

    Giovanni Lodi

    Preambolino

    Titolo: Lupo Giocondo e i Sette Porcellini

    Autore: Giovanni Lodi

    Genere di soltà¹: un po’ di sogno e un po’ di realtà.

    Segmento Geometrico² di fiabe e di favole C’era una volta, c’erano due volte, c’erano tre volte…".

    Età consigliata: da zero, e poco più, a infiniti anni, e poco meno.

    Scritto, una volta, a Bologna da settembre a dicembre 2003… continua nell’ultima pagina.

    È ricordo della mia terra natia, il reatino³ ³/a ³/b³/c

    È orgoglio di ogni nativo di ogni luogo.

    È testimonianza di mare e di altre mie acque e dimore d’adozione anche di montagna.

    ***

    Poesia: "Noi siamo la Terra"

    La Terra è tutta bella, è come il Sogno.

    E che non sia mai un ricordo vuoto.

    C’erano una volta…

    Arturo Il Numero 1-Uno Numero Geometrico

    il porcellino giallo limone

    Ciclamino Il Numero 2-Due Numero Geometrico

    il porcellino verde pisello

    Otorino Il Numero 3-Tre Numero Geometrico

    il porcellino rosa porcellino

    Marco Il Numero 4-Quattro Numero Geometrico

    il porcellino nero come la notte

    Settembrino Il Numero 5-Cinque Numero Geometrico

    il porcellino blu come il cielo

    Otranto Il Numero 6-Sei Numero Geometrico

    il porcellino argento come Dario

    Calamita Il Numero 7-Sette Numero Geometrico

    il porcellino rosso come il fuoco

    E c’era una volta…

    Giocondo Il Numero 0-Zero Numero Geometrico⁴

    il Lupo Biondo

    Preambolo

    Lupo Giocondo era un lupo molto cattivo e affamato di porcellini giovani e teneri. Quando aveva poca fame mangiava un porcellino al mese. Quando aveva più appetito mangiava un porcellino a settimana. Nei giorni di Luna Piena, però, mangiava un porcellino al giorno e più ne mangiava e più ne aveva voglia.

    Questa bramosia di porcellini era per Lupo Giocondo come le voglie dei bambini di cioccolata, di patatine fritte, o di quei dolci grassi e buoni ripieni di marmellata e di crema pasticcera; come tutte quelle cose da mangiare che soltanto a pensarci fanno venire l’acquolina in bocca a grandi e piccini, figuriamoci ai lupi cattivissimi come Giocondo il Lupo Biondo!

    A pensare a Lupo Giocondo come era una volta e come è adesso, non ci si crede. Un tempo amava correre dietro le farfalle facendo il gesto di svolazzare come loro; s’incantava di fronte al ciùccio* (*poetico di succhiare delle api) delle api per estrarre il nettare dai tanti, coloratissimi fiori; giocava persino con i leprotti a nascondino; si mimetizzava e si divertiva a fare la sagoma di un vecchio camaleonte; e amava canticchiare per la foresta canzonette, come:

    Sono il lupo della Foresta Nera

    ma son Giocondo il Lupo Biondo

    Sono il lupo della Foresta Scura

    ma son giocondo e sono biondo

    Amo gli animali, la musica e il teatro

    bevo infusi di erba canterina

    e salto tra gli alberi ogni mattina

    Aiuto il contadino a spingere l’aratro

    e bevo il miele con l’Orso Rigato

    Il mio nome è Lupo Giocondo

    e con tutti i miei amici

    faccio un girotondo

    Di notte con Marietta, la civetta

    ci facciamo gli occhi

    lei tra gli alberi

    io sulla vetta

    Ogni pomeriggio

    d’estate

    offro un bel gelato

    alle Galline Striate

    E quando scende sera

    e il buio fa paura

    mi guardo un po’ allo specchio

    e prendo uno spauracchio!

    Perché son biondo

    sono un lupo di nome

    Giocondo!…

    Eppure è così la storia. Lupo Giocondo, mentre in una notte di Luna Piena faceva gli occhi con Marietta la civetta, fu colpito da un Fulmine a Ciel di Stelle! Fu proprio così. Quel fulmine lo folgorò così intensamente che per un attimo gli uscirono fuori gli occhi dalle orbite, come delle molle liberate; gli si drizzò tutto il pelo biondo tanto da sembrare un riccio in difesa.

