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Sott’acqua
Sott’acqua
Sott’acqua
E-book90 pagine1 ora

Sott’acqua

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Info su questo ebook

“… le anime affini non hanno bisogno di parlare, ma il solo esserci è già comunicare; le parole, quelle si travestono all’occorrenza per nascondere la verità, ma noi non ne abbiamo bisogno, ci basta un abbraccio, la forma più intensa di dialogo”.
Un pensiero vola alla sua amica più cara mentre si fa strada all’interno di un vagone affollato. Greta scende dal treno, una volta ancora come mille altre; la mente che viaggia su quello sguardo incrociato appena, le labbra serrate e il cuore in tumulto. È un passaggio breve, l’inizio di una storia nuova. 
Del resto, basta davvero poco a cambiare la direzione di una vita: una lettera rinvenuta per caso, anni prima, le ha strappato via la voce. L’uomo che più amava era un bugiardo, un traditore… Poche righe su un foglio di carta, e Greta non parla più, comunica solo per iscritto, condannandosi a un dantesco contrappasso. Ora vive sott’acqua, nel mondo ma sul fondo, scontando il peso di quella scoperta; pochi affetti sinceri, un gatto e la passione per il disegno, linee essenziali della sua semplice vita, nell’attesa che qualcuno ascolti il suo muto bisogno di aiuto e la salvi da sé stessa.


Tiziana Tolino è nata a Napoli il 24 giugno 1965. Dopo aver terminato gli studi di Ragioniere e Perito Commerciale, ha iniziato a lavorare nel settore amministrativo. 
Sott’acqua è la sua prima pubblicazione.
LinguaItaliano
Data di uscita30 apr 2023
ISBN9788830682726
Sott’acqua

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    Sott’acqua - Tiziana Tolino

    LQ.jpg

    Tolino Tiziana

    Sott’acqua

    © 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-7773-9

    I edizione maggio 2023

    Finito di stampare nel mese di aprile 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Sott’acqua

    A Iolanda

    la donna guerriero

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Ci sono giorni in cui tutto sembra possibile, bastano alcune circostanze fortunate, magari banali ad altri occhi, ma cruciali per noi, in quei casi il cielo azzurro è dalla nostra parte, ed anche il treno puntuale è dalla nostra parte… oggi è uno di quei giorni, lo sento e mi muovo come se un vento leggero mi spingesse, non ho pensieri pesanti da portare, solo progetti e fantasie.

    Cammino diretta alla stazione per prendere il treno che da Varenna mi porterà verso Milano, osservo la solita barca a motore che si allontana dal porticciolo, a bordo il solito ometto con cui non ho mai interagito ed ora è una figura indefinita.

    Questo è il mio rifugio, l’attuale sede della mia vita, per chi come me ha bisogno di ispirazione è la sede giusta; davanti acqua, elemento mutevole, alle spalle roccia, certezza di protezione, intorno armonia di forme, vicoli e casette, fiori ed alberi, insomma un bel quadro equilibrato.

    Io disegno emozioni, do forma alle mie fantasie, immaginare è l’elemento essenziale della mia vita ed oggi porto i miei bozzetti ad una società pubblicitaria di Milano.

    Lo voglio, lo voglio davvero penso mentre salgo sul treno, come se l’intensità del pensiero fosse proporzionale alla riuscita del desiderio, poi, appena mi lascio andare su uno di quei sedili consumati dal tempo, sudore e quanto la fantasia dà a disposizione, ripiombo nella consapevolezza che i miei poteri sensoriali sono solo frutto di quella pratica con cui esorcizziamo la paura della sconfitta. Mentre guardo i volti intorno a me, con totale assenza di attenzione, incrocio uno sguardo di quelli a cui non riesci a sottrarti, intenso, profondo al punto di sentirlo oltre gli occhi, come se scrutasse dentro ciò che non voglio mostrare; quello che il corpo deve saper fare è creare la giusta protezione, le mura di cinta che non puoi attraversare se io non lo concedo. Così i miei occhi sfuggono ma continuo a sentire i suoi, un volto che racchiude un mondo di sensazioni e nonostante la mia resistenza, il mio sguardo ricade su di lui, che fa quella cosa inaspettata e irresistibile: un sorriso.

    Così ha buttato giù il primo cancello ed anche il secondo e mi sento scoperta, senza difese: nulla è così potente come un bel sorriso, è qualcosa a cui non puoi rifiutarti di rispondere e quindi rispondo, ma solo un accenno, perché non mi piace regalargli subito quel pieno consenso. In questo gioco di emozioni affiora la mia compagna di turno, l’ansia, che trova sempre un posto libero accanto al mio, poi si avvicina una donna e mi chiede:

    «È libero? Posso?».

    Faccio un cenno di assenso con la testa, osservo il suo volto ed il suo abbigliamento curato, da cui traspare una forte personalità, sono i dettagli che danno i giusti indizi e lei ne ha tanti che attraggono l’attenzione, ma nel modo in cui sai che

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