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Finché c'è amore c'è speranza. Per diventare più umani, abolendo rabbia e odio
Finché c'è amore c'è speranza. Per diventare più umani, abolendo rabbia e odio
Finché c'è amore c'è speranza. Per diventare più umani, abolendo rabbia e odio
E-book216 pagine2 ore

Finché c'è amore c'è speranza. Per diventare più umani, abolendo rabbia e odio

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Info su questo ebook

Sono davvero tanti gli episodi di violenza, odio ed egoismo che si

verificano ogni giorno e che ci portano a guardare la nostra società con

occhi pieni di pessimismo e diffidenza verso gli altri.

Il male e

l'ostilità sembrano prevalere in ogni ambito, eppure ci sono moltissime

persone che superano qualsiasi paura e si danno da fare in ogni modo per

aiutare chi è in difficoltà.

Un libro interessante, che mette in

risalto da un lato l'enorme male che viene fatto quotidianamente e

dall'altro il tantissimo bene che opera in silenzio e senza clamore.

Pagine

che si aprono su tremendi casi di cronaca ma che si chiudono con uno

sguardo di speranza su straordinarie testimonianze di amore, solidarietà

e apertura verso il prossimo, conosciuto o sconosciuto.

Tiziana Gilardi
LinguaItaliano
Data di uscita4 ott 2021
ISBN9791220359689
Finché c'è amore c'è speranza. Per diventare più umani, abolendo rabbia e odio

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    Anteprima del libro

    Finché c'è amore c'è speranza. Per diventare più umani, abolendo rabbia e odio - Luigino Recusani

    PARTE PRIMA

    QUANTA CATTIVERIA,

    QUANTO DOLORE…

    ANZIANO CON PROBLEMI PSICHICI

    BULLIZZATO A MORTE

    LA VICENDA

    In una piccola cittadina del Sud d’Italia accade che una quindicina di ragazzi, per la maggior parte minorenni, si accaniscano per mesi (o forse anni) contro un pensionato con problemi psichici, fino al punto che lui decide di non uscire più di casa per la paura e comincia a deperire per ignavia e denutrizione.

    L’anziano vive da solo e, abbandonato ai suoi fantasmi, diventa preda giocosa di ragazzi senza scrupoli, che ne violano ripetutamente il povero domicilio e lo aggrediscono in mille modi, sia verbalmente (con insulti e minacce) che fisicamente (non solo a mani nude ma anche con bastoni).

    Le continue vessazioni, umiliazioni, derisioni e sevizie vengono addirittura filmate con i telefonini e ostentate come trofei sul web.

    Incapace di fronteggiare da solo tutto quell’odio e quella violenza, l’anziano precipita in una condizione di terrore e di indigenza tale che, quando le autorità intervengono e si presentano finalmente a casa sua, nell’aprile 2019, è ormai troppo tardi: egli viene immediatamente ricoverato in ospedale e sottoposto a diversi interventi, ma muore pochi giorni dopo.

    COMMENTO

    Un episodio vergognoso, tristissimo e dalla feroce dinamica, reso ancora più incomprensibile se si considera che i carcerieri-aguzzini sono ragazzini perlopiù di quattordici anni.

    Faccio fatica a capire come abbia potuto accadere che nell’indifferenza generale un pover’uomo con problemi psichici – dopo aver lavorato una vita guadagnandosi la pensione – sia diventato oggetto di scherno da parte di un gruppo di giovani così numerosi e appartenenti alle cosiddette famiglie normali e di buon livello sociale.

    Mi sembra poi inconcepibile che oltre a sottoporre l’anziano a indicibili torture, loro stessi filmassero le sevizie con i telefonini per farsene vanto.

    Sconcerta constatare che tale situazione di degrado avrebbe dovuto essere denunciata molto tempo prima.

    Gli inquirenti hanno infatti stabilito che i compaesani sapevano ciò che stava accadendo, chi per sentito dire, chi per aver addirittura ricevuto i filmati che inequivocabilmente inchiodavano i responsabili sulle loro crudeli bravate.

    Alcuni genitori hanno ammesso di esserne a conoscenza e di aver punito il proprio figlio, ma senza intervenire direttamente nella vicenda.

