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Il viaggio della mia anima
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E-book511 pagine6 ore

Il viaggio della mia anima

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Info su questo ebook

Accade spesso nella vita di essere travolti da eventi che sembrano più grandi di noi, davanti ai quali ci sentiamo impotenti e fragili. La differenza la facciamo noi e da come reagiamo a quello che ci è accaduto sia nel bene che nel male.
A volte basta saper leggere gli eventi, capirne il significato e cosa ci vogliono trasmettere!

Per acquisire questa capacità, ovvero sapere interpretare i segnali dell’Universo, serve una forte conoscenza interiore di noi stessi e del mondo che ci circonda.
Tutto soggiace all’ordine Universale, ed è necessario calibrare la nostra
Anima per saper captare quello che l’Esistenza vuole comunicarci.

Najma Castagnoli è nata nel 1972 a Ginevra, in Svizzera, e da anni vive in Italia.
È ricercatrice del vero, spirito libero e sul percorso spirituale dal 1998 (sannyasin da 20 anni); amante della natura, degli animali e della danza libera; operatrice olistica in sessioni individuali di Energetic Breathing® (AUTHENTIC HEALER).
Organizzatrice, assistente e traduttrice da 20 anni per i seminari in Italia con Dhyan Manish (guaritore francese, psicoterapeuta e guida spirituale). 
È fondatrice e conduttrice di MeditaCavallo, un viaggio nel cuore e nelle emozioni.
Conduttrice in eventi di Meditazione Attive di Osho e di MeditaDanza 432hz. In qualità di scrittrice ha pubblicato: Dall’Oscurità alla Luce – il viaggio da normale a naturale (Ed. Ocean of Life - 2013) e Il Viaggio della Mia Anima (Ed. Europa Edizioni - 2023).
LinguaItaliano
Data di uscita28 lug 2023
ISBN9791220144766
Il viaggio della mia anima

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    Anteprima del libro

    Il viaggio della mia anima - Najma Castagnoli

    piatto.jpg

    Najma Castagnoli

    Il Viaggio

    della Mia Anima

    Fotografie di Halim Gopala

    © 2023 Europa Edizioni s.r.l. | Roma

    www.europaedizioni.it - info@europaedizioni.it

    ISBN 979-12-201-4017-1

    I edizione giugno 2023

    Finito di stampare nel mese di giugno 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.

    Il Viaggio della Mia Anima

    Quando andai a scuola mi domandarono come volessi essere da grande. Io scrissi felice. Mi dissero che non avevo capito il compito, e io dissi loro che non avevano capito la vita.

    (John Lennon)

    Il testo scritto ha una forma linguistica legata alla mia origine Svizzera. Per mantenere le sfumature del linguaggio d’espressione, ho chiesto che il testo fosse il più possibile fedele al mio modo di scrivere. Vorrei toccare il cuore e l’anima delle persone, non tanto la mente e la parte intellettuale.

    I personaggi della storia sono reali ma quasi tutti i nomi sono stati cambiati allo scopo di proteggere la loro privacy.

    Ogni riferimento a persone e/o cose è puramente casuale.

    La vita è un mistero da vivere, non un problema da risolvere.

    (Osho)

    PRESENTAZIONE

    Nota introduttiva del correttore Antonio Di Chiara

    Cara lettrice caro lettore,

    molto probabilmente sono la prima persona che ha posato gli occhi su questa autobiografia dopo ovviamente l’autrice.

    Definire questo testo una semplice biografia è molto riduttivo considerati gli innumerevoli spunti di riflessione contenuti nelle pagine che seguiranno.

    Stai per intraprendere un viaggio interiore che non è soltanto il viaggio di Najma ma è il percorso che ognuno di noi ha di fronte, se si decide di affrontarlo con la consapevolezza di quel dono che ci è stato dato, che si chiama Vita.

    La Vita in quanto tale non è solo il ripetersi di azioni quotidiane aspettando che il tempo su questo pianeta eroda la nostra matrice terrena ma è soprattutto, a mio modo di vedere, la creazione della nostra realtà ideale che ci possa rendere felici.

    La felicità risiede in ognuno di noi e sta a noi scovarla anche nelle difficoltà quotidiane che si frappongono tra noi ed essa.

    Realizzare sé stessi in piena armonia e rispetto con il mondo esteriore credo sia la vera chiave di ogni Essere Umano e per far ciò è necessario che si lavori molto su di se per capire la propria direzione.

    Una vita scelta solo apparentemente da noi ma di fatto creata dai nostri condizionamenti esterni, è ovvio che porterà a delusione, sconforto e frustrazione.

    Sperimentando in prima persona i vari percorsi che l’autrice ci mette a disposizione, posso confermare i benefici ricevuti in termini di centratura e serenità interiore incurante del giudizio altrui, condizioni necessarie per essere in pace con se stessi e con chi ci circonda.

