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Una settimana a casa di Aurora
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Una settimana a casa di Aurora
E-book238 pagine3 ore

Una settimana a casa di Aurora

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Info su questo ebook

Anna è una ragazza che vive a Verona, molto matura nonostante i suoi diciassette anni, però, come spesso succede alle ragazze della sua età, commetterà una leggerezza tipica dell’innamoramento a prima vista e poi si troverà a doverne affrontare le spiacevoli conseguenze.

Il consiglio che arriva dai suoi genitori è di trascorrere un periodo di tempo a casa della bisnonna Aurora, nata e vissuta fino a diciassette anni a Siderno, un paese di mare della Calabria, dove si trovò, durante la seconda guerra mondiale, a doversi confrontare con la medesima situazione in cui si trova oggi Anna.

Sullo sfondo dell’Italia della Seconda guerra mondiale, il romanzo descrive i timori, le speranze e gli amori di un’epoca di incertezza, intrecciando sogni, speranze, tragedie e coraggio, per sovrapporli con la realtà dei giorni nostri.
LinguaItaliano
Data di uscita4 mar 2020
ISBN9788831661980
Una settimana a casa di Aurora

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    Anteprima del libro

    Una settimana a casa di Aurora - Maurizio Bonaldo

    Unsplash

    INTRODUZIONE

    Anna è una ragazza che vive a Verona, molto matura nonostante i suoi diciassette anni, però, come spesso succede alle ragazze della sua età, manifesta delle debolezze e commette errori dettati dall’inesperienza. Durante una vacanza estiva, a San Benedetto del Tronto, conosce Paolo, un ragazzo che la farà sentire importante e per il quale si prenderà una cotta considerevole. Commetterà così una leggerezza tipica dell’innamoramento a prima vista e poi si troverà a doverne affrontare le spiacevoli conseguenze.

    Anna però ha la fortuna di avere dei genitori intelligenti e comprensivi che, pur nella gravità della situazione, cercheranno di aiutarla in modo ingegnoso.  Non si prodigheranno in soluzioni tranchant e non la metteranno in difficoltà indicandole semplicemente le strade possibili da seguire, ma la esorteranno a trascorrere un periodo di tempo a casa di Aurora, la bisnonna  materna.

    Quello che poteva sembrare uno strano consiglio, si rivelerà ben presto l’aiuto migliore che Anna potesse avere. Aurora, nata e vissuta fino a diciassette anni a Siderno, un paese di mare della Calabria, si trovò, durante la seconda guerra mondiale, a doversi confrontare con la medesima situazione in cui si trova oggi Anna. Ovviamente, i tempi, la cultura, le leggi e le difficoltà dettate dalla guerra erano, allora, delle variabili che rendevano tutto più complicato, al punto da spingere i suoi genitori a spedirla a Verona dalla zia Cinzia, affinché in paese nessuno sapesse…

    Rovistando nello scatolone dei ricordi di Aurora, emergeranno fotografie e storie di parenti e personaggi del passato che renderanno la settimana passata a casa di Aurora un’immensa ricchezza di conoscenza e di saggezza. Tutto questo patrimonio, verrà riversato, da Anna, durante la sua permanenza a casa della bisnonna, su un quadernone dalla copertina fiorata, e sarà una sorta di diario che l’aiuterà a prendere la giusta decisione.

    Sullo sfondo dell’Italia della Seconda guerra mondiale, il romanzo descrive i timori, le speranze e gli amori di  un’epoca di incertezza, intrecciando sogni, speranze, tragedie e coraggio, per sovrapporli con la realtà dei giorni nostri.

    A Marina,

    che nacque due volte.

    Ad Antonella,

    perché ci vogliono due metà per fare un tutto.

    "In ogni tempo e in qualunque società

    l'atto supremo dell'anima è di darsi,

    di perdersi per trovarsi.

    Si ha solo quello che si dona."