    Considerando che, in base ai filmati mostrati, quei ragazzi urlavano e insultavano a gran voce il poveretto e che quest’ultimo, quando riusciva, gridava e invocava aiuto, mi sembra davvero incomprensibile il fatto che i vicini o i passanti non abbiano mai udito queste invocazioni e non siano intervenuti, non dico direttamente ma almeno avvisando le autorità competenti affinché venissero in soccorso dell’uomo.

    In poche parole, questo comportamento si chiama omertà e penso che tutti dovremmo fare un serio esame di coscienza davanti a episodi simili: in primis i concittadini di quella località, ma anche tutti noi che spesso assistiamo impassibili a vicende che invece dovrebbero farci reagire in nome dell’umanità e della giustizia.

    Per comprendere meglio il caso, va precisato che l’autorità d’inchiesta ha stabilito che questi ragazzi (!) hanno a carico l’accusa di sequestro di persona con l’aggravante della tortura! Imberbi che torturavano per gioco (?) un essere umano! Incredibile!

    Agli avvocati che li difendono (certe difese danno l’impressione di essere immorali anche se doverose), i giovani hanno confermato che si annoiavano e intendevano soltanto divertirsi. In realtà, si erano dedicati a fare violenza (verbale e fisica) su un essere umano che aveva invece necessità di aiuto e comprensione e che nemmeno reagiva più ai continui soprusi, tanto era forte il terrore che gli avevano trasmesso.

    Non a caso, il procuratore ha affermato che quell’uomo aveva bisogno soltanto di un po’ di umanità.

    Il dramma sociale è che gli episodi violenti che hanno per protagonisti i giovanissimi si stanno moltiplicando sempre di più: ragazzini che prendono di mira i compagni di scuola, che organizzano raid per distruggere quanto più possibile, che picchiano e addirittura danno alle fiamme poveri cristi di strada, i cosiddetti barboni.

    Giovani che nella maggior parte dei casi vengono definiti di buona famiglia.

    Ecco la chiave del problema: la buona famiglia. Come si può pensare che tali famiglie siano così premurose e attente da non accorgersi del comportamento dei propri figli fuori dalle mura domestiche?

    In realtà dubito che tali atteggiamenti si manifestino soltanto esternamente, e sono più propenso a ritenerli l’esplosione di tensioni più o meno evidenziate già in seno alla famiglia.

    Ammesso che sia così, torno a chiedermi come sia possibile che i genitori non si accorgano né si preoccupino di ciò che i loro ragazzi fanno fuori casa, o delle compagnie che frequentano, sapendo quanto accade ogni giorno e di cui i media fanno spesso megafono.

    Ho l’impressione che a volte i genitori – presi da mille affanni e impegni – facciano fatica a rendersi conto della realtà che ruota intorno ai propri figli. Nonostante questo, spesso sono pronti a correre in difesa dei propri rampolli quando vengono accusati di qualche brutta azione (nonché di un vero e proprio reato) magari a scuola nei confronti dei compagni, degli stessi insegnanti o di chiunque dimostri debolezza e diventi il perfetto bersaglio dei loro sfoghi.

    Non posso non citare gli innumerevoli casi in cui gli allievi picchiano e sbeffeggiano i professori, non solo con insulti ma addirittura con il lancio di sedie (in classe!) e di quant’altro capita loro tra le mani. Episodi turpi e inqualificabili che imporrebbero mano ferma e decisa perché non si ripetano più.

    Invece no, ecco che alcuni genitori offesi (loro fanno gli offesi!) pretendono le scuse per aver accusato il proprio figlio e arrivano a malmenare l’insegnante di turno che ha osato riprenderlo e magari metterlo in punizione.

    Comportamenti da condannare, anche se ho l’impressione che l’atteggiamento dei figli sia stato appreso dai genitori stessi…

    E quando penso che molti ragazzi crescono all’interno di famiglie che dapprima si compongono, poi si separano e infine si ricompongono con altri compagni, immagino che in tutto questo susseguirsi di cambiamenti può capitare che i figli perdano ogni riferimento naturale ed educativo.

    Una cosa è certa: se si continua a trascurare la famiglia, cardine essenziale della società, vivremo tempi più bui e peggiori del presente poiché, una volta scardinata questa istituzione, ogni argine può crollare con conseguenze inimmaginabili.