    Buona lettura e buon percorso!

    Con gratitudine,

    Antonio Di Chiara

    Recensione di Fiorinda Pedone, Scrittrice

    Con grande gioia ho accettato la proposta di Najma di leggere in anteprima il libro che racconta la sua vita. Con entusiasmo ho accolto tutte le immagini descritte in questo testo. Ogni parola mi ha toccato nel profondo, a tratti sembrava parlasse di me o di chi nella vita ho avuto l’onore di incontrare, conoscere, vivere da vicino.

    La storia di Najma è viva, pulsante, eterna. È la storia di ogni essere umano che sceglie di tuffarsi nella vita e dissetarsi alla sua fonte. Mentre leggevo il suo libro, sentivo la sua risata contagiosa circondarmi e muovere un sorriso anche dentro di me, perché Najma ti circonda e lo fa con un amore così puro, così innocente da lasciarti senza fiato.

    In questo libro c’è tutto di Lei, l’Amore per la vita in tutte le forme e sfaccettature, il suo anelito a realizzare la missione della sua Anima, il coraggio di chi non si lascia sconfiggere dagli eventi della vita, la gioia di chi sa danzare con il divino fino a raggiungere la beatitudine. In ogni parola c’è un eterno presente che ti chiede di essere riconosciuto come unica possibilità.

    In questo racconto potrai incontrare quelle tante attese risposte che stavi cercando, è un libro medicina che si prende cura dell’Anima, una lettura viva, come ho già detto, dove potrai sentire il respiro dell’autrice, il respiro dei cavalli, di tutti gli spiriti della natura e quelli dei Baul danzatori. Respiri che soffieranno come un vento tiepido e rigenerante dentro il tuo cuore, regalandoti uno sprazzo di gioia da coltivare come seme del tuo risveglio.

    Fiorinda

    INTRODUZIONE

    Sono venuta su questo pianeta terra per portare avanti una mia missione di vita e questo concetto dovrebbe valere per ogni essere umano. Ma quando non ne siamo consapevoli si fa una vita molto condizionata dall’esterno, dalla società, dall’educazione, dalle religioni e tutto diventa una normalità. I condizionamenti ricevuti e radicati fin da bambini diventano una realtà quotidiana nella vita di tante persone.

    Tutto quello che hanno ricevuto i genitori lo trasmettono e lo comunicano in futuro ai loro figli. La catena non si ferma mai, di generazione in generazione. Molta gente non si ferma un attimo per chiedersi:

    - Chi sono?

    - Cosa ci faccio sulla terra?

    Ogni tanto, in una famiglia nasce una pecora nera, una piccola anima ribelle che crescerà e con gli anni non ubbidirà più alle regole imposte. La pecora nera crea disagio nella società, perché non pensa e non si muove come la massa. La pecora nera è diversa e in un certo senso anche pericolosa, nuota controcorrente, infrangendo le regole tramandate di generazione in generazione spesso deludendo le aspettative familiare facendo scelte trasgressive.

    Fin dalla nascita, era chiaro che la mia anima avesse scelto un viaggio impegnativo ed era cosciente che non sarebbe stato facile vivere sul pianeta terra.

    Nonostante ciò era necessario vivere l’intensità delle emozioni con vari episodi forti nella mia vita per essere oggi una Donna autentica che parla di guarigione naturale.

    Ho sentito un richiamo molto forte nello scrivere questo libro, aprirmi nella mia intimità e raccontare la mia storia, il mio viaggio fino ad oggi. Che le mie parole ed il mio vissuto possano essere una luce per l’umanità!

    Ho offerta me stessa all’Esistenza anche se alcune storie ed eventi li ho lasciati nel mio piccolo Jardin Secret.

    Una grande parte della mia vita l’ho vissuta in modo incosciente, addormentata e senza farmi nessuna domanda, perché non sapevo, non conoscevo un’altra strada, un altro modo di vivere e spesso mi sono sentita una vittima della società pensando a volte che il destino ce l’avesse con me.

    Ma nel corso degli anni giunse improvvisamente un

    RISVEGLIO

    così forte da poterlo definire un’autentica RINASCITA.

    Ho saputo accogliere a braccia aperte il messaggio dell’Esistenza, dopo una vita sconvolta da avvenimenti sofferenti. Da quel momento, ho capito ed ho iniziato a conoscermi in profondità, a vedere tutti miei condizionamenti, le mie paure, il dolore e l’insicurezza. Tutto questo è stato per me una grande scoperta che mi ha permesso di rimettermi in gioco facendo un grande lavoro su di me lasciando andare tante cose del mio passato, della mia adolescenza.

    Dopo questo lavoro la mia vita è cambiata quasi naturalmente.

