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Dal Kick And Run al Tiki Taka
Dal Kick And Run al Tiki Taka
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E-book228 pagine4 ore

Dal Kick And Run al Tiki Taka

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Info su questo ebook

Il calcio, oggi, è diventato argomento di discussione" quotidiano. Si parla di calcio, praticamente dappertutto, nei luoghi di ricreazione, quali bar e ristoranti, nei luoghi di passaggio e di attesa, nei luoghi di lavoro e gli esperti, o pseudo tali, sono milioni. Ognuno parla di tattica, critica le scelte dei mister e le parole "Ah se allenassi io....." le ritroviamo dappertutto. Nessuno, tuttavia, si chiede come tutto questo abbia avuto inizio. Nessuno sa che, agli albori del football, non vi era alcuna tattica se non quella del "Kick and run" ovvero "Calcia e corri. Le tattiche, cosí come le conosciamo, e che spesso diamo per scontate sono nate successivamente al calcio e si sono modificate nel tempo.
In questo libro l'autore ci porta in un viaggio immaginario fra Inghilterra, Italia, URSS e Sud America nei posti, in cui questo sport, si è sviluppato e ci descrive attraverso le storie dei grandi allenatori come il calcio si è trasformato fino a diventare quello che noi amiamo e conosciamo.
Questo libro, sembra una favola, piena di personaggi mitologici, di pensatori che sapevano vedere al di la delle convenzioni, di eroi visionari spesso poco apprezzati. Si parlerá di tecnici famosi come Chapman,Pozzo, Trapattoni e Guardiola e di altri meno famosi caduti nel dimenticatoio ma non per questo meno importanti come ad esempio il grande ungherese Béla Guttmann, e il russo Victor Maslov padre del 4-4-2, del cecoslovacco Malatinsky, primo allenatore quasi "Totalitario" e di Karl Rappan, l'inventore del libero .
L’autore ripercorre la parabola dell'evoluzione tattica del gioco del calcio partendo dalla celeberrima "Piramide di Cambridge" per arrivare fino al moderno "Tiki Taka" passando attraverso tutte le grandi tattiche che hanno fatto la storia di questo sport.
"Dal Kick and run al Tiki taka" non è solo un fedele resoconto delle tattiche del calcio ancora oggi in evoluzione, ma anche e sopratutto un’avvincente lettura per qualsiasi persona che nutra un serio interesse per lo sport e che voglia capire fino in fondo il gioco del calcio.
LinguaItaliano
Data di uscita2 dic 2016
ISBN9788822873538
Dal Kick And Run al Tiki Taka

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    Dal Kick And Run al Tiki Taka - Danilo Crepaldi

    DANILO CREPALDI

    Dal Kick And Run al Tiki Taka

    UUID: f4182dd2-b8cf-11e6-b51c-0f7870795abd

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com).

    INTRODUZIONE

    -Vuoi conoscere un popolo guardalo giocare calcio-

    Sono stato sempre convinto che il modo d'interpretare le varie discipline sportive da parte dei popoli sia strettamente collegato alla loro storia ed alla loro cultura. Questo é intuibile soprattutto negli sport di squadra, in particolar modo nello sport più popolare e famoso al mondo e cioè il calcio.

    Pensate ad esempio all' ITALIA; come giocano storicamente gli italiani? Ve lo dico io. Difesa e contropiede ed infatti la loro storia parla di una nazione spesso invasa in cui gli abitanti si chiudevano a riccio per difendere la patria e far sfogare il nemico per poi contrattaccare l'invasore per scacciarlo dal patrio suolo. E il loro calcio é questo, ancora oggi, nonostante l'avvento della zona. Sono sempre loro i migliori difensori ed i migliori tattici del mondo. Si difendono e contrattaccano così come sempre hanno fatto nella loro storia secolare.

    Che dire degli inglesi e dell'INGHILTERRA da sempre giocano con palle lunghe a scavalcare per trovare il modo più veloce per arrivare al gol e quando sono attaccati diventano rocciosi ed anche cattivi pur di difendere la loro porta. Ed ora pensate alla loro storia la isolati nella loro isola obbligati ad attaccare scavalcando la Manica il più in fretta possibile per sorprendere il nemico e fare la voce grossa nel continente per conquistare prestigio e vittorie ma se attaccati subito pronti a stringersi intorno alla corona ed alla patria e a difenderla con le unghie e con i denti. Così e la loro storia e cultura così il loro calcio.

