Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Io, Oskar Maria Filippo del Colmello
Io, Oskar Maria Filippo del Colmello
Io, Oskar Maria Filippo del Colmello
E-book151 pagine2 ore

Io, Oskar Maria Filippo del Colmello

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Il protagonista principale di questo romanzo per ragazzi è un cane, Oskar Maria Filippo del Colmello, che narra la sua vita dal momento in cui, cucciolo inesperto, è stato scelto da una giovane donna. Lei e lui, una ragazza e un "quattro-zampe", affrontano insieme in un lungo percorso comune momenti gioiosi e dolorosi, avventure e scoperte, consolidando la profonda amicizia che li lega, che non è fatta solo di giochi, allegria, affinità di gusti, armonia, affetto ma anche di discussioni, liti, differenze, critiche e autocritiche. Il testo è anche corredato di Schede di Lavoro per un eventuale utilizzo come testo di lettura scolastica.
LinguaItaliano
Data di uscita7 mar 2019
ISBN9788831603430
Io, Oskar Maria Filippo del Colmello

Correlato a Io, Oskar Maria Filippo del Colmello

Ebook correlati

Animali per bambini per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Io, Oskar Maria Filippo del Colmello

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Io, Oskar Maria Filippo del Colmello - Marina Catalano-Mc Vey

    www.marinacatalanomcvey.com

    PREFAZIONE

    Il protagonista principale di questo romanzo è un cane, Oskar Maria Filippo del Colmello, che narra la sua vita dal momento in cui, cucciolo inesperto, è stato scelto da una giovane donna. Lei e lui, una ragazza e un quattro-zampe, affrontano insieme in un lungo percorso comune momenti gioiosi e dolorosi, avventure e scoperte, consolidando la profonda amicizia che li lega, che non è fatta solo di giochi, allegria, affinità di gusti, armonia, affetto ma anche di discussioni, liti, differenze, critiche e autocritiche.

    Oskar osserva, analizza dal suo punto di vista e a volte critica i comportamenti umani descrivendo le assurdità, bizzarrie e incongruenze che nota.

    L’intenzione del libro è di coinvolgere i giovani lettori in modo divertente nella discussione di vari temi importanti fra cui: il senso dell’amicizia, il rispetto verso gli altri, la famiglia, le difficoltà della crescita, la lealtà e la comprensione, il mondo umano e quello animale, il pacifismo, la tutela della Natura e le conseguenze dell’inquinamento, la vita in città e quella in campagna, il mondo dell’emigrazione.

    Il testo è anche corredato di Schede di Lavoro per un eventuale utilizzo come testo di lettura scolastica.

    Oskar Maria Filippo del Colmello è vissuto realmente. Con me e la mia famiglia ha condiviso sedici anni e molti eventi. Questo libro è dedicato a lui, mio prezioso amico, adorato compagno di giochi dei miei figli, beniamino dei miei scolari che amavano ascoltarne la storia. Quando ci ha lasciato, ha portato via con sé un pezzo del mio cuore.

    I

    ERBA COLOR SMERALDO

    Era una giornata di sole e faceva tanto caldo. Ammonticchiato con i miei fratelli e sorelle dormivo beato sotto un ciliegio nel giardino della casa colonica dove sono nato. Eravamo otto cuccioli dal manto bianco arancio, alcuni più cicciotti, altri più minuti. Ce ne stavamo vicini, vicini uno sull’altro. Si stava bene così, a parte un fratello grassoccio che a volte mi pesava sullo stomaco e mi toglieva il respiro. Per giocare avevamo una corda, uno straccio e qualche osso. Il latte che ci davano era orribile! Se penso a quello che prendevamo dalla mamma mi viene male! Non so bene che cosa sia accaduto. La mia padrona ora racconta che la mamma è morta quando noi cuccioli avevamo un mese. Io non so nulla, so solo che bevevo latte buonissimo e che poi di colpo è diventato una porcheria.

    L’erba intorno a noi era verde e tenera ed era piacevolissimo ruzzolarci in mezzo con il naso dentro. Ricordo che il prato che ci ospitava era molto grande e così pure il ciliegio attorno al quale correvamo o dormivamo o su cui cercavamo di arrampicarci. Poco per volta, però, il prato ci sembrava diventasse sempre più piccolo, quasi un fazzoletto. Crescevamo a vista d’occhio, diceva la gente che ci camminava accanto e si fermava a guardarci. A volte qualcuno si metteva a giocare con noi. Ci offriva un dito da mordicchiare, un filo d’erba da distruggere a morsi, una pallina salterina o un bastoncino. Bei giochi davvero. Noi ci caracollavamo di qua e di là e ci rubavamo palla e bastone. La gente rideva forte. Non so che ci fosse da ridere ma loro si divertivano.

