Il mondo di Virginia - Prima Parte: Sullo sfondo, il nostro Risorgimento
Di Ivana Magini
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Info su questo ebook
Gli sconvolgimenti politici intrecciano il destino dei vari personaggi. Pur così diversi per cultura ed estrazione sociale, hanno in comune una profonda umanità e un grande bisogno d’amore. Il romanzo – diviso in due parti - è pieno di sentimenti forti e di colpi di scena.
“Certo, l’amore - quello che sognava da bambina e che, per un istante troppo breve, le aveva fatto palpitare il cuore, tolto il sonno e l’appetito, quello che l’aveva fatta sperare, sognare, piangere e ridere senza un perché – insomma, l’amore era altro. Lei lo sapeva.
Ma erano cose del passato, che non facevano più male, ormai.”
I romanzi della scrittrice pesarese IVANA MAGINI rivelano un’esistenza ricca di esperienze diseguali, eppure così legate le une alle altre, che finiscono per comporre i tratti policromi di un unico mosaico. Partono dall’analisi dei propri disagi interiori, per arrivare ad alcune riflessioni che i nostri tempi impongono alla coscienza individuale e collettiva. Ha pubblicato numerose recensioni, oltre 90 poesie e cinque romanzi, che sono:
“Rosa Rosina”, 2010
“Il mondo di Virginia” (Prima parte), 2011
“Il mondo di Virginia” (Seconda parte), 2012
“Urbino ‘68”, 2013
“Una prof. di ferro”, 2015
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Anteprima del libro
Il mondo di Virginia - Prima Parte - Ivana Magini
Ivana Magini
IL MONDO DI VIRGINIA
Sullo sfondo, il nostro Risorgimento
PRIMA PARTE
Romanzo
Nei tuoi occhi nuvole
che il vento rincorre
guasta e ricompone.
Figure e forme nell’aria
che minaccia la pioggia.
Poi il mantello notturno
a coprire ogni cosa …
Aspetterò la luce che
sorge nel sereno. Allora
bacerò le palpebre chiuse,
tu aprirai gli occhi e saranno
quelli che ho amato.
Dedicato a Matilde,
la mia prima
nipotina appena nata
... eppure già così
indispensabile
e imprescindibile.
‘Conditio sine qua non’
della mia matura esistenza.
Ricordando il passato
-1-
Posso innamorarmi di te?
Lei socchiuse gli occhi e appoggiò sul cuore il biglietto ingiallito dal tempo. Era comodamente seduta sulla sua poltrona preferita, di velluto color panna, dai braccioli ampi, dallo schienale alto, leggermente inclinato all’indietro, adatto ad una signora non più giovanissima.
Ad una certa età, ci si abbandona volentieri alla nostalgia del passato e, a volte, si è tentati di ripercorrerlo. Negli ultimi tempi, le capitava sempre più spesso.
La cameriera era appena uscita dalla stanza, dopo aver posato sul tavolino una tazza di the fumante. Lo sorseggiò adagio, vi intinse un biscotto ancora fragrante di forno. Per lei, che aveva vissuto una lunga e laboriosa esistenza, la cosa più difficile da sopportare era quell’immobilità forzata. Ma il medico era stato perentorio
- La cura più efficace per le vostre articolazioni è il riposo. Dovete avere ancora un po’ di pazienza e poi vedrete che starete meglio.
Per vincere la noia, leggeva i giornali del mattino, sfogliava riviste di moda, riceveva qualche amica; ma le restava ancora troppo tempo … e allora aveva preso l’abitudine di riguardare delle vecchie foto e dei piccoli ritratti a matita che l’aiutavano a dar vita ai ricordi, a ridestare emozioni.
-2-
Era il 1839. Babbo e mamma si erano conosciuti in America, all’estrema periferia di New York. Agata era arrivata da poco, ma aveva trovato subito lavoro nel Maxi Bar - Tavola calda Italia
. La paga era minima, comunque abbastanza per una principiante. E poi era sicura, garantita … una sensazione meravigliosa, del tutto sconosciuta a chiunque avesse attraversato l’oceano per sfuggire alla miseria. La giornata era dura, ma le consentiva di guardare al futuro. Si respirava ottimismo in quell’immenso Paese dove un’opportunità non si negava a nessuno.
Lei stava riordinando i tavoli di quel locale colorato, pittoresco. Lui si era fermato davanti alla vetrina, sull’onda di una cocente nostalgia. Era un giovane di bell’aspetto, laureato in economia, ‘spedito’ in quella città per fare esperienza. Aveva lasciato l’Italia da due anni e gioiva all’idea che, di lì a sei mesi, sarebbe ritornato a casa. Ma i giorni non passavano mai! D’altra parte, era necessaria la sua presenza ancora per qualche tempo nella Ditta Ruggeri - importazione di vini
, che dirigeva in rappresentanza di suo padre.
