Allena, Educa, Vinci.: Come crescere i futuri Calciatori in modo eccellente
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Info su questo ebook
Una guida scritta da un allenatore per gli allenatori traducendo in pratica il linguaggio di psicologi e pedagogisti.
Pensata per i giovani pieni di entusiasmo che vogliono allenare, e che si trovano in difficoltà con bambini/e, ragazzi/e, genitori, dirigenti, avversari, arbitri che non sono virtuali, ma reali; per i mister molto bravi, preparati tatticamente e tecnicamente, ma carenti sotto il profilo educativo e umano; per gli allenatori che si "fanno in quattro", dando anima e corpo e che non hanno persone di riferimento in società, o che non vengono apprezzati per l'impegno e la qualità che ci mettono.
Come apprendere, migliorare, utilizzare al massimo le qualità di relazione, organizzazione e la didattica dell'insegnamento utilizzando la nuova psicologia applicata al calcio giovanile per centrare gli obiettivi sportivo-educativi di questo millennio.
Centinaia di esempi, situazioni e dialoghi pratici ricavati da esperienze dirette di oltre 25 anni di allenamento.
La categoria Esordienti è presa come riferimento di base, così da poter spaziare indietro fino a Piccoli Amici e in avanti fino ai Giovanissimi.
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Anteprima del libro
Allena, Educa, Vinci. - Alessandro Zoppellari
Alessandro Zoppellari
ALLENA, EDUCA, VINCI.
UUID: 4a702296-404c-11ea-8550-1166c27e52f1
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
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Indice dei contenuti
Allena, Educa, Vinci.
In principio era un gioco
Struttura e Utilizzo
Giovani: una missione!
Capacità dell'Allenatore
Credibile, Autorevole, Empatico, Divertente
Credibile
Autorevole
Empatico
Divertente
Altre Capacità
Aggiornarsi
Ascoltare
Cambiare
Conoscere il Calcio
Guidare
Insegnare, Organizzarsi
Osservare
Programmare
Relazionarsi, Parlare
Stimolare, Rinforzare
Ricevere e Dare Feedback
Valutare
L’età Evolutiva
Fasi dello Sviluppo
Sviluppo dell’intelligenza
Periodi
Approfondimento
Differenze Fisiche
L’approccio motivazionale
Regole della Squadra
Pulcini
Esordienti
Sono immutabili?
Spendi bene i Jolly
Cellulari e Tablet
Reti sociali
Storie di Regole
Valutare
Te Stesso
I Giocatori
Diari e Schede
Diario dell’Allenatore
Diario del Calciatore
Schede dei Giocatori
Guidare la squadra
Rapport
Ricevere e Dare Feedback
Ricevere Feedback
Dare Feedback
Premiare e Punire
Premiare
Punire
Gestione dei Conflitti
Lo spogliatoio
Responsabilizzare
Insiemi di Culture
Gestire l’allenamento
Prima dell’allenamento
Programmazione
Preparazione e Accoglienza
Durante l’allenamento
Cerchio iniziale
Svolgimento
Fine allenamento
Cerchio
Recupero materiale
Doccia
Merenda
Parlare con Genitori e Giocatori
Analisi dell’allenamento
Gestire la partita
Con i Piccoli
Partite multiple e giochi
Obiettivi
Prima della partita
Accoglienza, Trasferte
Lo spogliatoio
Iniziano le operazioni
Dare informazioni
Riscaldamento
Parla il capitano
Appello dell’arbitro
In campo!
Durante la partita
Saluto Iniziale
Dopo il fischio d’inizio
Come gestire l’intervallo o gli intervalli
L’arbitro
Dopo la partita
Saluto Finale
Come parlare alla squadra
Parlare con i Genitori
Parlare con i Dirigenti
Terzo Tempo
Analisi della partita
Parole: dosaggi
Eccezionali
Quantità giuste
Le Parole
Vice-allenatore
Sport e Scuola
Appendice
Tabella degli Obiettivi
Tabella del Materiale
Ringraziamenti
Bibliografia e Fonti
Note
Allena, Educa, Vinci.
