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LUDO-TATTICA. Allenare la comprensione del gioco attraverso una programmazione per principi
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E-book410 pagine3 ore

LUDO-TATTICA. Allenare la comprensione del gioco attraverso una programmazione per principi

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Info su questo ebook

L'autore ci presenta un metodo d'allenamento rivoluzionario, in ambito calcistico, che basa i propri presupposti filosofici sul superamento del dualismo cartesiano e la conseguente concezione dell'uomo come un "unicum inseparabile". Dopo aver introdotto le basi scientifiche del metodo che vanno dalla scoperta dei neuroni specchio alla teoria dei sistemi, l'autore approfondisce argomenti di carattere pedagogico illustrando i motivi per cui la didattica per competenze e la programmazione per principi offrono al giovane calciatore la possibilità di andare oltre la conoscenza e l'abilità, giungendo ad una comprensione profonda del gioco, che lo porti a saper effettuare le scelte giuste in ogni momento della gara. Vengono trattate, successivamente, le varie fasi del gioco e presentate numerose esercitazioni illustrate per lo sviluppo dei principi relativi ad ognuna di esse. Infine, un panoramica sulle caratteristiche delle varie fasce di età ed una sorta di vademecum per l'allenatore che decide di affrontare la grande sfida di aiutare i giovani a tirar fuori il meglio di loro, nel calcio come nella vita.
LinguaItaliano
Data di uscita26 feb 2021
ISBN9791220316439
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    LUDO-TATTICA. Allenare la comprensione del gioco attraverso una programmazione per principi - Giovanni Garofalo

    tattico.

    Capitolo 1. Il giocatore

    e la persona

    1. L’unitarietà

    Negli ultimi anni si è fatta strada la convinzione che fare tattica sia un qualcosa di noioso, riservato alle categorie dei calciatori adulti, da evitare con bambini e ragazzini. Qualcosa, insomma, da concepire in maniera separata da tutto il resto, quasi come un ingrediente a parte che, alla stessa stregua della sfera fisico-atletica, potrebbe tornare utile integrare con gli altri aspetti direttamente la domenica. Questa convinzione inizia a sgretolarsi man mano che si entra contatto con le metodologie estere come il metodo integrato e il metodo strutturato spagnolo o la periodizzazione tattica portoghese.

    Aprendosi al pensiero di altre scuole calcistiche europee, infatti, si ha la possibilità di maturare alcuni concetti che ci forniscono una prospettiva diversa da quella tradizionale; concetti che sono diventati dei punti cardine della Ludo-tattica.

    Il primo di essi è che, sia il gioco del calcio che l’uomo in quanto tale, non possono essere divisi in settori da trattare separatamente (sfera tecnica, relazionale, fisica, tattica, psicologica etc.); bisogna fare un passo avanti, superare il dualismo cartesiano corpo-mente e concepire l’uomo come un unicum inseparabile.

    Alla stessa stregua bisogna considerare il gioco del calcio come uno sport che non può essere scomposto durante gli allenamenti per poi essere ricomposto in gara la domenica; va piuttosto concepito come uno sport da allenare seguendo una metodologia in grado di coinvolgere tutte le sue dimensioni contemporaneamente, così come vengono stimolate la domenica durante la partita.

    Un altro concetto da tenere in considerazione è che il calcio è uno sport prevalentemente tattico e non esiste, pertanto, una situazione di gioco o una fascia d’età in cui non si debbano mettere in campo delle competenze tattiche, siano esse individuali, di reparto o collettive: un bambino di sette anni che prova a superare il suo diretto avversario durante una partita, sta facendo tattica, la sua tattica; sta mettendo in atto un principio di tattica individuale in fase di possesso: il dribbling. Allo stesso modo, un adulto che lavora insieme ai compagni della linea difensiva per migliorare i movimenti del reparto, si sta allenando su principi di tattica di reparto in fase di non possesso.

    Pertanto, possiamo parlare di modalità diverse di lavorare sulla tattica e, ovviamente, in relazione alla fascia d’età con cui lo facciamo, anche di obiettivi diversi, ma parliamo comunque di aspetti tattici. Concludendo, possiamo affermare che non ci si può accostare al gioco del calcio, così come a nessun altro sport di squadra, senza iniziare sin da piccoli a conoscerne e svilupparne l’aspetto e il pensiero tattico, che il più delle volte viene migliorato semplicemente giocando.