    I suoi dentini gentili si trasformarono in cunei taglienti come mille spade, e aguzzi più degli spilli che usavano le nonne di una volta per far andare al lavoro in miniera i loro mariti.

    Il naso gli si allungò e divenne tutto peloso, come quello del Macellaio Mario, che taglia sempre la carne con un grosso machete.

    Le sue zampe sottili da musicista divennero come i ramponi degli scalatori di roccia, che a ogni passo lasciavano una impronta inconfondibile e impressionante: cinque cerchietti pigiati a fondo come le orme di un dinosauro.

    La sua voce da usignolo divenne roca come un tenore raffreddato, e il suo passo, un tempo morbido e leggero, ora assomigliava alle movenze pesanti di un vecchio mammut.

    Voi non ci crederete, eppure è così che sono andate le cose che mi accingo a raccontare. E lo voglio raccontare a tutti: bambini e e bambine, babbi e mamme, nonni e nonne, bianchi e neri, rossi e gialli, divorziati e divorziate, conviventi uomini e conviventi donne, single da soli e single in compagnia virtuale, sposati in Chiesa e sposati in Municipio, in attesa di sposalizio o in attesa di vitalizio, in dolce attesa e senza attesa zuccherina. E lo voglio dire anche a quegli esseri che non sono né carne né pesce, né tuorlo né albume, né sugo né brodo, né tortellini né ravioli, né gnocchi né fregnacce⁵* (*pasta fatta in casa del reatino), né cocomeri né meloni, né musica né rumore né silenzio, né violini né violoncelli e né menestrelli… Insomma, se ancora non lo avete capito lo voglio raccontare proprio a tutti, e ci voglio includere sia i presenti che gli assenti, sia i malati che gli infortunati, sia i clienti che gli avvocati, i perdenti e i vincenti, sia i nauseabondi che i moribondi, sia gli irsuti che i pelati… introdotti o emarginati, ignoranti o studiati, edulcorati o alternativi, calzolai o magistrati, e poi presidi, professori, dirigenti, carcerati, allievi, spioni, masterizzati, neo melodici, bidelli, internati, dissociati, ammaccati, ladri, stonati, fregati, riformati, piloti, pedoni, annacquati, punk, affannati, volontari, ridimensionati, obbligati, boriosi, guardoni, ubriaconi, cantautori, muratori, pensionati, allibratori, ruffiani, annaffiati, amministratori, spioni, ragionieri, stregoni, ingegneri, comici, internauti, architetti, attori, geometri, illusionisti, massoni, cartomanti, circensi, vignettisti, giornalisti, malinconici, elettricisti, pecorai, affiliati, politici, ladri, pittori, rimpatriati, zappaterra, blogger, pessimisti, rockettari, domiciliati, pazzi, vip, deprezzati, rapper, disegnatori, imitatori, appiedati, rider, riformati, pali, modisti, nudisti, geni, ventriloqui, artisti, culturisti, stilisti, coristi, broker, emarginati, saltimbanchi, metallari, pentiti, fumatori, esiliati, ciclisti, umoristi, matematici, intellettuali, saldati, ex-fumatori illuminati che se la prendono con i fumatori in qualsiasi occasione, e per quasi finire nell’elencare… generali, colonnelli e marescialli e perfino preti, frati e cardinali, e finanche disoccupati, stra occupati e sfaticati, fannulloni e strampalati e tutti i lavoratori in giallo, in bianco, al verde e in nero con voucher e senza, e persino quelli con un completino a quadretti che più fitti sono e più ce ne ficchi e quelli con un completino a righetti che più sono stretti e più ce ne metti… e per concludere sogna tori, sogna mucche, sogna pecore, sogna capre, sogna farfalle e sogna porcellini!