    Con Il Viaggio della Mia Anima attraverso la mia esperienza ed il mio vissuto vorrei offrire un messaggio in modo da far comprendere che le tempeste e le prove difficili sono necessarie per poter crescere individualmente.

    La vita è sempre perfetta, nella sua imperfezione.

    Quando ci troviamo di fronte a una situazione estremamente difficile, abbiamo una scelta: possiamo provare risentimento, e cercare di trovare qualcuno o qualcosa da biasimare, scaricando così la difficoltà, oppure possiamo fronteggiare la sfida e crescere. Non ha senso lottare contro le sfide della vita, o cercare di evitarle o di negarle. Esistono, e se il seme deve diventare un fiore, dobbiamo passarci attraverso. Sii coraggioso, in modo da crescere nel fiore che sei destinato a essere. (Osho)

    Portare avanti una missione così diversa da una normalità è un impegno quotidiano e costante che richiede forza interiore, coraggio, centratura e tanta fiducia nell’Universo. Molte volte mi sono sentita sola, incompresa, esclusa per la mia diversità. Ma la mia Anima ha un suo processo evolutivo, un suo viaggio da compiere.

    In questo libro parlerò anche di cavalli e racconterò della mia evoluzione anche nel mondo equestre, così da offrire più consapevolezza dove spesso si chiudono gli occhi.

    Un Cuore sensibile è capace di ascoltare.

    Noi siamo quello che pensiamo, noi siamo quello creiamo, noi siamo il mondo!

    Buona lettura e buon viaggio!

    CAPITOLO 1

    La mia famiglia e le mie origini

    Svizzera (Ginevra). Correva l’anno 1972. Esattamente l’aprile del 1972 ed era una domenica di Pasqua. Questa volta era una Pasqua diversa perché stava per accadere un grande evento: la mia nascita.

    Sono nata la mattina del 2 aprile alle ore 06.00 ma non è stato un parto naturale. Mia madre era in difficoltà ed i medici, per aiutarla, hanno dovuto utilizzare un apparecchio chiamato ventosa.

    Per questo motivo sono nata con la testa un po’ deformata ma per sdrammatizzare l’accaduto e rimanere in tema di festività pasquali, diciamo pure che assomigliavo proprio ad un uovo di Pasqua!!).

    Mia madre era nata in Germania a Berlino da genitori ricchi. I miei nonni erano cittadini tedeschi ma mia nonna era russa con discendenze ucraine.

    Non conosco bene la loro vita ma durante la seconda guerra mondiale erano scappati da Berlino, giusto in tempo, prima della costruzione del muro.

    Mia madre aveva 5 o 6 anni e non ricordava quel periodo da bambina. Si erano trasferiti a Baden-Baden e dopo una decina di anni, i miei nonni davano luce ad un altro figlio, il fratello di mia madre.

    Mio padre è italiano e proviene da una famiglia di contadini poveri ma dignitosi.

    È il secondo figlio. Mio padre ha una sorella maggiore e un altro fratello di dieci anni più giovane. Vivevano a Valfabbrica (Perugia), un piccolo paesino situato in Umbria.

    A 14 anni mio padre lasciò la casa per andare a lavorare e all’età di 17 anni frequentò la scuola alberghiera in Italia.

    A 18 anni partì in Svizzera, a Lucerna, per lavorare nella ristorazione e così fece per altre tre stagioni alternando Lucerna a St. Moritz.

    I miei genitori si incontrarono a Baden-Baden. Mio padre lavorava nella ristorazione e mia madre in un albergo dove faceva apprendistato.

    Mia madre si trasferì successivamente in Francia, a Grenoble per imparare il francese e poco dopo in Svizzera a Losanna per lavorare come assistente in una reception di un albergo. Alla fine del 1969, i miei genitori si trasferirono in Svizzera, a Ginevra e nel 1970 mia madre rimase incinta all’età di 21 anni. Mio padre ne aveva 24.

    Che dire di Ginevra! Una bella e ridente città di circa 400 mila abitanti che in quei tempi offriva molte possibilità di lavoro. Mio padre infatti riuscì a concretizzare i suoi studi fatti all’alberghiero trovando lavoro nella ristorazione e percependo un buon stipendio.

    Mio fratello Mirko, nacque a gennaio nel 1971. Anche quella non fu una gravidanza facile e mia madre partorì tramite un taglio cesareo. Ammiro molto mia madre, che per ben due volte, ha dovuto affrontare dei parti molto difficili che potevano mettere a rischio la sua salute o mettere in pericolo la sua vita. Grazie mamma!

    Alla fine, per fortuna, tutto andò per il meglio in entrambe le occasioni.

