Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Nata sotto una buona stella (Cercavo un fidanzato. Per un colpo di fortuna ho trovato un pastore tedesco)
Nata sotto una buona stella (Cercavo un fidanzato. Per un colpo di fortuna ho trovato un pastore tedesco)
Nata sotto una buona stella (Cercavo un fidanzato. Per un colpo di fortuna ho trovato un pastore tedesco)
E-book229 pagine3 ore

Nata sotto una buona stella (Cercavo un fidanzato. Per un colpo di fortuna ho trovato un pastore tedesco)

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Una vita intensa e complicata quella di Stella, pastore tedesco, quasi come quella dell’autrice, diventata a un certo punto la sua proprietaria. Stella nonostante le molte difficoltà che ha incontrato nella sua esistenza, peraltro quasi tutte dovute alla cattiveria o all’incuria umana, ce l’ha fatta. Nel libro, nonostante ormai per forza di cose lei non ci sia più, non si parla della sua morte quindi si può leggere tranquillamente. Non ci saranno, alla fine della storia, peraltro autentica, singhiozzi e sospiri perché quel cane che per tante pagine ci ha fatto ridere e suscitato tenerezza, muore. Nel libro ci si commuove e si ride, del resto chi ha avuto a che fare con gli animali sa bene che questo succede con loro. Ma si riflette anche, e ci si appassiona alla sua non comune storia, allo sviluppo delle indagini della polizia, alle ipotesi sull’identità del colpevole. Con lei l’autrice ha potuto e dovuto intraprendere un lungo percorso, spesso difficile ma sempre appagante, per rendere entrambe esseri viventi educati e consapevoli. Attraverso questa storia, l’autrice vuole sensibilizzare le persone al rispetto vero per gli animali, a far loro posto nella propria vita e non solo nel proprio giardino, a rispettarli e a non cercare sempre e solo di cambiare il loro comportamento senza mai mettere in discussione il proprio.
LinguaItaliano
Data di uscita22 set 2018
ISBN9788827846704
Nata sotto una buona stella (Cercavo un fidanzato. Per un colpo di fortuna ho trovato un pastore tedesco)

Leggi altro di Lisabetta Mugnai

Correlato a Nata sotto una buona stella (Cercavo un fidanzato. Per un colpo di fortuna ho trovato un pastore tedesco)

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Nata sotto una buona stella (Cercavo un fidanzato. Per un colpo di fortuna ho trovato un pastore tedesco)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Nata sotto una buona stella (Cercavo un fidanzato. Per un colpo di fortuna ho trovato un pastore tedesco) - Lisabetta Mugnai

    Indice

    PROLOGO

    KIM

    TOMMASO ED EMMA

    E FINALMENTE MI APPARVE UNA STELLA

    TUONI, FULMINI E SAETTE

    MELE VERDI E PALLINE DA TENNIS

    UN URLO NELLA NOTTE: STELLAAAAAAA

    VENGO ANCH’IO A CORRERE CON TE E SPRINGSTEEN

    UNA NOTTE D’AMORE

    IL CAPRO ESPIATORIO

    9 NOVEMBRE 2004

    E IL MONDO TORNÒ A COLORI

    E L’ISPETTORE ARRIVÒ SENZA REX

    LA MIA LUPONCINA

    A SCUOLA DI COMPORTAMENTO PER CANI E UMANI

    UN VERO AMICO

    NON CI SIAMO FATTE MANCARE NIENTE

    UN ALTRO GIRO DI GIOSTRA

    SI CAMBIA VITA

    NON SONO I CANI I VICINI BESTIALI

    OGNI COSA A SUO TEMPO

    NON BASTA CHE UN POSTO SIA BELLO

    EPILOGO

    TANTE, TANTE GRAZIE A…

    SE QUALCUNO È INTERESSATO…

    Questo libro è dedicato a Stella, senza il cui aiuto

    non ce l’avrei fatta. E al dottor W.B. che l’ha salvata.

