Delonicom Desentia III
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Anteprima del libro
Delonicom Desentia III - Ottavio Nicastro
Pubblicato da Ali Ribelli
Direttore di redazione: Jason R. Forbus
www.aliribelli.com – redazione@aliribelli.com
Ottavio Nicastro
Delonicom Desentia III
Sommario
Prologo
I
II
III
IV
V
VI
Epilogo
Prologo
Montpellier Francia meridionale. Ottobre 2021 vigilia di Ognissanti.
Tardo pomeriggio. La limousine si muove sicura in mezzo al traffico, l’uomo alla guida conosce il mestiere. Quaranta anni in parte, forse qualcuno in più. Scuro di carnagione, capelli ricci. Espressione di ghiaccio Impettito nel suo vestito grigio opaco, camicia bianca, cravatta nera. Espressione di ghiaccio. La persona sul sedile posteriore è di tutt’altra levatura. Austero nell’aspetto, fisico asciutto. Uomo di mezza età. Capelli brizzolati, occhi neri come la notte. Espressione lineare e profonda. Veste in modo sobrio ma elegante. Abito blu confezionato a mano. Scarpe da duecento euro l’una, soprabito scuro di cammello. Nella mano destra stringe un bastone dal pomello in avorio, bizzarro quanto prezioso.
Manca molto?
chiede con tono pacato.
Non credo signore – risponde l’autista – abbiamo da poco imboccato il viale che porta alla collina di san Michel, l’istituto Arckam è posto sulla cima.
Mm … affrettiamoci, abbiamo perso più tempo del previsto.
Colpa del traffico signore.
Già … il traffico.
L’uomo dall’aspetto austero non aggiunge altro. Rivolge lo sguardo alla strada e si perde nei propri pensieri.
Il tempo si mette al brutto. Nuvole nere e pesanti hanno coperto l’orizzonte. Il bagliore dei lampi che a tratti rischiara il buio della sera, annuncia il temporale. Le prime avvisaglie si notano già. Gocce d’acqua bagnano il parabrezza dell’auto. Presto sarebbe cresciuta di misura.
Ci siamo signore – dice l’autista – se guarda avanti a se, potrà vedere l’istituto Arckam.
L’uomo sul sedile posteriore rivolge lo sguardo in avanti. La costruzione di vecchio stile vittoriano, maestosa e imponente, si erge sulla vetta del promontorio. Il viale d’ingresso è fiancheggiato da una filiera di querce secolari. I rami in alto formano una sorta di galleria. Magnifica e spettacolare. Dove questa finisce, c’è un ampio spazio adibito a parcheggio. Il portone d’ingresso è aperto. Un uomo in camice bianco da dottore è in paziente attesa. Non appena scorge la vettura avvicinarsi, subito si muove per raggiungerla. E lui ad aprire la portiera di dietro non appena l’auto si ferma.
Benvenuto all’istituto Arckam professor McLaghan – dice con tono compito – sono il dottor David Silverstone, dirigo l’istituto. Conoscerla di persona è un raro privilegio signore.
Bando ai convenevoli direttore. Il viaggio è stato più lungo e faticoso del previsto. Meglio se ci dedichiamo al nostro caso.
Come desidera signore. Prego, da questa parte.
Superato l’ingresso i due uomini s’incamminano lungo un corridoio parzialmente deserto e poco illuminato. In quella parte di edificio vi regna il silenzio, opprimente sotto certi aspetti. Solo il rumore dei loro passi si sente. Pochi attimi ancora e il dottor Silverstone si ferma davanti a una porta. La spalanca.
Siamo arrivati questo è il mio ufficio. Si accomodi prego.
dice indicando la via.
Il suo ufficio … avrei preferito raggiungere subito la paziente.
Ribatte McLaghan.
Ho pensato che prima di incontrarla avrebbe gradito un ragguaglio sulle sue condizioni sia fisiche sia mentali.
So già quanto basta. Ad ogni modo giacché mi ha portato nel suo angolo riservato, l’ha starà a sentire. La prego di essere breve e conciso però.
I due uomini varcano l’ingresso Silvestone indica la poltroncina accanto alla scrivania.
Prego professore.
McLaghan occupa posto, Silverstone dal lato opposto.
Quando mi è stato annunciato il suo arrivo – riprende Silverstone – le confesso che la sorpresa mi ha rubato il fiato. Mai avrei immaginato che un luminare del suo stampo un giorno venisse all’istituto Arckam.
La notizia l’ha sorpreso tanto?
Beh, da noi è ricoverata gente comune e …
La dottoressa Jennifer Sorbino non può considerarsi una paziente comune.
Sì … certo. Anche la dottoressa è un personaggio di spicco. O almeno lo è stata fino a qualche tempo fa.
Venga al dunque Silverstone, il mio tempo è prezioso.
Certo, mi scusi professore. Puntavo l’accento sulla vicenda decisamente fuori dall’ordinario. Presumo che la dottoressa sia stata portata all’istituto Arckam per un preciso scopo e …
Non tiri conclusioni affrettate. La questione è differente da come lei possa averla immaginata.
In altre parole?
Riservata soprattutto.
Attimi di silenzio da parte di Silverstone poi ...
Capisco …
Non è vero. E non può. Per poterlo fare le sarebbe d’aiuto l’elemento essenziale, ma lei non lo conosce.
Presumo che lei professore ne sia al corrente?
Infatti, almeno in parte.
Si augura di mettere in luce il lato nascosto incontrando la paziente?
Silvestone non serve discutere questioni che prevaricano il suo ruolo in questa vicenda.