    Brevemente, in un battibaleno, in un istante piccolo piccolo, insomma, in un infinitesimo di quark di tempo⁶ ⁶/a*(*o, più semplicemente, in Una Frazione Geometrica di Qualcosa), Lupo Giocondo ebbe la sua prima mutazione in un altro Lupo Giocondo: cattivissimo, ferocissimo e voracissimo di porcellini teneri e giovani.

    Se non avete ancora capito che cos’è un Fulmine a Ciel di Stelle in una Notte di Luna Piena, cari bambini e bambine, babbi e mamme, nonni e nonne, ecceteri ed eccetere… bisogna pensare ad alcune cose o ad un insieme di quelle cose, o ad alcune cose tutte insieme.

    Per esempio come quando stavate andando a scuola, tutt’altro che tranquilli tranquilli, e proprio mentre vi trovavate a pochi passi dal portone d’ingresso vi ricordate che quel giorno c’è la professoressa di matematica, e che proprio quel giorno vi interrogherà in prima mattina… Ma nel frattempo un vostro compagno di classe vi dice che lei è in ospedale con tutt’e due le gambe rotte, a seguito di una caduta con gli sci durante la settimana bianca con quelli della terza b… e voi, dall’essere entrati nel panico più angoscioso e ansioso, passate, dopo poco aver appreso la notizia, all’essere contentissimi e soddisfatti di entrare a scuola… ma per colpa dei Volontari delle Settimane Bianche Andate in Nero, e con un quarto d’ora di ritardo, si presenta ugualmente in classe la vostra cara professoressa di matematica (accompagnata dall’Autoambulanza Nera dei Volontari…), con la lista dei tre sfortunati da interrogare in prima mattina, che con la grinta di una leonessa ferita vi ricorda subito, come in un brutto sogno, che ridevate dalla finestra alla vista di una strana autoambulanza, che in verità trasportava la prof che dà i numeri… e dopo l’appello dei presenti non siete nella lista dei tre interrogabili della mattinata e tirate un sospiro di sollievo… ma Marco è colui che, tra i tre, risulta essere assente ed è proprio lo stesso personaggio che fuori dal portone di scuola vi aveva dato la bella notizia, ma voi tutti della classe, presenti e assenti, vi prendete tutti un bel quattro politico e policlinico* (*così devastante da ripercuotersi sul vostro curriculum scolastico per l’eternità) in matematica… chissà perché e chissà per come! Com’è brutto l’arrivo dell’Autoambulanza Nera!

    Oppure, se non avete ancora bene in chiaro per la testa che cosa è un Fulmine a Ciel di Stelle in una notte di Luna Piena, cari bambini e bambine, babbi e mamme, nonni e nonne, ecceteri* ed eccetere* (**rispettivamente plurali maschile e femminile della ex-parola neutra eccetera), puntini puntini puntini, puntine puntine puntine, graffetti graffetti graffetti* (*come per ecceteri ed eccetere, è il plurale maschile di graffette), graffette graffette graffette e chi più ne ha più ce ne mette, chiedete a vostra madre o a vostro padre, e se siete orfani di padre e di madre, chiedete ai vostri nonni e alle vostre nonne, e se siete orfani di padre e di madre, di nonni e nonne… chiedetelo a chiunque altro, purché anch’egli abbia avuto l’esperienza di un Colpo di Fulmine a Ciel di Stelle nella propria vita… e, se per caso, e per questa volta anche per grandissima sfiga, non avete neppure un chiunque altro o delle chiunque altre lontano o lontane di casa che abbiano avuto un Colpo di Fulmine a Ciel… nella vita, non auguratelo neppure a chi sta scrivendo in questo momento, poiché tutto sarebbe fuorché un Colpo di Fulmine, poiché cosa troppo lunga e complicata da spiegare.

    Tuttavia, se non avete nessuna idea del Colpo di Fulmine a Ciel… a questo punto vi dirò, con non pochi problemi di significato e di significante, ovvero di rischio di censura o di rogo di questo libro, che il Colpo di Fulmine a Ciel di Stelle è come beccarsi una scossa al gomito, è come una botta nei Pendoli di Foucault, o nelle pendenti prugne dei maschietti o, più volgarmente* (*dal latino (vulgo: per il popolo), come una mostruosa botta nelle palle. È così che avrete la sensazione pseudo-onomatopeica affine a quella di cui si vuol dar coscienza teorica compartecipandovi alla scrittura e sintonizzandovi con questa buona lettura.