    1.2 I neuroni specchio

    La scoperta dei neuroni specchio aggiunge un supporto scientifico a chi opera seguendo una metodologia basata sull’allenamento delle situazioni di gioco.

    In questa sede descriveremo le peculiarità di tali aspetti neuronali e chiariremo perché, la scoperta di tali neuroni, alimenta la convinzione che allenare attraverso il gioco sia la strada giusta da percorrere.

    I neuroni specchio sono una classe di neuroni che si attivano selettivamente sia quando compiamo un’azione, sia quando osserviamo la medesima azione compiuta da un altro simile. Sono detti specchio perché rispecchiano nella mente di chi osserva ciò che avviene in quella del soggetto osservato: in pratica chi esegue un’azione attiva la stessa classe di neuroni di chi la osserva.

    La scoperta dei neuroni specchio si deve ad un gruppo di ricercatori dell’istituto di fisiologia dell’università di Parma coordinati dal Prof. Giacomo Rizzolatti*.

    Essi, nell’uomo, sono stati localizzati nella corteccia pre-motoria e motoria, nell’area di Broca e nella corteccia parietale inferiore.

    In ambito sportivo la loro scoperta appare di grande interesse per un duplice motivo: il primo di essi è che l’apprendimento motorio mediante l’osservazione viene adesso comprovato da evidenze scientifiche.

    *Neuro-scienziato italiano, Giacomo Rizzolatti è il coordinatore del gruppo di scienziati che nel1992, nell'ambito dellapsicologia, ha scoperto l'esistenza dei neuroni specchio.

    Il secondo motivo, che riguarda molto da vicino la Ludo-tattica, è che i suddetti neuroni si attivano selettivamente quando si compie un’azione finalizzata; questo vuol dire ad esempio che, correre per scappare da un cane che ci insegue o farlo per raggiungere un pallone e calciare in porta, essendo movimenti con finalità diverse, attivano classi di neuroni diverse, nonostante i muscoli impiegati siano gli stessi: ecco che il gioco diventa l’unico strumento possibile per riuscire ad attivare e quindi allenare le classi di neuroni specifiche. Solo così potremmo rendere il nostro sistema nervoso davvero pronto a giocare al ritmo e alla velocità che il calcio moderno richiede. Solo attraverso un allenamento specifico, basato su situazioni di gioco reale, si potrà formare un calciatore pensante. Un calciatore che, in una frazione di secondo, dovrà riuscire a Percepire, Analizzare, Decidere e infine Eseguire in maniera precisa.

    Prendiamo in prestito una formula utilizzata nel centro di formazione del F.C. Barcellona, PAD (Percezione, Analisi, Decisione) = E (Esecuzione):

    Seguendo questa formula, gli allenamenti hanno l’obiettivo di far conseguire ai calciatori una capacità cognitiva e neuronale che consenta loro di percepire la situazione di gioco, di analizzarla, di decidere quale sia la soluzione migliore in quel contesto e di eseguire, infine, il gesto tecnico o il movimento più congeniale.

    Tutte le proposte operative dovrebbero essere finalizzate al raggiungimento di questo obiettivo.

    In caso contrario, sebbene da un punto di vista atletico avremo effettuato un lavoro condizionante, gli impulsi nervosi potrebbero derivare da classi di neuroni idonee più ad altre attività che al calcio.

    È fondamentale comprendere che in partita il calciatore, per eseguire un gesto tecnico, ha bisogno di una serie di informazioni che solo un cervello allenato, un cervello in grado di elaborare velocemente può fornire, abbinando qualità e velocità.

    La sfera cognitiva, quindi, gioca un ruolo essenziale nella prestazione di un calciatore ed il gioco è lo strumento più specifico con cui possiamo allenarla.

    Per tale ragione la Ludo-tattica e in generale le metodologie che mettono la situazione di gioco al centro del processo d’apprendimento e d’allenamento, sono da considerare le strade giuste da percorrere.