    Ed i francesi? Sono sempre stati un po' snob, eleganti e un pò boriosi convinti di essere superiori a tutti. E la nazionale di FRANCIA non é così? Bella, elegante e boriosa una boria che spesso e volentieri gli è costata cara ma questi sono i francesi nella storia, nella vita, nello sport ed anche, e soprattutto, nel calcio.

    I tedeschi dal canto loro invece sono sempre stati un popolo bellicoso, unito e compatto fin dalle invasioni barbariche che misero fine all'impero romano. Un popolo che poteva contare su eserciti granitici, organizzati che avanzavano compatti per raggiungere altre nazioni ed installarcisi senza mai mollare fino alla fine anche nelle situazioni più disperate. E la GERMANIA che calcio propone? É da sempre una squadra unita, granitica che si installa nella metà campo avversaria quasi a cercare di conquistarla facendo dell'ordine e della disciplina la propria forza. Come i suoi eserciti ha sempre un generale un leader che da le direttive in campo e non molla mai fino all'ultimo minuto anche quando la situazione é ampiamente compromessa. Questa è la storia la cultura della GERMANIA ed il suo calcio é anche così.

    E gli spagnoli? Anche loro incarnano questa teoria. La SPAGNA é sempre stata una monarchia che ha subito una dittatura fascista durante il periodo franchista ed allo stesso tempo il suo popolo é sempre stato un popolo festoso amante della Vida loca. É il suo calcio com'é? É esattamente così elegante come lo sono i conti, i marchesi ed i re ma anche organizzato ed amante dell'ordine tattico figlio dello squadrismo fascista ed ancora festoso, spettacolare e loco così come é il popolo spagnolo.

    I loro cugini i portoghesi sono ancora diversi perché diversa è la loro storia e la loro cultura. I portoghesi sono abili artisti, amanti del bello ma spesso inconcludenti. Il PORTOGALLO difatti é da sempre una squadra bella bellissima e spettacolare a cui manca sempre qualcosa per diventare eccelsa e spesso nonostante giochi molto bene non conclude mai e fa fatica segnare. Questi sono i portoghesi e questo è il loro calcio ed il loro modo di essere.

    Spostandoci ad Est troviamo gli stati che furono socialisti, la POLONIA, la REPUBBLICA CECA, la BULGARIA e soprattutto la RUSSIA. La loro storia è legata al socialismo e quindi al collettivo, all'organizzazione ed all'uguaglianza ed il loro calcio è anche così. Non hanno mai un leader riconosciuto ma fanno dell'organizzazione e del collettivo la loro forza tutti attaccano e tutti difendono e tutti aiutano il loro compagno. Pensate all'ex URSS mai hanno avuto un leader riconosciuto in campo ma sempre collettivi in cui tutti facevano la loro parte per trionfare e dove tutti erano un' ingranaggio della squadra. Pensate alla POLONIA odierna dove un 'attaccante prolifico come LEWANDOWSKI si sacrifica per la squadra e spesso e volentieri gioca spalle alla porta per il bene della squadra cosa che non succede nel suo club. Questo é il calcio dell' Est Europa ed é figlio della sua storia e della sua cultura.

    E negli altri continenti? Negli altri continenti il concetto si ripete. Prendete i brasiliani; sono un popolo spregiudicato, sbarazzino festoso, amanti della Samba ed il BRASILE come gioca? É un calcio, il loro, spregiudicato, lezioso, sbarazzino e che ha un che a che fare con la danza non a caso in BRASILE si parla di futebol bailado. La fiesta, la musica ed il ritmo si é fuso con il calcio. Ed il calcio brasiliano é così uguale, preciso identico al carattere dei brasiliani.

    L'ARGENTINA dal canto suo propone un calcio più elegante, meno spregiudicato ed ha giocatori in grado di accendersi per un non nulla. Così é la cultura argentina figlia del tango e dei salotti culturali di Buenos Aires i giocatori come PEDERNERA, SIVORI, MARADONA, MESSI sembrano muoversi in campo come i ballerini di tango sulla pista da ballo. Il loro paese non é però solo tango e cultura ma anche dittature, continui colpi di stato ed infatti basta un non nulla per accenderli per farli rivoltare verso l'avversario e da eleganti danzatori del pallone diventano difensori sanguinari ed arcigni. Anche in questo caso il calcio argentino é figlio della sua storia e della sua cultura.