    *

    Tornando sui passi di… c’era una volta Lupo Giocondo, qui lo penso, qui lo scrivo e qui lo confermo… c’erano una volta anche i Sette Porcellini: Arturo (1), Ciclamino (2), Otorino (3), Marco (4), Settembrino (5), Otranto (6) e Calamita (7).

    Porcellino Arturo faceva l’impagliatore.

    Porcellino Ciclamino faceva il falegname.

    Porcellino Otorino faceva il muratore.

    Porcellino Marco faceva il sub.

    Porcellino Settembrino faceva lo scalatore.

    Porcellino Otranto faceva il capitano.

    Porcellino Calamita faceva l’astronauta, il fisico e l’astrofisico.

    *

    In questa storia di: C’era una volta il Lupo Giocondo e c’erano una volta i Sette Porcellini

    *

    … o forse meglio dire, è meglio iniziare con: C’era una volta il Lupo Giocondo e c’erano sette volte i Sette Porcellini. O no?

    *

    Ora finalmente ci siamo!

    C’erano otto volte Lupo Giocondo e i Sette Porcellini. Ehm! Forse… scusate di nuovo.

    Perché non ci ho pensato prima? Forse va meglio quest’altra presentazione…

    *

    Ecco a voi finalmente la storia di un quadrupede, Lupo Giocondo, e di sette suini, i fratelli: Arturo, Ciclamino, Otorino, Marco, Settembrino, Otranto e Calamita!. No, no, sembra di stare al circo!

    *

    Sapete che vi dico? Ho deciso. La presentazione non la scrivo e non la faccio più.

    Godetevi il racconto così com’è.

    E così come non è.

    *

    Favola, o testo teatrale, o leggenda, o cartoon, o fiaba, o testo cinematografico, che importanza fa.

    Immaginatevelo a vostra fantasia.

    Buona lettura a tutti!

    ***

    Capitolo i

    La fame e il grande problema della casa

    Si viveva un periodo storico veramente brutto per tutti. Per i lupi era un periodo di fame nera e molto allupata e per i suini era un periodo con Il Problema della Casa e non solo di casa e vedremo poi il perché. Tutti i lupi si erano divisi i territori e se la prendevano con ogni porcellino vivente. Prima gli razziavano la casa, distruggendogliela con il fuoco, con il soffio, con la dinamite, con l’acqua, e con tante altre diavolerie (quasi come nella favola de I Tre Porcellini); poi li inseguivano nel bosco fino allo sfinimento e poi… gnam… per infine sparire per sempre in un sol boccone nelle loro pance.

    Nonostante ciò, c’era un posto ancora non martoriato da questi tragici eventi: infatti soltanto nel Territorio di Competenza di Caccia di Lupo Giocondo, chiamato Terre d’Abruzzo, e soltanto in questo luogo, vivevano, e inconsapevolmente sopravvivevano, gli ultimi sette giovani porcellini. Essi però erano fortunati, perché non vivevano in casette rimediate, precarie o arrangiate come tutte quelle che erano state già distrutte altrove, perché, a differenza di tutti gli altri posti, il Governo delle Terre d’Abruzzo paventava ogni tanto l’ennesimo Grande Condono Edilizio per gli animali di tutte le specie.

    E poi i nostri Sette Porcellini* (quelli di questo racconto* – e non altri racconti o con uno o con due o con tre o con quattro o con cinque o con sei porcellini adatto solo ai bambini e alle bambine – sono Porcellini le cui storie sono adatte anche agli adulti: per intenderci meglio questo racconto non è come tutti quegli altri raccontini fiabeschi solo per bambini, che raccontano sì di porcellini, ma ambientati in luoghi per soli bambini. Invece, anche i luoghi sono anche per adulti e quasi solo per adulti. In altre parole è un racconto soltanto per adulti ma che si può leggere e si può raccontare soprattutto ai bambini e alle bambine di ogni età), lavoravano o avevano lavorato tutti, in nero, sì, ma almeno lavoravano o avevano lavorato tutti.

