Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il Potere di Agire Oggi Adesso. Terapia dell'Agire Oggi Adesso.
Il Potere di Agire Oggi Adesso. Terapia dell'Agire Oggi Adesso.
Il Potere di Agire Oggi Adesso. Terapia dell'Agire Oggi Adesso.
E-book249 pagine2 ore

Il Potere di Agire Oggi Adesso. Terapia dell'Agire Oggi Adesso.

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

La Terapia e il Potere dell`Agire oggi adesso e` una terapia innovativa che punta al tuo potenziale e a come metterlo in Azione ogni giorno per essere chi sei aldila` dei limiti mediocri e falsi imposti dell`eta`, dei limiti fisici-mentali, dei limiti sociali della lobby e dei suoi sporchi giochi al potere culturale e scientifico.
LinguaItaliano
Data di uscita27 apr 2020
ISBN9788831669856
Il Potere di Agire Oggi Adesso. Terapia dell'Agire Oggi Adesso.

Correlato a Il Potere di Agire Oggi Adesso. Terapia dell'Agire Oggi Adesso.

Ebook correlati

Psicologia per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il Potere di Agire Oggi Adesso. Terapia dell'Agire Oggi Adesso.

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il Potere di Agire Oggi Adesso. Terapia dell'Agire Oggi Adesso. - Anna Lo Iacono

    IA­CO­NO

    INTRODUZIONE

    Come nasce il libro

    "Ge­nio si na­sce, si di­ven­ta o da co­sa lo si no­ta? Qual­cu­no lo de­ve pub­bli­ca­re che sei un ge­nio o re­sti all’om­bra col tuo ge­nio?

    I tuoi pie­di co­min­cia­no ad ave­re po­te­re quan­do ti ac­cor­gi che ti por­ta­no in gi­ro. E di­ven­ta­no fa­mo­si quan­do ne par­le­rai a più per­so­ne e ma­ga­ri un tuo ami­co ci ri­ca­va un film! ll tuo/a aman­te ac­qui­sta po­te­re/va­lo­re quan­do le di­mo­stri che hai dei sen­ti­men­ti for­ti. Ac­qui­sta fa­ma quan­do fa­rai sa­pe­re che ti ha sal­va­to dal sui­ci­dio! Il tuo cor­po, la tua men­te e la tua vi­ta han­no il po­te­re pre­zio­so del­le azio­ni che sei riu­sci­to ad in­tra­pren­de­re im­pri­men­do­ne il si­gni­fi­ca­to e il si­gni­fi­ca­to del­le co­se lo dia­mo noi. Ti pia­ce il si­gni­fi­ca­to che hai da­to al­la tua vi­ta, al­le co­se at­tor­no a te e al­le per­so­ne che co­no­sci?"

    Que­sto li­bro na­sce da una con­sa­pe­vo­lez­za sem­pre pre­sen­te in me: spin­ge­re, muo­ve­re, fa­re, dar vi­ta a qual­co­sa tra­mi­te un’azio­ne fi­si­ca, emo­zio­na­le e men­ta­le per­ché in pri­ma per­so­na ho sem­pre spe­ri­men­ta­to e spe­ri­men­to che spin­ger­mi ol­tre i li­mi­ti dà po­te­re, mi po­ten­zia in quan­to vi­va e crea­tri­ce. E dà po­te­re a chi/co­sa di­ri­ge le mie azio­ni.

    Que­sto li­bro è sta­to sem­pre vi­vo e cir­co­lan­te in tut­to il mio mo­do di es­se­re ed espri­mer­mi. Non ho mai però  avu­to la con­vi­zio­ne e la pre­sun­zio­ne che po­tes­se di­ven­ta­re un li­bro. Chi mi co­no­sce sa che met­to in at­to ciò che scri­vo. Quan­do al­lo­ra è na­ta que­sta con­vi­zio­ne/pre­sun­zio­ne?

    È na­ta in­nan­zi­tut­to dall’evo­lu­zio­ne e in­vo­lu­zio­ne che ho avu­to nell’ap­prez­za­re i miei mol­te­pli­ci ta­len­ti e dram­mi. In se­con­do luo­go, è na­ta dal­la con­sa­pe­vo­lez­za che può  aiu­ta­re a gua­ri­re già tra­mi­te la let­tu­ra e poi la pra­ti­ca e la me­mo­ria dei pas­sag­gi del li­bro. Mol­te per­so­ne là fuo­ri si pos­so­no sal­va­re, così co­me tut­ti i li­bri che ho let­to mi han­no sal­va­ta, fat­to vi­ve­re in pro­fon­dità e in mul­ti­di­men­sio­ni e mi han­no te­nu­ta buo­na e lon­ta­na dal com­pie­re il mio Ta­na­tos.