Crescere i futuri calciatori in modo eccellente
Questo manuale è dedicato
a chi ha Giocato al Calcio
in una piazza,
la porta disegnata su un vecchio muro
da una scaglia di mattone…
In principio era un gioco
" Mi pare che negli ultimi anni il calcio abbia privilegiato molto l’aspetto fisico rispetto a quello tecnico e probabilmente è una scelta che parte già a livello giovanile… ", Gianni Rivera, discorso di insediamento a capo della struttura federale giovanile della F.I.G.C. nel 2011. [¹]
Quando mi è balenata l’idea di scrivere questo manuale mancava poco alla fine dell’anno, stavo parcheggiando l’auto in garage e il giorno prima ero andato a visionare un allenamento di una delle squadre Pulcini del Calcio Padova. " Allenatori laureati, competenti, capaci, preparati, formati. E gli « Altri » , quelli come me e te, i non professionisti...?"
Quelli dilettanti puri, che lavorano fino alle cinque e poi mollano tutto di corsa per andare al campo spinti da una passione immensa, da un tempo tiranno, che dedicano tutta la vita a far maturare i giovani.
Quelli pieni di entusiasmo, che vanno ancora a scuola, che iniziano con le piccole società, consultano internet, hanno tablet, schemi perfetti e che, poi, si ritrovano senza esperienza e competenza per dialogare, gestire, educare calciatori in erba (spesso anche i loro genitori) con il rischio di finire alla deriva.
Quelli che hanno appena terminato i corsi federali: entrati come soldati semplici, usciti come generali.
Quelli che hanno come unico obiettivo la sola vittoria personale e che si trovano davanti a domande come:
" Mister, perché mio figlio gioca meno degli altri?"
" Mister, perché quello gioca anche se non si allena da due settimane?"
" Mister, perché tre della tua squadra hanno abbandonato? ".
Quelli che vogliono diventare il miglior allenatore aiutando i ragazzini (e le ragazzine) a giocare, crescere ed essere calciatori veri.
...Cosa posso fare io, cosa puoi fare tu, cosa possiamo fare per noi tutti?
Ogni giorno le società dilettantistiche devono affrontare e confrontarsi con una realtà sociale che muta in continuazione. Nascono nuovi modelli e stili di vita che lasciano, sempre più, bambini e adolescenti in balìa di padri e madri concentrati più sul proprio benessere che su quello dei figli. Molti educatori si comportano alla stessa stregua. In altri casi, invece, allenatori e genitori vedono nei giovani il mezzo per soddisfare le ambizioni di successo, di fama e soddisfazione: vogliono sentirsi importanti e felici tramite gli altri.
Gli stessi cambiamenti epocali si notano osservando quello che accade anche in altri ambiti. La Scuola ne è l’esempio quotidiano, addirittura a livello altamente professionale.
L’ Educazione, il Rispetto e le Regole che, un tempo, venivano date in prevalenza dalla Famiglia ora vengono delegate agli insegnanti. Questi si trovano, da soli, a dover affrontare situazioni sociali, comportamentali e conflittuali sempre più intricate. Sono costretti a nuovi metodi e impiegare le ore in aula per attività formativo-sociali sottraendole all’apprendimento delle materie, che viene fatto dando molti compiti a casa. I più piccoli, così, hanno sempre meno tempo per giocare, socializzare e crescere spontaneamente.
Gli allenatori dilettanti [²] , al pari degli insegnanti, devono apprendere nuove abilità nei campi educativo, psicologico e sociale, i quali campi avranno una preponderanza sempre maggiore in ogni attività umana di questo nuovo millennio.