    CONCLUSIONE

    So di esagerare, ma secondo me la cosa migliore da fare sarebbe obbligare questi ragazzini annoiati a dedicarsi per molto tempo ai cosiddetti lavori socialmente utili, in modo da far capire loro che rispettare gli altri è il primo dovere sociale.

    Soprattutto se il prossimo è una persona debole o disabile, che proprio per questo andrebbe aiutata e compresa, anziché vessata nei modi peggiori della fantasia adolescenziale.

    Bisognerebbe anche riflettere sul comportamento di tutti coloro che sapevano cosa stava accadendo a quel pover’uomo e non sono mai intervenuti né hanno richiamato l’attenzione delle autorità.

    Da quanto ho letto sui giornali, l’anziano non creava problemi agli altri e non faceva male ad alcuno, ma aveva soltanto bisogno di una semplice parola, se non proprio di affetto, almeno di una voce umana che gli facesse compagnia e allontanasse i fantasmi che involontariamente avevano occupato la sua mente.

    Purtroppo, dopo la scoperta di eventi tragici come questo si invoca la giustizia, ma in molti casi emerge una generale disattenzione volutamente attuata nel lungo periodo, e dico volutamente in quanto ormai è prassi farsi gli affari propri senza curarsi degli affanni altrui… Quante volte ho sentito dire ho già tante preoccupazioni per conto mio!.

    Il dilagante egoismo ci fa voltare lo sguardo dall’altra parte, fingendo (!) di non accorgerci delle persone più deboli che ci chiedono una parola, un saluto o soltanto un attimo di attenzione, quasi uno sfogo delle mille prove che la vita ha caricato sulle loro spalle stanche, incapaci di reagire.

    Negli anni passati, accanimenti di tal genere di crudeltà non si verificavano in così tenera età. Al massimo, nella peggiore delle ipotesi, si vedeva, si compativa e si passava oltre senza fare nulla di bene… ma neppure di male. Non era l’azione migliore da fare, ma almeno non si arrivava a prendersela con una persona che non poteva reagire.

    Oggi invece c’è la tendenza a fare i bulli contro tutto e tutti: genitori, insegnanti, coetanei, gente qualsiasi che spesso non c’entra nulla e che alla fine si ritrova a essere vittima innocente della protervia cinica di ragazzi che vivono di odio e violenza gratuita e che andrebbero educati o rieducati.

    Succedono cose che anni fa non avrei nemmeno immaginato: giovani che danno fuoco ai barboni perché si annoiano e vogliono vedere l’effetto che fa, adolescenti che costringono i coetanei a dar loro del denaro per i capricci personali, studenti che umiliano i professori e si rivoltano contro di loro, genitori che picchiano gli insegnanti perché hanno fatto dei richiami o hanno dato qualche voto insufficiente al loro capolavoro di figlio, insomma una catena di atti vergognosi che sono diventati prassi normale.

    Di solito si dice che la principale colpevole è la società, ed è vero, ma la società siamo tutti noi: padri, madri, figli, amici, studenti, lavoratori, anziani e via dicendo. Diamoci da fare per essere di esempio a chi ci sta intorno ed evitiamo di diffondere cinismo e odio.

    Guardiamoci dall’avidità del denaro e dallo sfruttamento dei poveri e dei più deboli.

    Ripartiamo dalla famiglia e stiamo attenti a ciò che diciamo e facciamo. Se la famiglia non si mette in riga, il baratro sarà sempre più vicino.

    LA STRAGE DEGLI INNOCENTI

    LA VICENDA

    21 aprile 2019. È Pasqua, in tutto il mondo i Cristiani festeggiano la Resurrezione di Gesù, si canta alla vita rinata.

    Purtroppo non per tutti è un momento di gioia, perché in un’isola lontana dell’Asia, nello Sri Lanka, in questo giorno fondamentale per i credenti che si affollano nelle chiese per celebrare i riti pasquali, ha luogo uno tra i più orrendi attentati mai compiuti.

    In realtà non si tratta di un singolo attentato ma di molteplici attacchi simultanei diretti a diverse chiese, a un complesso residenziale e a una serie di alberghi affollati di turisti che stavano trascorrendo le vacanze.