    Il li­bro na­sce an­che da an­ni di let­tu­re, di os­ser­va­zio­ne e di la­vo­ro di­ret­to sul­la psi­che uma­na es­sen­do un’esplo­ra­tri­ce del­la inaf­fer­ra­bi­le na­tu­ra uma­na a tal pun­to da col­le­zio­na­re 4-5 pa­gi­ne di cur­ri­cu­lum in Ita­lia e più pa­gi­ne del pre­ce­den­te in un nuo­vo cur­ri­cu­lum ne­gli Uk.

    Cur­ri­cu­lum ba­sa­ti su cen­ti­na­ia di la­vo­ri cer­ca­ti dal mio agi­re e ri­cer­ca, poi­ché non ho mai pa­ga­to né avu­to rac­co­man­da­zio­ni fi­no ad og­gi. Ed è ora che io ce li ab­bia! Cer­to avrei po­tu­to fa­re sem­pre lo stes­so la­vo­ro nel­lo stes­so po­sto sen­za met­ter­mi a ri­schio di vi­ta. Per fa­re lo stes­so la­vo­ro co­mun­que bi­so­gna ave­re un dna ret­ti­li­neo e ov­via­men­te non mul­ti-con­cen­tri­co co­me il mio.

    Il te­ma del­la Gua­ri­gio­ne chia­ra­men­te espo­sta in que­sto li­bro mi pre­me mol­to e mi sta a cuo­re. Chia­ma­te­la gua­ri­gio­ne, cu­ra, mi­ra­co­lo, cam­bia­men­to, slit­ta­men­to o sal­to quan­ti­co di vi­ta, quel­lo che mi pre­me di­re è che ci si ri­vo­lu­zio­na den­tro tra­mi­te una cu­ra fac­cia a fac­cia con pro­fes­sio­ni­sti nel set­to­re, ma ci si mo­di­fi­ca den­tro an­che tra­mi­te viag­gi, vi­ven­do, sce­glien­do e mol­to im­por­tan­te leg­gen­do quel­le co­se che han­no un po­te­re in­trin­se­co nel­le stes­se pa­ro­le let­te per gua­ri­re e orien­ta­re ver­so nuo­ve stra­de di vi­ta.

    E an­cor più im­por­tan­te è il fat­to che nel li­bro è con­te­nu­ta The The­ra­py of Ac­ting To­day Now o Te­ra­pia dell’Agi­re/Crea­re/Fa­re Og­gi Ades­so crea­ta da me per­so­nal­men­te e che io in pri­ma per­so­na met­to in at­to pra­ti­ca­men­te da sem­pre.

    The The­ra­py of Ac­ting To­day Now ha lo sco­po di sin­te­tiz­za­re tut­te le te­ra­pie esi­sten­ti nel­la psi­co­lo­gia in mo­do uni­ta­rio e or­di­na­to. In­fat­ti The The­ra­py of Ac­ting rac­chiu­de sia tut­te le te­ra­pie clas­si­che del­la Tal­king Cu­re che le ul­ti­me neu­ro­scien­ti­fi­che e me­ta­co­gni­ti­ve, in quan­to si trat­ta sem­pre di agi­re la te­ra­pia più ap­pro­pria­ta per un sog­get­to spin­gen­do­lo ver­so del­le azio­ni in pri­ma per­so­na.

    La mia spe­ran­za è che la Te­ra­pia del Fa­re/Agi­re/Crea­re og­gi ades­so ven­ga re­ce­pi­ta e ca­pi­ta e mes­sa in pra­ti­ca. Al­cu­ni di voi han­no pro­ba­bil­men­te la vi­sio­ne dell’agi­re co­me del cor­re­re, quan­do agi­re è an­che pen­sa­re co­strut­ti­va­men­te, sen­ti­re co­me stia­mo den­tro e mol­to di più. Agi­re è de­ci­de­re di agi­re pri­ma di tut­to.