    Grazie, Stella

    NATA SOTTO UNA BUONA STELLA

    Cercavo un fidanzato. Per un colpo di fortuna ho trovato un pastore tedesco.

    di

    Lisabetta Mugnai

    Youcanprint Self-Publishing

    Titolo | Nata sotto una buona stella

    Autore | Lisabetta Mugnai

    ISBN | 9788827846704

    Prima edizione digitale: 2018

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)

    info@youcanprint.it

    www.youcanprint.it

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti  dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    Ispirato a fatti realmente accaduti .

    I nomi dei personaggi sono stati modificati per rispetto delle persone coinvolte.

    I nomi degli animali, invece, sono quelli che hanno nella realtà, perché loro non hanno nulla di cui vergognarsi.

    Ottobre 2009 – Revisione Marzo 2014

    La fotografia in copertina è di proprietà di Lisabetta Mugnai

    La realizzazione della copertina è di Aurora Filippi

    Sito web: www.aurorafilippi.it

    Pensiero di un cane sotto l'albero di Natale:

    finalmente hanno messo la luce in bagno!

    (Anonimo)

    Nessuno come un cane sa apprezzare la straordinarietà della tua conversazione.

    (Christopher Morley)

    Dicono che gli animali non hanno un'anima...

    beh, io non ci credo. Se avere un'anima significa

    essere in grado di provare amore, fedeltà e

    gratitudine, allora gli animali sono migliori di

    tanti esseri umani.

    (J. Herriot )

    Meticolosamente addestrato l'uomo

    può diventare il miglior amico del cane.

    (Corey Ford)

    È il tuo amico, compagno, difensore, è il tuo cane.

    Tu sei la sua vita, il suo amore, la sua guida.

    Egli sarà tuo, fedele e sincero fino all’ultimo battito del suo

    cuore. Ciò che tu gli devi è di meritare tanta devozione.

    (Anonimo)

    Se al tuo cane non piace una persona, probabilmente

    non dovrebbe piacere neppure a te.

    (Anonimo)

    PROLOGO

    Il cielo stellato sopra di me,

    la legge morale dentro di me.

    (Immanuel Kant)

    Questa è la storia di un grande amore, quello mio per Stella e quello suo per me. Stella è una femmina di pastore tedesco nata il 23 marzo 1998.

    Ma è anche la storia di Kim, il pastore tedesco dei miei nonni e dei meravigliosi ricordi che mi ha lasciato. A lui devo il mio amore per i cani, e per la sua razza in special modo, che mi fa battere il cuore oltre misura.

    Ed è la storia di tutti quei cani che ho incontrato e conosciuto.

    Il mio pensiero va a tutti i cani abbandonati, picchiati, maltrattati, seviziati, usati come cavie o per i combattimenti clandestini, a quelli vittime della malasanità animale.

    E a tutti quei cani che, pur non arrivando a tanto, non ricevono comunque ciò che spetta loro: rispetto e amore. Che incappano in umani che insistono a volere sempre e solo cambiargli il comportamento senza impegnarsi mai a modificare il proprio, che li prendono senza però fargli realmente spazio nella propria vita.

    Konrad Lorenz ha scrittoNon crediate che sia crudele tenere un cane in un appartamento cittadino: la sua felicità dipende soprattutto dal tempo che potete trascorrere con lui, dal numero di volte che vi può accompagnare nelle vostre uscite; al cane non importa nulla aspettare per ore e ore davanti alla porta del vostro studio, se poi ne avrà in premio dieci minuti di passeggiata al vostro fianco. Per il cane l'amicizia personale è tutto. Ricordate però che in questo modo vi assumete un impegno tutt'altro che lieve, perché dopo è impossibile rompere l'amicizia con un cane fedele, e darlo via equivale a un omicidio.

    E infine questo libro è anche la storia dei miei teneri gatti, di quelli che hanno vissuto con me e di quelli che ci vivono adesso.

    KIM

    Il cane è un gentiluomo.

    Spero di andare nel suo paradiso,

    non in quello degli uomini.

    (Mark Twain)

    Kim. Si chiamava così il pastore tedesco dei miei nonni ed è da lui che viene il mio amore per i cani in genere e per questa razza in particolare.