    Ancora diversi sono gli uruguayani che prima hanno dovuto lottare per la propria indipendenza contro gli spagnoli e poi hanno dovuto proteggere il loro piccolo stato da due colossi quali il Brasile e l'Argentina.

    E guardatelo l'URUGUAY come gioca rocciosi difensori e grande difesa per poi ripartire in contropiede per far male all'avversario un pó come gli italiani ed infatti se si guarda gli ultimi duecento anni di storia s'incontreranno molte analogie tra Uruguay ed Italia e il loro calcio di conseguenza è simile.

    Spostandosi più a Nord si trovano gli USA e qui lo sport che va per la maggiore é il baseball che rappresenta perfettamente la storia degli states. Pensate alla conquista e difesa delle basi nel baseball queste azioni sono facilmente paragonabili alla corsa selvaggia verso il Far West per conquistare nuove terre per poi difenderle dai pellerossa. E pensate ancora al duello 1 vs 1 fra il lanciatore ed il battitore non sono facilmente paragonabili ai duelli fra cow boy nelle polverose strade di fronte ai saloon nelle cittá del West?. Gli statunitensi sono poi amanti dell'estetica e dell'apparire e pensate alla corsa intorno al diamante di chi ha effettuato un fuoricampo una corsa inutile puramente estetica atta ad aumentare lo spettacolo senza dare un qualcosa di concreto.

    Nel calcio made in USA questo é meno visibile ma altrettanto radicato. Pensate al grande circo messo in atto a partire dalla fine degli anni '60 con la NASL prima e la MSL poi dove campioni ormai alla frutta erano esibiti come artisti in un grande circo per soddisfare il gusto dell'estetica e dello spettacolo degli americani. Quest'ultimi sempre pronti ad impiantare e spostare squadre nuove e vecchie per conquistare nuove cittá e nuovi territori come i cow-boy facevano nella corsa alle terre del lontano west. Pensate ancora a quando cercarono d'inserire gli Shoot-out dove un giocatore partiva dalla distanza di 35 Yarde palla piede e in un tempo stabilito doveva cercare di battere il portiere nel più classico degli 1 vs 1 così con il duello fra battitore e lanciatore nel baseball non si può fare a meno di notare le analogie con i duelli dei cow-boy dove il più veloce ed astuto vinceva. Pensate ancora al tentativo che fecero di spostare la linea del fuorigioco più a ridosso della porta avversaria in un disperato tentativo di rendere il gioco più simile alle loro necessitá così come da sempre cercano di cambiare la cultura altrui per renderla più simile alla loro. Giocano ed intendono il calcio come il loro scarso pubblico vuole che giochino e lo intendano per lo spettacolo e per il gesto tecnico fine a se stesso non per l'utilità dello stesso ma per l'apparire diversi, spettacolari e divertenti. Giocano così come é nella loro cultura e nella loro storia sempre orientata alla perenne conquista di qualcosa di diverso che non gli appartiene. Ed il calcio che loro vogliono conquistare a tutti i costi infatti non gli appartiene. Ma questi sono gli americani é questo é per loro il calcio.

    Ma prendiamo in esame anche le squadre dell'AFRICA. I loro problemi sono in genere tattici, i giocatori africani sono difficili da inquadrare in uno schema predefinito e questo perché? La risposta é semplice provate a pensare alla storia del continente nero sempre alle prese con l'infamia della schiavitù e della colonizzazione selvaggia da parte delle potenze europee; questi drammi hanno lasciato il segno in questi popoli che attraverso i gesti tecnici del calcio ricercano quella libertà d'espressione che nei secoli é stata sempre loro negata. E così nascono squadre orgogliose ma scarsamente organizzate che lottano per il loro paese e per affermare la loro cultura e diritto ad essere se stessi, cosa, difficilmente comprensibili agli altri popoli da un punto di vista tecnico e tattico.

    Chiudo con un' ultimo paragone, anche se ve ne sono ancora centinaia da analizzare e vi invito a pensare al GIAPPONE e all'emergente calcio del sol levante.