    La mia spe­ran­za per con­clu­de­re qui ades­so è che tu rom­pa og­gi, ora il flus­so di ca­te­ne di ra­gio­na­men­ti e di mo­di di sen­ti­re ne­ga­ti­vi e sof­fe­ren­ti in rap­por­to a te e agli al­tri e al­la pro­spet­ti­va di vi­ta ad ogni età a cui pen­si di es­se­re ar­ri­va­to o ti han­no im­po­sto di pen­sa­re di es­se­re ar­ri­va­ta/o.

    E in mo­do un po’ più for­te co­me un tuo­no, ci ten­go a scri­ve­re che que­sto li­bro na­sce da an­ni di do­lo­re e fu­ga da me stes­sa per aver vi­sto nel­la se­con­da de­ca­de del­la mia vi­ta in fac­cia il mio al­to po­ten­zia­le.

    Ave­vo ca­pi­to al­lo­ra che es­sen­do fi­glia di un con­ta­di­no e peg­gio es­sen­do tra­spa­ren­te al pun­to da non ven­der­mi a nes­su­no per far car­rie­ra, avrei sof­fer­to mol­to in una so­cietà pri­mi­ti­va, ar­re­tra­ta sen­za giu­sti­zia né me­ri­to­cra­zia, in­ca­pa­ce di cam­bia­re le re­go­le di ba­se.

    Le ge­ne­ra­zio­ni dal 20­mi­la se­co­lo in poi ca­pi­ran­no dav­ve­ro quel­lo che scri­vo.

    Dun­que QUE­STO LI­BRO NA­SCE DAL­LE LA­CRI­ME, DAL DO­LO­RE, DAL­LA RAB­BIA E DALL’AN­DA­RE VIA CON­VER­TI­TE IN CREA­TI­VITÀ E PUN­TA­TE CO­ME PI­STO­LA DRIT­TA NEL­LE TEM­PIE DELL’ETER­NITÀ .

    E PER FI­NI­RE DE­VO DI­RE CHE QUE­STO LI­BRO NA­SCE CO­ME AP­PEL­LO NELL’AIU­TAR­MI A DIF­FON­DER­LO, PER­CHÉ SO GIÀ CHE LÀ FUO­RI C’È GEN­TE CHE HA BI­SO­GNO DI AIU­TO.

    Gra­zie.

    Ai Lettori , grazie di esserci!

    Vor­rei ri­por­ta­re la tua at­ten­zio­ne su al­cu­ni spa­zi vi­si­bi­li che sia io che tu e la scien­za pos­sia­mo toc­ca­re con ma­no e di­mo­stra­re al­lo stes­so mo­do in tut­ti gli es­se­ri uma­ni dell’at­tua­le pia­ne­ta. Poi ov­via­men­te ci si può  inab­bis­sa­re in al­tri spa­zi plu­ri­di­men­sio­na­li o pa­ra­nor­ma­li, ma al mo­men­to que­sto non ci ser­ve.

    Ri­tor­nan­do ai di­ver­si spa­zi vi­si­bi­li e di­mo­stra­bi­li in quan­to esi­sten­ti in tut­ti gli es­se­ri uma­ni, ec­co­li qui:

    1. lo spa­zio del pen­sie­ro

    2. quel­lo del no­stro umo­re/emo­zio­ni/co­me stia­mo ad ogni ora del gior­no

    3. lo spa­zio dei no­stri com­por­ta­men­ti gior­na­lie­ri

    4. lo spa­zio di quel­lo che sap­pia­mo/che de­si­de­ria­mo e che non riu­scia­mo/osia­mo fa­re

    Al­cu­ni chia­ma­no que­st’ul­ti­mo ani­ma, al­tri in­con­scio, al­tri con­sa­pe­vo­lez­za su­pe­rio­re e co­si via. Io userò qui il no­me di Po­ten­zia­le crea­ti­vo, este­so, in­fi­ni­to, vi­vo e pre­sen­te in ogni mo­men­to del­la no­stra vi­ta dal­la na­sci­ta a sem­pre.

    A co­sa ci ser­vo­no que­sti spa­zi elen­ca­ti? Pra­ti­ca­men­te so­no gli spa­zi e quin­di la pri­ma ca­sa in as­so­lu­to do­ve noi in quan­to es­se­ri uma­ni sia­mo ve­nu­ti al mon­do e en­tro i qua­li ci muo­via­mo crean­do la sto­ria di vi­ta che ognu­no si crea o che gli crea­no.