    Capitolo 2. La squadra e

    l’approccio sistemico

    2. La squadra, sistema o insieme?

    Per comprendere la natura profonda di una squadra di calcio, è essenziale introdurre il concetto di sistema e chiarire in cosa un sistema differisce da un insieme.

    Secondo la Teoria dei sistemi, sviluppata dallo studioso viennese Ludwig Von Bertalanffy intorno agli anni cinquanta, un sistema è un insieme di elementi che interagiscono tra loro al fine di realizzare un obiettivo concreto. L’ interazione tra gli elementi è la caratteristica che lo distingue da un insieme. Una collezione di francobolli è un insieme in quanto è costituita da una serie di elementi che non interagiscono tra loro e non hanno un obiettivo concreto. La caratteristica fondamentale del sistema, invece, è che esso vive grazie alla interazione costante delle proprie componenti. Nel momento in cui queste interazioni dovessero cessare, il sistema non esisterebbe più e diventerebbe un insieme.

    Un sistema, quindi, essendo la risultante delle interazioni che avvengono tra i propri elementi, è certamente qualcosa di più o comunque di diverso dalla semplice somma delle proprie singole parti.

    Una squadra di calcio, considerate le interazioni che avvengono tra i vari elementi della squadra e gli obiettivi alla base di queste interazioni, possiede le caratteristiche di un sistema.

    I sistemi vengono classificati a seconda delle loro caratteristiche.

    Un sistema che instaura delle interazioni con l’ambiente esterno e non soltanto tra i vari elementi interni al sistema stesso, viene definito sistema aperto. Una squadra di calcio possiede queste caratteristiche in quanto, nel perseguire i propri obiettivi intreccia una serie di interazioni con l’ambiente esterno: avversari, arbitro, pubblico etc.

    Tra i sistemi aperti ve ne sono alcuni, definiti sistemi complessi.

    Una delle caratteristiche principali di un sistema complesso è l’imprevedibilità, per cui, pur conoscendo tutti i dati sugli elementi che lo compongono e sulle interazioni fra di essi e con l’ambiente esterno, non possiamo predire con esattezza l’esito finale del processo che il sistema sta compiendo. Questo avviene ad esempio quando, all’interno del sistema, le interazioni che avvengono sono di tipo non lineare vale a dire quando, pur conoscendo in maniera precisa gli input che il sistema riceve, non è possibile sapere come tali input si ripercuoteranno sul tutto; in questo caso, quindi, viene meno il rapporto causa-effetto.

    Attraverso un’attenta analisi si evince come una squadra di calcio abbia effettivamente le caratteristiche di un sistema complesso, oltre che aperto. Infatti, pur conoscendo i dati dei singoli calciatori, la qualità delle loro interazioni e quelle con l’ambiente esterno (ad esempio pubblico ostile, campo bagnato dalla pioggia etc.) non possiamo predire con esattezza l’esito finale del processo che il sistema compie, come vincere o meno la partita. Inoltre, pur conoscendo gli input che il sistema riceve, ad esempio la scelta di una strategia di gioco piuttosto che un’altra, non possiamo prevedere con esattezza come questi si ripercuoteranno sul tutto; quindi le interazioni sono di tipo non lineare.

    Un particolare tipo di sistema aperto è il sistema complesso adattativo (SCA), che il professor Alberto Gandolfi* definisce un sistema formato da numerosi elementi che interagiscono fra di loro in modo non lineare e che costituiscono un’entità unica, organizzata e dinamica, capace di evolvere e adattarsi all’ambiente.

    I sistemi complessi adattativi, quindi, non restano in balia dell’ambiente ma si adattano ad esso attraverso un’auto-organizzazione che avviene al modificarsi della situazione ambientale.

    Una squadra di calcio presenta anche questa caratteristica in quanto, nel corso di una partita, i giocatori si adattano continuamente all’ambiente esterno, per esempio un avversario che ci attacca in maniera diversa da come avevamo previsto o più semplicemente un’espulsione che ci costringe a giocare con un uomo in meno. Queste situazioni non possono essere previste con esattezza prima dell’inizio della gara, per cui è difficile se non impossibile, dare delle soluzioni predefinite a tutte le variabili e gli imprevisti che possono capitare. Possiamo, però, fornire ai nostri giocatori, intesi come sistema squadra, gli strumenti per sapersi adattare a qualunque imprevisto e auto-organizzarsi in maniera rapida ed efficace.

