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Amori senza tempo: Costellazioni familiari, mitologia e sistema di convizioni
Amori senza tempo: Costellazioni familiari, mitologia e sistema di convizioni
Amori senza tempo: Costellazioni familiari, mitologia e sistema di convizioni
E-book209 pagine2 ore

Amori senza tempo: Costellazioni familiari, mitologia e sistema di convizioni

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Info su questo ebook

Questo libro si rivolge a uomini e donne in cerca di risposte alle grandi sofferenze procurate dall'amore e vuole evidenziare come il modo di amare e di soffrire è lo stesso di sempre. La prospettiva di analisi proposta, nasce da alcuni suggerimenti offerti da comportamenti relazionali basati sulle sofferenze e sugli abbandoni presenti nella storia di donne mitologiche dell'antica Grecia. Nei quattro diversi capitoli dedicati appunto alla differente maniera di amare, Atalanta, Circe, Elena e Didone sono gli esempi grazie ai quali è possibile analizzare alcune patologie generate all'interno di relazioni affettive sentimentali problematiche. Con l'aiuto delle "Costellazioni Familiari" di Bert Hellinger è possibile fare emergere a livello conscio la natura del disagio sofferto di cui il soggetto è portatore e con la tecnica del "Theta Healing" di Vianna Stibal poter cambiare le convinzioni che inducono il soggetto a tali comportamenti.
LinguaItaliano
Data di uscita24 giu 2013
ISBN9788863651256
Amori senza tempo: Costellazioni familiari, mitologia e sistema di convizioni

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    Anteprima del libro

    Amori senza tempo - Mariani Manuela

    COLLANA

    SAGGI PER L’ANIMA

    Manuela Mariani

    AMORI SENZA

    TEMPO

    Costellazioni Familiari, Mitologia

    e Sistema di Convinzioni

    © Anima Edizioni. Milano, 2012

    © Manuela Mariani, 2012

    © In copertina: Camilian Demetrescu-Hierofanie. Matrimonio tra il Sole e la Luna, arazzo, cm 208 / cm 145, 2005

    I nomi delle persone citate nel libro sono stati cambiati e modificati dall’autrice per mantenere il segreto professionale.

    I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati per tutti i paesi. Per i diritti di utilizzo contattare l’editore.

    Progetto editoriale: Jonathan Falcone

    Direzione: Timoteo Falcone

    Redazione: Sabrina Lescio

    ANIMA s.r.l.

    Gall. Unione, 1 – 20122 Milano

    Tel. 0272080619 fax 02 80581864

    e-mail: info@animaedizioni.it

    www.animaedizioni.it

    I edizione giugno 2012

    Tipografia Italgrafica

    Via Verbano, 146

    28100 Novara

    A Federica, mia figlia.

    «Il cuore ha le sue ragioni,

    che la ragione non conosce».

    B. Pascal, Pensieri

    PREFAZIONE

    di Paolo Crimaldi

    C’è un tempo per l’amore? È una domanda che col passare degli anni mi chiedo costantemente perché, mai come in questo momento storico dove tutto è accelerato e diventa obsoleto dopo pochissimo tempo, è naturale riflettere su un concetto di così vasta e profonda portata.

    Vivere l’amore in stagioni della vita che non sono quelle naturali, è qualcosa che spesso è oggetto di pregiudizi e facili ironie, così come del resto sembra mettere profondamente a disagio il parlare di tutti quegli amori altri, ossia che escono dalle comuni regole, ma ci si chiede stabilite da chi e per quale ragione, che spesso mostrano una profondità e una tenerezza che magari altrove è non così facile sperimentare. Manuela, forse, direbbe che è il pathos dell’esclusione, del dolore, della sofferenza a renderli forti, come del resto sembra voler insegnare in primis la mitologia e poi la filosofia, soprattutto di matrice platonica.

    Devo dire che la lettura del libro di Manuela è stata davvero piacevole, un viaggio in una terra che è ritornata a essere umana e viva, quella della mitologia, dove non c’è pregiudizio né morale, ma solo vissuto, un sentimento puro, immediato, diretto, scevro da mentalismi e razionalismi che nulla hanno a che vedere con l’esperienza dell’amore.

    Giustamente il libro parte prendendo in considerazione la prima vera riflessione su cos’è l’amore che ci arriva da Platone, per poi passare all’equazione amore-sofferenza, che è esperienza comune a chiunque abbia veramente amato qualcuno, per poi ampliarsi in varie ramificazioni del sapere che vanno ad arricchire notevolmente il discorso iniziale, amplificandolo e rendendolo piacevolmente intrigante.

    Ci hanno educato a una visione estremamente romantica e lontana dalla realtà di ciò che è l’amore e il suo vissuto, avvelenandoci con l’idea del senso di eternità, che è la perversione più pericolosa che la nostra società occidentale abbia mai potuto produrre. Nella vita nulla è eterno e, come direbbe Eraclito, «tutto scorre», pànta rhei. Il movimento è inarrestabile e niente può sclerotizzarsi in un «per sempre». E in ciò, credo, si annida la fonte di dolore di ogni possibile esperienza affettiva e relazionale, dove si vive con un senso di fallimento la fine di una storia o dove, spesso, nell’ossessione di costruire una relazione che duri per sempre, non la si vive nel quotidiano, negando così la possibilità di sperimentare le mille emozioni che essa ha da offrire.