    Ma a co­sa ci ser­vo­no an­co­ra più in pro­fon­dità lo spa­zio-pen­sie­ro, lo spa­zio-com­por­ta­men­ti, lo spa­zio-umo­re/emo­zio­ni e lo spa­zio in­con­scio/ani­ma/Po­ten­zia­le crea­ti­vo? 

    Fac­cia­mo un’al­tra do­man­da: a co­sa ci ser­ve co­no­sce­re la pa­gi­na fa­ce­book? O a co­sa ci ser­ve co­no­sce­re il pro­gram­ma Word o Po­wer point o d’ar­te, di sel­fie? O an­co­ra a co­sa ti ser­ve im­pa­ra­re a gui­da­re una mac­chi­na, il mo­to­re, o tro­var­ti un la­vo­ro o un hob­by?  Al­lo­ra le stes­se ri­spo­ste che ti sei da­ta/o per que­ste ul­ti­me do­man­de, puoi usar­le per ca­pi­re per­ché ci con­vie­ne ca­pi­re, im­pa­ra­re, ge­sti­re, co­no­sce­re noi stes­si di­vi­si e uni­ti dal­lo e nel­lo spa­zio pen­sie­ro, nel­lo spa­zio com­por­ta­men­ti, nel­lo spa­zio del­le emo­zio­ni/umo­ri, e den­tro lo spa­zio del no­stro Po­ten­zia­le ce­ra­ti­vo.

    In po­che pa­ro­le, ci con­vie­ne co­no­scer­ci per ca­pi­re che po­ten­zia­le, mo­to­re, ca­pien­za ab­bia­mo e sa­pe­re do­ve ar­ri­va­re e usa­re il più  pos­si­bi­le chi sia­mo, co­sa è in no­stro pos­ses­so e co­sa ci ser­ve per fa­re dei pas­si in avan­ti.

    Se non ti co­no­sci, se non co­no­sci il va­lo­re che hai, chi sei, che po­ten­zia­le hai, chi vuoi che te lo di­ca? Un que­stio­na­rio? Una par­ti­ta? La tua dol­ce me­tà, i pro­fes­so­ri? Lo ve­dre­mo in­sie­me do­po.

    Userò que­sto se­gno in que­sto li­bro

    +++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

    quan­do vo­glio sug­ge­rir­ti di ag­giun­ge­re qual­co­sa al­la tua vi­ta che ti aiu­te­rà a crea­re co­se nuo­ve per vi­ve­re me­glio.

    Inol­tre use­rò ter­mi­ni co­me per­so­ne con cui la­vo­ro o clien­ti an­zi­ché l’of­fen­si­vo, de­po­ten­zian­te e ob­so­le­to ter­mi­ne di pa­zien­te o peg­gio ma­la­to men­ta­le op­po­nen­do­mi e ri­fiu­tan­do­mi di usa­re un lin­guag­gio pur­trop­po in vo­ga in tut­to il mon­do dav­ve­ro mor­ti­fi­can­te per l’es­se­re uma­no che ha so­lo dif­fi­col­tà fi­si­che o nel­la te­sta o con le emo­zio­ni e così  via.

    Use­rò poi di­sfun­zio­ni/mal fun­zio­na­men­to di abi­li­tà men­ta­li an­zi­ché il de­gra­dan­te, non ve­ri­tie­ro, of­fen­si­vo e ob­so­le­to ter­mi­ne di ma­lat­tie men­ta­li.

    È in cor­so un mio la­vo­ro in cui spie­go be­ne per­ché mi ri­fiu­to di usa­re ter­mi­ni ver­go­gno­si e fuo­ri se­co­lo co­me ma­lat­tie men­ta­li, ma­lat­tia, pa­zien­ti e al­tri.