È noto che una parte dell’opinione pubblica considera il Calcio come uno sport che si pratica in ambienti poco edificanti, dove si imparano mille astuzie e vince la slealtà, dove i più furbi hanno ragione e ci sono nababbi, dove ci si lamenta sempre degli altri e si finge, dove si imparano parolacce e bestemmie, dove i genitori sono degli scalmanati e l’arbitro e gli avversari vengono denigrati, dove i dirigenti sono degli approfittatori e gli allenatori guardano solo al proprio tornaconto, dove conta solo vincere a qualsiasi costo e ci si azzuffa dando sfogo ai propri istinti repressi: peggio dei gironi danteschi!
Di recente ho visto su Facebook dei post che, affermando e rafforzando questi preconcetti, invitavano i genitori a scegliere sport più formativi e sani. Non voglio e non mi interessa dare un giudizio chi li ha scritti: si definiscono da soli. Resta il fatto, però, che ognuno ha le mele marce al suo interno, a tutti i livelli. Il Calcio ha più evidenza mediatica in quasi tutto il globo terracqueo. Quello d’élite muove miliardi di dollari all’anno e lo sporco è più evidente, galleggia prima e più degli altri, ma succede in molti sport.
Come allenatore ho chiesto scusa una volta (agli inizi) a una società avversaria per il mio comportamento e l’ho fatto scrivendo una lettera. Pur commettendo ancor oggi molti errori (anche perché non voglio essere perfetto e buonista a tutti i costi), da allora le uniche convinzioni che cerco di trasmettere a coloro che mi stanno attorno sono:
il Calcio è un gioco e come tale va preso,
il Calcio è divertimento e gioia che non devono prevaricare il divertimento e la gioia degli altri,
il Calcio è una palestra di vita per i giovani e per questo va utilizzato,
il Calcio è impegno, sacrificio, buona educazione, saper stare in gruppo, saper soffrire e gioire da soli e assieme,
il Calcio sono persone e regole, che vanno rispettate da chiunque,
il Calcio sono i milioni di volontari che fanno di tutto per far giocare i giovani,
il Calcio è uno sport di squadra, come ve ne sono tanti altri, con le sue peculiarità.
Il mio Calcio è questo. E il tuo?
In principio era un gioco
e il Calcio Giovanile deve rimanere tale per i bambini e i ragazzi, in un ambiente sano, costruttivo e felice.
Che differenza c’è, allora, con gli altri sport?
Come avrai modo di notare, non c’è nessun capitolo specifico che tratta del Rispetto perché ritengo sia una pietra angolare imprescindibile per ogni persona. La sintesi del mio pensiero è questa:
" Se vuoi che ti rispettino, rispetta per primo."
Ogni pensiero, parola, azione che ho deciso di scrivere ha avuto come stella polare questa convinzione che cerco di vivere, da sempre, ogni giorno, che non significa dire sempre e comunque: " porgi l’altra guancia ".
E se non dovessi mai trovarlo scritto nelle prossime pagine, in ogni cosa che fai, per prima cosa, attingi a una risorsa che ognuno di noi ha, ma che usa assai poco:
il Buon Senso
Questo manuale ti conduce oltre
gli schemi, gli esercizi e le diagonali.
Ti guida verso Calcio del nuovo millennio.
Sei pronto per questa affascinante missione?
Struttura e Utilizzo
Il riferimento principale del manuale è la categoria Esordienti perché da essa è possibile spaziare temporalmente in avanti fino ai Giovanissimi e indietro fino a Piccoli Amici per ogni considerazione, e perché rappresenta il passaggio dal gioco spontaneo a quello più strutturato.
Noi allenatori siamo, innanzitutto, persone operative perché quello che ci caratterizza maggiormente è il vivere sul campo e negli spogliatori per un tempo ben determinato (limitato) durante il quale dobbiamo essere efficaci ed efficienti alle nostre massime possibilità. Per questo trovi tantissimi casi pratici.
Ho inserito anche alcune tabelle di veloce consultazione, che ti aiuteranno a gestire casi pratici mostrandoti le possibili soluzioni.
