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Uan sapone taim... (c'era una volta...)
Uan sapone taim... (c'era una volta...)
Uan sapone taim... (c'era una volta...)
E-book162 pagine2 ore

Uan sapone taim... (c'era una volta...)

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Info su questo ebook

Uan sapone taim, o, come scrivono quelli che sanno bene l’inglese, Once upon a time.
C’era una volta, insomma!
La formula di rito con cui iniziano tutte le favole. Ed è proprio nel Paese delle Favole che voglio portare Voi, cari lettori, con questo libro.
Un Paese in cui conoscerete una biro assai particolare, un detective dal grande fiuto, una ragazza un po' in sovrappeso, un bullo, un mago che realizza qualsiasi desiderio, un uomo incredibilmente ricco, una mucca dagli strani poteri, e tanti altri personaggi.
E poi assisterete a un singolare concorso di bontà…
E ancora scoprirete che fine ha fatto il postino, chi ha rubato il trono del re, cosa succede quando una mano si ribella e cosa può fare un po' di sapone negli occhi...
Insomma tante cose da scoprire che spero vi facciano trascorrere momenti divertenti, piacevoli e spensierati sia durante la lettura che (perché no?) dopo; perché vivere felici e contenti non è un privilegio di cui devono godere solo i personaggi delle favole.
LinguaItaliano
Data di uscita1 ago 2023
ISBN9791222432915
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    Anteprima del libro

    Uan sapone taim... (c'era una volta...) - Giuseppe Torraca

    Prefazione

    Uan sapone taim, o, come scrivono quelli che sanno bene l’inglese, Once upon a time.

    C’era una volta, insomma!

    La formula di rito con cui iniziano tutte le favole. Ed è proprio nel Paese delle Favole che voglio portare Voi, cari lettori, con questo libro.

    Un Paese in cui conoscerete una biro assai particolare, un detective dal grande fiuto, una ragazza un po' in sovrappeso, un bullo, un mago che realizza qualsiasi desiderio, un uomo incredibilmente ricco, una mucca dagli strani poteri, e tanti altri personaggi.

    E poi assisterete a un singolare concorso di bontà…

    E ancora scoprirete che fine ha fatto il postino, chi ha rubato il trono del re, cosa succede quando una mano si ribella e cosa può fare un po' di sapone negli occhi...

    Insomma tante cose da scoprire che spero vi facciano trascorrere momenti divertenti, piacevoli e spensierati sia durante la lettura che (perché no?) dopo; perché vivere felici e contenti non è  un privilegio di cui devono godere solo i personaggi delle favole.

    Sommario

    TRIPPOLICCHIA

    IL POSTINO

    IL CONCORSO DI BONTA'

    LA BIRO

    IL BULLO

    I DESIDERI

    LA MANO

    LA MUCCA

    IL SAPONE

    TRIPPOLICCHIA

    C'era una volta una bambina un po' cicciottella che si chiamava Trippolicchia. I suoi genitori le volevano molto bene, i suoi cani le volevano molto bene, i suoi pesciolini rossi le volevano molto bene, le sue bambole le volevano molto bene, i suoi vestiti le volevano molto bene, i suoi compagni di scuola… non le volevano molto bene. Anzi, con lei erano proprio cattivi. Passavano tutto il tempo a prenderla in giro per il suo peso, e per questo lei piangeva sempre quando era a scuola. E così i suoi compagni oltre a chiamarla cicciona la chiamavano anche frignona. Fino a che un giorno, Trippolicchia, tra una lacrima e l'altra, decise di reagire.

    Quel giorno, dopo la scuola si mise a seguire, senza farsi vedere, uno di quei mascalzoni che si divertiva tanto a prenderla in giro. Aspettò di raggiungere un posto isolato e poi lo affrontò. Inizialmente aveva deciso di dirgliene quattro, e di fargli capire, grazie alla sua straordinaria eloquenza, quanto meschino, vigliacco e vergognoso fosse il suo comportamento denigratorio; però, già dopo le prime parole, si rese conto che lei non aveva una straordinaria eloquenza. Le venne allora in mente che sua mamma ripeteva spesso che la penna è più potente della spada, e allora tirò fuori una penna dallo zaino e la conficcò nel collo del suo compagno. E poi, giusto per testare ulteriormente la forza della penna,  gliela conficcò un'altra decina di volta nel cuore, nello stomaco e do cojo cojo. Quando il suo compagno stramazzò a terra sanguinante e senza vita si rese conto che sua mamma aveva ragione. Legò poi il corpo con dei pesanti massi e lo buttò nel profondo fiume che passava lì vicino.

    Quella sera Trippolicchia tornò a casa  felice e soddisfatta per aver trovato un'ottima soluzione a tutti i suoi problemi.