    Se i va­ri ca­pi­to­li suc­ces­si­vi sa­ran­no in gra­do di ri­las­sar­ti, di­ver­tir­ti, far­ti grat­ta­re la fron­te per­ché non mi so­no spie­ga­ta be­ne, e se sa­ran­no in gra­do di far­ti scat­ta­re il bot­to­ne di ac­cen­sio­ne di nuo­ve co­se, tro­van­do qui nuo­ve ri­spo­ste e be­nes­se­re, il po­te­re stes­so di ora del mio agi­re le ma­ni per scri­ve­re e le mie in­ten­zio­ni per da­re una strut­tu­ra com­pat­ta al­le pa­gi­ne, si è pro­pa­ga­to dall’al­fa­be­to di tut­te que­ste let­te­re di pa­gi­ne al­la cor­ren­te elet­tri­ca del tuo cor­po e men­te. E pos­so di­re al­lo­ra:

    Que­sto li­bro vi­bra, è vi­vo e ema­ne­rà vi­ta e be­nes­se­re da ora all’Eter­ni­tà, pas­san­do per tut­ti i se­co­li av­ve­ni­re in cui avrei vo­lu­to na­sce­re. Buo­na Im­mer­sio­ne al­lo­ra!

    Capitolo uno: NATI PER VIVERE IN TOTO. Accenno a tutte le fandonie collettive inculcate ai popoli nei secoli, nella storia, dai media.

    Cosa vuol dire AGIRE?

    Agi­re è pro­ce­de­re ad af­fet­tua­re un’azio­ne se­con­do co­scien­za e co­no­scen­za. Agi­re è ope­ra­re, com­pie­re un’azio­ne bloc­can­do in que­sto mo­do il flus­so di pro­get­ti e pen­sie­ri e crean­do qual­co­sa: ap­pun­to l’azio­ne.

    Dal la­ti­no age­re che in­ten­de l’ope­ra­re, il muo­ver­si, lo spo­sta­re, l’ef­fet­tua­re, il pro-ce­de­re, il com­por­tar­si, ado­pe­rar­si, la­vo­ra­re su qual­co­sa.

    Com’è in­te­so l’Agi­re in que­sto li­bro? Esat­ta­men­te con tut­ti i si­no­ni­mi che con­tie­ne nel­la sua eti­mo­lo­gia la­ti­na.

    Ma ve­dia­mo più in det­ta­glio co­sa l’agi­re e l’azio­ne im­pli­ca­no. Si­cu­ra­men­te quel­lo che im­pli­ca­no è uno spo­sta­men­to di li­vel­lo da un pia­no ad un al­tro pia­no sia che l’azio­ne av­vie­ne in mo­do re­pen­ti­no o im­pul­si­vo sia che l’azio­ne vie­ne av­via­ta in mo­do pon­de­ra­to o in al­tri ca­si pro­cra­sti­na­ta, ri­tar­da­ta.

    Ma co­sa s’in­ten­de qui per spo­sta­men­to di li­vel­lo da un pia­no ad un al­tro?

    Per spo­sta­men­to di li­vel­lo s’in­ten­de qui un li­vel­lo men­ta­le e di pen­sie­ri, un se­con­do li­vel­lo che è le­ga­to a co­me stia­mo, un ter­zo li­vel­lo che è fat­to di com­por­ta­men­ti, e un quar­to li­vel­lo che è il cen­tro di noi stes­si o Po­ten­zia­le che ab­bia­mo. Nel­lo stes­so li­vel­lo poi, ci so­no più li­vel­li di pen­sie­ri, emo­zio­ni, com­por­ta­men­ti e po­ten­zia­le. Quin­di ab­bia­mo più li­vel­li a li­vel­lo di pen­sie­ri, più li­vel­li a li­vel­lo di emo­zio­ni, più li­vel­li a li­vel­lo di com­por­ta­men­ti, più li­vel­li a li­vel­lo di po­ten­zia­le at­ti­vo.

    Per i pia­ni lo stes­so, ab­bia­mo un pia­no men­ta­le di pen­sie­ri, un pia­no di emo­zio­ni, un pia­no di com­por­ta­men­ti e un pia­no di po­ten­zia­le con­sa­pe­vo­le, in­con­sa­pe­vo­le, au­to­ma­ti­co.