I capitoli iniziali, fino a quello sulle " Fasi dell’età Evolutiva", sono propedeutici per gli altri. Per i successivi, puoi scegliere liberamente da quale continuare a tua discrezione perché, pur trattando aspetti diversi, ho evidenziato i legami e i richiami tra i vari punti così da renderti agevole l’utilizzo e la comprensione.
Nel capitolo " Guidare la squadra" ho inserito esempi di come ascoltare e parlare ai giocatori, e ai quali farai sempre riferimento nell’uso di questo manuale.
Per la gestione dei rapporti con i Genitori ci sono considerazioni ovunque, perché ho ritenuto che questo approccio fosse più simbiotico con la realtà, piuttosto che fare qualcosa a sé stante. Infatti, Genitore e Figlio sono, molto spesso, un’unica entità
che va osservata, analizzata e gestita come tale.
Non ho mai allenato squadre femminili, ma solo alcune giocatrici. Di conseguenza, le esperienze e le considerazioni che trovi sono prettamente basate su squadre maschili. Di certo ci sono alcuni aspetti comuni ad entrambi i sessi, ma altrettante sono le diversità per cui, nel caso tu stia allenando squadre femminili, ti invito a valutare attentamente quanto ti propongo, se può esserti di aiuto oppure necessita di adattamenti o, addirittura, risulta non applicabile.
I nomi negli esempi e nelle storie sono esclusivamente di pura fantasia.
Convenzioni usate in riferimento all’età di individui di sesso maschile.
Ora,
parti alla favolosa scoperta
di
Tattiche Mentali Straordinarie!
Giovani: una missione!
L’incoscienza di essere educatore è un tratto comune a molte persone, l’hai notato? Spesso, i momenti in cui educhi sono inaspettati: non sai mai quando lo stai facendo e come lo fai. Solo pochi ci riescono in piena consapevolezza.
Essere un allenatore di settore giovanile in una società dilettantistica è una delle esperienze più importanti, stimolanti e impegnative che tu abbia mai deciso di intraprendere.
In tanti non se ne rendono conto, soprattutto quelli alle prime armi oppure se hanno appena smesso di giocare in prima squadra, o terminato da poco un corso abilitante.
La tecnologia invasiva e pervasiva degli ultimi decenni aiuta questa sensazione di onnipotenza, di saper fare tutto, subito e con facilità. In Internet si trovano centinaia di migliaia di pagine gratuite con esercizi, schemi, video-sessioni. Basta osservare, prendere nota, copiare, o addirittura, portarsi un tablet sul campo di allenamento, replicare ogni cosa e il gioco è fatto!
Ma ogni tecnologia può essere sfruttata nella sua pienezza oppure al contrario, dipende da te.
Allenare i giovani è, a tutti gli effetti, una vera propria missione, una sorta di chiamata interiore per qualcuno, come per gl’insegnanti, o un’avventura mozzafiato alla Star Trek, oppure l’esplorazione di luoghi sconosciuti e impervi del Dr. Livingstone, per altri è un sogno che si realizza. Per molti è un modo per farsi solo osannare.
Nelle società dilettantistiche tutto si basa sul volontariato e i rimborsi spese sono magri. Proprio per questo la tua voglia di allenare devi averla dentro e coltivarla, perché non hai neppure la spinta retributiva che ti fornisce lo stimolo per lavorare al massimo delle tue e altrui possibilità.
In aggiunta, nelle piccole realtà di paese, o di quartiere, sovente mancano figure professionali come possono essere il responsabile del settore giovanile, il medico sociale o lo psicologo. Come allenatore, spesso ti trovi a ricoprire e surrogare anche questi ruoli senza averne titolo o una benché minima idea, ma essendone investito per un unico motivo: sei il mister!
" Mister, da qualche giorno gli fa male appena sotto le ginocchia, ma non è un dolore, è un fastidio. Che ne dici? Dobbiamo preoccuparci e fare una lastra?"
