Gli zoccoli sul piatto
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Anteprima del libro
Gli zoccoli sul piatto - Francesco Tornesello
Table of Contents
Francesco Tornesello - Gli zoccoli sul piatto
GLI ZOCCOLI SUL PIATTO
Nota dell’autore
Glossario senese
Palio
Contrade
Inimicizie
Cavalli
Fantini
Curve
Mossa
Mortaretto
Priore
Montaperti
Cap. 1 - Lupa
Cap. 2 - Giraffa
Cap. 3 - Civetta
Cap. 4 - Bruco
Cap. 5 - Aquila
Cap. 6 - Selva
Cap. 7 - Valdimontone
Cap. 8 - Nicchio
Cap. 9 - Liocorno
Cap 10 - Oca
Cap. 11 - Istrice
Cap. 12 - Onda
Cap. 13 - Chiocciola
Cap.14 - Torre
Cap. 15 - Pantera
Cap. 16 - Tartuca
Cap. 17 - Drago
Profilo biografico
Francesco Tornesello - Gli zoccoli sul piatto
Musicaos Editore Giugno 2020 | Le Citrine, 6
Musicaos Editore, 2020
Via Arc. Roberto Napoli, 82 | 73040 Neviano (Le)
tel. 0836618232 | info@musicaos.it | www.musicaos.org
Progetto grafico | Bookground
Isbn cartaceo 9788894966879
Isbn cartaceo 9788894966985
Tutti gli avvenimenti narrati in questo libro, e tutti i personaggi, sono inventati.
L’unica cosa reale è l’amore della gente di Siena per il palio.
GLI ZOCCOLI SUL PIATTO
Nota dell’autore
Mi è sembrato un gesto doveroso e utile, quello di precedere la narrazione di questo romanzo con un glossario dedicato al Palio, alle sue usanze e ai molti retroscena che potrebbero sfuggire a chi non fosse pratico di questa tradizione secolare. Non si tratta, si badi bene, di istruzioni per la lettura, ma di appunti che favoriranno un primo orientamento nel meraviglioso mondo del Palio, a chi vorrà calarsi con curiosità nella vicenda narrata.
Glossario senese
Palio
Il palio è una corsa di cavalli, montati a pelo (cioè senza sella e senza staffe) dai fantini, che si corre tra le contrade senesi, e consiste nel compiere per tre volte il giro di Piazza del Campo.
L’anello che circonda la conchiglia centrale della piazza viene ricoperto di tufo, tra i colonnini che delimitano la conchiglia centrale vengono posti degli steccati e altri steccati, ricoperti di materassi, vengono posti a protezione nelle curve e altri a chiudere le vie che immettono in piazza.
La gara si svolge due volte all’anno: il 2 luglio, ed è dedicata alla Madonna di Provenzano, e il 16 agosto, ed è dedicata alla Madonna dell’Assunta.
In occasione di ricorrenze particolari può essere indetto un palio straordinario (di solito a settembre).
Ad ogni palio partecipano solo 10 delle 17 contrade in cui è divisa Siena. 7 corrono di diritto, non avendo partecipato all’edizione precedente (ogni volta, infatti, ne restano fuori 7) e le altre 3 sono estratte a sorte.
Il 29 giugno e il 13 agosto, di mattina, si svolgono le batterie (la tratta, in gergo paliesco): tutti i cavalli portati in piazza gareggiano per evidenziare le loro qualità.
Al termine ne vengono scelti 10 che, per sorteggio, sono abbinati a ciascuna delle contrade.
Ogni giorno, nei giorni che precedono la corsa vera e propria, vengono effettuate due prove: una al mattino, l’altra di sera; l’ultima prova si chiama provaccia.
Il palio (detto dai senesi cencio) è un drappellone dipinto, ed è il premio per la contrada vincitrice.
Tradizionalmente il palio è dipinto da pittori senesi o toscani e raffigura immagini della devozione e del costume popolare.
Ma alcune volte sono stati invitati pittori di fama nazionale e internazionale, per dare la loro interpretazione dell’evento (Maccari, Guttuso, Dova, Botero, etc.).