Professore le faccio rispettosamente notare che sono io a dirigere l’istituto Arckam.
Il direttore certo. Sa qual è il lato curioso di certi incarichi?
Me lo dica lei …
La stessa facilità con cui si conferiscono, si possono togliere.
Io …
Non serve aggiungere altro. Ad ogni modo giacché ha deciso di farlo, mi aggiorni sulle condizioni della dottoressa Sorbino.
Come desidera professore. Ebbene la paziente è stata ricoverata all’Arckam una settimana fa. All’arrivo versava in uno stato confusionale. Delirava, diceva di scorgere esseri orrendi e demoniaci che mettevano a rischio la sua incolumità.
Allucinazioni …?
Esatto professore, reali al punto da minare la sua integrità mentale.
Presumo che l’abbia sedata.
Al momento non c’era altro che avrei potuto fare.
Dopo invece …?
Nei primi giorni di decenza, la condizione della dottoressa Sorbino, ha subito pochi cambiamenti, quasi nessuno a dire il vero. Ha seguitato a manifestare un chiaro comportamento schizoide con parziale perdita della coscienza cognitiva. Dopo … dopo qualcosa è cambiato. La dottoressa si è in parte ripresa. Le allucinazioni si sono spente e lei si è chiusa nel silenzio.
Mm … è il suo comportamento attuale?
Esatto professore. Aggiungo che da qualche giorno a questa parte ricusa il cibo. Ad ogni modo le faccio somministrare degli estratti vitaminici. È lucida a sufficienza, anche se rifiuta di comunicare col mondo esterno.
Attimi di silenzio da parte del professor McLaghan poi …
Bene, non serve aggiungere altro. Mi conduca da lei.
Come desidera professore. È in custodia nell’ala riservata dell’istituto.
In isolamento?
Professore sa bene di che cosa è accusata e …
Mi porti da lei Silvestone, senza perdere dell’altro tempo.
Come desidera. Mi segua.
Lasciato l’ufficio il dottor Silverstone s’incammina lungo il corridoio fino a raggiungere la scala che scende in basso. Il professor McLaghan ne segue il passo. Il percorso li porta in un seminterrato buio e maleodorante, lasciato a se. Davvero poca e fioca la luce che illumina il passaggio. Un angolo di mondo squallido e deprimente. McLaghan storce il labbro, mai si sarebbe aspettato una cosa del genere.
Non c’è un posto meno trascurato di questo dove custodire la paziente?
chiede con tono fioco.
Mi spiace professore, è l’unica ala dell’istituto adibita a isolamento. Sono anni che non era usata. Mi creda ho fatto del mio meglio.
Ma certo … del suo meglio.
il tono di McLaghan è conciso e duro allo stesso tempo.
Finito il corridoio, uno spazio più ampio si mostra allo sguardo. Al centro c’è la porta di una cella.
Siamo arrivati. La dottoressa Sorbino è dal lato opposto.
dice Silvestone. C’è un sorvegliante a guardia dell’ingresso. Il professore gli fa segno di aprire. Silverstone acconsente con un cenno del capo.
Molto bene, mi guidi dal lato opposto Silvestone.
Come desidera professore. Tenga a mente che il soggetto è estremamente pericoloso, forse sarebbe opportuno se …
So badare a me stesso Silverstone.
Attimi di silenzio da parte del dottor Silverstone poi …
D’accordo professore.
La cella è piccola e angusta. La finestrella in alto è protetta dalla grata, difficile arrivarci senza un apposito sostegno. Non c’è nulla all’infuori del lettino. Sopra è distesa una giovane donna, i legacci fissati alle braccia le bloccano i movimenti. Nel sentire il rumore della porta che si apre, la giovane solleva il capo e il suo sguardo incontra quello dei nuovi arrivati. È prostrata in viso, occhiaie nere e profonde. Labbra rinsecchite. Capelli in disordine. Gli occhi verdi e profondi come il mare tradiscono la condizione di estremo disagio nella quale si trova. Non dice nulla, osserva soltanto. A rompere il silenzio è McLaghan.
Perché è legata? Liberatela.
Professore … la paziente è …
Ho detto di liberarla. Obbedisca per favore.
Come desidera.
Silvestone fa segno al sorvegliante di liberare la donna. Pochi attimi appena e la dottoressa Sorbino e padrona dei propri movimenti.
Le faccio portare una sedia professore.
Dice Silvestone.
Sì … mi tornerà utile.
La sedia arriva e McLaghan dice:
A questo punto non serve altro. lasciateci soli. Se dovessi aver bisogno, sarò io a chiamare.
Professore … la paziente, adesso che è libera, potrebbe rappresentare un pericolo per la sua incolumità. Forse sarebbe opportuno se …
Vada via Silvestone. Ripeto, non voglio essere disturbato per nessun motivo. Sono stato chiaro?
attimi di silenzio da parte di Silvestone poi …
Come desidera professore.
La porta della cella si chiude. McLaghan occupa posto nella sedia portata apposta per lui. La dottoressa Sorbino, adesso che è libera di muoversi, distende i muscoli sia delle braccia sia delle gambe. Attimi di silenzio, entrambi si studiano a vicenda. È il professore a rompere il silenzio.
Sono il professore Cristopher McLaghan, presumo che lei dottoressa Sorbino abbia sentito parlare di me.
Nessuna risposta da parte della donna.
"Comprendo il suo stato d’animo dottoressa – riprende McLaghan – il momento che attraversa è particolare. Uno peggio di così fatico a