E tu, che rispondi?
" Boh,
Non sono mica un medico,
Portatelo dal pediatra"?
" Mister, non lo mando a calcio perché va male a scuola!"
E tu, che rispondi?
" Ok, va bene (ma è il più forte della squadra!),
Signora, me lo porti almeno per la partita,
Ne parliamo"?
" Mister, Andrea non si sta divertendo perché lo prendono in giro quando sbaglia!"
E tu, che rispondi?
" Io non ho mai sentito niente,
Suo figlio ha poca voglia di impegnarsi,
E ti credo, è scarso (lo pensi e glielo fai capire, ma non glielo dici in faccia)"?
Problemi che avrai sentito raccontare centinaia di volte, forse avrai vissuto direttamente, o che dovrai saper gestire al meglio.
Ogni giorno ti confronti con casi che richiedono competenze nuove, da ampliare e migliorare.
Lo studio e l’aggiornamento costante siano il tuo credo
una volta superata la prima fase del copia/incolla
da Internet. E devi proseguire per sempre, cioè fino al quando deciderai di non allenare più e goderti la pensione (ma non è detto che sia il caso di smettere in ogni caso, no?).
Frequenta i corsi FIGC e CONI. Vai all’estero (se puoi). Abbonati ai siti on line specializzati. Leggi libri di pedagogia, psicologia, fisiologia, medicina, organizzazione aziendale. Partecipa a incontri di aggiornamento. Osserva come fanno gli allenatori più esperti di te visionando altre squadre. Informati su come ci si allena in altre discipline, conosci bene i regolamenti e, da ultimo, guarda tante partite di qualità dal vivo, possibilmente, evitando di essere tifoso.
Perché hai giocato a calcio pensi di sapere tutto quanto? Credi di avere ereditato la capacità di allenare e di riuscire a trasmettere le tue conoscenze a chi ha 5-6…11 anni senza sforzo alcuno?
Sei in un settore giovanile dilettantistico, magari non operi neanche in una Scuola Calcio. Non hai davanti a te atleti selezionati, motivati, con fisici perfetti e scolpiti, che hanno l’unico scopo di emergere nello sport.
Ti ritrovi in una piccola squadra dove c’è quello che è in sovrappeso da sempre, l’altro che ha i genitori divorziati che manco si guardano, e non sai mai con chi dei due parlare del figlio. Quello che viene perché ci sono i suoi amici, ma non gli piace il calcio, l’altro ancora che inizia a giocare a 12 anni, che non ha mai visto come si calcia un pallone, ma devi farlo giocare perché le Regole lo impongono e i suoi compagni ti dicono " Mister, ma è scarso! . Dove chi è appena arrivato raccoglie le margherite mentre gli altri fanno la partita, oppure quello il cui papà pensa di avere un nuovo Messi o CR7 e si arrabbia perché suo figlio non gioca sempre. Ancora, il figlio dell’immigrato che non ha nessuno che lo porti e devi andare sempre a prenderlo tu e, dopo essere arrivato al campo, trovi che ci sono gli spogliatoi sporchi, mancano palloni e l’acqua per le docce è fredda, e non riesci a contattare nessuno che ti risolva il problema. Tu ti eri prefisso di fare una sessione di
possesso palla per la transizione" che avevi visto in un video della prima squadra del Barça su YouTube!
Ci sono ben altre cose da fare in questi casi (che sono molto meno rari ed estremi di quello che credi).
Sei o non sei in missione, quindi?
A conclusione di questo capitolo, ti esorto ancora: copia, aggiornati, pensa in grande!
Sì, copia dai migliori e più preparati allenatori che conosci, anche se sei in una società piccola con mille problemi e poche risorse.
Aggiornati, pensa e agisci come se fossi un professionista. Ci sono software che ti permettono di programmare minuziosamente tutta la stagione e di gestire la squadra a 360° come nell’Atalanta, nell’Ajax o nel Dortmund!
