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Ho calpestato anche la neve
Ho calpestato anche la neve
Ho calpestato anche la neve
E-book46 pagine42 minuti

Ho calpestato anche la neve

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Info su questo ebook

Non si ha memoria di un funerale così stupefacente.
Pier Giorgio Frassati, proveniente da una famiglia borghese di Torino, nasce a inizio Novecento e a 24 anni è stroncato in pochi giorni da una poliomielite fulminante. Sino a qualche ora prima del decesso nessuno, familiari e amici, si accorge della gravità della situazione.
Il corteo funebre si trasforma nella più incredibile e inaspettata manifestazione di riconoscenza e consacrazione di cui si ha memoria: tra lo stupore generale migliaia di persone, tra cui tantissimi poveri, disperati, donne e bambini, giungono da tutta la città. Il feretro è seguito di corsa da giovani che accorrono, si forma una ressa attorno alla bara che quasi impedisce di arrivare al cimitero. 
Il traffico si paralizza: Torino, la Chiesa intera e tutta l’Italia scoprono solo in quel momento la vera vita e personalità di questo semplice studente, apparentemente sconosciuto e senza niente di straordinario.
Quel giorno un barbone, uno dei numerosissimi poveri ed emarginati che Pier Giorgio cercò di sorreggere durante la sua esistenza, era presente.
Il 20 maggio 1990, a Roma, Papa Giovanni Paolo II beatifica Pier Giorgio.
LinguaItaliano
Data di uscita5 mar 2020
ISBN9788835381518
Ho calpestato anche la neve

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    Anteprima del libro

    Ho calpestato anche la neve - Nicola Ferrari

    BIOGRAFIA

    Ho calpestato anche la neve

    Nicola Ferrari

    È stupefacente l’assenza.

    Il vuoto quasi totale.

    I sei mesi che hanno preceduto l’inizio di questo mio testo teatrale, li ho dedicati esclusivamente a ricercare le fonti per capire o forse solo intuire Pier Giorgio Frassati. L’inizio fu davvero entusiasmante perché mi si apriva davanti agli occhi una quantità veramente considerevole di risorse: il suo epistolario, i libri della sorella, le analisi di Karl Rahner, Giovanni Papini, Giorgio La Pira, i commenti di Papa Giovanni Paolo II, i luoghi della vita, i circoli e le associazioni a lui dedicate e altro ancora.

    Poi, settimana dopo settimana, un senso di spaesamento e delusione: Pier Giorgio non ha scritto niente di memorabile, non ha costruito un centro, un servizio, una bozza di iniziativa originale; era un ragazzo buono, di intelligenza normale, allegro, molto devoto ma nulla di più: nessun talento evidente, niente di straordinario.

    Uno come tanti.

    E così, come logica conseguenza, ciò che rimane – di suo e di chi si è occupato di lui – non brilla certo per efficacia o creatività: perché la sua vita, in fondo, è stata breve, priva di eclatanti novità, legata alla famiglia, agli studi, alla devozione religiosa, all’ambiente cattolico e dei suoi tempi, attento ai poveri e poco altro.

    Così, alla fine di tutto, mi sono ritrovato ad avere per le mani pochissimo materiale da utilizzare: mi sembrava, tutta la situazione, un continuo invito a non cercare altro. Inutile andare a scovare nuovi libri, strade e montagne da lui amate, quadri e sculture, lettere e fotografie. È stato in quel momento, pieno di assenza e di vuoto, che Pier Giorgio mi ha travolto. Un santo la cui parola per contraddistinguere la sua vita terrena è mediocrità: un anonimo, dimenticabile santo.

    Ho pensato, e ci credo tanto tutt’ora, che per rendere la vita e il proprio morire degni di essere vissuti, occorre diventare semplicemente ciò che si è.

    In lui questo è accaduto: la naturalezza della sua vita fa quasi paura, la spontaneità con la quale ha vissuto ogni istante lascia ancora oggi, a ottant’anni dalla sua morte e dal più incredibile funerale che si ricordi, un marchio a fuoco dentro un’infinità di persone in tutto il mondo.

    Diventa ciò che sei chiamato ad essere, mi immagino che Pier Giorgio dica:

    - Divieni. -

    Nicola Ferrari

    BIOGRAFIA

    Pier Giorgio Frassati nasce a Torino il 6 aprile 1901.

    Il padre Alfredo, dal 1913 senatore, agnostico, uomo di potere e prestigio, è proprietario e direttore del quotidiano La Stampa.

    L’infanzia trascorre tranquilla, in una famiglia borghese e benpensante tipica di inizio secolo.

    Frequenta il liceo classico, viene bocciato; nel 1918 si iscrive ai corsi d’ingegneria industriale meccanica ad indirizzo minerario, ipotizzando un suo futuro coinvolgimento accanto ai minatori, i lavoratori più sfruttati dell’epoca.

    Il periodo della 1 a guerra mondiale è fondamentale per la maturazione delle sue scelte: la politica intesa come dovere civile, la pace, la preghiera, l’aiuto alle famiglie bisognose.

    Aderisce al Partito Popolare di Don Luigi Sturzo, diventa socio della Conferenza di San Vincenzo, si schiera apertamente contro il fascismo, finendo anche in questura e una volta picchiato durante uno scontro.

    Il suo impegno costante verso i poveri caratterizza la fase adulta della vita: generosissimo, sempre disponibile, resta accanto a numerose famiglie povere, malati ed emarginati. Questa sua attività incessante viene svolta sempre in maniera quasi totalmente anonima: solo nel giorno del suo funerale la vera portata di questo impegno si rivelerà clamorosamente.

    Appassionato di montagna, di gite in bicicletta, allegro,

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