    Nati tutti e due nel 1956, io a gennaio e lui a marzo, due cuccioli cresciuti insieme, lui più piccolo ma infinitamente più saggio si prendeva cura di me badando che non finissi in troppi pericoli. Era così maestoso, a me pareva un gigante con una pancia morbida e calda fatta apposta per poggiarci la testa e addormentarmi.

    La sua cuccia era in fondo alle scale, a sinistra dell’ultimo scalino, dove c’era una specie di nicchia sul pavimento con sopra delle coperte. In realtà era la cuccia di tutti e due perché ci passavo le ore insieme a lui, e quello che ricordo ancora è la consistenza dei suoi muscoli e del suo pelo sotto di me e un senso di pace, niente di brutto poteva succedermi lì con lui.

    Kim per me esisteva da sempre, come la mamma e il babbo o i nonni, da quando posso ricordare qualcosa della mia vita lui c’era.

    A quei tempi il mio babbo non aveva ancora la patente e quindi si camminava. Non era molta la distanza tra la casa dei miei genitori, al Ponte del Pino, e quella dei nonni in via Borghini, alle Cure. Bastava percorrere il viale dei Mille, attraversare piazza delle Cure e imboccare via Borghini, passare il ponticello sul Mugnone e dopo poco suonare al n. 18.

    Quasi sempre, almeno d’estate, in lontananza vedevo Kim affacciato alla finestra della camera dei nonni che dava su via Borghini, ansimante e con tutta la sua lingua a ciondoloni.

    Allora mi sbracciavo e correndo lo chiamavo e lui si muoveva tutto, con le zampe anteriori sul davanzale, era in fibrillazione e abbaiava di felicità facendomi sentire la bambina più amata al mondo.

    Una volta era così felice di vedermi che pensò di saltare giù, vabbene che era solo al piano terreno ma comunque sarebbe stato un bel salto, troppo per le sue zampette lupesche forse. Comunque per fortuna c’era uno dei miei zii che lo bloccò al volo. Il mio babbo sollevò me e mi passò allo zio e fu così, direttamente dalla finestra, che venni depositata in terra dove i salti e le leccate di Kim mi fecero un’accoglienza degna di una regina. Anzi meglio perché le regine non le lecca nessuno.

    Ripetemmo spesso questo modo singolare di entrare in casa, almeno finché non cominciai a crescere e soprattutto a pesare troppo per certi esercizi di sollevamento. Era una cosa che ci mandava in visibilio a me e a Kim.

    La nonna diceva che lui sentiva quando stavamo arrivando metri e metri prima che arrivassimo, e che non importava che suonassimo il campanello perché capiva dalle sue reazioni quando eravamo noi.

    Se lei a volte tardava ad aprire perché magari era in bagno o giù di sotto, Kim dietro la porta chiusa uggiolava, grattava il legno, strepitava e io percepivo tutta la sua frenesia come se non riuscisse a darsi pace che mi sentiva, sapeva che ero lì e non mi poteva vedere, annusare, riempire di leccate.

    Mentre apriva la porta, la nonna cercava di trattenerlo per paura che nella foga mi buttasse in terra, ma se non stava attenta in terra ci finiva lei. I miei genitori si paravano davanti a farmi da scudo, anche loro per lo stesso timore. Ma Kim li fregava tutti, usciva impetuoso aggirando i miei per fermarsi davanti a me senza farmi cadere e mi leccava tutto il viso uggiolando e facendomi ridere e ridere.

    Ricordo ancora perfettamente quando i nostri due musi erano alla stessa altezza, occhi negli occhi, e nessuno faceva fatica a darsi baci. Li ricordo bene gli occhi buoni di Kim. Così come ricordo bene quando, crescendo, ero io a dovermi chinare su di lui mentre alzava un poco la testa per venire incontro ai miei baci. O lui ad alzarsi sulle zampe per arrivare al mio viso.

    Noi due eravamo gli unici ad avere il permesso di entrare nello studio del nonno.