    I giapponesi sono da sempre un popolo legato ad uno stile di vita molto particolare improntato sul rispetto del prossimo e soprattutto sull'antico codice d'onore dei samurai. E da questa concezione nascono giocatori molto corretti con un rispetto smisurato per il proprio allenatore che chiamano maestro, per l'avversario che mai si sognerebbero di provocare e per l'arbitro (infatti difficilmente li vedi protestare). Amano l' 1 vs 1 per battere il diretto avversario così come facevano gli antichi samurai nei loro duelli con la spada ed amano le rovesciate con colpi che richiamano alle arti marziali a loro tanto care ma anche ai colpi di spada con cui si sfidavano i guerrieri di cui sopra. Sanno anche essere squadra ed unire gli sforzi per raggiungere un risultato comune così come avvenne dopo la seconda mondiale quando con un grande sforzo collettivo ricostruirono da soli un paese devastato. Questi sono i giapponese ed il loro calcio ancora una volta e come loro e la loro storia e cultura.

    Ma per arrivare al calcio di oggi è stato fatto anche un lungo viaggio fatto di regolamenti e tattiche che ora rivivremo insieme.

    NASCE IL CALCIO

    -Gli albori di un nuovo gioco-

    Sono molti, nell’antichità, i giochi in cui una palla, fatta dei materiali più disparati, veniva calciata con i piedi ed erano giochi comuni a moltissime civiltà sparse in tutto il mondo. Già nel XI secolo A.C. in Cina e Giappone era praticato un gioco che veniva chiamato TSU-CHU ovvero palla sospinta dal piede con tanto d’incontri internazionali tra squadre di questi due paesi così come testimoniato da un manoscritto del 50 A.C. oggi conservato a Monaco di Baviera. Circa 500-600 anni dopo in Giappone vi sono testimonianze di un gioco simile chiamato KEMARI; mentre nel IV secolo A.C., in Europa e più precisamente in Grecia, si praticava un gioco denominato EPYSKOROS in cui due squadre si contendevano una palla usando solo i piedi; nonostante una buona popolarità tale disciplina non fu mai inserita nei giochi olimpici dell’antichità che erano, appunto, organizzati dalle varie città stato della Grecia antica. Con la colonizzazione romana tale gioco cambiò denominazione in HARPASTUM e fu giocato per circa 700-800 anni. Le colonizzazione romana dell’Europa, del Nord Africa e del medio oriente fece si che tale gioco si diffondesse in tutto l’impero romano. Per ritrovare altri giochi in cui venissero coinvolti una palla e l’uso degli arti inferiori bisogna arrivare al medio evo e più precisamente al 1200 quando queste strane forme di competizione erano un’espressione di antagonismo fra villaggi o tra due fazioni di uno stesso villaggio. Queste antiche espressioni di calcio erano chiaramente molto lontane dal gioco che oggi noi conosciamo e le regole

