Storia dei fumetti di Alien e Predator: 1988-2018. Un universo raccontato per la prima volta
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Per festeggiare i trent’anni di un universo narrativo vastissimo, per lo più ignoto ai fan italiani della saga degli alieni targati 20th Century Fox, è il momento di raccontare un viaggio lungo e difficoltoso, fatto di grandi traguardi e cocenti delusioni, di risultati emozionanti e cadute di stile brucianti, presentando sia la storia americana dei fumetti di Alien e Predator sia la loro burrascosa vita italiana.
In appendice al testo c’è una “Guida al fumetto alieno” con tutte le informazioni utili per potersi districare in trent’anni di storie di Alien e Predator. -
Lucius Etruscus è vice-curatore di ThrillerMagazine e redattore di SherlockMagazine, gestore del database “Gli Archivi di Uruk” e di vari altri blog come il CitaScacchi (blog e sito). Scrive saggi su riviste on line, ha partecipato (sia come giuria che come autore) al romanzo corale “Chi ha ucciso Carlo Lucarelli?” (Bacchilega Editore) e su ThrillerMagazine ha iniziato a raccontare le indagini del detective bibliofilo Marlowe... non “quel” Marlowe, i cui retroscena sono presentati nel blog NonQuelMarlowe.
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Anteprima del libro
Storia dei fumetti di Alien e Predator - Lucius Etruscus
Lucius Etruscus
Storia dei fumetti
di Alien e Predator
1988-2018
Trent’anni di universo narrativo
raccontato per la prima volta
Crediti
Prima edizione digitale: maggio 2019
In copertina: elaborazione dell’autore.
Scrivetemi o venitemi a trovare su google+, twitter e tumblr: visitate anche la mia pagina autore su Amazon.
Trama
Tornato in edicola nel 2017 grazie alla casa editrice saldaPress, l’universo a fumetti di Alien e Predator è rimasto per decenni appannaggio di una cerchia ristrettissima di appassionati italiani, molto spesso costretti a leggere le storie in lingua originale per via dello scarso successo ottenuto da chi ha provato a far conoscere una narrativa di intrattenimento alternativa a quella supereroistica, regina delle fumetterie nostrane.
Per festeggiare i trent’anni di un universo narrativo vastissimo, per lo più ignoto ai fan italiani della saga degli alieni targati 20th Century Fox, è il momento di raccontare un viaggio lungo e difficoltoso, fatto di grandi traguardi e cocenti delusioni, di risultati emozionanti e cadute di stile brucianti, presentando sia la storia americana dei fumetti di Alien e Predator sia la loro burrascosa vita italiana.
In appendice al testo c’è una Guida al fumetto alieno
con tutte le informazioni utili per potersi districare in trent’anni di storie di Alien e Predator.
L’autore
Lucius Etruscus è vice-curatore di ThrillerMagazine e redattore di SherlockMagazine, gestore del database Gli Archivi di Uruk
e di vari altri blog, come Fumetti Etruschi
(recensioni di fumetti di ogni genere), Il Zinefilo
(dedicato al cinema di serie Z), il CitaScacchi
(citazioni scacchistiche da ogni forma di comunicazione) ed altri ancora. Scrive saggi su riviste on line, ha partecipato (sia come giuria che come autore) al romanzo corale Chi ha ucciso Carlo Lucarelli?
(Bacchilega Editore) e su ThrillerMagazine ha raccontato le indagini del detective bibliofilo Marlowe... non quel
Marlowe, i cui retroscena (ed altro ancora) sono narrati nel blog NonQuelMarlowe
.
Storia dei fumetti
di Alien e Predator
Introduzione
Quando una casa cinematografica importante decide di investire nella produzione di un film dalle grandi aspettative, l’uscita della pellicola in questione è immediatamente preceduta da materiale pubblicitario di varia natura, fra cui è facile trovare la versione a fumetti della sceneggiatura: purtroppo quest’ultima gode in genere di pessima stima da parte del pubblico, forse perché è considerato un fumetto non ispirato
, derivativo o per altri motivi non meglio chiari. Questo ha creato seri problemi quando invece sono stati presentati fumetti ispirati
e per nulla derivativi, visto che hanno dovuto combattere contro pregiudizi e chiusure mentali.
In occasione dell’uscita di Alien (1979) la rivista statunitense Heavy Metal
– basata sulla francese Métal Hurlant
dove lavorava Moebius, amico e un tempo collega di Dan O’Bannon – ha pubblicato la versione a fumetti della sceneggiatura del film, a cui ha lavorato O’Bannon stesso: a poco sono serviti i disegni di altissima qualità o la possibilità per i lettori di conoscere alcune parti tagliate della storia che solamente vent’anni dopo sarebbero (in parte) venute alla luce. Quello rimane il fumetto del film
e questa espressione è altamente infamante, come dimostrano i distributori italiani che si sono ricordati
del fumetto solo nel 2014.