    Ignazio Silone,

    Vino e pane

    1

    A casa di nonna Aurora

    Verona – Agosto 2019

    La settima passata a casa della mia bisnonna Aurora mi aveva aiutato a riflettere e a ponderare bene sulla scelta che mi apprestavo a compiere. Nonostante i suoi novantatré anni aveva ancora una mente perfettamente lucida, una buona salute e una saggezza infinita. La salute era in parte dovuta alla sua prima parte di esistenza vissuta nel sud Italia; in Calabria, a Siderno, un paese affacciato sulla costa Ionica. Il clima, l’aria salubre e la dieta mediterranea erano state come una sorta di polizza assicurativa sulla sua salute. La mente si era mantenuta lucida grazie alla sua curiosità di capire il mondo, di scoprirlo attraverso le più svariate forme d’arte: dalla carta aveva appreso i più fantastici racconti di storia e di fantasia, e la leggerezza della poesia. La saggezza derivava senza ombra di dubbio dalle estreme esperienze vissute durante la sua lunga e travolgente vita. Esperienze a volte tristemente drammatiche e a volte gioiose e appaganti, ma che complessivamente avevano forgiato una donna dal carattere forte, indipendente e in grado di aiutare altre persone. Anche nel fisico era una donna forte, ancora oggi dimostrava molti anni in meno dei suoi novantatré. Aveva un’altezza insolita per le donne del sud, nonostante la schiena si fosse leggermente incurvata sotto il peso dell’età, misurava ancora più di un metro e settanta. L’altezza l’aveva ereditata dal padre, un uomo dalla statura insolita per gli uomini del sud di quell’epoca. Aveva una corporatura snella, delle lunghe dita affusolate e una pelle ancora bella che curava con meticolosità spalmando una speciale crema idratante tutti i giorni. La folta e candida capigliatura, che ogni mattina spazzolava e pettinava  con cura, la faceva sembrare ancora più alta.

    A chi la conosceva per la prima volta, dava l’impressione di una persona buona ma autorevole, sapiente ma modesta, decisa ma riflessiva. In definitiva una persona positiva con molte qualità e pochi difetti. Nata pochi anni dopo il primo spaventoso conflitto mondiale, che avevano chiamato la "Grande Guerra", aveva vissuto da ragazza il secondo conflitto mondiale.  Fu proprio durante quel terribile periodo che visse le più intense e incisive esperienze della sua vita che la resero una donna  incantevole, sorprendente e soprattutto saggia.

    In questo momento, chi aveva bisogno di aggrapparsi alla sua saggezza ero proprio io, Anna, la sua pronipote.

    Durante questa settimana non mi ha mai lasciata sola. Ci siamo barricate in casa, ci siamo fatte recapitare la spesa, abbiamo cenato e pranzato nelle ore più disparate, a volte a tavola a volte a letto e a volte sdraiate a terra sul grande tappeto persiano del salotto. Abbiamo dormito quando le palpebre si chiudevano. A volte è capitato che la svegliassi per continuare il racconto di un pezzo della sua vita che mi aveva talmente entusiasmato al punto di non riuscire ad attendere che si svegliasse per conoscerne il seguito.

    Credo di averla stancata fisicamente, anche se lei non lo ha mai dato a vedere. Credo che abbia fatto questa speciale fatica perché ha avvertito il mio enorme bisogno di aiuto, la mia necessaria esigenza di capire l’enorme segreto che sta dietro la scelta di dare o di sopprimere una vita.

    Mentre riflettevo, sui lunghi e dettagliati racconti che, la bisnonna Aurora, mi aveva esposto in questi giorni passati insieme, mi sentivo penetrare da una sensazione strana, che non sperimentavo da tempo: avevo voglia di scrivere. Scrivere ciò che stavo vivendo, ciò che stavo provando. Mettendo nero su bianco i suoi racconti e le emozioni che lei aveva provato durante la sua lunga vita, molto probabilmente avrei trovato una risposta per il problema con cui mi trovavo a lottare.

    Le idee cominciarono ad accavallarsi nella mia mente. Più che voglia di scrivere, ne avvertivo un vitale bisogno. Decisi che per scrivere non avrei utilizzato il mio tablet, come spesso facevo per tenere una sorta di diario delle cose che contano, ma avrei finalmente usato quel quadernone con più di cento fogli bianchi, che mamma mi aveva regalato sette anni fa per il decimo compleanno assieme ad un paio di wedge sneakers bianche e nocciola senza lacci e con i tre velcri di tre colori diversi che desideravo tanto. Il quadernone lo avevo buttato distrattamente in un cassetto tutta presa dalle scarpe nuove. Ora, quel quadernone con la copertina fiorata, sarebbe diventato il mio compagno di viaggio per i prossimi giorni. Tutti i racconti della bisnonna, le sue esperienze e le sue emozioni avrebbero riempito quelle pagine intonse, di contenuti e fatto fiorire anche il suo interno.

    Oltre ai ricordi impressi nella sua lucidissima memoria, mi fece rovistare pure nei ricordi materiali che conservava. Negli armadi trovai interi scatoloni di fotografie della nostra famiglia fino ad arrivare alle più recenti fotografie della mia comunione e della mia cresima. Le foto più recenti le aveva fatte con il suo smartphone, ma le più significative e a lei care le aveva anche fatte stampare; sosteneva che tenere in mano una fotografia stampata su cartoncino aveva tutto un altro sapore.