    La mia infanzia

    Non ricordo i primi anni della mia vita ma so che ho vissuto una bellissima infanzia con i miei genitori. Loro avevano fatto così tanto in maniera tale che non ci mancasse nulla.

    Ero una bambina vivace, curiosa e a volte un po’ dispettosa, avevo già del carattere.

    Da subito era nata una grande passione per gli animali, soprattutto per i cani. Nella mia stanzetta giocavo sempre nel costruire la piccola fattoria con tanti animaletti di plastica.

    Amavo tanto i peluche e posso dire per certo che li preferivo alle bambole.

    Ricordo che all’età di 6-7 anni andavo a scuola con un peluche al guinzaglio che raffigurava un cane ed ero molto fiera! Lo trascinavo dappertutto.

    Ero una bambina un po’ selvaggia, salivo sugli alberi e già da piccola non mi piaceva seguire le regole, soprattutto nel dover fare i compiti per la scuola.

    Volevo solo giocare!

    Ricordo benissimo il primo giorno di scuola. Probabilmente in quell’occasione ho vissuto il primo trauma. Piangevo e non volevo lasciare la mano di mia madre.

    Mentre la maestra mi portava in classe, io, girando la testa verso mia mamma, urlavo: Non mi lasciare, non mi lasciare, non voglio andare a scuola !!.

    Tuttavia bastarono pochi giorni per capire che era bello incontrare tutti giorni tanti amichetti.

    In classe spesso mi facevo notare con il mio comportamento, facevo chiasso e già parlavo tantissimo. Ero piena di vita, ero viva nel senso più profondo del termine!

    La maestra, alle prime riunioni di classe con i miei genitori, mi aveva descritto come una leonessa assopita che ogni tanto svegliandosi creava scompiglio.

    Inoltre mi considerava poco attenta e concentrata durante la lezione.

    Tutto questo già la diceva lunga sul mio carattere ribelle!

    I momenti più belli erano la ricreazione, dove giocavo all’elastico con le mie amichette e a pallone con i maschi. Amavo anche le ore di ginnastica ed il nuoto oltre alle lunghe camminate!

    Insomma tutto ciò che per me era movimento era vita!

    Questo ricordo della scuola elementare è anche associato al ricordo di Laika, il mio primo cane di razza pastore tedesco. Ricordo ancora le mattine in cui mia madre mi svegliava prestissimo per portarla insieme a fare i suoi bisogni e facevo tutto questo con immenso piacere!

    Abitavo con la mia famiglia in un palazzo a sei piani, sotto c’era una scuola elementare tedesca. Noi eravamo al terzo piano ed il bello era che la mia scuola era proprio di fronte alla mia casa.

    Ero molto orgogliosa della mia Laika, anzi per me era il cane più bello del quartiere.

    Aveva avuto un ottimo addestramento da parte di mia madre ed era in grado di portarmi lo zaino per la scuola. Era un pastore tedesco veramente molto intelligente.

    La mia mamma era una bellissima donna bionda, alta e amata da tutti vicini di casa. Aveva un sorriso illuminante e mostrava una grande generosità verso tutti.

    Era una madre attenta, premurosa e dolce anche se in passato aveva sofferto l’educazione rigida che aveva ricevuto dai suoi genitori, i miei nonni.

    A volte questa sua rigidità la notavo anche nei confronti miei e di mio fratello.

    Mia madre voleva avere tutto sotto controllo e amava la perfezione. Era molto importante per lei che io vestissi bene, con cura, con i capelli in ordine ed unghie pulite.

    Inoltre, ma questo è un limite un po’ di tutti i bambini, c’erano dei cibi che non mi piacevano proprio come ad esempio la zuppa di verdura o gli spinaci.

    A volte mi faceva rimanere seduta a tavola per interminabili momenti prima che finissi di mangiare tutto.

    Questo suo modo di fare, fece nascere in me degli aspetti furbi soprattutto durante la colazione quando buttavo il latte nel lavandino mentre lei era impegnata a pettinare mio fratello nel bagno.

    Il latte non mi piaceva, non potevo farci veramente nulla!

    Prima di andare a scuola, andavamo a comprare i croissant nella boulangerie vicino alla scuola.

    Quelli si che erano buoni!!

    Ho tanti ricordi della mia infanzia. Ricordo svariati episodi soprattutto nella fascia di età compresa, tra i 7 fino ai 10 anni.

    Non mi piaceva seguire le regole degli adulti e spesso non facevo i compiti a casa! Per me era una tortura stare lì seduta ferma per ore anche di fine pomeriggio e rinunciare alla natura ed agli spazi liberi!

    Una volta avevo anche inventato una bugia enorme raccontando che il mio quaderno era stato distrutto da un incendio avvenuto nella casa in cui vivevo, così da non fare controllare i compiti che non avevo fatto.