    C’era chi faceva o aveva fatto lavori umili come l’impagliatore, e chi faceva o aveva fatto lavori più di prestigio come l’astronauta. In Terre d’Abruzzo, poi, è risaputo: chiunque, anche se aveva fatto un lavoro per un solo giorno, oramai era soprannominato per quel lavoro che aveva fatto per la prima volta, e nessuno gli poteva cambiare il Soprannome Lavorativo. Insomma il lavoro poteva anche non esserci più, ma il Soprannome Lavorativo rimaneva per sempre. Questo voleva la Tradizione e, addirittura, permaneva per diverse generazioni fino a quando qualcuno non lo soprannominava con un altro soprannome; quest’ultima cosa, però, era una cosa molto rara perché il Soprannome Lavorativo era Sacro. Figuriamoci se uno ritoccava, modificava o cambiava il Soprannome Lavorativo di un altro! Il Governo tutelava il Lavoro ed era scritto nei racconti dei racconti degli antenati più antichi, anzi, a dire il vero, non era scritto proprio per niente e da nessuna parte, ma oralmente si diceva da secoli e secoli che era scritto, e che in Terre d’Abruzzo si tutelava il Lavoro e il Soprannome Lavorativo.

    C’era una forma di scrittura orale prevalente e esclusiva e, quindi, nessuno poteva infrangere questa tradizione scritta anche se non era mai stata scritta da nessuna parte. Infatti, persino La Costituzione delle Terre d’Abruzzo, che pure, era Legge Scritta per antonomasia, aveva anche tutti i presupposti storici e archeologici etilici* (*branca scientifica denominata archeologia etilica o alcolica, fondata sullo studio di ritrovamenti preistorici di birra, o di cognac, o di whisky, o di rum, o di mistra, o di maraschino, o di amaro, o di grappa, o di anisetta, o…soprattutto, di Montepulciano Rosso delle Terre d’Abruzzo e d’Intorni, o anche detto mrtai, del quale, nello specifico, si hanno due tipologie: da 13º e da 14°, mr13tai mr14tai, o, più semplicemente, si può chiamare Rosso 13tai e Rosso 14tai: unico e originale fin dalla preistoria) di essere stata tramandata in forma orale, dai padri dei padri dei padri e dai nonni dei nonni dei nonni, dalle mamme delle mamme delle mamme e dalle nonne delle nonne delle nonne, e da tante altre figure dell’antichità, ma, poiché facente parte anch’essa della Tradizione, nessuno poteva infrangere questa Tradizione scritta di natura orale.

    E anche se la stessa Costituzione Scritta delle Terre d’Abruzzo, per Tradizione, era Legge Scritta, cari bambini e care bambine, non vi meravigliate se essa non era mai stata scritta da nessuna parte.

    Per non confondervi, però, dovete sempre pensare che sia la Costituzione che il Soprannome Lavorativo delle Terre d’Abruzzo, poiché facenti parte entrambi della Tradizione, sono Leggi a tutti gli effetti di legge in qualsiasi modo, e inoltre, sono Leggi della Tradizione, e quest’ultima, come voi già sapete, è Sacra. Ciò vuol dire che, più in generale, la Legge d’Abruzzo, seppure tramandata oralmente in forma scritta, sempre Legge è. E sia se voi la leggete sotto forma orale, anche se non è mai stata scritta, sempre Legge è. Forse adesso il concetto è più chiaro per tutti: a bambini e a bambine, a carabinieri e a carabiniere* (*plurale femminile di carabinieri e l’ho voluto specificare per essere più chiaro possibile anzi, lapalissiano), a nonni e a nonne, a generali e a generale (o generalesse), a avvocati e a avvocate (o avvocatesse), a poliziotti o a poliziotte (o poliziottesse) e a chi non so più neanch’io!

    E se ci fosse qualche parola di troppo, cari bambini e care bambine, o una, o dieci, o cento o mille parole di troppo non corrette, o scritte male, chiedete sempre ai vostri maestri e alle vostre maestre, ’ché loro sanno tutto, sanno sempre tutto.