    Quando c’erano degli studenti a ripetizione, Kim stava sdraiato sotto la scrivania e io sulle ginocchia del nonno a riempire di tondi pagine e pagine di quaderni. Stavamo in silenzio tutti e due, solo io un pomeriggio, dopo l’ennesima volta che il nonno spiegava la stessa cosa a un ragazzo, sono sbottata o ma allora sei testone eh? Te l’ha detto cento volte!

    Il nonno e il ragazzo ridevano così forte e io anche che Kim s’è alzato e ha cominciato ad abbaiare.

    Per il resto stavamo buoni. Certe volte, sempreché il nonno fosse presente, potevo salire su una sedia e scrivere alla lavagna attaccata alla parete, anche lì solo tondi, almeno finché non ho cominciato ad andare a scuola e ho imparato a scrivere. Potevo anche guardare i libri del nonno, ma era per il Corrierino dei Piccoli che andavo pazza e ci passavo le ore, seduta in terra, raccontando sottovoce a Kim le storie che inventavo guardando le immagini dei fumetti.

    Se invece avevo tra le mani libri senza figure non faceva molta differenza. Facevo finta di leggere inventando di sana pianta delle storie. Kim stava sdraiato accanto a me e pareva molto interessato.

    Certe volte quando in casa arrivavano ospiti o anche la Livia, un’amica della nonna aristocratica e paurosa dei cani, Kim veniva chiuso nel salottino e io non volevo, perché sapevo che a lui non piaceva essere escluso, e per protesta e per non lasciarlo solo mi autochiudevo con lui. Mi piaceva stare lì al buio, stavamo dietro la porta a cercare di sentire quello che gli altri dicevano.

    Ma per lo più non erano discorsi interessanti e così spesso aprivo la porta finestra ed uscivamo in giardino.

    Lì c’erano un diospero, una palma, altri alberelli e due tartarughe con cui Kim è sempre andato d’amore e d’accordo. Era un giardino quadrato, incastonato tra altri giardini che però erano più in alto e a me piaceva molto perché se alzavo gli occhi vedevo solo altre piante, altri fiori e il cielo.

    In terra non c’era molta erba, c’erano invece molte cacche di Kim… e a destra e a sinistra due aiuole lungo i due lati.

    Con mia sorella Anna giocavamo alle signore, un’aiuola era casa mia e quella di fronte era la sua. Kim naturalmente giocava con noi e il suo ruolo era quello del ragazzo di bottega che faceva la spola tra un’aiuola e l’altra portando ciò che gli veniva dato da consegnare. Fosse un sasso, una foglia, una molletta per lui non faceva differenza, eseguiva felice il suo compito.

    Faceva solo quello, ma pareva non stancarsi mai e se ogni tanto ci stancavamo noi, lui prendeva l’iniziativa e si presentava ora all’una ora all’altra con i più disparati oggetti stretti in bocca.

    Un altro ruolo di Kim era quello del cavallo, lui si metteva giù e io salivo sulla sua schiena tenendomi al suo collo. Poi gli dicevo su e lui piano si alzava e faceva qualche passo con me sul dorso senza mai farmi cadere. Quando era stufo semplicemente si rimetteva giù e io scendevo. Questo però solo finché ero abbastanza piccola, dopo ero troppo pesa per lui!

    Ogni passo che facevo in casa lui mi seguiva come fosse legato a me da fili invisibili.

    La tragedia per lui, ma anche per me, era quando i miei mi riportavano a casa, dovevano tenerlo fermo mentre la porta veniva richiusa e lo sentivo batterci contro e disperarsi e così mi mettevo a piangere anch’io.

    Una volta è scappato. Il nonno ha telefonato per dircelo e per chiedere alla mamma di vedere se per caso lo trovava per strada. La mamma non voleva andare perché diceva che non era certo possibile dato che nessuno l’aveva mai portato a casa nostra, ma il nonno insisteva e anche io e così ha aperto la porta di casa e ha iniziato a scendere le scale. Kim stava salendo trafelato con la lingua che quasi toccava terra.

    È uno dei ricordi più felici che possiedo: i suoi occhi quando mi hanno vista.