    La maestra chiamò immediatamente mia madre che si arrabbiò tantissimo mettendomi in punizione.

    Non mi fece uscire di casa per una settimana e dovetti rinunciare ai miei spazi ed alle mie amiche. Urlai tantissimo! Vivevo la punizione come una sofferenza e quando venivo punita mi chiudevo in me stessa, facevo delle crisi isteriche, fino ad arrivare al punto di odiare i miei genitori per tanta severità!

    Tra i mille ricordi scolastici ne ho uno, in particolare, che mi è rimasto impresso. È un episodio che ancor di più mi fece capire il mio Amore incondizionato verso gli animali!

    La maestra ci diede un libro da leggere la cui storia trattava di un uomo che uccise una foca.

    Questo raccontò provocò in me un mix di emozioni tra dolore e rabbia.

    Sfogai il mio dolore con delle lacrime e la mia rabbia scrivendo delle parolacce sul testo.

    Ovviamente questo mio comportamento fu condannato dalla maestra che mi punì in un modo tale che in quella occasione conobbi il significato della parola umiliazione.

    Mi fece passare la giornata in una classe superiore (dove c’era mio fratello) con il compito di dover cancellare con la gomma tutto quello che avevo scritto.

    Essendo scritto a penna era impossibile! Ricordo le risate ironiche dei bambini più grandi di me mentre piangevo. Per il dispiacere ed i sensi di colpa sfregavo la gomma da cancellare sul libro in maniera così forte che sembrava dovesse bruciare da un momento all’altro.

    Per fortuna, avevo il mio pastore tedesco, la mia Laika che fedele, mi aspettava ogni volta che tornavo da scuola con queste mille delusioni.

    Dormiva vicino alla mia cameretta ed ogni tanto, durante la ricreazione, mia madre passava con lei per portarmi un regalino.

    Amavo così tanto la mia mamma e nonostante la sua rigidità vedevo nei suoi comportamenti un non so che di sana follia.

    Quando c’erano delle feste a scuola, era sempre la prima sulla pista da ballo ed era, tra le donne, quella che mostrava più energia in termini di allegria e spensieratezza.

    Quanto ero fiera di lei! Mio padre purtroppo era meno presente perché lavorava come Maître d’Hotel nella ristorazione e la sera, alle 18, partiva per rientrare la notte tardi verso le 2.

    Di notte lo sentivo aprire la porta della mia stanza e per venire a darmi un bacio… erano momenti bellissimi, sentivo un senso di protezione. Amavo tanto mio padre, anche se lui era un po’ più serio di mia madre.

    Nonostante ciò, ero capace di farlo ridere quando gli saltavo addosso sul divano per fare giochi di combattimento come un vero e proprio maschiaccio.

    Mio padre era un uomo che amava lavorare, ci metteva così tanta passione nel suo mestiere e questo suo modo di fare ci permetteva di condurre una vita agiata.

    Vedevo i miei genitori perfetti, con gli occhi di una bambina innocente. Non ricordo litigi a casa. Ogni tanto si creavano delle tensioni passeggere solo perché io e mio fratello combinavamo dei guai.

    Per noi era tutto un gioco dal rubare delle monete per comprare figurine e caramelle fino a sottrarre 100 franchi svizzeri dal portafoglio di nostro padre che si accorse di quello che avevamo fatto.

    Passammo dei brutti momenti, chiusi nelle nostre stanze a piangere ed in punizione.

    Le mie marachelle non finivano qui.

    Addirittura una volta fui sorpresa dal tabaccaio mentre mi mettevo in tasca le caramelle. Il titolare del negozio minacciò di chiamare la polizia se non avessi svuotato le tasche e così fui costretta ad ammettere il gesto.

    Anche quella volta mi andò bene! In Svizzera la polizia era molto severa per queste cose e tremavo al sol pensiero di essere accompagnata a casa da un poliziotto!

    Ne facevo veramente di tutti i colori! Un giorno feci spaventare tantissimo i miei genitori. Vi racconto come.

    La scuola iniziava alle 8,30 e finiva alle 16,30 e durante la pausa pranzo andavamo con la maestra e tutta la classe, facendo una camminata di circa un’ora, in un parco dove c’era una mensa per pranzare (con altri bambini di altre scuole elementari).

    Quel giorno con una mia amica, prese dall’entusiasmo di giocare, stare sull’altalena, non sentimmo il suono della campanella della mensa che annunciava che il pranzo era pronto.

    Siccome eravamo in ritardo ed avevamo paura di essere rimproverate, siamo ritornate indietro fino ad arrivare alla nostra scuola.

    Lì vicino incontrammo, per caso, un nostro amico che ci invitò a casa sua. I suoi genitori erano presenti ma all’oscuro di tutto! Non sapevano che la polizia ci stesse cercando ovunque, allertata dai miei genitori terrorizzati, che pensavano fossimo state rapite.