    Sanno sempre tutto, loro, e non sbagliano mai, come nel periodo del renzismo*… (*movimento artistico e letterario di ispirazione rinascimentale, nell’era della post-brexit, dove tutto, a partire dalle parole, è bello, elegante, radical chic senza radical, di sinistra ma non troppo, di destra ma non troppo e soprattutto di centro ma non troppo; dove tutto appare e scompare, come nella realtà quantistica virtuale)… ma questa è una questione di politica e non è argomento del racconto.

    *

    Intermezzo di due poesie tra Lupo Giocondo e i Sette Porcellini

    Nulla

    In quest’apparir dal nulla

    nel nulla si va

    Senza energia proferir o lasciar

    al foton che passa

    Non ti curar di lor

    ma passa e nulla

    più è guardato

    Smarrito nella via

    di sua boria

    lasciato

    *

    Quindi ognuno dei nostri Sette Porcellini aveva fatto o cercava di fare il suo meglio per costruirsi una casa più grande e più confortevole possibile, e più bella che si può e, possibilmente (e capirete il perché di questo possibilmente tra poco) senza pagare un Euro d’Abruzzo di tasse. Tanto ci sarebbe stato l’ennesimo condono! E poi, chi lo vedeva mai un Euro d’Abruzzo! E anche se lo vedevi e se lo toccavi, sarebbe stato come vedere e toccare un piccolo fantasma bianco, senza faccia e senza corpo: un Euro Fantasmino d’Abruzzo! Anche un po’anemico e idealmente albino e biondino. Come l’e.f.a.a.b.: l’Euro Fantasmino Anemico, Albino e Biondo… la moneta d’Abruzzo che fa impazzire il mondo!.

    ***

    Intermezzo tra Lupo Giocondo e i Sette Porcellini

    Il Fantadollarino

    È biondo anche lui, a volte un po’ pallido, a volte un po’ rossiccio sulle gote, ma non è Trump.

    Il Fantadollarino potrebbe diventare a breve come l’Euro Fantasmino.

    A meno che non ci sia il caso di un altro finto caso per un innesco non a caso e non per caso di un’altra guerra fatta e creata in nessun caso a caso.

    Ogni riferimento a fatti, nomi e argomenti non è puramente casuale e non a caso, e proprio ora, è giunta notizia che oltre alle bombe ad orologeria, alle bombe intelligenti nucleari tattiche, abbiamo le mini bombe nucleari, facilmente trasportabili, poco ingombranti, facili all’uso e destinate in Terre d’Abruzzo o nei Suoi d’Intorni delle amiche Terre di Russia, non a caso e non per caso, di nuovo per evitare l’eventualità di un Fantadollarino!

    Per capire questa parte d’Intermezzo tra Lupo Giocondo e i Sette Porcellini, cari bambini e care bambine, care bambine adulte e cari bambini adulti, cari lettori e care lettrici, cari nonnini e care nonnine, carissime mamme e carissimi babbi, si rimanda ai capitoli: xviii , xix e xx del libro.