Non appena la vide e ne incrociò lo sguardo, si disse
- E’ molto diversa dalle ragazze che ho frequentato. Oltre ad essere bella, è graziosa, sorridente e gli occhi, poi, sono pieni di fiducia. Sanno … non saprei … sanno di giovinezza e di innocenza.
La decisione fu immediata: si sarebbe fatto trovare fuori dal locale all’ora di chiusura, come per caso. Quando fu il momento, si avvicinò e le chiese educatamente
- Signorina, permettete? Posso accompagnarvi?
Agata arrossì e non rispose. Anzi, mentre il ragazzo la seguiva a rispettosa distanza, affrettò il passo, fino quasi a correre. Ma, quando fu sotto il portone, si girò a guardarlo e accennò un sorriso.
Umberto si sentì incoraggiato e determinò di farsi trovare davanti al bar ogni sera. E ogni sera, per due settimane, l’accompagnò fino a casa, camminando al suo fianco, in silenzio. Però lei non correva più. Anzi, di tanto in tanto, girava la testa per dargli un’occhiata furtiva. Era arrivato il momento di metterla alla prova!
-3-
Il giorno seguente, il ragazzo si nascose nell’atrio di un palazzo, dietro il portone d’ingresso, da cui poteva tenere d’occhio il locale e la strada senza essere visto.
..... Agata uscì sorridente ma, non trovandolo al solito posto, si bloccò di colpo. Dopo aver guardato con attenzione a destra e a sinistra, rimase ad aspettare per diversi minuti. Poi si avviò lentamente, voltandosi spesso indietro. Il ragazzo, sentendosi in colpa, avrebbe voluto raggiungerla, ma era troppo impegnato a trattenere il cuore che aveva accelerato i battiti, sembrava uscirgli dal petto, pulsava nelle tempie.
La sera dopo, si presentò con un mazzo di fiori.
- Mi chiamo Umberto Ruggeri e questi sono per voi, signorina, per dirvi che ieri ho sentito la vostra mancanza.
- Anch’io!
La voce era uscita da sé, suo malgrado, lasciando stupita lei per prima, violando le regole della convenienza, superando le barriere della riservatezza e del pudore. Seguì un silenzio lunghissimo, imbarazzante, che il giovane interruppe con maggiore confidenza, dandole del tu
- Posso conoscere il tuo nome?
- Mi chiamo De Simone Agata e vivo qui da poco. Sto a casa di mia sorella Marta e di mio cognato Rodolfo. Fanno Pascucci di cognome, non so se li conoscete.
- No, non li conosco... ma diamoci del tu, siamo in America!
- Appena ho messo piede in questo Paese benedetto da Dio, per prima cosa ho buttato via il bustino con le stecche; ora, per seconda cosa, butto via il ‘voi’. Sono contenta di tutte e due!... Per continuare il discorso, da mia sorella stiamo un po’ stretti. Per forza! Tre grandi, più cinque bambini! Ma ci vogliamo bene e cerchiamo di aiutarci come possiamo. Quello che conta è stare insieme, non ti pare?
- Sì, credo di sì … anzi, sì senz’altro - farfugliò Umberto in preda ad una grande emozione –
- D’altra parte, dopo la morte dei miei genitori, cosa ci facevo da sola in Italia?
- Mi dispiace... condoglianze! Comunque hai ragione: data la situazione, hai fatto bene a venire qui.
- Sai, non ho avuto una vita facile. Mio padre non era cattivo, ma aveva il vizio di bere. Quelli che lo cercavano, neanche passavano da casa. Andavano direttamente all’osteria, sicuri di trovarlo lì, che discuteva o giocava a carte, davanti al bicchiere sempre pieno.
- E tua madre?
- Faceva i mestieri dai signori.
- E chi pensava a te?
- Lei! Fin da piccola, mi portava sempre dietro, perché diceva che dovevo imparare a fare un po’ di tutto. Io l’aiutavo a fare la pasta, il pane, a lavare i panni e a governare le bestie. Adesso la ringrazio, povera mamma! Invece mia sorella era più delicata di costituzione e allora è andata dalle suore a imparare il ricamo.
Inutile dire che Umberto rimase spiazzato da quella loquacità inaspettata, colpito da tanta spontaneità e naturalezza.
- Io non sono istruita come te. Vengo dalla montagna, da Ripe San Ginesio, nel centro Italia. Però sono cresciuta più a valle, perché mio padre era bracciante nella tenuta del marchese Costante Del Poggio, sopra Macerata.
- Non ci posso credere! Sono anch’io di quelle parti!
- Oh, Signore benedetto, che coincidenza! E pensare che qui nei dintorni ci sono pochissimi marchigiani! Sono quasi tutti della bassa Italia!
Agata continuò con le sue esclamazioni di stupore e con le sue considerazioni sulle coincidenze della vita. Umberto l’ascoltò incantato mentre s’infervorava, cambiava tono ed espressione, ma senza esagerare, senza mai perdere garbo e femminilità. Sarebbe rimasto