    Dopo un po’ decidemmo di uscire e di recarci nuovamente verso la scuola dove vedemmo i nostri genitori venirci incontro per darci uno schiaffone.

    A volte la paura crea reazioni violente ma non volute, da genitori molto spaventati, che sfogano in questo modo la tensione accumulata.

    Successivamente parlammo con calma, spiegando loro che avevamo avuto paura di essere rimproverate. I miei genitori, a loro volta, mi raccontarono di come fossero spaventati nel non vedermi tornare.

    Lo ammetto! Ne facevo di cotte e di crude con mio fratello mandando i miei genitori continuamente in ansia!

    Non vedevamo mai il pericolo, la vita per noi era tutto un divertimento. Una volta ci inventammo un gioco in cui bisognava correre nel corridoio dell’ingresso del nostro palazzo per poi fermarsi sbattendo con le mani contro un vetro che separava l’ingresso da un altro ambiente sempre posto sotto il palazzo.

    Dopo un po’ a furia di andare a sbattere io e mio fratello finimmo per sfondare il vetro e trovarci dall’altra parte.

    Ci impaurimmo così tanto per il danno fatto che scappammo verso casa. Ancora mi ricordo la faccia di mia madre quando, aprendo la porta di casa, vide mio fratello con la mano tagliata e piena di sangue.

    Anch’io avevo della pelle tagliata nella mano sinistra e un pezzo di vetro infilato sopra la testa. Noi non sentivamo il dolore ma dopo, nel bagno, alla vista del sangue iniziammo a piangere e urlare. Mia madre chiamò l’ambulanza e finimmo tutti e due in ospedale per mettere i punti.

    Mio padre appena arrivò ci diede uno schiaffo ma questa volta devo ammettere che aveva ragione. Avevamo rischiato, questa volta, di farci male seriamente!

    A parte questi episodi, devo dire che la mia prima infanzia è stata vissuta con tanta felicità e libertà. A me e mio fratello non è mai mancato nulla.

    Inoltre eravamo molti liberi! La vita a Ginevra, alla fine degli anni 70, inizio anni 80 era così diversa!

    Era più semplice e c’era più sicurezza per tutti i bambini nello stare fuori a lungo.

    Si giocava e ci si divertiva senza quell’arroganza e quella violenza che noto nella Svizzera di oggi ma anche negli altri paesi europei.

    Era un’epoca fantastica. I miei genitori potevano permettersi di mandarci per tre settimane in colonie estive per le vacanze ed al rientro era bellissimo perché, appena arrivati in stazione, con il treno, si ripartiva per tre settimane in vacanza al mare.

    Si andava a Riccione (in Emilia Romagna). Eravamo sempre in un albergo ed erano momenti magici, bellissimi e di grande divertimento. In inverno, si andava ogni domenica a sciare. Poi c’erano le gite scolastiche, a febbraio si andava con la scuola per la settimana bianca (in montagna) e a giugno era tempo della settimana verde, ogni anno in un luogo diverso.

    Si giocava tantissimo con gli amici del quartiere. Amavo girare con la mia bicicletta, andare a giocare con le biglie oppure a calcio o a saltare con la corda con le mie amiche.

    Ricordo con gioia quei momenti duranti i quali mia madre danzava a casa sulla musica degli Abba. Era bellissima, pazzerella ed ero tanto orgogliosa.

    Il Natale in famiglia era così bello! Spesso c’era la neve che rendeva tutto ancora più magico. Come tutti bambini del mondo, vivevo una grande eccitazione. Ogni giorno osservavo il mio calendario appeso al muro della mia stanzetta e più si avvicinava il Natale, più ero emozionata e super eccitata. Nella mia camera c’era un calendario molto simpatico. Alla fine di ogni giornata dovevamo aprire una finestrella sul calendario e questo fino al giorno del 25 dicembre.

    Mia madre svegliava me e mio fratello a mezzanotte tra il 24 e il 25 dicembre dicendo che era appena passato Babbo Natale.

    Mi alzavo con il sorriso e correvo dalla mia stanza fino al salotto con il mio pigiama caldo, saltando di gioia nel vedere tanti regalini sotto l’albero.

    Sì, Natale era la festa più bella e io mi sentivo la bambina più felice del mondo! Wow, mentre scrivo rivivo le stesse emozioni! Sembra che il tempo non si sia mai fermato ed è bellissimo vivere ancora oggi questa sensazione con un pizzico di nostalgia nel mio cuore.

    Per tutti i momenti vissuti durante la mia infanzia, vorrei profondamente ringraziare mio padre e mia madre. Sarete sempre i migliori genitori che una bambina avrebbe potuto desiderare!