    Si stava bene là, se non fosse stato per un insieme di fili (li chiamavano rete) in cui sbattevamo sempre il naso o rimaneva impigliata una zampetta. Strano. Quando stavamo sotto il ciliegio vedevamo altri cani molto grandi in fondo al prato. E ancora prati, alberi, fiori. Quando cercavamo di avvicinarci e raggiungerli, niente da fare. C’erano quei fili che non ci lasciavano passare. Ora che sono adulto, le reti mi fanno proprio ridere! So che si possono saltare, oplà e via di corsa. Oppure si possono superare facendoci un bel buco sotto, presto presto, quando i padroni non ti vedono. Altrimenti addio! Ci mettono quei vasi da fiori stretti, lunghi e pesanti a bloccarti la fuga. Allora, però, non sapevo niente.

    Passò il tempo. Era una bella giornata calda, stavo dicendo. Avevamo appena mangiato e il fratello ciccione si era addormentato sulla mia pancia. Cercai di spostarlo ma niente. Impossibile. Allora mi alzai a fatica e lui rotolò da un lato. Mi stiracchiai per schiarirmi le idee. E fu proprio in quel momento che udii:

    Com’è bello quel cucciolotto lì, guarda Silvio, guardalo… quello che si stiracchia! Ha gli occhi verdissimi come l’erba! Sono tutti belli ma quello lì ha un qualcosa… non so… guarda l’espressione! Chissà quanto costa.

    Aprii un occhio (e mi accorsi che guardavano proprio me), poi l’altro e intanto pensavo come diavolo facesse quella ragazza lì a dire che avevo gli occhi verdissimi se li tenevo chiusi! Era poi vero che erano verdi? Com’era poi quel discorso del quanto costa? Che voleva dire? Allora non lo sapevo. Ora sì: la padrona mi dice sempre quanto costa il mio pappone o lo spray disinfettante o lo shampoo o il biglietto del treno. Dice che le costo un occhio della testa e mi chiede anche che cosa faccio per guadagnarmi la vita! L’ingrata! Dove la mette la compagnia che le faccio? E le feste quando torna a casa? O la guardia a lei, alle sue cose e alla casa?

    Poi quella voce se ne andò. Non ero neanche riuscito a vedere bene chi fossero quei due. Intanto si risvegliò mia sorella, quella con il pelo corto (io l’ho sempre avuto più lungo) e tante più macchie sul muso. Sbadigliò, mi guardò assonnata e mi chiese: perché non dormi? Le raccontai quello che avevo sentito, le domandai se i miei occhi fossero verdi come l’erba. Lei sbatté le orecchie e rispose:

    Tu hai troppa fantasia, mio caro! Vieni a giocare con la pezza.

    Era divertente giocare con lei: era forte e allegra. Tiravamo, strattonavamo la pezza finché sentivamo crack. Allora scappavamo via saltando addosso ai fratelli addormentati. Quella volta, però, mentre tiravamo lo straccio, udii nuovamente quella voce, quelle parole: cucciolotto, occhi verdi, quanto costa. Continuai a tirare la pezza (non mi andava infatti di perdere la partita con mia sorella) e guardai con un occhio solo chi stesse parlando. In quel momento una mano grande mi prese su e dovetti mollare la presa. Mi trovai fra le braccia di una ragazza che mi accarezzò ridendo. Aveva sul viso due cosi rotondi (ora so che si chiamano occhiali) e mani calde e comode.

    Che bel cucciolo, esclamò ridendo. Lo chiamerei Oskar Maria Filippo se potessi prenderlo. Ma mia madre non vuole…

    Mi carezzò le orecchie delicatamente e il codino. Si meravigliò molto perché era così corto (a me però sembrava normale!), poi disse qualcosa sul mio naso che non capii e mi rimise sul prato. Che meraviglia quelle carezze, a pensarci bene!

    La ragazza con gli occhiali tornò nel pomeriggio. Non rideva più ma parlava forte con una donna che diceva ogni tanto:

    No, no… e poi è un legame. Chi lo porta fuori? E quando andiamo via che facciamo? No, no…

    La ragazza non mi prese su nelle sue mani calde. Se ne andò fissandomi.