La nostra storia prende il via una decina d’anni dopo quell’iniziativa, quando cioè una coraggiosa casa di fumetti alternativi prende la più alternativa delle decisioni: presentare storie ispirate ad una saga filmica ma del tutto indipendenti. Una scelta ardita e per fortuna immediatamente coronata dal successo di pubblico.
Questo saggio si prefigge di raccontare, per la prima volta e in modo completo, la nascita, lo sviluppo e (purtroppo) l’apparente declino del mondo dei fumetti di Alien e Predator, parte integrante ed addirittura (come si vedrà) fondante dell’universo alieno espanso. Molti amano i film di Alien, molti amano i videogiochi di Alien, molti amano i fumetti di Alien: un numero straordinariamente esiguo di persone – compresi gli esperti del settore, per loro stessa ammissione – conoscono o si preoccupano di tutti i vari mondi che compongono questo universo. Ecco perché questa storia va raccontata in modo multimediale
, così da dare un’idea della portata e della vastità di questo universo.
Tutte le fonti da cui ho attinto informazioni sono citate nel testo, tutte le dichiarazioni riportate tra virgolette sono tradotte da me (dove non meglio specificato) e tutte le interviste citate possono essere lette per intero nel mio blog 30 anni di Aliens
, sempre tradotte da me. Nello stesso blog possono essere trovate le informazioni della Guida al fumetto di Alien e Predator in Italia
, in costante aggiornamento: la versione che riporto qui è quella ferma al maggio 2019.
Per qualsiasi commento non esitate a contattarmi sul blog, dovremo potremo discutere di argomenti alieni
, ma sottolineo che quelle riportate in questo saggio non sono mie opinioni da fan
– a parte qualche commento personale che mi è sfuggito qua e là: alla fin fine sono umano anch’io! – bensì la narrazione in forma cronologica di fatti registrati e comprovabili. Per polemizzare
, come fanno i più appassionati tra i fan, c’è appunto il blog.
1. La scomparsa di Ripley
Perché esiste il fumetto di Alien (1979) ma non quello di Aliens (1986)? All’epoca era pratica molto comune per le grandi case presentare il fumetto del film
, come mai un grande successo del momento come quello diretto da James Cameron non ne ha avuto nessuno? La risposta è spinosa e soprattutto piena di conseguenze.
Gli anni Ottanta sono un periodo strano: il cinema è ancora il medium più ricco e più influente, e questo mette strane idee in mente agli attori. Così si propaga un mito che ha origini antiche ma i giorni ormai contati, cioè il mito dell’attore incastrato nel proprio personaggio. È una leggenda metropolitana che gira sin da quando il cinema era giovane, e le storie di attori che hanno sofferto perché chiamati a ricoprire sempre e solo una parte si moltiplicano: quello che le storie non dicono, però, è che se non fosse per quell’unico personaggio amato dal pubblico, nessuno ricorderebbe quegli attori, la cui carriera ha sfornato decine e decine di film che quasi mai meritano di essere ricordati.
Sigourney Weaver negli anni Ottanta sta volando rapidamente all’apice della sua carriera, dopo una delle gavette più veloci della storia del cinema: all’epoca è ancora possibile sfondare
con un solo film, come dimostra il suo collega William Hurt. Quando i due lavorano insieme in Uno scomodo testimone (1981), Sigourney e William sono entrambi diventati attori cinematografici di prima categoria esordendo da protagonisti, con al massimo qualche minuscola comparsata televisiva come veloce esperienza. La vetta è vicina e Sigourney ha tutta l’intenzione di scalarla. A parte il suo ruolo secondario in Ghostbusters (1984), quando nell’estate del 1986 esce Aliens l’attrice è abituata ai ruoli protagonisti, e quella è la prima volta che ripete un personaggio. Seguendo il precetto che un attore serio
non si fossilizza, sta cambiando continuamente genere: dalla spy story alla commedia, dall’impegno civile al drammatico, non vuole finire inquadrata in un’unica categoria perché teme la limiterebbe come attrice. Colleziona un successo dopo l’altro ed è un’attrice richiesta, così quando Aliens dimostra di essere un grande incasso e i produttori le mettono davanti agli occhi un contratto per altri due film della saga, l’attrice firma ma mette bene in chiaro la sua condizione: il terzo film lei non lo fa, al massimo torna nel quarto giusto per morire. Basta con questo personaggio, che già ha ripreso controvoglia nel secondo film.