Solo così riuscirai a smarcarti dalla mediocrità, migliorare le tue capacità e far emergere tutto quanto c’è di fantastico da chi ti è stato affidato, anche se non giocherà mai a pallone da grande, ma si divertirà in un ambiente sano e costruttivo.
E non è finita!
Contribuirai a migliorare la società sportiva in cui operi, perché sarai di esempio per chiunque: dai dirigenti agli altri allenatori, ai genitori.
Fa’ così, qualsiasi cosa tu faccia: dal progettare la stagione e gli allenamenti, alla conduzione degli stessi, alla gestione delle partite. Tutto!
È con la pazienza che il frutteto diventa marmellata.
(antico detto Persiano)
Capacità dell'Allenatore
È molto semplice definire le capacità (o qualità) principali di un allenatore di settore giovanile dilettantistico: saper Educare e Insegnare!
Concorderai che facile a dirsi e leggermente meno a farsi, ma da qualche parte bisogna iniziare per cui partiamo da alcune nozioni.
Le fondamenta sono costituite dalle abilità psicosociali di base confermate nel 1993 dal Dipartimento di Salute Mentale dell’OMS, tra le quali ci sono la capacità di: prendere decisioni, risolvere problemi, essere creativo, avere senso critico, comunicare efficacemente, sapersi relazionare, autocoscienza o conoscenza di sé, empatia, gestione delle emozioni, gestione dello stress [3] .
Senza queste capacità (definite come fondamentali per la vita quotidiana) allenare una squadra di giovani diventa molto complicato o, addirittura, sconsigliato.
Ogni azione, comportamento, decisione, successo o sconfitta di qualsiasi mister sono dettati da queste entità, che stanno al di sopra delle altre.
Spiegarle ed analizzarle tutte singolarmente sarebbe troppo lungo e complicato. Ti faccio un esempio: quando comunichi a un bambino che non giocherà la partita perché ha disatteso una Regola, e lui piange e s’arrabbia moltissimo, hai preso una decisione, ti sei relazionato, stai gestendo emozioni, comunichi, eccetera. L’abilità sta nel saper ottenere il risultato che volevi (considerando e facendo maturare chi hai davanti).
Come vedi, quindi, analizzare punto per punto ogni capacità comporta uno studio approfondito delle caratteristiche e una pratica costante per acquisirle. Sappi che ci sono, e sono fondamentali!
A te la scelta di allenarti a riconoscerle in quello che dici o che fai, persino durante il giorno.
Altre capacità, come la gestione delle emozioni e dello stress, riguardano te stesso. Se vuoi diventare abile anche in questo, non esitare: fallo subito!
Sei una persona molto impulsiva, che scatta facilmente, che s’infiamma con poco?
Puoi essere d’esempio?
Dai una svolta, anche con l’aiuto di chi ti sa guidare e consigliare.
Tra tutte quelle sopra elencate vedremo assieme le capacità legate specificatamente al Calcio: comunicare efficacemente, sapersi relazionare, avere senso critico ( valutare), essere empatico.
Le altre sono presenti negli esempi del manuale.
Nella pagina successiva ho sintetizzare le principali competenze di un allenatore (in aggiunta a quelle tattico-tecnico-motorie).
Credibile, Autorevole, Empatico, Divertente
Prima di proseguire scrivi cosa intendi per ciascuna parola fornendo almeno tre esempi per ognuna.
Partiamo da quello che succede in famiglia. Se un genitore vuole punire [⁴] in modo efficace si chiede, prima di tutto, come appare agli occhi del figlio. Si domanda:
" Mi considera un padre cattivo, autoritario, fannullone, menefreghista, inaffidabile, autorevole, eccetera…"
Traslando questo concetto alla tua figura di allenatore a 360°: come ti vedono e considerano giocatori, genitori e dirigenti?
Ti stimano?
Hanno fiducia in te?
Ti apprezzano, ti ritengono competente e capace?