    *A. Gandolfi - Formicai, Imperi, Cervelli - Bollati Boringhieri 2008.

    E’ pertanto essenziale che il sistema, al fine ottimizzare il proprio rendimento, si sappia collocare nella cosiddetta zona di confine del caos, cioè in una zona di margine in cui i sistemi hanno la più vasta scelta di comportamenti possibili.

    Rapportato ad una squadra di calcio, la zona di confine del caos, si avrà nel momento in cui la squadra non sarà né troppo rigida nel proprio ordine, perché ne conseguirà una staticità che la renderà prevedibile e non le consentirà di adattarsi agli imprevisti in maniera efficace, né disorganizzata e in balia del caos.

    La squadra quindi è da considerare un sistema complesso adattativo, e ciò rende evidente che, la metodologia di allenamento tradizionale, la quale prevede di allenare i singoli atleti e loro capacità tecniche, tattiche o fisiche in maniera separata tra di esse e dal contesto in cui devono manifestarsi, non può essere considerata adeguata.

    Una metodologia d’allenamento pensata per migliorare la performance del singolo, senza mettere al centro del processo d’allenamento le interazioni che avvengono tra i giocatori e la capacità di adattarsi alle continue modifiche dell’ambiente circostante, è una metodologia che considera la squadra di calcio come un insieme, una collezione di elementi che non hanno nessun rapporto tra loro.

    La teoria dei sistemi, di matrice biologistica, si contrappone alla visione riduzionistica di Cartesio che seguendo un collegamento meccanicistico basato sul rapporto causa-effetto ritiene che, conoscendo le singole parti, si possano riuscire a conoscere le caratteristiche dell’intero sistema.

    Prendendo in esame l’organismo umano, che è da considerare un sistema complesso, è evidente che, qualunque metodologia d’allenamento che tende a separare le varie dimensioni (fisica, relazionale, psicologica, cognitiva) non tiene in considerazione diversi importanti presupposti essenziali alla base del sistema stesso, in particolar modo le interazioni che intercorrono tra i vari elementi del sistema: mentre secondo Cartesio, ad esempio, il corpo e la mente sono due elementi che non hanno nessuna connessione o rapporto di interdipendenza, la teoria dei sistemi ci indica chiaramente che, non solo vi sono delle continue interazioni tra essi, ma, addirittura, che in loro assenza il sistema organismo umano smetterebbe di esistere.

    2.1 La gerarchia sistemica

    La gran parte dei sistemi è costituita da sottosistemi, a loro volta costituiti da sotto–sottosistemi. Questo progressivo inscatolamento, simile alle matrioska russe, forma una gerarchia sistemica che ritroviamo in moltissimi sistemi complessi. Si pensi alla struttura gerarchica del corpo umano, formato da organi, che sono costituiti da cellule, le quali a loro volta sono formate da organelli, e così via, fino ad arrivare alle particelle subatomiche.

    Andremo ad analizzare come questo tipo di organizzazione può essere riprodotta per classificare e gerarchizzare i principi di un modello di gioco.

    2.2 Ludo-tattica e Periodizzazione tattica

    La Ludo-tattica, in accordo con la Periodizzazione tattica, metodologia d’allenamento di origini portoghesi di cui il professor Vitor Frade* è ritenuto il fondatore, considera la squadra di calcio un sistema complesso adattativo e mette al centro del processo d’allenamento le interazioni che avvengono tra i calciatori, quelle che avvengono con l’ambiente e la capacità di adattamento del sistema squadra alle continue modifiche dell’ambiente circostante.

    Il sistema squadra viene organizzato, cosi come la maggior parte dei sistemi, attraverso la gerarchizzazione di vari sottosistemi e sotto-sottosistemi: nel sistema che la squadra di calcio rappresenta quando porta avanti il proprio modello di gioco, abbiamo gerarchizzato i principi di gioco suddividendoli in prerequisiti, macro principi, sotto principi e sotto-sotto principi.

