Riflessioni libere
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Anteprima del libro
Riflessioni libere - Luigino Recusani
A
PREMESSA
28 NOVEMBRE 2018. Dopo molti anni di tentennamenti ed esitazioni, questa è la data in cui mi sono deciso nell’improbo e azzardato tentativo di intingere la penna nel calamaio per mettere nero su bianco e districare finalmente il groviglio di pensieri, contraddizioni e dubbi che si sono assiepati nella mia mente lungo decenni di esperienze di vita personale.
A scanso di inopportuni equivoci che potrebbero interferire con le mie riflessioni, preciso che il riferimento che permea l’intero scritto è quello del Cristianesimo, specificato nel cattolicesimo che professo convintamente, quindi è mia intenzione sottrarmi ai soliti sarcasmi precostituiti di chi non ha alcun interesse a rispettare le opinioni altrui.
Per la verità, la parte spirituale-religiosa viene utilizzata solo sporadicamente nella narrazione, anche per evitare che queste pagine diventino una vera e propria omelia: vi ho fatto ricorso soltanto quando mi è sembrato indispensabile o quando il discorso si snoda lungo un argomento ben preciso.
Questo libro non è un trattato di religione e tanto meno di teologia, bensì l’esternazione di pensieri vaganti
che qualsiasi persona può avere nel riflettere su se stessa, sul percorso della propria vita e sulla società in genere.
Naturalmente nessuno deve sentirsi obbligato a continuare la lettura né a condividere le mie opinioni.
La decisione di esternare queste riflessioni personali nasce con il solo scopo di approcciare un confronto serio e costruttivo con gli eventuali lettori che vivano le mie stesse sensazioni.
Ho una grande curiosità di sapere se anche altre persone provano i miei identici sentimenti, paure, dubbi, convinzioni, speranze, delusioni e quant’altro un qualsiasi individuo avverta durante l’intera esistenza.
Con la massima umiltà e senza alcuna presunzione, ho voluto descrivere e inchiostrare
i mille interrogativi che lungo il passare degli anni si sono affollati nella mia mente e che talora riemergono apparentemente senza motivo. Immagino che questo accada a quasi tutti gli esseri viventi.
In queste mie personalissime riflessioni si noterà che più di una volta mi sono permesso, forse anche troppo arbitrariamente, di dialogare scherzosamente ma senza irriverenza con il Padreterno, con quel Dio che fortunatamente i Cristiani possono raffigurare e a cui scrivere
, parlare senza remore e magari raccontare qualche barzelletta (di cui non si esenta il clero stesso), insomma una divinità che non si siede su un trono per comandare arbitrariamente sull’umanità come un dittatore, ma che si abbassa sulle nostre miserie per esserci vicino e accompagnarci nelle inevitabili difficoltà quotidiane.
Non a caso, Egli si è incarnato per mezzo del Figlio Gesù per essere direttamente presente nella vita di ogni uomo.
Nessuna intenzione di irriverenza, anzi l’opposto, perché è davvero rassicurante sapere che Dio non è un’astrazione ma una realtà, un compagno di viaggio con cui compiere il tragitto umano per poi raggiungerlo
in un altro mondo, diverso.
È quasi come se chiacchierassimo tra amici
, mentre facciamo una passeggiata o una partita a carte.
Non di rado ho intrattenuto, con Dio direttamente, un dialogo ironico, rispettoso e niente affatto irriguardoso o peggio ancora blasfemo. Un modo personale di colloquiare indegnamente con Lui, dove la confidenza non è fuori luogo ma voluta di proposito.
Del resto, ognuno può scegliere di interloquire con chi desidera e nel modo che gli sembra più adatto.
Trattandosi di riflessioni personali, il meno possibile interferenti con problemi veri e propri di Fede, la Chiesa stessa non nega all’individuo dissertazioni intime o interpretazioni personali, purché naturalmente non mettano in discussione i dogmi e non stravolgano o addirittura neghino i princìpi cristiani e divini.
Sembra superfluo precisarlo, tuttavia la mia esposizione riflette una visione incontrovertibilmente maschile, quindi di parte (oggi si direbbe di genere
), conglobata nella mia natura di uomo.
L’intenzione di questa divagazione fantasiosa è quella di ridimensionare e rendere più sopportabili gli immensi problemi che attanagliano da sempre l’umanità e ai quali comunque non riusciamo e non riusciremo mai a dare delle risposte esaustive.