    Attacchi compiuti da alcuni terroristi islamici azionando ordigni a distanza oppure facendosi saltare in aria.

    Il bilancio è tremendo: circa trecento morti e oltre cinquecento persone ferite.

    COMMENTO

    Negli ultimi anni gli attentati dei fondamentalisti islamici sono purtroppo diventati molto frequenti, quasi quotidiani, ma finora non era mai accaduto di rilevare una ferocia tanto inaudita e così organizzata, in particolar modo contro i seguaci delle religioni, qualunque esse siano.

    Infatti, se il bersaglio principale era rappresentato dai Cristiani, che nello Sri Lanka sono una minoranza, i terroristi non hanno avuto scrupoli a colpire anche i buddisti, che sono la maggioranza, gli induisti e persino i musulmani. Con i loro attacchi in molteplici punti dell’isola, non hanno guardato in faccia a nessuno e non si sono fermati davanti ad alcun credo religioso.

    Con una ferocia inaudita, questi predicatori di odio e terrore cercano di imporre i loro princìpi con ogni genere di violenza e arrivano persino a sacrificarsi per un ideale secondo me assurdo, facendosi saltare in aria in nome di Dio, che sono certo non chiede atti così nefasti.

    In ogni caso, da quando sono entrate in azione le organizzazioni di questi fanatici terroristi che agiscono esclusivamente per spargere morte, intolleranza e violenza, gli attentati sono aumentati di giorno in giorno e hanno causato la morte di un enorme numero di persone inermi e incolpevoli.

    Un’altra conseguenza dei loro sanguinosi attacchi riguarda il fatto che in molti angoli del mondo si sta insinuando un clima di paura e di sospetto e tutto questo, per reazione, provoca ulteriore odio e sentimenti di chiusura che si riversano sulla società.

    Come se ciò non bastasse, ci sono secondo me altri fomentatori di odio che, di fronte al fenomeno dei migranti, parlano di vere e proprie invasioni (come se fossimo nell’epoca delle invasioni barbariche) e sospettano che tra di loro si nasconda un esercito di terroristi pronti ad attaccare la civiltà (?) occidentale.

    Nessuno nega che ciò potrebbe accadere, ma secondo me basterebbe che chi ha il compito di sorvegliare, assolvesse appieno il proprio dovere: prevenire, prima di reprimere.

    Personalmente sono convinto che, come in ogni tempo e come tutte le cose di questo mondo, anche le organizzazioni terroristiche dei fondamentalisti islamici andranno incontro alla loro fine naturale, seppure dopo aver purtroppo compiuto crimini di ogni sorta.

    Aggiungo (è inutile fingere di non prevederlo) che per ogni capitolo assurdo e violento che si chiude, prima o poi ne seguirà un altro, magari diverso sotto alcuni aspetti ma altrettanto deprecabile.

    La considerazione più negativa è che ogni follia che passa sulla Terra lascia dietro di sé milioni di vittime, quasi sempre inconsapevoli e incolpevoli.

    Tutto ciò dimostra che l’essere umano, per quanti disastri si trovi a subire e per quante disgrazie debba fronteggiare, riesce inspiegabilmente a dimenticare in breve tempo ogni sopruso o violenza e a ricominciare daccapo con le stesse modalità e gli stessi scopi.

    Rileggendo i libri di storia non si può non notare che, dopo ogni periodo disastroso, non appena la memoria si affievolisce, tutto riprende più o meno come prima e gli innocenti continuano a essere le vittime sacrificali dell’odio e dell’avidità umana.

    So che la mia visione può apparire pessimistica e catastrofica, ma mi sembra incredibile che, dopo le due guerre mondiali con milioni di morti, già ci si sia dimenticati di quegli orrori.

    Ripensando in modo particolare all’altissimo numero di vittime sacrificate soltanto durante l’ultimo conflitto (cerchiamo di non dimenticare che stiamo parlando di 60 milioni di persone!) in nome di un odio incomprensibile e con l’illusione della supremazia razziale, non riesco a capire come possano soffiare oggigiorno venti nostalgici per quei funesti ideali che hanno portato a degenerazioni tuttora mai

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