Contrade
Pur essendo frazioni del territorio urbano, le contrade non sono assolutamente riconducibili al concetto di quartiere.
La contrada è un microcosmo sociale e culturale, nella quale si nasce, e ci si appartiene per questo per tutta la vita, anche se si va a vivere in un’altra contrada, o in una diversa città.
Ogni bambino, dopo il battesimo ricevuto in parrocchia, viene nuovamente battezzato in contrada, per confermare la sua appartenenza.
Attualmente sono 17, come stabilito nel 1729 dalla governatrice Violante di Baviera, che ne ridusse il numero, e sono: Civetta, Liocorno, Drago, Selva, Oca, Torre, Onda, Tartuca, Chiocciola, Nicchio, Valdimontone, Bruco, Giraffa, Lupa, Istrice, Aquila, Pantera.
Ancora oggi, durante il corteo storico che precede la corsa, dopo le contrade partecipanti e quelle escluse, sfilano anche le contrade soppresse (Leone, Gallo, Quercia, Orso, Vipera, Spadaforte): i loro alfieri hanno il volto nascosto dalla celata di un elmo.
La maggior parte delle contrade hanno un territorio non suscettibile di grandi cambiamenti, essendo nel centro della città: altre, invece, estendendo il territorio fuori dalle porte, continuano ad espandersi, ed acquisiscono una preponderanza numerica (l’Istrice è il caso più eclatante).
La contrada non solo non è soltanto un quartiere, ma non è neanche un’entità morta, che rinasce solo in occasione del palio.
La contrada, quotidianamente, è aggregazione sociale, è identità, è solidarietà e volontariato: qualcosa di difficilmente comprensibile, tra il club ultrà e le gilde medievali.
Inimicizie
Ogni contrada senese ha una contrada nemica: su questo si basa lo spirito del Palio.
Senza il sentimento esasperato di rivalità, infatti, il Palio sarebbe scivolato naturalmente nel folclore, come le tante giostre che pure si effettuano in altre città.
L’inimicizia diventa, infatti, fattore di identità: io sono di una contrada X perché ci sono nato, ma anche perché la mia nemica è la contrada Y; ed entrambe le cose sono per la vita.
Di solito la contrada nemica è quella confinante: Aquila e Pantera; Civetta e Liocorno; Chiocciola e Tartuca, Torre e Oca; Nicchio e Valdimontone; Giraffa e Bruco; Lupa e Istrice.
Ci sono poi casi particolari: l’Onda si considera nemica della Torre, ma la Torre non ammette ufficialmente tale inimicizia. Salvo poi sfottere pesantemente l’Onda nei suoi canti di contrada.
Stranamente, Selva e Drago non hanno inimicizie stabili, tant’è che, anni addietro, tentarono di creare un’inimicizia reciproca: ma con scarso esito.
Se vincere il Palio è il sogno di tutti i contradaioli, veder perdere la nemica (possibilmente per una caduta all’ultimo giro, magari mentre è in testa) è l’unico antidoto al dispiacere per la propria sconfitta.
Cavalli
I cavalli (detti anche barberi, da qui il termine barbaresco per colui che se ne prende cura nei giorni precedenti la corsa) sono i veri protagonisti del palio.
È il cavallo che corre e che vince il palio: infatti, se il fantino cade in corsa, il cavallo senza fantino (cavallo scosso) può vincere la gara, se arriva primo al traguardo.
Un tempo erano cavalli maremmani, potenti, ma non molto veloci.
Poi i cavalli furono importati dalla Sardegna, ma molti di loro non si adattavano alla ritualità della corsa, avendo acquisito, nella vita semi selvaggia, comportamenti peculiari.
Furono portati in piazza alcuni purosangue, ma con scarso esito: estremamente veloci, non avevano fiato e garretti per una pista irregolare e pesante come quella senese.
Da anni, ormai, i mezzosangue sono i cavalli da palio: veloci, ma resistenti, riescono a compiere i tre giri di piazza in un minuto e pochi secondi. In realtà, la loro velocità è la causa della gravità di alcuni incidenti.