    L’Amore per gli animali

    Credo di aver ereditato la passione per i cani da mia madre. Una volta mi raccontò che i miei nonni benestanti e tutti i membri della famiglia, avevano una casa di proprietà ed insieme ad essa tutti possedevano almeno un cane. Fantastico!

    Con la guerra persero tutto e dovettero fuggire abbandonando i loro beni.

    Doveva essere un momento di grande sofferenza. Mi faceva male sentire tutti questi tristi episodi che poi crearono anche conseguenze di salute in tutta la mia famiglia in Germania. Ricordo che quando andavamo a trovare i miei nonni a Baden-Baden, l’ambiente non mi piaceva molto!

    Era una città dove c’erano tante persone anziane (attratte anche dal Centro Termale) e con mio fratello non ci divertivamo tanto. Al contrario quando passavamo le vacanze dai miei zii e cugini in Italia ci divertivamo tantissimo.

    L’atmosfera in Germania era rigida, mia nonna era fredda e mio nonno molto silenzioso.

    Da bambina imparavo a memoria tutte le razze dei cani, con le mie preferenze orientate per i pastori. Avrei voluto avere tanti cani, ma non era possibile. Però andavo a trovarne alcuni che stavano fuori dalle loro proprietà.

    Gli portavo piccoli e gustosi snack (friandise per cani). Se vedevo un cane da solo in strada, e pensavo che era abbandonato, lo seguivo fino a quando vedevo i suoi proprietari. Ero così appassionata che a volte facevo cose che non si dovevano fare, come per esempio rubare di nascosto gli adesivi di immagini di cani incollati sulle auto, per poi nasconderli nel mio armadio. Un giorno un proprietario di un’auto mi scoprì e venne a raccontarlo a mia madre.

    Anche in quell’occasione, ricevetti una punizione e non uscii di casa per molti giorni.

    Ero così, era più forte di me, creavo ogni tanto piccoli problemi.

    Con i miei occhi da bambina curiosa osservavo anche altri esseri viventi. Mi incuriosivano le formiche che costruivano nidi di terra, le lumache che lasciavano la loro bava di color argento sulle foglie.

    Alcune le prendevo e le mettevo in una scatola di scarpe. Le nutrivo con della insalata fresca e le lasciavo sul balcone dopo che avevo dato un nome ad ognuna di loro.

    Osservavo gli uccelli, le api e le vespe che salvavo anche a mani nude quando cadevano nell’acqua della piscina. Ogni tanto vedevo gli scoiattoli girare nel parco sotto casa. Spesso mettevo delle briciole di pane per i piccioni sul bordo della finestra della mia cameretta, ero così contenta di vederli mangiare. Questo era il mio mondo, e quel mondo fatto di piante, alberi ed animali mi faceva stare bene!

    Ricordo che con mia madre e mio fratello, facevamo lunghe passeggiate da casa fino al Lac Léman oppure in italiano chiamato lago Lemano.

    Il lago Lemano, spesso chiamato lago di Ginevra, è il maggiore lago della Svizzera e dell’Europa occidentale, posto sul confine franco-svizzero ed esteso per il 40% in Francia e per il restante 60% in Svizzera, un lago distante circa due ore da dove abitavamo. Li ci fermavamo per dare il pane ai cigni, alle papere, alle rondini e ai piccioni... e poi che dire dei pic-nic della domenica con la mia famiglia. Meravigliosi!

    Wow, ma che momenti di felicità.

    Con il tempo nacque un’altra fortissima passione…quella per i cavalli!

    La mia stanza era tappezzata da poster giganti, di cani ma anche di cavalli. Sapendo di questa mia passione mia madre mi regalava ogni tanto questi magnifici poster.

    Mi innamorai del cavallo quando ero in Austria in vacanza, avevo 10 anni. Un giorno mi fermai in bicicletta per riposarmi e mentre ero seduta su una panchina, notai due meravigliosi cavalli con il mantello baio scuro.

    In quel momento il tempo si fermò. Rimasi per delle lunghe ore ad osservarli. Erano di una bellezza estrema e da quel momento ho cominciato a desiderare un cavallo. Si era sbloccato qualcosa di grande dentro me.

    Malgrado questo Amore crescente nei confronti degli animali, mi trovavo poi immersa in una realtà dove ero costretta a mangiare la carne. I miei genitori non erano vegetariani. Il pesce non mi è mai piaciuto a causa del suo odore che mi ha sempre nauseato ma con il passare degli anni cominciavo ad avvertire una resistenza anche nel mangiare carne.

    Addirittura quando viaggiavamo in autostrada piangevo, vedendo i camion che trasportavano maiali o vitelli ai mattatoi.

    Ripetevo in continuazione ai miei genitori che non volevo più mangiare animali.