    Del libro di Manuela ho molto apprezzato il continuo riferimento alla mitologia, la prima e vera psicologia universale che l’uomo abbia mai potuto creare e che ha permesso per secoli di spiegare le umane passioni anche di esseri speciali come gli dei.

    È nella mitologia, come del resto anche James Hillman se ne è fatto portavoce, che troviamo il vero significato della nostra vita e ancor più delle passioni che accomunano gli uomini con gli dei, in quanto universali, e quindi parte di un linguaggio archetipico proprio dell’intero genere umano.

    L’intreccio che Manuela sa tessere con assoluta maestria tra mitologia, psicologia moderna, Costellazioni Familiari e terapie alternative, è qualcosa di assolutamente nuovo e allo stesso tempo olistico, che semmai ce ne fosse bisogno conferma il suo essere «terapeuta», nel significato più alto di questa parola che, a mio avviso, sta non tanto nel curare il corpo o la psiche, ma l’anima, accarezzandola e apprezzandola al fine di liberarla da tutte quelle cementificazioni che la società le ha creato attorno.

    Come dicevo, scorrere le pagine di questo libro è un viaggio in una dimensione a-temporale e a-spaziale, utile a ritrovare noi stessi soprattutto in relazione al nostro mondo emotivo, capendone le varie sfaccettature, e che ci aiuta a sentirci parte di un tutto, anche quando l’esperienza che abbiamo vissuto può sembrare unica e patologica.

    La sensazione che ho vissuto è stata rassicurante, partecipativa di un’esperienza umana complessa e meravigliosamente complicata, e allo stesso tempo variegata, com’è quella dell’amore, e ne ho apprezzato in particolare la grande capacità di stimolare l’immaginazione, di trascinarmi in territori che probabilmente non avrei mai esplorato da solo e che ho sentito miei attraverso le storie altrui, con quel pathos di emozioni che credo vada ad arricchire, sempre e comunque, la vita di chi ne è protagonista, ma anche di tutti coloro che vi partecipano per una ragione o per l’altra.

    Mi sento proprio di dire che è un libro non tanto sull’amore, ma dell’amore!

    Paolo Crimaldi, Novembre 2011

    PREFAZIONE

    di Manuela Mariani

    Chi di noi non ha mai sofferto per amore? Sfido chiunque a dire «Meno male che a me non è accaduto!» Non esiste sulla faccia di questa terra un essere vivente che non abbia almeno una storia sofferta d’amore da raccontare. La stragrande maggioranza delle persone evita accuratamente di parlare dell’argomento in modo approfondito, mentre manifesta con incisivo patimento i dolori e le sofferenze in modo appassionato e ripetuto, nella speranza, credo, di essere aiutata con un antidoto capace di guarire o almeno arrecare sollievo per alleviare tanto male.

    Sull’amore si sono scritti trattati, ma nessuno ha mai trovato una definizione chiara e precisa per descrivere esattamente di cosa si tratta. Tutti ammettono che l’amore è meraviglioso e necessario, eppure non riusciamo a metterci d’accordo su che cosa sia esattamente. Usiamo la parola «amore» in modo tanto vago da includere tutto e il contrario di tutto. Il sentimento amoroso resta, di fatto, ammantato di mistero e non dovrebbero sorprendere le molteplici definizioni che ciascuno può dare di tale sentimento, senza necessariamente giungere a un comune accordo.

    Per quanto mi riguarda, come tanti nel passato e nel presente, anch’io mi sono posta e continuo a pormi domande di questo tipo senza essere arrivata a una conclusione definitiva. Devo ringraziare questo bisogno, senza il quale non mi sarei mai spinta verso una ricerca continua nella speranza di acquietare il «vuoto misterioso e incolmabile che alcuni di noi avvertono dentro di sé». Nell’inoltrarmi in questa ricerca mi sono imbattuta in diverse persone che stavano andando nella mia stessa direzione, con le quali ho avuto la fortuna e il privilegio di confrontarmi e scoprire che le mie sofferenze non erano poi così uniche e peregrine.

    In questo libro ho cercato di mettere assieme il pensiero di chi prima di noi, camminando su questa terra, si è posto le stesse domande, forse afflitto dal medesimo bisogno di amore; si rivolge soprattutto alle donne, senza per questo escludere gli uomini che sono, a loro volta, figli delle donne stesse, ma anche fratelli, padri, mariti, amanti, amici, colleghi e che sono alla ricerca, come le donne, di una richiesta d’amore in comunione. Mi sono sempre chiesta se le donne, amando, soffrano più degli uomini in un momento in cui per loro l’amore viene meno. Da quanto ho potuto osservare attraverso le mie esperienze e quelle delle altre donne, l’uomo si consola con più velocità rispetto alle altre. Sarà vero? Io credo che ogni essere umano, uomo o donna che sia, abbia bisogno di essere amato. Ma come? In che modo questo sentimento che chiamiamo amore è percepito da ognuno di noi?

