Diario di una 13enne
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Anteprima del libro
Diario di una 13enne - Silvia De Cave
Ciao a tutti, mi presento…
Mi chiamo Sofia e ho tredici anni. Perché ho deciso proprio adesso di scrivere un diario? Perché frequento l’ultimo anno della scuola media e già comincio a vedere la luce in fondo al tunnel.
Voglio dire che tra un anno frequenterò le superiori e questo significa andare in città da sola ogni giorno. Già, perché io ho avuto due sfortune nella vita: la prima è stata quella di nascere il 25 luglio. Ti immagini cosa vuol dire nascere il 25 luglio? Fa caldo, la scuola è chiusa, i miei amici sono tutti in vacanza e nessuno può venire al mio compleanno.
Anche queste ultime tredici candeline le ho spente insieme alla mia famiglia. E non aggiungo altro.
L’altra sfortuna è stata quella di nascere in un paese di collina, carino certo, ma altrettanto noioso.
Non si può fare una passeggiata in pace che una signora subito ti ferma e chiede: Ragazzina, a chi sei figlia?
.
Immagino cosa voglia dire abitare in una città: nessuno ti conosce, nessuno ti fa domande. Si può camminare per le strade e sentirsi invisibili, la gente è indifferente e assorta nei propri pensieri. La mia casa si trova nel centro storico del paese; quando i miei genitori si sono sposati hanno ristrutturato un vecchio rudere e ne hanno fatto una bella casa comoda e accogliente. Dalle mie finestre posso vedere, dal retro, i vicoli del paese, la chiesa e le colonne di un antico tempio. Davanti, invece, si può ammirare la pianura pontina distesa placida e tranquilla ai piedi della collina.
Le mie giornate sono sempre state scandite del suono forte e austero delle campane. Mia madre mi racconta che ho sempre amato ascoltarle e ciò che per molti è un fastidioso rumore per me è musica. La sera mi piace guardare la pianura che piano piano si accende; mentre nel paese tutti rientrano a casa e la giornata sta per finire, in città mi sembra che tutto inizi a vivere. Mi chiedo cosa facciano i ragazzi della mia età. Penso che non vivano avvolti dall’ovatta come succede a me, forse iniziano ad affrontare i problemi da soli e i genitori li lasciano liberi di sbagliare. Insomma posso affermare di non avere molto da raccontare, però quest’ultimo anno di scuola media me lo voglio proprio ricordare.
La mia giornata…
Per raggiungere l’istituto scolastico, ogni mattina, prendo una circolare e questa è già la prima cosa che sono felice di non fare più dal prossimo anno.
I ragazzini che salgono sono fastidiosi, urlano e spingono senza motivo, come se ci fosse una folla immensa in fila per salire. Che fretta avete
gli chiedo a volte. Io non ho mai fretta anzi, me la prendo sempre comoda.
Mia madre mi ripete datti una mossa Sofia, con te si fa notte
ma io vado lenta come una tartaruga che è anche il mio animale preferito. A proposito di mia madre, lei è l’opposto di me. Fa l’infermiera ed è tutto il giorno in movimento.
Quando ero più piccola soffrivo molto per l’assenza di mia madre. Facendo i turni in ospedale ha sempre avuto poco tempo da dedicarmi.
Adesso, invece, sono contenta che ci vediamo poco perché mi fa sempre tante domande e vuole sapere tutto quello che mi succede. Ma cosa pensa possa succedermi in questo piccolo paese? Mio padre fa l’architetto ma si lamenta perché, in questo periodo, il lavoro è diminuito e mi dice Sofia, da grande non fare il mio lavoro
è strano sentirlo perché fino a qualche anno fa mi diceva esattamente il contrario.
Comunque io non ho nessuna intenzione di fare il suo lavoro. E neanche quello di mia madre.
Ancora non ho deciso cosa farò da grande. Per ora voglio studiare lingue per poter viaggiare tanto.
Viaggiare mi piace, ma adesso posso farlo solo con la fantasia. Amo trovare qualche angolo tranquillo, in casa o in giardino, dove nessuno mi disturba e leggere: i libri per me sono fondamentali perché mi permettono di andare in tanti posti e di scoprire come si vive in luoghi lontani. Quando i miei genitori non ci sono, cioè quasi sempre, io vado a casa dei miei nonni dove mi sento rilassata e coccolata senza essere soffocata. Loro non mi fanno tante domande anzi, mi parlano della loro vita e mi dicono spesso Tu sei fortunata a essere nata adesso, voi avete tutto
. Non so bene a cosa si riferiscano perché, quando sentiamo il telegiornale durante il pranzo, non mi sembra che questo sia proprio un bel periodo. I miei nonni abitano in una casa appena fuori il paese, hanno un bel giardino con cani e gatti. In più mio nonno coltiva l’orto e ha anche cinque galline. Io amo molto questa casa, è il mio piccolo mondo dove sono cresciuta e dove, mi sembra, non arrivino i problemi. Mio nonno è molto buono, ama la musica e mi canta spesso delle arie di operette. Mi racconta come era la sua vita da bambino e i tempi duri della guerra. Mia nonna è una donna di poche parole ma molto saggia.
La mia classe!!!
I miei compagni di classe li conosco, quasi tutti, da quando sono nata. Con alcuni ho frequentato l’asilo e la scuola elementare. Con la maggior parte poi ci ritroviamo, il pomeriggio, al giardino o alla piazza del paese.
Quest’anno, il primo giorno di scuola, non mi aspettavo nessuna novità invece, già all’entrata, girava voce che ci sarebbe stato un nuovo compagno. Infatti, appena entrati in classe, l’abbiamo visto. Si chiama Gianmarco ma ci ha detto che possiamo chiamarlo Giammy. È alto, ha gli occhi verdi e i capelli biondo scuro un po’ mossi, sembra sempre spettinato.
Caro diario, sarà che non sono abituata alle novità ma quando l’ho visto ho sentito il classico tuffo al cuore. Non avevo