    non erano ben chiare e variavano anche di molto da luogo a luogo. Di questi giochi uno ebbe il sopravvento sugli altri. Tale disciplina assunse la denominazione di LARGE FOOTBALL. Tale sport era molto violento e così nel 1314 in data 13 Aprile il re d’Inghilterra EDOARDO II ne proibì la disputa nella cerchia di mura di Londra e in qualsiasi luogo pubblico. La morte del LARGE FOOTBALL sembrò divenire definitiva nel 1388 quando il re ENRICO II lo vietò in tutta l’Inghilterra ma il nuovo gioco continuò ad essere praticato nei vicini territori di Scozia e Francia. In Francia, con l’uso dei soli piedi, si giocava anche un gioco molto violento che prendeva il nome di SAVATA. Gli antichi sport antenati del calcio rimasero fino al 1700 giochi popolari che venivano disputati nei villaggi dai contadini. Nel XVIII secolo nella FIRENZE dei MEDICI prese piede il CALCIO FIORENTINO un gioco che più che al calcio somigliava al rugby dato che oltre ai piedi era possibile anche usare le mani e lo scopo del gioco era quello di portare la palla oltre la linea di fondo della squadra avversaria per realizzare una caccia. In quel periodo un gioco simile era anche giocato a Bologna e Venezia. Ma torniamo nell’isola brittannica dove nel 1617 GIACOMO STUART liberalizzò nuovamente il gioco del LARGE FOOTBALL che veniva praticato soprattutto dai giovani aristocratici che studiavano nei college e nelle università inglesi. Rispetto al gioco vietato da ENRICO II più di duecento anni prima, il LARGE FOOTBALL del 1600 aveva alcune differenze tanto da venire rinominato DRIBBLING GAME. I giovani studenti d’Oltremanica misero per iscritto anche delle regole di base e da tale gioco sarebbero nati, circa due secoli più tardi, sia il calcio che il rugby. Questa disciplina era giocata da due squadre formate da undici o ventidue giocatori e si potevano usare sia le mani che i piedi. Per quasi due secoli circa le cose proseguirono senza grosse novità ed il DRIBBLING GAME continuò ad essere giocato in tutti gli atenei ed in tutti i college dell’Inghilterra con regole poche chiare che variavano da istituto ad istituto. Tra l’altro con il DRIBBLING GAME venne usato per la prima volta il termine inglese dribbling che diventerà famoso ed usato in tutto il mondo e sarà sulla bocca di tutti gli appassionati di calcio. Nel 1794 fu giocato il primo incontro, di cui è rimasto un documento, di calcio o DRIBBLING GAME, infatti, in tale anno, le rappresentative delle città di SHEFFIELD e del villaggio di NORTON, allora facente parte della contea di del Derbyshire, si sfidarono in occasione della festa patronale del paese. Tale partita durò tre giorni lasciando dietro di se una gran scia di feriti ma a differenza delle gare del medio evo neanche un morto. Tale incontro è considerato da alcuni storici come il primo incontro, documentato di calcio, dell'era moderna. In verità questa affermazione appare molto grossolona e superficiale infatti appare molto difficile accostare tale antico gioco popolare al ca calcio moderno in quanto a parte il fatto di calciare una palla con i piedi non esistevano, fra le due discipline, similitudini rilevanti.

    La violenza dell'antico gioco fece nascere l’esigenza di dare delle regole chiare e comuni. Un primo tentativo fu fatto nel 1820. In tale anno, infatti, nell’istituto denominato TRINITY COLLEGE di CAMBRIDGE furono stilate 14 regole del gioco del FOOTBALL. In questo primitivo gioco del calcio era ancora possibile afferrare il pallone con le mani per calciarlo al volo ed era possibile placcare l’avversario, ma il seme era stato gettato anche se al di fuori delle scuole tali regole erano difficili da mettere in pratica. Per quasi quarant’anni il gioco del calcio fu ad appannaggio degli studenti e dei giocatori di cricket che usavano questa nuova disciplina per tenersi in forma ed allenarsi. A Sheffield, nello Yorkshire, erano presenti diverse società di cricket in cui come sport secondario veniva praticato anche il calcio. Una di queste società era lo SHEFFIELD CRICKET CLUB i cui giocatori nel 1855 iniziarono a giocare partite informali di calcio. Due di questi giocatori nel 1857 decisero di fondare un nuovo club che avesse come unica disciplina il calcio; i loro nomi erano NATHANIEL CRESWICK e WILLIAM PREST che in data 24 Ottobre 1857 fondarono lo SHEFFIELD FOOTBALL CLUB. Il 24 Ottobre 1857 può essere considerato il giorno di nascita del calcio moderno poiché per la prima volta nella storia nasceva un club sportivo specializzato in tale disciplina che aveva uno statuto e l’obbiettivo di promuovere questo sport nel resto dell’Inghilterra. Nessuno all’epoca avrebbe mai pensato che il club fondato da PREST e CRESWICK avrebbe avuto tanta longevità in un periodo in cui il FOOTBALL, era uno sport secondario non riconosciuto da nessuno e senza neanche una lega di riferimento. La storia, tuttavia, aveva in serbo per i due padri fondatori tante sorprese.

    Prima di continuare a raccontare quello che successe in quello storico e leggendario 24 Ottobre 1857 vale la pena interrompere la narrazione per conoscere meglio quelli che furono i padri fondatori dello SHEFFIELD FC e indirettamente anche del calcio moderno, nonchè la città che fu culla del calcio. NATHANIEL CRESWICK nacque il 31 Luglio 1831 a Sheffield da NATHANIEL e ELIZABETH CRESWICK. Il padre omonimo del figlio lavorava in una ditta di argenteria di Sheffield mentre la madre era una casalinga. All’ombra dei genitori e dei vicoli della cittadina dello

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