    Da quel giorno molti altri bambini sparirono. Nessun posto sembrava essere sicuro, Qualcuno spariva a scuola, qualcun altro mentre stava giocando al parco, altri ancora quando erano a casa. Trippolicchia era diventata una vera esperta nel prendere il nemico alla sprovvista e nel liquidarlo rapidamente. Ogni volta usava metodi diversi, a volte li strangolava usando un fil di ferro, altre li sbuchettava a suon di coltellate, altre ancora li fracassava le ossa usando bastoni o sassi. Era anche diventata un'esperta di kung fu, guardando i film di Bruce Lee, e questo le aveva permesso in più di un'occasione di eliminare contemporaneamente gruppetti di tre o quattro bambini alla volta.

    Anche per far sparire i corpi amava variare metodo. Talvolta li scioglieva nell'acido, altre volte tagliava a pezzettini i cadaveri e poi sparpagliava i resti sotterrandoli in luoghi lontani tra loro, altre ancora faceva divorare i corpi da un branco di lupi con cui aveva stretto amicizia nel bosco.

    Dopo pochi mesi nel paese erano rimasti si e no una decina di bambini. Tutti gli abitanti ormai vivevano nel terrore. Si era pensato a un serial killero a un serial rapitor, qualcuno parlava di rapimenti alieni, altri di sparizioni in dimensioni parallele, qualcun altro ancora ipotizzava che i bambini si fossero trasformati in piante e a supporto di questa ipotesi adducevano il fatto che, a loro dire, nella foresta, il numero di alberi fosse cresciuto negli ultimi tempi. Qualunque fosse la spiegazione, nessuno voleva più lasciare soli i propri figli e così li seguivano ovunque, anche quando andavano in bagno.

    Anche i genitori di Trippolicchia erano molto preoccupati, e, un giorno, decisero di lasciare il paese e trasferirsi in città. Ma ben presto anche qui iniziarono a verificarsi le sparizioni dei bambini. Così, sempre più preoccupati per l'incolumità della loro creaturina, si trasferirono nuovamente e, pensando che fosse quella regione a essere maledetta, decisero di passare direttamente nella regione accanto e poi in quella accanto ancora e, di regione in regione, le provarono quasi tutte, ma non ci fu niente da fare. Ovunque andassero, poco dopo, iniziavano le angosciose sparizioni. Quando ormai le regioni del Paese delle Favole in cui tentare la sorte iniziavano a scarseggiare, ebbero un’idea.

    Dall'altra parte del Pianeta esisteva un continente che si chiamava Paradisland.  In diecimila anni di storia nessun fatto di sangue e, addirittura, nessun crimine vi si era mai verificato, e, allora, convinti di aver trovato  finalmente il posto perfetto, tutta la famiglia di Trippolicchia si trasferì lì. Ed effettivamente quello era un posto meraviglioso. La gente era sempre gentile ed educata e, con grande sorpresa di Trippolicchia, nessun bambino la prendeva in giro. Eppure, nonostante questa lieta situazione, la nostra tonda bambinetta era, stranamente, infelice. Ben presto si rese conto che si era talmente abituata a fare fuori i suoi coetanei che quel passatempo le mancava. Così decise che, anche se non gliene davano motivo, avrebbe continuato la sua attività di decimazione infantile.

    In breve Paradisland perse il suo primato di continente no crimine, e il fatto fece molto scalpore.

    Quando scomparve il primo bambino, la notizia ebbe una risonanza planetaria: tutti i giornali dedicarono dalla prima all'ultima pagina, articoli allo straordinario evento. Le trasmissioni televisive non parlarono d’altro per giorni. E a Paradisland fu istituita una cosa che, fino ad allora, visto l'assenza di crimine, non era mai esistita: la Polizia. E nei mesi successivi ebbe molto da fare visto che le sparizioni di bambini si ripetevano a velocità vertiginosa.

    A questo punto i genitori di Trippolicchia iniziarono ad avere un piccolo sospetto...

    Non è che, niente niente, tutti questi crimini sono collegati alla nostra adorabile bambina? si chiesero i genitori di Trippolicchia.

    Ovunque va lei, i suoi coetanei spariscono. Vuoi vedere che nostra figlia porta sfiga!?

    E così, preoccupati che il loro tesoruccio fosse latrice di malasorte decisero di correre ai ripari. Sapevano quanto terribile e angosciante potesse essere la vita di chi viene additato come jettatore. Un loro lontano cugino aveva la nomea di portare sfortuna: tutti cercavano di evitarlo e quando lo incontravano sapevano solo fare gesti scaramantici. Un intraprendente imprenditore della zona era diventato miliardario brevettando e vendendo a tutta la popolazione vari gadget e amuleti anti-sfiga, fino a che, un brutto giorno, il loro cugino sempre più solo, disperato e odiato, decise di farla finita e  si gettò sotto un treno. No! La loro Trippolicchia non avrebbe mai passato quel calvario. Loro l'avrebbero salvata!

    Decisero di portarla dal Mago Cialtronio, un tipo che avevano visto su una tv locale e che assicurava di essere chiaroveggente, cartomante, esperto di oroscopo, tarocchi,  filtri d’amore, d’affetto e d’amicizia, amuleti di ogni genere e magia bianca, nera, rossa e a pois. Non volevano traumatizzare Trippolicchia rivelandole che sospettavano fosse una jettatrice, così le raccontarono che la stavano portando da un grande luminare perchè le curasse il mal di testa.

