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I cinque livelli dell'attaccamento: Stai usando la conoscenza o la conoscenza sta usando te?
I cinque livelli dell'attaccamento: Stai usando la conoscenza o la conoscenza sta usando te?
I cinque livelli dell'attaccamento: Stai usando la conoscenza o la conoscenza sta usando te?
E-book127 pagine2 ore

I cinque livelli dell'attaccamento: Stai usando la conoscenza o la conoscenza sta usando te?

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Info su questo ebook

Dalla conoscenza tolteca, lungo la via della trasformazione, don Miguel Ruiz jr. condivide uno straordinario percorso verso la libertà interiore.'Tutti noi abbiamo 'sottoscritto' involontariamente degli accordi su come scegliamo di vivere e su quali riteniamo siano le nostre credenze. Ma ciò che potremmo non capire è che ciascuno di questi accordi rappresenta un attaccamento, un filtro limitante su chi pensiamo di essere e su cos'abbia in serbo per noi il futuro. Questi attaccamenti li chiamiamo 'conoscenza', senza neppure chiederci se questa cosiddetta conoscenza sia necessariamente valida. Ma possiamo liberarcene, comprendendo una volta per tutte come abbiamo sviluppato e consolidato la struttura di ciò in cui crediamo'.
LinguaItaliano
Data di uscita26 feb 2014
ISBN9788868200879
I cinque livelli dell'attaccamento: Stai usando la conoscenza o la conoscenza sta usando te?

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    I cinque livelli dell'attaccamento - Miguel Jr. Ruiz

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    1

    Esplorare la percezione e la potenzialità

    Il nostro punto di vista crea la nostra realtà. Se siamo irrigiditi nelle nostre credenze anche la nostra realtà diventa rigida, stagnante e opprimente. Diventiamo schiavi dei nostri attaccamenti perché abbiamo perduto la capacità di riconoscere che possiamo scegliere di liberarcene.

    Spesso, guardandoci allo specchio, sentiamo nella nostra mente un racconto di ciò che vediamo, una definizione della nostra identità in base ai nostri accordi, cioè i pensieri e le credenze a cui abbiamo detto di sì. Questa identità nasce dalle credenze che ci sono state inculcate dalla famiglia, dalla cultura, dalla religione, dall’educazione, dagli amici e così via, e queste credenze sono contenute in un sistema rappresentato dall’immagine riflessa del nostro essere fisico, nel mio caso un essere vivente chiamato Miguel Ruiz Jr. che ha un modo di vedere le cose peculiarmente suo.

    Ognuno dei miei accordi rappresenta un attaccamento che ho creato per me stesso nel corso della mia vita. Ad esempio, guardandomi allo specchio mi percepisco come:

    Questo elenco di definizioni è un mio riflesso, e guardandomi posso sentire quello che narrano i miei accordi e il modello attraverso cui mi definisco. I miei pensieri mi narrano i miei attaccamenti, il mio sistema di credenze.

    Proietto sull’immagine di me stesso quei valori e le caratteristiche che riflettono le mie credenze. Più sono attaccato alle mie credenze e più mi è difficile vedere quello che sono in un dato momento, e meno libertà ho di vedere la vita da una diversa prospettiva e magari di scegliere una nuova direzione. Più i miei attaccamenti diventano forti e radicati, più perdo la consapevolezza del mio Sé autentico, che viene oscurato dai filtri dei miei sistemi di credenze. Nella tradizione tolteca lo chiamiamo lo specchio affumicato, perché ci impedisce di vedere il nostro Sé autentico.

    Ciò che dà forza agli attaccamenti è l’amore condizionato. Quando vi guardate allo specchio, invece di accettarvi per ciò che siete in quel momento, molto probabilmente vi dite che così come siete non siete accettabili e iniziate a raccontarvi tutto quello che dovreste fare per farvi accettare da voi stessi. Vi dite: devo rispondere a questa aspettativa per essere degno del mio amore.

    Il desiderio di incarnare alla perfezione il modello archetipico di ognuno dei miei accordi distorce ancora di più il mio riflesso. Mi valuto e mi giudico in base ai miei accordi, che ho trasformato nel metro di giudizio per potermi accettare. Rafforzo il mio sistema di punizioni e ricompense per cercare di conformarmi a quel modello archetipico, comportamento che nella tradizione tolteca chiamiamo addomesticamento.

    Il principale strumento che utilizziamo per addomesticarci è il giudizio. Basandomi sul modello archetipico di quello che Miguel dovrebbe essere, vedo tutti i difetti e le carenze del mio riflesso ed entra in azione l’addomesticamento:

    Facciamo dipendere l’accettazione di noi stessi da questi giudizi e l’attaccamento ad essi diventa così normale che non li vediamo più come critiche e condanne, ma li assumiamo come parte integrante di noi stessi. Fondamentalmente tali autocritiche derivano da ciò che pensiamo di noi stessi: se ci accettiamo o se ci rifiutiamo.

    Tra tutte le credenze di cui dobbiamo liberarci, questa è la più importante: lasciate andare l’attaccamento alla credenza di dover diventare perfetti per essere felici. Questa credenza non riguarda solo la nostra immagine, ma quello che pensiamo, la nostra filosofia di vita, la nostra ricerca spirituale e il nostro posto nella società. Tutte queste sono condizioni in base alle quali accettiamo noi stessi. Pensiamo che per poterci amare dobbiamo essere all’altezza delle aspettative che riponiamo in noi stessi, ma dobbiamo capire che queste aspettative sono espressioni dei nostri accordi e non della nostra vera natura.

    Paradossalmente, è proprio nel momento in cui abbiamo l’opportunità di vederci davvero (quando, cioè, siamo di fronte al nostro riflesso, nello specchio o nel mondo esterno) che il narratore parla con voce ancora più forte. Conosco alcune persone, me compreso, che si rifiutavano di guardarsi allo specchio perché il giudizio su di sé era assordante. Vivere all’altezza di un’illusione è impossibile, tanto per gli adulti quanto per i giovani.

    Ovviamente è facile accusare i media, la cultura e la società di perpetuare le immagini di come dovremmo essere. Siamo subissati da messaggi pubblicitari e immagini archetipiche di eroi ed eroine (atleti professionisti e donne bellissime), e di orribili esempi di ciò che non dobbiamo essere. Ma in realtà non c’è nessuno da incolpare, perché un messaggio pubblicitario, esattamente come un giudizio su se stessi, non ha nessun potere se noi non accettiamo il messaggio o il giudizio. Solo se ci attacchiamo volontariamente a quelle immagini e a quelle distorsioni compromettiamo la nostra

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