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Grandi racconti per piccoli
Grandi racconti per piccoli
Grandi racconti per piccoli
E-book67 pagine57 minuti

Grandi racconti per piccoli

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Info su questo ebook

Questo piccolo collage, composto da nove racconti, racchiude ricordi

della mia infanzia e si prefigge l'unico scopo di essere una costruttiva

e stimolante alternativa ai vostri moderni e attuali passatempi, per un

fruttuoso impiego del tempo libero dedicato allo svago.

E di

supportare l'idea ed il concetto di fantasia, evitando che vengano

accantonate o ancor peggio dimenticate, da sempre indispensabili per una

migliore qualità della nostra vita, come i colori su di un'importante

tela, o le note sul pentagramma.

La fantasia ed i sogni sono

patrimonio universale dagli inestimabili valori socio-culturali, diritto

di tutti ed ad ogni età, fondamentale per l'arricchimento ed il

completamento dell'essere umano, che con essi nutre e sazia il proprio

animo.
LinguaItaliano
Data di uscita7 mag 2021
ISBN9791220337137
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    Anteprima del libro

    Grandi racconti per piccoli - Dani Paco

    J.

    Racconto 1

    IL PICCOLO GRANDE INDIANO

    Tanti anni fa’, nelle lontane terre del nuovo mondo, viveva una pacifica tribù di indiani. Era una tribù numerosa, formata da tanti indiani adulti, tante squaw e tanti piccoli e giovani indianini. Essi avevano a disposizione tante tende fatte di pelli colorate che le rendevano calde ed accoglienti per il rientro al tramonto; e dopo una giornata faticosa e lunga il tepore e la luce prodotti dal fuoco acceso all’interno erano la più bella e calorosa accoglienza che si potesse sperare. Le donne si occupavano delle necessità domestiche e di tenere in ordine l’accampamento, riparando le loro tende quando occorreva, preparando nuove vesti per le varie stagioni dell’anno e gli spostamenti periodici della tribù e prendendosi cura dei piccoli indiani.

    Gli uomini pensavano alla caccia, alla cura dei loro cavalli, pilastro portante della loro forma sociale, essendo gli indiani, da sempre e per tradizione, una comunità nomade che sposta la propria dimora periodicamente seguendo le necessità dettate dal passaggio delle stagioni durante l’intero anno e, ovviamente, alla protezione dell’intera tribù, ed il lento e pacifico trascorrere delle primavere scandiva la loro quotidianità.

    Intorno al loro accampamento si aprivano vaste praterie per il pascolo dei loro bellissimi cavalli pezzati e che, periodicamente, ospitavano immense mandrie di poderosi bisonti; essi erano da sempre la basilare ed indispensabile fonte di sostentamento delle tribù indiane per il prezioso e vitale contributo in carne e pelli, il cui meticoloso e rispettoso utilizzo da parte degli indiani perpetuava, garantendone, la sopravvivenza della specie. E mentre questi si nutrivano di erba fresca e gustosa, i piccoli indiani giocavano a rincorrersi, ad acchiapparsi, a nascondersi e a fare la guerra, impazienti di diventare grandi come i loro genitori e poter finalmente prendere parte a tutte le riunioni ed i consigli dei saggi che venivano indetti per decidere al meglio le sorti dell’intera tribù.

    Tra tutti i piccoli indiani ce n’era uno che era sempre triste e se ne stava spesso in disparte; lui non era piccolo di età, in quanto aveva raggiunto, ormai, quella di tutti gli altri adulti, ma a causa della sua piccola statura veniva sempre allontanato dai grandi tutte le volte che essi si riunivano per un consiglio o per prendere decisioni importanti per il destino di tutta la tribù.

    Tutti lo prendevano sempre in giro, sbeffeggiandolo per la sua piccola statura quasi da ragazzino, dicendogli: Vai a giocare con i più piccoli, quello è il tuo posto … qui siamo tutti indiani grandi, forti e adulti e dobbiamo consultarci su questioni importanti che esigono il parere di veri uomini!.

    E il piccolo indianino ribatteva loro: Io sono un vero indiano e voglio partecipare come tutti alle decisioni per le sorti della nostra tribù…, ma essi lo allontanavano inesorabilmente, senza nemmeno ascoltare le sue parole e lo evitavano, confinandolo, a giocare con i piccoli e giovani indiani; e lui si sentiva sempre più triste e se ne stava sempre più da solo con i suoi pensieri.

    Ma un giorno però, inaspettatamente, favorito dal silenzio dell’alba, quando il sole ancora dorme e tutto tace, un gruppo guerriero appartenente ad un’altra tribù piomba all’improvviso nell’accampamento e, cogliendoli nel sonno, prima che qualcuno possa minimamente rendersi conto di quanto sta accadendo, fa prigionieri tutti gli indiani adulti e le donne, lasciando solo i piccoli indianini impauriti in un frastornante caos. E mentre la tribù guerriera si allontana per tornare verso le sue terre, i piccoli indiani impauriti piangono, non sapendo più che cosa fare e che destino li aspetti ora che sono rimasti soli, senza genitori e senza più nessuno che si prenda cura di loro e che li guidi e protegga.

    Passa qualche giorno e la tristezza e lo sgomento dei piccoli si fa sempre più forte e profondo, convinti ormai che nessuno dei loro cari farà mai più ritorno dall’orizzonte, dove ogni giorno, finché la luce del sole lo consente, si perde il loro fermo e timido sguardo con gli occhi arrossati e poveri di lacrime, insieme con le loro speranze: ma è proprio questo sentimento che fa scattare la molla che da tanto, troppo tempo sopita, aspetta di saltar fuori dall’animo del piccolo grande indianino.

    Lui sa di essere un uomo e sa che adesso spetta a lui prendere la giusta decisione per il bene della sua tribù, e che è questa l’occasione per riscattare la considerazione di sé ai propri ed agli altrui occhi; senza perdersi d’animo, approfittando della notte che tanto gli era stata avversa pochi giorni prima e di cui ora chiede l’alleanza, riponendovi la sua sorte, mentre in qualche modo i piccoli riposano, spossati dal pianto e dalla disperazione, lui decide di agire.

    Lentamente lascia l’accampamento, non senza timore per i piccoli che riposano soli, ora davvero, senza nessuno che

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