    +++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

    Fac­cia­mo un esem­pio. Se al mat­ti­no de­vo al­zar­mi per an­da­re al la­vo­ro, e que­sto è un la­vo­ro pub­bli­co e mi dà di­sgu­sto ven­de­re le mie mol­te­pli­ci abi­li­tà e il mio uni­co tem­po per una man­cia­ta di noc­cio­li­ne a chi non ap­prez­za né me­ri­ta chi so­no, i li­vel­li dei miei pen­sie­ri al mat­ti­no ap­pe­na al­za­ta so­no que­sti:

    "Nooo, de­vo an­co­ra pre­pa­rar­mi per la­vo­ra­re per lo sta­to…quan­te ore, non pas­sa­no mai!...an­che nel­le ore vuo­te che so­no le più pia­ce­vo­li, de­vo sta­re lì          co­me una schia­va in pri­gio­ne, nooooo!...pe­rò an­co­ra non so­no ca­pa­ce di la­vo­ra­re per il mio pro­prio bu­si­ness e al­lo­ra che fa­re? De­vo an­da­re a la­vo­ra­re, for­za su ve­stia­mo­ci! Do­ve so­no le scar­pe? Non le ve­do....ec­co lì..tro­va­te....for­za, dia­mo­ci una mos­sa!"

    Co­me si ve­de nell’esem­pio di pri­ma al­za­ta­mi dal let­to al mat­ti­no, su un pia­no men­ta­le i va­ri li­vel­li di pen­sie­ri si so­no ac­ca­val­la­ti da quel­li to­tal­men­te ne­ga­ti­vi a quel­li più rea­li­sti­ci fi­no a quel­lo fi­na­le in cui si con­si­de­ra di agi­re e quin­di pre­pa­rar­si per an­da­re al la­vo­ro, poi­ché non c’è al­tra scel­ta al mo­men­to.

    Ov­via­men­te an­che i li­vel­li emo­ti­vi so­no va­ri, dal sen­tir­mi a pez­zi per fa­re qual­co­sa che non vo­glio al­lo spin­ger­mi ad ac­cet­ta­re la si­tua­zio­ne per quel­lo che è. An­che i li­vel­li di com­por­ta­men­ti son va­ri, dal non fa­re fi­si­ca­men­te nul­la al cer­ca­re le scar­pe e dar­si una mos­sa. Il li­vel­lo di po­ten­zia­le se­gue lo stes­so per­cor­so, dal­la man­ca­ta vo­glia al­lo spin­ger­si a fa­re an­che con­tro vo­le­re.

    I va­ri li­vel­li di pen­sie­ro, di emo­zio­ni, di com­por­ta­men­ti e di po­ten­zia­le so­no dei pia­ni e quin­di so­no de­gli spa­zi sen­za tem­po e sen­za spa­zio tran­ne i com­por­ta­men­ti.

    Co­sa vo­glio di­re? Al­lo­ra chie­dia­mo­ci: do­ve han­no luo­go i pen­sie­ri? Si so­no in­ne­sca­ti in ori­gi­ne nel­la te­sta, den­tro il no­stro cra­nio?

    Dal­la fi­si­ca sap­pia­mo che i pen­sie­ri han­no un po­te­re an­che a di­stan­za, co­me nel ca­so del po­te­re te­le­pa­ti­co. Co­mun­que un pen­sie­ro rag­giun­ge l’uni­ver­so, quin­di non ha tem­po né li­mi­ti e spa­zio. Un pen­sie­ro di co­sa è fat­to? Aria? Os­si­ge­no? Ca­ra­mel­le? Per esem­pio pen­sa­re ad una vi­ta in al­tri pia­ne­ti è un’al­tra pro­va che i pen­sie­ri non han­no tem­po né se­de né spa­zio e che al­cu­ni pen­sie­ri so­no tos­si­ci e al­tri ci fan­no so­lo vo­la­re in al­to e so­no ener­gia, aria, os­si­ge­no.

    E do­ve han­no luo­go e fin do­ve si pro­pa­ga­no le emo­zio­ni? Lo stes­so che per i pen­sie­ri, le emo­zio­ni so­no in­ne­sca­te nel­la te­sta ma non han­no tem­po né spa­zio.

    Per esem­pio puoi pro­va­re amo­re per l’uma­ni­tà o una for­te mi­san­tro­pia o un gran­de amo­re per gli ani­ma­li e tut­ti que­sti im­men­si sen­ti­men­ti/emo­zio­ni si di­sper­do­no nell’aria e rag­giun­go­no chi ami o odi sen­za li­mi­ti, spa­zio, bar­rie­re.

    Così per il no­stro po­ten­zia­le an­che quan­do ap­pa­ren­te­men­te dor­me, ri­po­sa e non vie­ne usa­to. Nes­su­no sa di che per­cen­tua­le il no­stro Po­ten­zia­le crea­ti­vo sia fat­to, di che so­stan­za, en­ti­tà, ma usa­to tra­sfor­ma

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1