Gli anni Novanta sono dietro l’angolo, e peggio ancora ci sono i Duemila: l’attrice non sa ancora che una serie di insuccessi la relegherà a piccoli ruoli e che malgrado i suoi grandi sforzi di evitare la fossilizzazione
rimarrà fossilizzata; Sigourney Weaver, che ha fatto di tutto per non rimanere incastrata nel ruolo di Ripley, oggi è ricordata esclusivamente per il ruolo di Ripley, malgrado abbia speso ogni sua energia per dimostrarsi capace di qualsiasi altro ruolo. Non è una sua colpa, è il cinema che le è morto sotto i piedi, e alla fine Sigourney è arrivata alla stessa conclusione di altri suoi colleghi: tocca ringraziare di avere almeno un ruolo che ci apra le porte delle convention – occasione per far viaggiare soldi a fiumi – e ci faccia avere piccole parti a pioggia, inutili ma almeno ben pagate. Sigourney non ha sofferto la sua condizione come Mark Hamill, per anni disperato perché visto solo ed esclusivamente come Luke Skywalker: oggi però entrambi gli attori hanno preso coscienza della situazione e sono i primi a sfruttare la loro condizione di fossilizzati
. Interpretano ottimi film e spesso hanno ottime parti, ma nessuno spettatore lo nota: sono solo Ripley e Luke.
Nel 1987 questo è ancora tutto di là da venire e Sigourney può permettersi di rifiutare un’altra avventura di Ripley, il personaggio che ha cercato in tutti i modi di modificare ma aveva davanti una montagna impossibile da scalare: una montagna chiamata James Cameron. L’attrice le ha provate tutte per non porsi sullo schermo come la versione femminile di Rambo, ma alla fine è esattamente questo quello che è successo, ed è questo quello che scrivono i critici. Sigourney alle conferenze stampa continua a ripetere che è un film di madri
– Ripley e la Regina Aliena sono entrambe madri che perdono figli – ma nessuno capisce, semplicemente perché la scena in cui viene detto che Ripley è madre nessuno la vedrà per molti anni ancora, nel film al massimo è una madre adottiva, della piccola Newt. Troppo poco.
Nel 1987 dunque la casa Brandywine di Walter Hill, Gordon Carroll e David Giler – la casa-madre del marchio Alien – ha il via libera dalla Fox per preparare un Alien III senza Ripley. Leggenda vuole che durante le ferie estive Hill abbia letto sulla spiaggia un romanzo che l’ha colpito: Neuromante, di un certo William Gibson. In gamba il ragazzo, chissà se sa scrivere una storia per Alien...
2. La nascita dell’universo alieno
Come racconterà alla rivista specialistica Starlog
nel settembre 1989, William Gibson viene contattato dai produttori del terzo film della saga (plausibilmente Hill e Giler) che gli mettono in mano un fascicolo di quindici pagine: il soggetto indicativo su cui il romanziere può lavorare a proprio piacimento, aiutandosi con alcune illustrazioni dell’artista svizzero H.R. Giger e foto di scena, rappresentanti fondali e scenari scartati dai precedenti film e quindi riutilizzabili senza problemi.
È un periodo d’oro per Gibson, i suoi romanzi hanno successo e lui sta seriamente pensando di darsi al cinema: quella di Alien III è l’occasione di lancio perfetta. Legge il brogliaccio che gli è stato consegnato e scopre trattarsi di un soggetto addirittura fantapolitico: nel futuro USA e URSS saranno in piena Guerra Fredda anche nello spazio! Torna l’astronave Sulaco dopo gli eventi del secondo film e al suo interno oltre ai pochi superstiti c’è anche un alieno: un’arma fenomenale che potrebbe far vincere definitivamente una delle due fazioni in guerra, nella loro perenne corsa agli armamenti. Mentre Gibson si siede a scrivere la sua sceneggiatura il muro di Berlino è ancora in piedi (cadrà due mesi dopo la citata intervista) e nessuno sospetta che di lì a qualche anno l’Unione Sovietica crollerà: malgrado la scottante attualità del soggetto, ciò non toglie che il risultato è al di sotto della sufficienza.
In seguito nascerà la leggenda che il romanziere abbia rinunciato al progetto per solidarietà con lo sciopero degli sceneggiatori – da marzo ad agosto del 1988 – ma visto che questa versione regge poco, si darà poi la colpa ad un cambio ai vertici della 20th Century Fox, ma rimane il fatto che il risultato è pessimo, come possono scoprire i lettori del 2018, visto che quella sceneggiatura è stata trasformata in una saga a fumetti. (Chi segue il mio blog 30 anni di Aliens
già aveva letto il copione di Gibson nella mia traduzione completa.) La prima cosa che fa il romanziere è cambiare