Ti rispettano?
Sei un punto di riferimento, oppure…?
Pensa a come ti proponi.
È assolutamente certo che ne risulti un modello (come del resto tutti noi siamo nella vita) per gli altri. Un modello che, però, ricopre una posizione straordinariamente importante nello sviluppo positivo/negativo e nel benessere/malessere di bambini/ragazzi. Ecco una questione fondamentale su cui riflettere: Tu, che modello sei?
La figura riassume le tipologie di base che possono interagire, relazionarsi e coesistere in ogni persona con preponderanze diverse.
Puoi essere un modello Positivo e di Successo (il massimo), ma anche di Successo e Negativo o, ancora, Positivo e Perdente, eccetera.
È fuori da ogni dubbio che un allenatore deve essere assolutamente un Modello Positivo per chiunque, indipendentemente dal fatto che sia vincente o meno.
Il significato specifico di Modello Positivo/Negativo e di Successo/Perdente lo ricaverai proseguendo.
Considera le due classiche etichette che vengono affibbiate a un allenatore: di Successo
e Perdente
. Presupponi che la prima sia di un mister le cui squadre vincono le partite, i campionati, i tornei, mentre la seconda sia l’esatto opposto. Con queste fondamenta riporto una serie di esempi che sono presi da esperienze dirette e indirette principalmente fino alla categoria Esordienti.
di Successo
Come?
Con l'inganno, la menzogna, l’incoerenza?
" Io non guardo il risultato, giocherete tutti…", ma giocano titolari sempre e solo i migliori; i più scarsi, quelli grassottelli, o ciccioni, ogni tanto, ma giusto due minuti a risultato ampiamente acquisito.
" Lo so che Giulio non si allena da due settimane, ma è il migliore, quindi gioca lo stesso, altrimenti perdiamo!"
" Manca un minuto alla fine… non riesco a farti entrare, ma la prossima volta, sicuro che giochi titolare, promesso!" …tanto è un incontro con una squadra fuori classifica.
" Se ti dovesse capitare la palla tra i piedi, dagli un calcio e buttala in avanti verso la porta avversaria, mi raccomando!"
" Ricordate che regole della squadra valgono per tutti. Chi le infrange sa a cosa va incontro….
Mister, perché non dici niente a Mario che ti ha mandato al quel paese?"
" I nuovi sono scarsi e non potranno mai imparare a giocare a calcio…"
" Mister, sei arrivato tardi all’allenamento!"
" E allora? Io sono il mister e poi avevo da fare! "
" Se ti scappa l’attaccante verso la porta fa’ fallo, tanto non ti buttano fuori!"
" Ricordatevi bene: palla a Francesco che ci pensa lui a fare gol… Quanti ne hai fatti finora, Francesco? … 53 Mister!" (sentita durante una partita di Primi Calci).
Con la coerenza, il sacrificio e l’impegno ?
" Giocherete tutti. Si migliora solo giocando. Ad ognuno va dato il tempo per crescere. Potremo anche perdere all’inizio, ma quello che vogliamo è diventare bravi a calcio e divertirci."
" So che Giulio è il migliore, ma non si allena da due settimane. Viene con noi, ma parte in panchina. Sono sicuro che faremo bene. Se proprio dovesse esserci bisogno di un aiuto ce lo darà anche lui di certo, vero Giulio!"
" Oggi è un grande giorno per te: debutto! Concentrati sul gioco, dai il meglio di te stesso e, soprattutto, divertiti. Sono sicuro che sarai bravissimo!"
" Le regole della squadra valgono per tutti. Chi le infrange sa a cosa va incontro…
Mario, sabato ci vieni a dare una mano a fare il guardalinee, ok?"
" Il lavoro fatto nella settimana precedente non è stato sufficiente. Lo riproporrò in maniera diversa e con più qualità, soprattutto per chi ha difficoltà coordinative nella ricezione."
" Senti, Matteo, che ne dici se, a