    Negli scatoloni vi erano anche molteplici articoli di giornale di molti anni addietro, corredati di fotografie ritagliate e ancora in buonissimo stato. Mi tuffai a capofitto tra quelle istantanee come se fossero una piscina del tempo, ritrovando con una certa felicità ricordi dei quali avevo solo sentito vagamente parlare da mamma e papà o dai nonni. Ma, più li ritrovavo, e più la mia mente si affollava di domande. Quelle fotografie e quegli articoli, assieme ai suoi racconti, suffragavano dei fatti accaduti più di mezzo secolo fa, che superficialmente avevo incrociato sui libri di scuola, ma dei quali solo ora ne avvertivo il vero valore e il reale significato.

    In quella settimana, scoprii un pezzo di mondo che fino ad allora non avevo mai preso in considerazione. Quello fu per me il periodo più caro e illuminante della mia, seppur ancor breve, vita e sono sicura che tale rimarrà anche nei radiosi decenni a venire.

    2

    La mia origine

    2002

    Da pochi minuti era iniziato l’anno nuovo. In tutte le case, i locali e le piazze dove la gente si era riunita per festeggiare, oltre al nuovo anno, che come sempre ci  faceva sperare che sarebbe stato migliore del precedente, le persone brindavano anche per un altro straordinario avvenimento: da quel giorno la Lira sarebbe andata in pensione per lasciare spazio al miracoloso Euro.

    In verità, devo dirvi, che la storia dell’Euro iniziò qualche anno prima… tra il 1994 e il 1995 fu sostanzialmente l’asse franco-tedesco a gestire l’applicazione del trattato di Maastricht e l’avvio della nuova moneta, fissato per il 1999. Infatti, alla inamovibile leadership di Helmut Kohl, in Germania, si aggregò, a partire dalla primavera del 1995, Jacques Chirac grande sostenitore politico del generale Charles De Gaulle, succeduto all’Eliseo al lungo regno del socialista François Mitterrand. Da quello scenario l’Italia appariva isolata su più fronti. Si trovava nel mezzo di una delicata fase di transizione seguita alle inchieste di Tangentopoli e all’ingloriosa fine della cosiddetta "Prima Repubblica", mentre si facevano strada nuove forze politiche e parole d’ordine, inedite fino ad allora, quali bipolarismo che dopo un ventennio diventò addirittura tripolarismo, governabilità, risanamento, riforme e privatizzazioni.

    Poi successe qualcosa che mutò gli eventi… all’indomani della vittoria elettorale dell’Ulivo, il governo Prodi, per garantire l’ingresso dell’Italia nel gruppo di testa che avrebbe dato vita alla moneta unica, articolò una duplice strategia sul binario interno e internazionale per venire a capo di una sfida che si annunciava tanto politica, perché occorreva convincere i partner europei e ottenere una maggioranza qualificata di 62 voti su 87 del Consiglio europeo, quanto tecnica, legata al rispetto dei parametri di Maastricht dove l’Italia, tanto per usare un eufemismo, non era proprio che i parametri li indossasse a pennello. Infatti, su questo terreno la strada era piuttosto in salita su tutti i valori: il deficit di bilancio doveva essere inferiore al 3% e l’Italia nella primavera del 1996 era al 6,7%, il debito pubblico non doveva oltrepassare il 60% del Pil e l’Italia era al 124%; l’inflazione doveva essere controllata e invece il tasso era di tre volte superiore a quello dei paesi più virtuosi dell’Unione Europea. Come se non bastasse, il nostro Paese doveva anche essere riammesso nello SME, da cui era stato escluso dal 1992. Un vero disastro!

    Nonostante lo stato italiano risultasse piuttosto scassato, Prodi riuscì a convincere anche i più scettici partner europei, grazie al raddoppio a 62.500 miliardi di lire della manovra economica del ’97, che l’Italia sarebbe rientrata nel breve entro i parametri di Maastricht e avrebbe, così facendo, potuto essere tra i fondatori del prodigioso Euro che avrebbe fatto diventare più ricchi tutti gli italiani. Poi cercò di convincere anche il popolo italiano affermando: «Con l'euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più.» 

    Forse qualcosa non andò per il verso giusto perché l’Euro, anziché maggiore ricchezza portò maggiore povertà.

    Ma quello che mi importa raccontare, anche se di minore importanza per il popolo italiano ma sicuramente importantissimo per la mia famiglia, fu quello che successe poco più di tre mesi dopo l’entrata in vigore della nuova moneta… quel pomeriggio del 12 Aprile mamma Giulia apprese che il cuore di ognuno ha un proprio ritmo e il respiro una particolare cadenza, e che al mondo non esiste nulla capace di farti sentire più viva di un semplice tocco della mano della persona che ami. Papà Mauro era al suo fianco e aveva appoggiato la sua mano su quella di mamma. Ancora poche spinte e avrei visto la luce.