    Anche da mia zia in Umbria, ebbi spiacevoli esperienze quando venni a sapere che la sua vicina di casa allevava i conigli per poi ucciderli.

    Piangevo tantissimo quando notavo che qualche coniglio cominciava a sparire. Capivo che aveva fatto una brutta fine.

    Purtroppo i miei genitori mi obbligavano a mangiare carne, non avevo altra scelta e così, dopo tanti anni, mangiare carne era diventata la normalità.

    Uno stato d’animo che un bambino/a non dovrebbe mai conoscere

    Ho vissuto anche momenti di grande umiliazione a causa dello stupido potere che alcuni adulti esercitano sui bambini e ragazzi.

    Ricordo, ad esempio, la paura che vivevo quando andavo a fare il corso di lingua italiana in una scuola distante mezz’ora da casa.

    Andavo tutti giovedì, nel primo pomeriggio, per due ore di lezione. Avevo molto difficoltà a studiare, a memorizzare e la maestra spesso mi urlava dicendomi che ero un’incapace (credo che avessi 7 anni).

    Alcuni maschietti mi prendevano in giro, ridendo, ma avevo mio fratello che mi proteggeva avendo fatto corsi di Kung Fu. Mi insegnava i punti dove colpire e far male spiegandomi come un colpo ben assestato sulla spalla poteva essere doloroso.

    Una volta mi capitò di arrivare a scuola molto presto.

    Dovevo andare in bagno e aspettavo fuori, seduta contro il muro della scuola. Non so cosa mi impediva di trovare un cespuglio nascosto per espletare la mia urgenza fisiologica.

    Sicuramente avevo ricevuto un’educazione rigida che si palesava nei miei comportamenti e nelle mie scelte.

    Non riuscii più a trattenere la pipì e me la feci addosso. Mi sentivo sporca e con un gran senso di colpa.

    Piansi a dirotto nel tragitto di rientro verso la mia casa dove non c’era nessuno. In quell’occasione mi aiutò una vicina che, sentendomi piangere, aveva avvisato mio padre tranquillizzandomi sul fatto che era stato un episodio che sarebbe potuto succedere a qualsiasi bambino della mia età.

    Dopo essermi lavata e cambiata, mio padre mi riaccompagnò a scuola per il corso di lingua italiana con la scusa che mi era scoppiato un grande mal di testa così da giustificare il mio ritardo in classe.

    In quel giorno avrei dovuto recitare anche una poesia. Mi ero impegnata tanto e la recitai davanti a tutta la classe con mio padre presente. Fui molto brava e per la prima volta la maestra mi fece i complimenti ma in cuor mio sapevo che aveva avuto un atteggiamento ipocrita in quanto era presente mio padre.

    Mi piaceva anche danzare, così i miei genitori mi avevano iscritta a lezione di danza moderna. Purtroppo, dopo neanche due mesi, l’insegnante non era contenta del mio rendimento dicendomi che ero incapace, che avevo un corpo pesante ed una volta si spinse addirittura nel tirarmi i capelli a causa di un mio atteggiamento che non le piacque. Mi fece male.

    Non raccontai mai di questo episodio ai miei genitori ma odiavo la mia insegnante e la ritenevo responsabile per aver infranto un mio sogno.

    Mi avvicinai anche al mondo della musica e iniziai a seguire i corsi di solfeggio per imparare a suonare il pianoforte, ma anche li, nello studiare, avevo tanta difficoltà e solo dopo un mese, sentendomi sempre dire che ero una nullità, rinunciai facendo credere a mia madre che andavo a lezione quando di fatto mi nascondevo in un parcheggio del centro commerciale per giocare con il carrello. Mi sentivo in colpa nei confronti dei miei genitori e allo stesso tempo temevo di essere scoperta sul fatto che marinavo le lezioni di pianoforte.

    Ogni giorno, dentro di me, sentivo crescere l’avversione verso il mondo adulto… soprattutto insegnanti e maestri.

    Ho vissuto tanti piccoli episodi che mi hanno fatto capire che avevo una grande difficoltà nello studiare ma spesso ero anche respinta dagli adulti che si sentivano così perfetti dall’alto della loro età.

    Tutto questo mi creava sofferenza ma allo stesso tempo faceva nascere in me un nuovo fuoco…il fuoco della ribellione verso le regole e verso le istituzioni che decidevano per me oltre che giudicarmi.

    La mia consapevolezza da bambina

    In questo periodo, all’età di circa 10 anni, provai due grandi sofferenze. La prima di esse ebbe a che fare con la scelta dei miei genitori di trasferirsi a Vionnaz, un piccolo paese nel Valese per aprire un’attività nella ristorazione.

    La casa era grande, un bel posto ma non potevo immaginare di lasciare Ginevra,

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