    La Ludo-tattica, quindi, si pone come una metodologia che fa del gioco lo strumento d’allenamento principale e considera il miglioramento delle interazioni, attraverso lo sviluppo dei principi di gioco collettivi, l’obiettivo principale del processo d’allenamento.

    Questo approccio che, grazie alla periodizzazione tattica, è stato introdotto nel calcio degli adulti, non può essere accantonato nella formazione del giovane calciatore sin dai primi passi, in quanto una squadra di calcio, formata da adulti, giovani o bambini, non perde mai le sue caratteristiche di sistema complesso adattativo e, in quanto tale, si basa sulle interazioni tra i vari elementi e di essi con l’esterno.

    La Ludo-tattica, pur riconoscendo l’importanza delle capacità tecniche e delle competenze tattiche individuali nella fase di formazione del giovane calciatore, ritiene che lo sviluppo delle stesse debba avvenire all’interno della complessità del sistema in cui esse si devono manifestare.

    E’ preferibile, quindi, proporre un metodo d’allenamento che, nello sviluppo delle capacità tecnico-tattiche del singolo, tenga in grande considerazione sia le interazioni che permettono al sistema di esistere, sia l’imprevedibilità e la capacità di adattamento. Sarebbe inopportuna una metodologia che consideri il calciatore come un’unità indipendente e pensi alla crescita del singolo senza che esso sia totalmente immerso nel sistema squadra in un rapporto di interdipendenza.

    La capacità del singolo di essere totalmente immerso nel sistema, di sapersi muovere in esso e di saper interagire, attraverso le proprie competenze tecnico-tattiche, con gli altri elementi interni ed esterni al sistema, è una condizione necessaria allo sviluppo armonico del giocatore e non può essere un aspetto da considerare solo in età adulta.

    Bisogna, piuttosto, rimodulare e adattare l’approccio metodologico della periodizzazione tattica, utilizzato per lo più dagli allenatori di prime squadre, alle fasce di età più giovani, ed è quello che la Ludo-tattica si è proposta di fare.

    * Vitor Frade, Professore in pensione dell’università di Oporto, è considerato il padre della periodizzazione tattica.

    2.3 Principio della specificità

    L’organizzazione dell’allenamento proposta dalla Ludo-tattica, in accordo con i principi della periodizzazione tattica, poggia le proprie basi sul principio della specificità il quale prevede che le sessioni d’allenamento debbano sempre essere ideate in modo da consentire ai giocatori il trasferimento diretto dei principi di gioco dall’allenamento alle partite.

    Per specificità, quindi, non si intende semplicemente l’utilizzo del pallone per integrare gli stimoli e sollecitare contemporaneamente tutte le dimensioni specifiche del gioco del calcio (fisica, tecnica, tattica, relazionale etc.), come prevede, ad esempio, il metodo integrato. Si intende, piuttosto, una permanente relazione tra l’intera seduta d’allenamento ed i principi del nostro modello di gioco.

    E’ evidente che per riuscire in questo intento bisogna innanzitutto assicurarsi che determinate dinamiche, relative ai principi che stiamo approfondendo, appaiano, durante una particolare esercitazione, più spesso di altre. Così facendo si iniziano a creare le abitudini di gioco relative ai nostri principi attraverso la ripetizione sistematica, proponendo, cioè, tutte le esercitazioni pensate per creare le suddette abitudini.

    Le proposte pratiche devono presentare, quindi, tutte le caratteristiche e problematiche che il sistema squadra ed i singoli elementi che formano il sistema, troveranno nel compimento del proprio processo: la partita.

    All’interno delle esercitazioni, quindi, gli elementi dovranno interagire tra loro e anche con l’esterno; inoltre le esercitazioni dovranno presentare la caratteristica dell’imprevedibilità, in modo che sia possibile allenare i giocatori a trovare adattamenti efficaci al variare delle condizioni e a raggiungere la cosiddetta zona di confine del caos, quella condizione, cioè, in cui la squadra non sia troppo statica, rigida e incapace di adattarsi ma neanche in balia del caos.

    Il gioco rappresenta lo strumento ideale in quanto offre tutte queste caratteristiche e ci permette, organizzando spazi e tempi nella giusta misura, di sollecitare in maniera adeguata e reale anche la sfera condizionale.

    2.4 Principio della frattalità

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