    Il fato volle che nell’istante in cui una vita stava nascendo molte altre, lontane migliaia di chilometri, si spegnessero.

    Era una giornata mite, la primavera si era risvegliata e il sole riscaldava di un morbido tepore le vie di Gerusalemme. Il clima era ideale per una lunga passeggiata, ma qualcuno, per quella giornata, aveva dei piani diversi… Andaleeb Taqataqah, una ragazza palestinese di 21 anni si fece esplodere poco dopo le 16:00 alla fermata del bus in Jaffa road presso l'entrata del mercato popolare di Mahane Yehuda a Gerusalemme, uccidendo sei persone e ferendone altre 104.

    Le Brigate dei Martiri di al-Aqsa rivendicarono l'attentato. La bomba, che Andaleeb portava con se dentro una borsa nera e che avrebbe provocato la strage, era composta da tre tubi di plastica contenenti esplosivo e una batteria.

    I rapporti fra israeliani e palestinesi nel 2002 erano di aperto conflitto, un conflitto infinito che non avrebbe mai trovato pace. Due anni prima, con l'entrata di Ariel Sharon alla Spianata delle moschee, era iniziata la Seconda intifada. Da allora una lunga serie di sanguinosi attentati aveva sconvolto il paese. In particolare, il mese di marzo 2002, venne ricordato come il "marzo nero" in quanto avvennero dodici attentati suicidi che provocarono la morte di 81 persone.

    Un paio di settimane dopo quel tragico venerdì, esattamente il 25 aprile, nell'ambito dell'Operazione Scudo difensivo, fu catturato Muataz Muhammed Abdallah Himouni, che ammise di aver progettato l'attentato con l'aiuto di Marwan Zaloum, ucciso un paio di giorni prima nell'ambito della stessa operazione. Zaloum aveva procurato l'esplosivo e spiegato alla giovane Andaleeb come attivare l'ordigno.

    Verona – Agosto 2019

    «Nonna, perché hai conservato questi ritagli di giornale?»

    «Cara Anna, se tu sapessi. Ricordo quei fatti come se fosse ieri. Il giorno successivo la tua venuta al mondo, avevo notato una singolare coincidenza dai servizi televisivi dei telegiornali. Successivamente, sfogliando dei quotidiani che davano ampio spazio alla tragedia, pensai di ritagliare alcuni articoli e di conservarli. Forse era stato proprio l’origine del nome che i genitori avevano deciso di darti che aveva attirato la mia attenzione per quella tragedia.» 

    «Ma cos’ha di così particolare il mio nome da associarlo a quei fatti?» 

    «Il tuo nome deriva dall'ebraico Hannáh che significa grazia, graziosa, inoltre il nome della terrorista, che era ebraica, aveva le prime due lettere del nome che erano le stesse.  Successivamente, la mia curiosità mi ha spinta a scoprire altre particolarità che riguardavano il tuo nome. Così scoprii che gli antichi romani veneravano una divinità lunare, detta Anna Perenna che festeggiavano all'inizio della primavera con allegri giochi e banchetti al Campo Marzio. Secondo la tradizione cristiana, Anna fu la madre della Madonna. Come tu sai, il tuo onomastico si festeggia il 26 luglio, in ricordo appunto di Sant'Anna, moglie di San Gioacchino e madre di Maria. La Santa è patrona delle gestanti, delle vedove, delle ricamatrici, dei fabbricanti di calze e guanti, delle sarte, degli scultori, degli straccivendoli, dei moribondi, dei minatori, dei naviganti e dei tornitori. Viene invocata per facilitare il parto, per ritrovare gli oggetti smarriti e tenere lontana la miseria.» 

    Benché i miei genitori non avessero invocato la santa perché facilitasse il parto, nacqui velocemente e senza complicazioni. Il travaglio durò un paio d’ore e nel momento in cui Andaleeb si faceva esplodere, io venivo alla luce.

    Avevo già quelle caratteristiche fisiche che avrei conservato in seguito: i capelli rossicci ereditati da mio padre, che era di origine veneta, e grandi tipici occhi scuri ereditati dalle origini meridionali di mia madre.

    Ero impressionata da quanto, il mio nome, avesse smosso così tanta curiosità in nonna Aurora.

    Avevo ancora tra le mani quei ritagli di giornale, li giravo e rigiravo affollando la mente di mille domande che avrei voluto rivolgere direttamente ad Andaleeb. Guardavo le fotografie di quell’autobus bianco con delle righe rosse sulle fiancate, mezzo distrutto, le macerie dei negozi vicino la fermata dell’autobus e i corpi delle persone distesi a terra. Cercavo di immaginare il volto di quella ragazza, Andaleeb, la immaginavo bella, con lunghi capelli neri, occhi scuri e pelle ambrata. Forse in comune avevamo più di quanto

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