    L’amore, questa «cosa» inafferrabile verso cui tende tutta l’esistenza, è benessere o malattia? Solo quando arreca sofferenza ci si rende conto dell’esistenza dell’amore. Il dispettoso dio Eros non si accontenta di vivere silenzioso e invisibile al nostro fianco, così pensa bene di sparire. Svolazzandoci intorno divertito, si prende gioco degli esseri umani, attento a non farsi afferrare. Noi, come faceva la «vispa Teresa», lo inseguiamo cercando di catturarlo nella nostra piccola rete rincorrendolo dappertutto, senza sapere che si tratta di cosa ben più grande e misteriosa di quanto si possa immaginare.

    M.M.

    PREMESSA

    ELOGIO A EROS – IL SIMPOSIO DI PLATONE

    Il «simposio» era semplicemente una cena e il suo scopo era la conversazione e lo scambio di opinioni. Si sceglieva un tema di interesse comune e se ne discuteva a oltranza fino al mattino seguente mentre si mangiava e si beveva. Ho voluto aprire questo saggio con il Simposio di Platone perché il tema scelto in questo caso è l’amore.

    Che cos’è l’amore? È una cosa bella o una cosa brutta? E come nasce? Fa soffrire o rende felici? Molte sono le domande suscitate da questo sentimento che, trattandosi appunto di amore, dovrebbe renderci felici. Ma non sempre, però, è così. Perché?

    L’amore migliora le persone, quando queste si innamorano: si percepisce l’altro o l’altra come persona unica al mondo e tutto diventa bello, si semplifica. Ci si sente sostenuti, pieni di voglia di dare. Tutto è scoperta, gioia di vivere, e spesso ci si chiede come si è potuto vivere senza questa persona meravigliosa al proprio fianco. Sparisce la depressione, la solitudine, e a volte spariscono anche le malattie e quanto altro. Tutto prende un senso nella vita, perché amore è vita. Finché… dura! E poi?

    Poi tutto quello che ci ha reso felici si trasforma in tormento, angoscia, insicurezza, insomma una vera tortura! Un gran brutto affare! Si diventa dipendenti dell’altra o dell’altro, come da una droga. Quando la droga è disponibile va tutto bene, ma se si è solo sfiorati dal pensiero che la persona amata possa interessarsi a qualcun altro, ci si trasforma da dottor Jekyll a Mr. Hyde. Si diventa gelosi, ossessivi, manipolativi, ricattatori emotivi, ci si lascia andare al biasimo, ai rinfacci e alle accuse. Tutto per la paura di essere abbandonati.

    Quando l’altra persona se ne va per la sua strada, può nascere la più intensa ostilità, la più immensa afflizione o la disperazione più profonda. In un attimo la tenerezza affettuosa può trasformarsi in un attacco selvaggio o in un dolore orribile. Dov’è finito l’amore? Può tutto questo generare sconforto in un batter d’occhio? Era amore oppure attaccamento e dipendenza?

    Senza l’amore però non siamo in grado di vivere. Chi è, dunque, «amore»? Un dio oppure un demone?

    Platone, grazie alla sua opera Il Simposio, ci introduce in casa di Agatone, e noi, facendo finta di essere dei semplici ospiti invisibili, assistiamo, come testimoni, a una discussione tra importanti filosofi dell’epoca presenti, mentre tra una portata e l’altra danno voce a quello che secondo la loro opinione è il dio Amore.

    I commensali invitati al banchetto, tutti uomini, sono per ordine Fedro, Pausania, Erissimaco, Aristofane, Agatone (il padrone di casa), Socrate, Aristodemo (un infiltrato) e Alcibiade. Le donne, come era costume dell’epoca, sono escluse e non vi possono partecipare. La cena è stata organizzata da Agatone per festeggiare una sua vittoria in una gara di poemi tragici.

    Il primo a esporre la propria opinione è il giovane Fedro, il discepolo più caro a Socrate.

    Fedro asserisce che Eros («Amore» per i Latini) è il più antico degli dei e che forse non è neppure un dio. Eros è un dio possente e meraviglioso, sia tra gli uomini sia tra gli dei per tante ragioni, ma soprattutto per quanto riguarda la sua nascita. Eros non ha genitori, ma è generato dal Caos prima di tutti gli dei. Essendo pertanto il più antico, è fonte per noi di grandi beni. Infatti, non si sa se è meglio avere una persona virtuosa da amare o viceversa che ci ami. Nessuno, se non Amore («Eros» per i Greci), può donare all’uomo quei principi per vivere rettamente nella vita e che non sono né onori né ricchezze. Fedro allude alla vergogna per le brutte azioni e al desiderio che Eros infonde

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