    Quel giorno vennero tante persone. Ci passavano vicino ma non ci guardavano. Rimasi tutto il giorno vicino alla rete in osservazione. Non potevamo più giocare con lo straccio perché era tutto rotto. Imparai allora a fare i buchi nel terreno e feci conoscenza con uno strano animaletto lungo, lungo che s’infilava nella terra. Mentre a sera stavo giocando con quel mio nuovo amico (ma qualcosa mi diceva che lui non si divertisse con me), sentii la voce della ragazza con gli occhiali. Rideva forte adesso! Sventolava qualcosa in mano e parlava a un tizio con la barba.

    Che emozione, Silvio, dare questi soldi in cambio del cucciolo, una cosa viva e tanto desiderata! Con la mamma poi vedremo… ora dice che non lo vuole ma poi lo adorerà, ne sono certa!

    Così divenni Oskar Maria Filippo del Colmello, con tanto di pedigree stratosferico e passaporto che mi descrivono. Nato a: Canile del Colmello. Data: il 3 luglio 1971. Razza: Epagneul Breton, cane da caccia nato da madre Lara (allevamento Savoni, vincitrice di concorsi) e padre Zorro II° (allevamento del Colmello, vincitore di concorsi). Sesso maschile, taglia media, manto bianco arancio, codino tronco. Certificazione di garanzia di pura razza.

    Mi tirarono su, mi carezzarono e mi bucarono con un coso stretto e lungo. Ora so che si tratta di siringhe e vaccinazioni. Le fanno per non farmi prendere brutte malattie, dice la padrona. Sarà così. Ma che male! Quando mi portano dal dottore, ancora adesso piango tutto il tragitto in auto. Non solo per l’iniezione. Là dal dottore c’è un San Bernardo libero. È un cane che non finisce più! E mi guarda sempre in modo strano. Inoltre, quel dottore è il medico del macello che si trova nelle vicinanze! Ogni tanto si sentono spari e pianti di bestie. Capirete bene che ho paura: è un incubo tutte le volte. La mia padrona, però, non lo vuol capire. Potrebbe almeno cambiare dottore… ma dice che è tanto bravo quello lì, che ama molto gli animali… sarà anche vero, però… non mi convince.

    Ecco i soldi e grazie, è un cucciolo bellissimo! disse la ragazza.

    Poi mi carezzò e mi baciò sul naso (disse che era così rosa!) Mi mise in una cassetta di legno che appoggiò alla pancia e ballonzolando ce ne andammo. Il tizio con la barba la seguì borbottando E la mamma chi la sente!

    Non pensarci, la convinceremo, rispose la ragazza.

    II

    VERSO UNA NUOVA VITA

    Salimmo in una cosa piena di rumori da tutte le parti, che si muoveva e saltellava. Io stavo sulle ginocchia del ragazzo. Ridevano forte e mi carezzavano tutti e due adesso. Tutto si muoveva però lì dentro e a un certo punto mi sentii male, mi si torse lo stomaco e vomitai sporcando la cassetta.

    Eh no, cucciolo! Cominciamo male. Se fai così, la mamma sbatte fuori di casa te e noi! dissero entrambi.

    Questa mamma doveva essere molto cattiva, pensai. Loro ridevano parlando. Ero proprio perplesso. Per fortuna ci fermammo. Mi presero e mi misero vicino a un albero grandissimo su un ciuffo d’erba che mi solleticava la pancia.

    Su, Oskar, disse la padrona. Fai la pipì prima di andare a casa. Qui c’è un albero… alza la zampetta!

    Io la fissai allibito: pipì, albero, alza la zampetta? Ma che è, matta? Che vuol dire? Siccome insisteva, mi girai, annusai l’erba vicino all’albero e poi guardai i padroni.

    Va bene, dissero loro. Non la vuoi fare. Andiamo a casa, ti diamo il latte e poi torniamo qui. Speriamo in bene!

    Lei mi prese in braccio e andammo su per le scale (ora so che sono scale e che è divertente salirle e scenderle di corsa! Allora, invece, mi sembravano tanto strane). Lì vidi la signora che aveva detto no, no. Non mi guardò nemmeno. Disse qualcosa che non capii e se ne andò ignorandomi. La mia padrona mi mise in una cassetta arancione piena di stracci e mi disse:

    Questa è la tua cuccia, Oskar. Ci starai bene. È bella calda.

    Calda veramente no… e bella

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1