Non siamo infatti soltanto animali-umani, e anche se forse è un po’ eccessivo attribuire a tutti l’aggettivo ragionevole
, tuttavia in ciascuno c’è l’inspiegabile spinta a cercare una, due, mille risposte che però restano appese nell’infinito senza trovare specifiche o intuibili spiegazioni.
Spesso ci struggiamo oltre misura su questo e su quell’argomento irrisolvibile per la mente umana, ma sarebbe molto meglio essere realisti e convenire che a determinate soluzioni non arriveremo mai, purtroppo per noi, causa i nostri limiti acclarati!
Ho sempre cercato di usare la massima delicatezza nelle descrizioni e nelle definizioni, per rispetto dell’Interlocutore.
Cosciente dei miei enormi limiti, ho volutamente sorvolato su argomenti a me estranei, assolutamente non di mia competenza, rimandando gli eventuali interessati alle delucidazioni degli esperti.
Le mie sono riflessioni libere
, senza alcuna pretesa di verità. L’idea costante è stata quella di aver volutamente espresso pensieri e considerazioni del tutto soggettive, che ritengo proprie di qualsiasi persona che ogni tanto osi
interrogarsi sui misteri naturali, sociali, individuali e spirituali, oltre alle mille incognite della vita che da sole ci lasciano interdetti e senza soluzione.
Probabilmente quasi mai abbiamo ricevuto risposte adeguate e soddisfacenti ai nostri dubbi e alle domande a cui la nostra incapacità intellettiva non poteva rispondere.
Proprio per evitare di aggiungere considerazioni che potrebbero apparire troppo personali, lascio volutamente piena libertà di opinione e di interpretazione, una specie di collaborazione
a distanza tra chi propone e chi… dispone.
ESISTE ANCORA LA FAMIGLIA?
Dicasi famiglia
un nucleo sociale composto da due o più individui che vivono nella stessa abitazione e sono legati da un rapporto di matrimonio, parentela o adozione, riconosciuto dalla Legge.
Volendo essere precisi o pignoli, dobbiamo riconoscere che la prima famiglia, che più legale di così non poteva essere, dal momento che Dio stesso l’aveva creata, è stata quella di Adamo ed Eva.
Ne seguirà un’altra più importante, quella di Maria, Giuseppe e Gesù, ma questa seconda composizione familiare implica immensi approfondimenti, molto più ampi, seri e difficili.
Ritengo opportuno non soffermarmi su quest’ultimo nucleo familiare che offuscherebbe impietosamente i precedenti e i successivi; meglio trattare l’argomento ai giorni nostri, perché un minimo raffronto metterebbe in imbarazzo tutti quanti. Meglio non rischiare…
Cos’è oggi la famiglia? È quasi impossibile trovare una definizione adeguata, un vago indizio rispondente all’antica concezione di famiglia.
È veramente difficile trovare le parole giuste per spiegare cosa sia rimasto oggi di questa colonna della società umana. Troppe macerie e opportunismi si ammassano su questa importante istituzione!
Di primo acchito e in forma anche brutale, oggi si considerano famiglie unioni
di persone che si incontrano, scontrano, talvolta suppongono di amarsi, decidono di vivere insieme, si sposano, generano figli.
Alcuni si separano, si accompagnano
con nuovi partner (oggi sembrano più numerosi i compagni
che i coniugi!) e altrettanto di frequente si lasciano di nuovo, accorgendosi di aver sbagliato un’altra volta, di non essere fatti l’uno per l’altra…
Pronti a diventare uccel di bosco, approdando ad altri consimili lidi e, se proprio va male ancora, ricominciare un ennesimo percorso
che durerà… fino a quando?
Ormai le svariate e incontrollabili unioni e/o convivenze non si contano più, nel rispetto assoluto
del per sempre, in eterno… fino a che me la sento.
Oggi si sente parlare sempre di più della famiglia allargata
, che però in molti casi a me sembra una via piuttosto egoistica, scelta per assecondare i propri desideri, sottovalutando il fatto che c’è chi paga un conto salatissimo, i figli!
È tragico constatare che i coniugi (o compagni…) non avvertano quasi mai troppi tormenti in queste spiacevoli situazioni.
A volte subentra una certa superficialità, senza preoccuparsi eccessivamente del fatto che coloro che pagano il conto più alto sono i figli, i quali perdono i riferimenti naturali di un padre e di una madre uniti e non armati
l’uno contro l’altra e viceversa.
È ovvio che la prole prima o poi si troverà davanti al difficile bivio di dover scegliere su chi appoggiarsi: i figli si trovano spesso costretti a un opportunismo di maniera, quando non vengono obbligati dalla necessità vera e propria di dover scegliere tra madre o padre.
