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La giostra
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E-book74 pagine55 minuti

La giostra

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Info su questo ebook

Un giorno, dopo la fine delle lezioni, Marco scopre che hanno montato una giostra vicino alla sua scuola. Le giostre non hanno mai catturato la sua attenzione e gli sono sempre sembrate piuttosto noiose, ma, nonostante ciò, non riesce a smettere di pensare a quella in particolare.

Suo padre, senza nessun apparente motivo, non vuole lasciarlo salire ma Marco fa tutto il possibile per convincerlo.

Quando finalmente ci riesce e sale sulla giostra, non può neanche immaginare quale avventura lo aspetta.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita16 set 2020
ISBN9781071566114
La giostra

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    Anteprima del libro

    La giostra - Jorge Moreno

    INDICE

    Una strategia infallibile

    La vittoria di papá

    Cosa è successo, Valeria?

    Che facciamo?

    Il duello e il banchetto

    Cosa vuole il drago?

    Un’altra volta?

    Non abbiamo tempo!

    Siamo tornati tutti e tre?

    A Adrián, Daniel e Noa

    Una strategia infallibile

    Oggi ho convinto i miei genitori e ci salirò.

    È da martedì che mi comporto bene, ho persino tolto dal tavolo il mio piatto e quello di Luca tutte le notti dopo cena. Ho messo a posto e riordinato così tanto i giocattoli in camera mia che non penso che riuscirò a trovarli quando li cercherò. Ho cenato in fretta e sono andato a letto presto tutte le notti questa settimana, e anche oggi, che è sabato, non mi sono alzato alle otto di mattina, ma ho finto di dormire fino a quando non ho sentito mamma in bagno. E per finire in bellezza, questa mattina ho lasciato tutti i miei giocattoli a Luca.

    Per questo, quando papà mi ha detto che mi meritavo un premio, non ho avuto dubbi:

    —Voglio andare sulla giostra.

    —Non se ne parla, sulla giostra no –mi ha detto papà—. Chiedi qualsiasi altra cosa. Possiamo andare allo zoo, o se vuoi un videogioco, te lo compro, ma la giostra no.

    Era un’offerta allettante, ma io volevo andare sulla giostra da lunedi, quando l’ho vista all’uscita da scuola. L’avevano montata la mattina, mentre eravamo in classe, e quando sono uscito e sono passato di lì, stava girando e c’era una musichetta in sottofondo. Sono rimasto lì davanti, guardandola fisso come se fossi ipnotizzato. Nessuna giostra mi aveva mai colpito, ho sempre preferito altre attrazioni, con più movimento, più divertenti ed emozionanti, ma non so perché non potevo smettere di guardarla. Volevo salirci. Sentivo il bisogno di salirci.

    —Dai, Marco, andiamo a casa— mi aveva detto papà risvegliandomi dall’ipnosi.

    —Voglio salirci, papà —avevo detto.

    —Non se ne parla, sulla giostra, no.

    Il giorno dopo ci avevo riprovato ma mio padre si era di nuovo rifiutato. Sapevo che provandoci ancora e ancora non avrei ottenuto niente, quando papà dice di no, è no, quindi dovevo trovare un modo per convincerlo a lasciarmici salire. Ho architettato la strategia di comportarmi bene cosicché non potesse rifiutarsi di farmici andare e l’ho messa in atto quel giorno stesso. Sono cinque giorni che mi comporto come il miglior figlio che i genitori possano desiderare, mia madre mi ha persino obbligato a misurarmi la febbre più di una volta perché diceva che non era possibile, che dovevo essere malato e, nonostante questo, mio padre ancora non vuole portarmici.

    —Ma papà, me lo sono guadagnato, lo hai detto tu...

    —Ho detto di no, Marco, non andrai sulla giostra.

    —Mamma, digli di farmici salire, per favoooore, farò tutto quello che volete —ho supplicato mia madre, facendo la faccia d’angelo. Se lei non fosse riuscita a convincerlo, nessuno ci sarebbe riuscito.

    Mia madre ha guardato mio padre con una faccia stupita, come se non capisse quello che stava succedendo, e se ne sono andati tutti e due in cucina mentre mio padre scuoteva la testa.

    Vanno sempre in cucina quando non vogliono farci sentire qualcosa, ma anche se all’inizio parlano piano, dopo cominciano ad alzare la voce e se ci mettiamo in silenzio vicino alla porta, possiamo ascoltare tutto quello che dicono.

    —Ettore, perché non vuoi portarcelo? È solo una giostra —diceva mia madre.

    —Ho detto di no, Sonia, no, non penso di farcelo salire, è pericolosa.

    —Pericolosa, una giostra? E poi vuoi che salga con te sul Trenino del Parco Divertimenti.

    —Non è la stessa cosa, Sonia, non è la stessa cosa.

    —Certo che non è la stessa cosa. Qual  é il problema con la giostra? Hai avuto qualche trauma infantile o qualcosa del genere?

    —Ho detto che non ci va e non ci andrà. Punto e basta. —Papá dice sempre «punto e basta» quando non vuole discutere di qualcosa, ma mamma fa sempre finta di non sentire e continua a parlare.

    —E allora cosa facciamo? Si è comportato così bene che si merita una ricompensa.

    —Qualsiasi altra cosa. La giostra no. Punto e basta.

    —Ma è quello che vuole e si è comportato molto bene questa settimana. Ero arrivata a pensare addirittura che lo avessero rapito gli alieni e che non fosse nostro figlio. Sarà difficile che impari che vale la pena comportarsi bene se gli promettiamo una ricompensa e poi non gliela diamo.

    In quel momento Luca ha starnutito e mamma ha chiuso la porta della cucina e non ho più potuto ascoltarli.

    I minuti seguenti mi sono sembrati un’eternità. Non sopportavo la tensione provocata dal non sapere cosa si stavano dicendo e volevo avere

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