    Il Governo delle Terre d’Abruzzo, secoli e secoli prima, ancor prima della Tradizione Sacra Scritta Tramandata Oralmente della Costituzione e persino ancor prima del Soprannome Lavorativo, aveva inventato una moneta così… finta… una moneta impalpabile, o moneta per modo di dire… una specie di Resto del Carlino, con la quale, però, non ci potevi comprare niente, neppure un Carlino⁷ ⁷/a… che dico, neppure mezzo Carlino… neppure un quarto di Carlino, anzi… neppure un ottavo di Carlino… neppure un sedicesimo di Carlino… neppure un trentaduesimo di Carlino… e così via, dimezzando fino e dimezzando all’infinito… per semplicità diciamo, per tagliare la testa al coccodrillo, per dare al Carlino ciò che è del Carlino e dare ai Cesaroni* ciò che è dei Cesaroni… (*serie televisiva delle Terre d’Abruzzo e d’Intorni), che questa moneta non valeva neppure una stringa* di Carlino (* e per essere chiari neppure una stringa di Carlino puntiforme, lineare o a cannuccia*… *né quadrata né cubica, ma abbastanza vuota sia dentro che fuori); cioè, fin dai tempi dei tempi, quando fu creata, o meglio, ideata – e tramandata oralmente – era una moneta che non si può molto definire, forse era una moneta coniata con una forma di conio orale, con spessore infinitamente invisibile che però, alla fine, era persino indivisibile (… un altro limite di una specie di Teoria delle Stringhe dell’Euro d’Abruzzo*, e in chiave ugualmente fisica ed economica, o, se vogliamo esagerare: un esempio di Diseconomia di Scala delle Terre d’Abruzzo**. *Nel primo caso abbiamo una moneta che vale poco, anzi, un infinitesimale di poco, ma che nello stesso tempo, anche se non ci puoi comprare niente o quasi niente, genera ugualmente l’Economia della Miseria cosiddetta d’Abruzzo; infatti questo tipo di economia, se diffusa al massimo nel 99% della popolazione – né 1% in più, né 1% in meno, né l’1% in più, né l’1% in meno, né una Frazione Geometrica dell’1 o dell’1% in più, né una Frazione Geometrica dell’1 o dell’1% in meno – crea molta ricchezza e molta eguaglianza, poiché una miseria così diffusa produce un’economia di benessere nella miseria dove tutto quel 99% non si sente né isolato né discriminato né solo; inoltre, una moneta che vale così poco o niente, con cui non ci puoi comprare poco o niente, ha la particolarità di essere più vicina a quella materia che va oltre le particelle elementari, al punto tale da possedere la caratteristica di essere non più divisibile; quindi seppur in miseria, tutti i possessori di Euro d’Abruzzo, poiché trattasi di moneta rara così invisibile e così indivisibile, che anche i fotoni, o i quanti di luce, non la riescono né a vedere né a toccare né a sfiorare, per quanto è realmente piccola; e tutto questo popolo in miseria ha nel contempo la fortuna di avere una moneta tanto rara ma per niente preziosa da poter essere considerata come un diamante, unico, che però non vale niente o quasi niente; d’altro canto, a questi livelli di potere d’acquisto tutti si sentono confortati dal fatto che nessuno può comprarci chissà che, e che tal valuta non ha alcun problema di volatilità ai cambi. È come aver ricevuto, in regalo e in pacco, un asino che vola, e che vola talmente bene e tanto che non si riesce a vedere né se si viaggia alla velocità della luce, né se si viaggia a quella di una tartaruga, perché nel pacco regalo, tra l’altro, fuori c’è scritto: Trattare con cautela. Se non aprite questo pacco vi rimarrà per sempre l’idea della sorpresa. Se lo aprirete non vi rimarrà neppure quella!)…

    … (**per quanto riguarda invece la Diseconomia di Scala delle Terre d’Abruzzo, è la conseguenza del valore dell’Euro d’Abruzzo. Poiché con questa moneta nessuno ci può comprare niente, o quasi niente, anche il singolo possessore avrà lo stesso potere d’acquisto di tutti. E poiché tutti potranno comprare niente o quasi niente – e contemporaneamente acquisteranno tutti le stesse cose, cioè tutti acquisteranno tutto di niente – tutti avranno lo stesso potere d’acquisto, e nel contempo potranno acquistare liberamente ogni bene che costa niente o quasi niente; questo vuol dire che tutti, ma proprio tutti indiscriminatamente, potranno acquistare poco e niente, e anche se in realtà potranno acquistare più niente che poco. Con il vantaggio finale che tutti avranno il privilegio di generare una Diseconomia di Scala della Miseria che dalle Terre d’Abruzzo si potrà diffondere, propagare e far attecchire su tutta la Terra, tanto da rendere felici alla stessa maniera il 99% della popolazione mondiale, sia delle Terre d’Abruzzo sia dei Suoi d’Intorni. L’ambizione de L’Idea dell’Euro d’Abruzzo potrebbe essere quella di diffondere una povertà e una miseria di massa in un clima di felicità equanime).

    Quanto appena ipotizzato è soltanto una vaga evoluzione teorica dell’Euro d’Abruzzo.

    Mentre il motivo di base, o il la musicale di

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