    Ma io non ho il mal di testa... disse Trippolicchia; e così le tirarono un cazzotto sulla nuca per farglielo venire.

    Il Mago si comportò in modo molto professionale. Recitò formule misteriose in una lingua ancora più misterosa, accese incensi, spruzzò acqua benedetta addosso alla bambina e le fece bere un intruglio a base di stinco di  triceratopo nano del Sud Est Oceanico. Poi, incassati i suoi 600 milioni di compenso, li mandò via  dichiarando Trippolicchia perfettamente guarita. Ma Trippolicchia non era una stupida e aveva capito che quello non era un grande luminare della medicina.

    Mamma. Papà, disse la povera creatura tra le lacrime, perchè mi avete portato da quell'uomo? Era un esorcista vero? Pensate che io sia posseduta?

    No tesoro mio, rispose la mamma, ma cosa dici? Era un dottore! Addirittura un premio nobel!

    No, no, no. Non sono stupida! Era un esorcista! e si mise a piangere e a urlare come una disperata.

    Di fronte a quel fiume di angoscia e di dolore che stava distruggendo la loro piccolina, non ce la fecero più a reggere il gioco. Non potevano permettere che la luce dei loro occhi credesse di essere indemoniata. Meglio dirle la verità.

    Amoruccio della mamma, le disse la genitrice, non sei indemoniata, credimi, è solo che porti sfiga!

    Porto sfiga?, chiese Trippolicchia toccando ferro. Ma ne sei sicura?

    Temo di sì, continuò il padre. Non c'è altra spiegazione. In tutti i posti dove siamo stati i tuoi coetanei sono spariti in massa

    Trippolicchia scoppiò a ridere. Ma è tutto qui?, chiese lei. Ma allora potete stare tranquilli, non porto sfiga... E così spiegò loro che i bambini erano spariti perchè li aveva fatti fuori lei.

    A sentire questo i genitori restarono ammutoliti. Poi, passato lo sbigottimento, tirarono  un sospiro di sollievo e corsero ad abbracciare la loro figlioletta.

    Ma è meraviglioso! dissero, Allora non porti sfortuna! Che notizia stupenda!

    E così, allontanato per sempre l'incubo di avere una figlia jettatrice, non smettevano di abbracciarla e di baciarla per la gioia. E quella sera organizzarono una grande festa che chiamarono Festa del Ringraziamento e decisero che ogni anno, in quella data, l'avrebbero rifatta.

    E lieti, sereni e sollevati vissero tutti felici e contenti.

    IL POSTINO

    C’era una volta un Re. Ogni anno, in occasione del compleanno della sua unica figlia, era solito organizzare una sontuosa festa alla quale invitava tutti i nobili del Pese delle Favole,  tutti i maghi, tutte le fate, tutti i vip che avevano avuto una copertina sulle riviste di gossip e persino tutte le streghe, anche quelle che non appartenevano al mondo dello spettacolo.

    Quell'anno la Principessina compiva diciotto anni e allora il Re decise che era il caso di fare una festa ancora più grande del solito. Fece preparare dalle tipografie del Castello centinaia di migliaia di biglietti di invito e li affidò tutti al suo postino di fiducia che per quarantacinque giorni e quarantacinque notti dovette, senza sosta, correre da una  parte all'altra dell'immenso regno per consegnare personalmente ad ogni invitato il proprio invito. Non gli era consentito fermarsi nè per mangiare né per dormire e il Re gli aveva giurato  che se mai avesse dimenticato anche solo un invitato lo attendeva la morte.

    Il giorno della festa il Castello era gremito di persone, di addobbi, di cibo, di telefonini che scattavano selfie e si poteva senz'altro dire che quella era la festa più maestosa che regnante avesse mai organizzato. Mentre la Principessina stava per dare inizio alle danze, entrò nella sala della festa la strega Istericchia urlando e inveendo contro il padrone di casa.

    Orsù che succede, per dindirindella? chiese il Re

    Tu, maledetto, hai invitato tutti a questa festa, tranne me!

    Impossibile, replicò il sovrano. Ho invitato tutti, e il mio postino aveva ordini ben precisi di non dimenticare nessuno!

    Non mentire, disse la strega, lo so che ti stai vendicando per quando eravamo piccoli e io non ti ho invitato alla mia festa di compleanno... Ma non la passerai liscia, infame! E così dicendo si girò verso la Principessa. Volevi una festa memorabile? Ebbene l'avrai. Sarai l'anima della festa! e, schioccando le dita trasformò la fanciulla in una enorme torta alla panna. Poi, senz'altro aggiungere, sparì.

    Gli invitati iniziarono subito a rumoreggiare, e, attirati dall'invitante torta alla panna che si era appena materializzata davanti a loro, le si avvicinarono pronti a mangiarsela.

    Feeeeermiiiii!, urlò il Re. Nessuno osi toccarla! Poi, chiamato il suo esercito, lo schierò a difesa della torta.

    Gli invitati vennero tutti cacciati via e lui ordinò che la torta venisse messa al sicuro in frigo, perchè se no

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