Di cavalli famosi ce ne sono stati tanti: ne voglio ricordare due, entrambi famosi negli anni ’60, Topolone e Arianna.
Topolone non è il detentore del record di vittorie nel palio, ma solo il secondo (7 volte vincitore). Ma il suo nome è sinonimo di vittoria, per come sapeva condurre la gara, per come reagiva in pista, per l’apparente semplicità con cui stracciava gli avversari.
Arianna, detta anche la cavalla matta, era in quegli anni l’unica cavalla che tenesse testa, sul piano della corsa, a Topolone. Ma era davvero matta, e spessissimo, all’uscita della curva di San Martino, piegava a sinistra (secondo alcuni per rientrare nella sua stalla, vai a sapere se era vero) gettando via corse già praticamente vinte.
Proprio ad Arianna mi sono ispirato per tratteggiare Vipera, il cavallo matto dell’Oca di questo racconto.
Fantini
I fantini sono, assieme ai cavalli, gli eroi del palio.
Solo che, mentre il cavallo è sempre un eroe in positivo, i fantini sono spesso eroi negativi: una canzone popolare parla di loro come dieci assassini
.
Così come i cavalli, in origine molti di loro venivano dalla maremma (toscana e laziale).
Poi sono venuti i sardi, tra i quali l’ultra famoso Andrea Degortes (Aceto).
I fantini, infatti, non corrono con il loro nome, ma con un soprannome: Aceto, Bazza, Canapino, Trecciolino, etc.
Solo Giuseppe Gentili, dopo aver cominciato a correre con il soprannome di Ciancone, divenne il Professore e, da ultimo, tornò in piazza con il suo nome: il Gentili.
Attualmente l’origine è più variegata, perché molti giovani sono attirati dai guadagni e dalla fama che l’esser fantino garantisce.
Il fantino viene contattato e posto sotto contratto temporaneo dalla contrada: egli non solo deve cercare di vincere il palio, ma deve anche far sì che la contrada nemica lo perda.
Perché il palio è una gara che ha legalizzato quelle forme di corruzione che vanno sotto la denominazione di partiti.
I partiti (patti) sono stabiliti dai maggiorenti della contrada con i loro omologhi delle altre contrade, ma sono effettuati anche in piazza dai fantini, al momento della partenza (per questo ogni fantino dispone di un budget stabilito dalla contrada).
Casi di fantini infedeli (che hanno fatto il doppio gioco, prendendo soldi sia dalla propria che dalle contrade nemiche) ce ne sono stati diversi, e spesso hanno determinato situazioni di violenza (chiedere in proposito al Gentili: che fosse stato o meno corrotto, la pagò molto cara).
Curve
Le curve famose del Palio sono due: quella di San Martino e quella del Casato.
Quest’ultima è teoricamente la più difficile, perché è praticamente ad angolo retto: peraltro i cavalli vi arrivano dopo un tratto in salita, quindi con una velocità ridotta, il che consente la correzione di molte traiettorie sbagliate.
San Martino, invece, pur avendo un arco molto più ampio (peraltro tende pericolosamente a stringere, nel tratto finale) è situata in un tratto in discesa, quindi è lì che avviene il maggior numero di cadute, a causa dell’elevata velocità.
Mossa
Con il termine mossa si intende la partenza della corsa: mossiere è chiamato il giudice che, dopo aver allineato i cavalli tra i canapi (le corde che delimitano la zona di partenza) fa cadere i medesimi canapi, dando inizio alla gara.
Alla mossa i cavalli sono posizionati in base ad un sorteggio: le posizioni migliori sono quella allo steccato (ovvero la prima contrada ad essere sorteggiata, una specie di pole position, per usare un termine della formula 1) e quella di rincorsa, ovvero la contrada che resta fuori dai canapi e che, con il suo ingresso tra gli stessi, determina la partenza.
Se tra i canapi c’è troppo disordine il mossiere fa uscire cavalli e fantini e li fa rientrare per riprovare l’allineamento. In caso di perdurante impossibilità a dare il via (tutti i cavalli devono essere in