    Gli abbiamo dato subito da bere e poi si è sdraiato ad aspettare che il suo corpo smettesse di ansimare. Io non dicevo nulla per l’emozione, solo lo accarezzavo mentre la mamma ha chiamato subito il nonno per dirgli è incredibile, Kim è qui, come avrà fatto a trovare casa nostra!

    Venne anche un’altra volta da noi, accompagnato dal nonno però e c’avranno messo un sacco di tempo perché il nonno camminava molto piano e tentennando. Il nonno aveva solo detto che sarebbe venuto a trovarci senza aggiungere altro, per farmi una sorpresa.

    Kim! Kim! Kim! Non la finivo più di gridare il suo nome quando, aprendo la porta, me lo trovai davanti. Gli feci vedere tutta la casa e lui mi trotterellava accanto.

    Con mia grande gioia passavo molto tempo dai nonni, spesso anche diversi giorni di fila o appena c’erano delle vacanze da scuola.

    All’ora di pranzo la nonna mi mandava a chiamare il nonno che era a farsi la sua partitina di briscola alla bettola. Si affacciava alla finestra della sua camera per guardare la strada e dirmi quando potevo attraversare, macchine ne passavano poche allora, ma bisognava lo stesso stare attenti.

    Kim era affacciato accanto a lei. Una volta che avevo attraversato ed ero arrivata alla bettola (pochi metri più su) la nonna rientrava dentro. Ma non Kim. Lui rimaneva ad aspettare finché non tornavo insieme al nonno.

    Mentre si mangiava Kim stava accanto a me, però sotto la tavola così nessuno vedeva, ne ero certa, quando di nascosto gli passavo bocconi di cibo. Per me bambina golosa era un grande atto d’amore dividere con lui ogni cosa, compreso il dolce.

    Quando rimanevo lì a dormire, il lettone era tutto mio e della nonna mentre il nonno veniva sfrattato in uno dei letti delle altre stanze, perché era troppo ciccione e occupava un sacco di spazio e anche perché russava moltissimo.

    Dopo cena il nonno andava alla bettola per un’altra partitina a carte mentre io e la nonna nel lettone leggevamo, lei riviste io libri per bambini e Kim stava sdraiato sul pavimento dalla mia parte.

    Il nonno tornava presto, verso le dieci, sempre con tre coppettine di gelato, una per la nonna, una per me e una per Kim e lui poi leccava anche il fondo di quella mia e della nonna. Era un rito meraviglioso. Poi, quando spengevamo la luce per dormire, lui se ne andava alla sua cuccia in fondo alle scale.

    La mattina era la sua lingua che mi faceva una carezza a svegliarmi, ma solo quando si accorgeva che stavo per aprire gli occhi, mai prima.

    Da piccola avevo delle coliche molto forti di appendicite e una volta la nonna e la mamma chiamarono il dottore. Io ero nel lettone dal lato dove dormivo sempre e accanto a me c’era il dottore. Dall’altra parte c’erano la nonna, la mamma e Kim.

    Mentre il dottore mi tastava l’addome a un certo punto ho sentito male e ho strillato, un secondo dopo Kim con un balzo ha saltato direttamente tutto il letto per atterrare dalla mia parte e alzarsi in piedi con le zampe davanti sulle spalle del dottore spingendolo verso il muro.

    Mi difendeva, mica poteva sapere che il dottore era lì per aiutarmi! Mi aveva toccata, io avevo gridato e tanto a lui era bastato per saltare a salvarmi.

    È successo il finimondo, ma in realtà Kim non voleva e non gli ha fatto del male, semplicemente con il suo gesto lo teneva lontano da me. Comunque lo hanno lo stesso chiuso nel salottino.

    Le mie sorelle invece non avevano un gran rapporto con lui. Anna, due anni e mezzo meno di me, era dispettosa e lo brontolava sempre e una volta gli ha anche morso la coda. Lei mordeva facile tutti e il povero Kim non le ha fatto proprio nulla. L’ha guardata stupito e si è ripiegato un po’ su se stesso come fanno i cani quando vogliono

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1