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Beltà in disegni e rime
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E-book168 pagine52 minuti

Beltà in disegni e rime

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Info su questo ebook

In quest’opera, dal titolo curioso, “Beltà in disegni e rime”, l'autore si ripropone in veste di narratore, poeta multiforme e discontinuo e, per la prima volta, ideatore di 26 gustosi abbinamenti tra composizioni in versi e tavole inneggianti la bellezza femminile, strettamente collegate tra di loro dal punto di vista illustrativo.
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2019
ISBN9788865377031
Beltà in disegni e rime

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    Anteprima del libro

    Beltà in disegni e rime - Monaldo Svampa

    possesso.

    Prefazione

    Chi si ritrovasse tra le mani la versione cartacea del presente volumetto, o ne avesse scaricato il contenuto su uno dei vari balocchi tecnologici di cui l’era contemporanea è generosa dispensiera, rimarrà forse vagamente sorpreso dalle varie forme artistiche in esso sviluppate.

    Di fatto questa mia ultima modesta fatica letteraria (e non… come comprenderà facilmente il curioso che non avrà resistito alla tentazione di darvi una sfogliata) si compone di quattro parti distinte.

    La prima, da cui il titolo del libro (Beltà in disegni e rime) rappresenta la bellezza femminile (con assai pochi veli atti a celarla) in 26 tavole cui fanno da contraltare altrettante composizioni in rima (spesso facete) che le illustrano e sono a loro legate con inusuale precisione.

    Mi sono assai divertito, se non a inventare, per lo meno a riproporre con qualche variante questa simpatica disciplina, che realizza uno spesso divertente connubio tra immagine e poesia, anche se poesia è forse in questo caso termine un po’ troppo pretenzioso: da ciò il titolo dell’opera.

    Segue, nella seconda parte, un lungo racconto in prosa, dal titolo Storia di Antropo, in cui spero di aver trovato una mano sufficientemente leggera, rispettosa e fine per delineare il rapporto dell’uomo con il suo dio, nonché l’indubbio vantaggio di quella fede che il mio protagonista acquisisce in maniera un po’… inconsueta, ma assai efficace.

    Nella terza parte il mio lettore si confronterà con 26 componimenti in versi, come al solito tra il serio e il faceto, a seconda dell’umore e l’ispirazione dell’autore, inframmezzate da una serie di tavole fuori testo di mia realizzazione.

    La quarta e ultima parte, infine, consiste di una ventina di miei disegni, per gli amanti del genere. Avrei potuto assegnare un titolo a ciascuna opera grafica (e il discorso vale anche per le tavole fuori testo contenute nella terza parte), ma ognuna di esse spero condurrà il lettore in un mondo onirico e simbolico che lascio a lui interpretare, spero con impegnativo diletto, e assegnare all’opera il titolo che a lui parrà più opportuno, personale e adatto.

    Detto questo, lungi da me il desiderio di abusare oltre della pazienza di chi si è dedicato alla lettura di queste poche righe, vi lascio senz’altro all’esame di questa modesta, variegata fatica editoriale.

    Buona lettura e buona visione.

    Alice grandicella

    Un’Alice fatta adulta,

    nuda forse per amare,

    dronte austero ora consulta

    del passato per spiare

    tra le tante meraviglie

    d’ineffabile paese

    quella che per essa sceglie

    il disegnator cortese.

    Ed accanto al dronte c’è

    (lo fumava un bruco azzurro)

    elegante un narghilè,

    mentre Alice in un sussurro

    si rammenta del suo autore,

    che per lei ancor bambina

    lunga scrisse con il cuore

    una fiaba in prosa e in rima.

    Vede sé pensosa e ardita,

    con le braccia al sen conserte,

    mentre il bruco sibarìta

    fuma languido ed inerte.

    La sua infanzia è certo piena

    d’ogni più strana avventura,

    ed i bimbi (e non) con lena

    ne fàn avida lettura.

    Eva e il serpente innamorato

    Canto assai superba Eva,

    brama e speme del serpente

    che da lei gli occhi non leva;

    la sua man posta è impudente

    sulla testa d’un demonio,

    ben perplesso, in verità,

    e se sia Caio o Sempronio

    lo scrivente non lo sa.

    Quel che so di quella serpe

    è che d’Eva è ormai invaghita,

    come un mùsico di Euterpe,

    e dà a lei rosa fiorita,

    stretta proprio fra quei denti

    sedi d’un veleno immìte,

    che travaglian sentimenti

    men che il riso di Afrodite.

    E la mela? Abbandonata

    ad un satiro bambino,

    è oramai dimenticata,

    ed ha un verme piccolino.

    Oh, demonio, sii paziente!

    Ché il serpente tuo sodàle

    oltre lei più alcun non sente,

    ed invero non è un male…

    Eva, il serpente e la mela

    Una bella oltre ogni dire,

    di cui tacerò il gran nome,

    d’un serpente tra le spire

    è finita chissà come.

    Chissà poi perché di un’ala

    il suo bel corpo è adornato…

    Al poeta che gli cala?

    Forse allude, il disgraziato,

    al contrasto tra il serpente

    ed un angelo ben strano,

    insinuando irriverente

    vieto biblico richiamo?

    Ma il serpente tien fra i denti

    quel gran frutto maledetto

    che offrì poi ai suoi sentimenti,

    e sappiam qual fu il costrutto.

    Ora il nome è disvelato,

    e scopriamo dall’indizio

    sempre l’Eva del peccato,

    e il suo periglioso sfizio.

    Ma perdona a quel profilo

    del bel volto delicato,

    se ancor oggi paghi il fìo

    dell’antico suo peccato.

    Il fauno innamorato

    Fauno stolto, e innamorato

    dei begli occhi d’una ninfa,

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