La farfalla dalle ali rosa e gialle
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Anteprima del libro
La farfalla dalle ali rosa e gialle - Oriana Di Cocco
Ringraziamenti
La Farfalla dalle Ali Rosa e Gialle
Capitolo I°
Dalla finestra, un raggio di sole illumina la stanza e poi si trasforma in dipinti di luce che colorano il muro. Apro gli occhi senza capire dove e cosa sono: un gatto bianco e nero in una soffitta buia del centro o una ragazza smarrita che non vuole affrontare un’altra giornata che, come quella di ieri e del giorno prima e di tanti giorni uguali e tristi, si susseguono negli ultimi anni, con lenta e monotona banalità. Mi piacerebbe essere quel gatto che ho sognato….senza pensieri né problemi di alcun genere…solo un’unica preoccupazione: un posto tranquillo dove stare e una zona dove cacciare succulenti topini.
Invece sono qua, nel mio letto, a guardare il soffitto e a sperare che quel raggio di sole mi possa colpire e come una bacchetta magica, venuta dallo spazio, trasportarmi in una vita nuova, in un posto dove, come un gatto, la mia sola priorità sia la mia vita e non quella di tanti altri !!
La bacchetta magica all’improvviso si spegne e con lei, tutti i miei sogni…
La voce stridula di mia madre mi trascina come in un vortice alla realtà… : Alzati, è tardi
… Per lei è sempre tardi!!
La mia stanza è un luogo sicuro dove mi rifugio quando voglio evadere un po’. Alle pareti sono attaccati i poster dei miei idoli, Miguel Bosè e Antonio Cabrini. Anche il mio diario di scuola era completamente pieno di adesivi e foto di cantanti e attori dei fotoromanzi, tanto che per i compiti non c’era mai posto.
La mia finestra si affaccia su una verde collina, di notte, le luci del paese vicino si trasformano in luminosi puntini colorati , come quelli di un presepe . Nelle giornate di caldo, invece, il gracchiare delle rane e il canto assordante delle cicale, fa da sottofondo musicale ai miei pomeriggi di solitudine.
La voce di mia madre, sempre più insistente, rimbomba sulla tromba delle scale e mi riporta con i piedi per terra.
A volte la scuso dicendo che, a sua volta, non ha ricevuto gentilezze e premure. Una bambina che ha dovuto fare da mamma ai fratellini più piccoli, costretta ad andare nei campi a lavorare con il solo ringraziamento di botte e mortificazioni. Nessuno le ha mai insegnato cosa volesse dire amare, nessuno le ha mai dato un bacio o un abbraccio . La sua sola via d’uscita era il matrimonio, con il primo arrivato, il salvatore che bussava alla sua porta. Capisco e sono consapevole della sua situazione, ma spesso vorrei prendere il primo volo e fuggire in un paese lontano. Lei non capisce mai i miei
storie pensieri e le mie idee, siamo veramente diverse.
Mia nonna, lei sì che mi capiva, è stata con poco che non ho potuto condividere con lei tutte le cose belle della me così mia vita. . Mi mancano i suoi sorrisi, le che mi raccontava ma, era dato soprattutto, i suoi abbracci… Mia madre non mi ha mai abbracciato ma la cosa che più mi dava fastidio e, che non riesco a dimenticare, è soprattutto una : i suoi lunghi, spiacevoli, interminabili silenzi. Non ne sapevamo mai la ragione o il motivo preciso, poteva essere a causa mia o di chiunque altro. Smetteva improvvisamente di parlare e non ci rivolgeva la parola per giorni e giorni senza dare spiegazioni. Il suo volto si trasformava, cambiava addirittura i lineamenti del viso in un ghigno minaccioso e non ci saperne il perché . Era qualcosa di sconvolgente per me, parlare con un muro che stava in casa ma, era come se non ci fosse e, soprattutto a tavola, scendeva un velo di gelo che non riuscivo a sopportare. Nessuno osava dire nulla perché lei non avrebbe risposto, avrei voluto tanto alzarmi e andare via perché quel pasto si trasformava in veleno….ma, si sarebbe arrabbiata ancora di più, allora chinavo il capo per non guardarla e continuavo a scavare nel mio piatto con tristezza.
Oggi il silenzio è la cosa che mi dà più fastidio negli altri e che ho lottato con tutte la forze per eleminare in me .
Scendo lentamente le scale sperando di trovarla in una giornata positiva e pregando che non abbia il broncio anche oggi . Ma la mia stella, oggi, è coperta da un grosso nuvolone, perché lei non risponde neanche al mio buongiorno
.
Ok , pensa positivo
ora esco e vado a lavorare così non ci penso……
Un pomeriggio d’estate ero molto triste perché mia madre era di nuovo con il muso e sentendo suonare le campane della chiesetta sulla collina, presi tutti i miei gioielli, mi misi in ginocchio nel campo dietro casa e pregai la Madonna di rendermi felice, facendo sì che la mia mamma non fosse più arrabbiata, in cambio le avrei dato tutte le mie collane. Piangevo e le lacrime mi rigavano il viso facendomi sentire una fresca sensazione sulle guance . Perché ero così sfortunata? Perché proprio io dovevo avere un così triste destino? Tante volte ho sognato una mamma diversa immaginavo, a volte, che tornando a casa lei mi accogliesse con un abbraccio e che mi chiedesse come mi sentivo e se avessi bisogno di qualcosa…. Oppure che, una volta tanto mi dicesse che mi aveva comprato un regalo … invece non potevo fare altro che chiedere un intervento divino. Allora non potevo sapere che non funziona così e che la Madonna non accetta questi compromessi ma, per una bambina disperata, tutto è possibile!! Spesso mi sono anche convinta che la colpa fosse mia, forse non mi comportavo bene, tanto che fino a qualche anno fa continuavo a fare lo stesso sogno, ogni notte: Ero in una piccola stanza buia in compagnia di mia nonna e di tanti bambini sconosciuti, tutti magri e sporchi. Mia nonna aveva in mano una focaccia di granturco e ne distribuiva un pezzo ad ogni bambino, ma a me non ne dava. Io, triste, le chiedevo il motivo e lei con freddezza mi rispondeva: A te niente perché sei stata cattiva.
Mi ero così convinta di questo che mi crivellavo la mente alla ricerca della cosa sbagliata che avevo fatto.
Non so