È innegabile che siano tantissime le famiglie sfasciate, lacerate, a volte per desideri del tutto personali, spesso per superficialità.
Si potrebbe ipotizzare che, individualmente, ciascun genitore subisca un vero e proprio trauma circa la situazione dei figli: si dice che la natura non perdoni. Tuttavia non è raro constatare che gli stessi genitori si consolino
piuttosto facilmente alla luce di nuove convivenze, giustificando il proprio comportamento con pensieri come i figli capiranno, gli esempi che vedono ormai rientrano nella normalità, non li commentano nemmeno più, tanto li amiamo e li ameremo sempre, ce li divideremo!
Oggi sembrerebbe prevalere questa assodata maggior comprensione da parte dei figli, ma non è vero! Provino onestamente questi genitori a interrogare nel profondo ciascun figlio: soltanto allora si renderebbero conto della loro sofferenza, anche se apparentemente sembra superata o dimenticata. Il segno resterà per sempre, ve lo garantisco!
Francamente, occorre ammettere che anche nei tempi passati si verificavano le stesse situazioni, pur restando più discrete e sottaciute.
Nascondevano anch’esse dolori e sofferenze, e a volte celavano vere e proprie tragedie.
Si sopportava anche per vergogna, non si doveva far sapere in giro ciò che accadeva in famiglia. Sia chiaro, queste non sono assolutamente giustificazioni accettabili, anzi la mistificazione è assai peggiore di alcune verità, per quanto crudeli siano: purtroppo è una inconfutabile constatazione, passata e presente.
Stando così le cose, mi chiedo perché si uniscano (o meglio, si mettano insieme) un uomo e una donna per poi rivelarsi una reciproca pena quotidiana…
Molti ritengono egoisticamente che è meglio assecondare ciascuno i propri desideri e le tendenze individuali, senza troppi vincoli di sorta.
Incontri opportunistici ed egocentrici, senza preoccuparsi eccessivamente delle conseguenze e delle responsabilità: insomma una vita che, esaminandola nella sua estensione, si dimostrerà alla fine altrettanto invivibile e noiosa.
Nonostante tali pessimistiche constatazioni, va riconosciuto che di famiglie ammirevoli, nel vero senso della parola, ne esistono fortunatamente molte, moltissime. Soltanto che scioccamente vengono con molta cura
sottovalutate, occultate e finanche derise. Al giorno d’oggi si decide più frequentemente di essere liberi e godersi la vita
.
Se casualmente (?) arriva qualche figlio, magari qualcuno più del previsto, viene considerato di troppo
nella concezione sociale moderna. Quei genitori sono definiti eufemisticamente dei matti, talvolta anche incoscienti per aver messo al mondo più figli!
Riguardo alla mia esperienza personale ricordo che, da bambino e poi da adolescente, la mia famiglia non era del tutto negativa, ma neppure un esempio da imitare…
Mi sentivo costretto soprattutto a intervenire a oltranza in difesa di mia madre, e non per partito preso o per predilezione materna, ma per necessità circa la sua stessa incolumità.
Mio padre era rimasto immaturo e mammone
per tutta la vita, in particolare con gravi lacune affettive: una miscela disastrosa innanzitutto per mia madre e poi per noi figli, anche considerando l’obbligo della convivenza con una odiosa nonna, vedova, e qui mi contengo nelle definizioni per non esplodere. Non ho mai dimenticato tale situazione, anzi spesso ha condizionato la mia vita.
Una vita (mia e degli altri) d’inferno! Pronunciare la parola amore
o anche soltanto affetto
sembrava una bestemmia, un nefasto eufemismo.
Mia madre, penso, a modo suo voleva anche bene a suo marito, ma questi, se non formalmente, non aveva mai traboccato di affettività né verso di lei né verso noi figli.
Non nego la sua fatica di adoperarsi nel lavoro per mantenerci, un impegno concepito più per soddisfazione carrieristica che per il piacere familiare
.
Esistevamo in quanto venuti al mondo, per il resto erano rarissime da parte sua le gentilezze e le parole d’affetto, e non vedevo nessuna doverosa difesa
dai soprusi di sua madre che dominava urbi et orbi.
Una persona, questa, assai negativa, volgare, spesso ubriaca, in particolare acrimoniosa verso la nuora serva
, mia madre, ma anche verso noi nipoti, senza coinvolgere mai suo figlio, mio padre, tutt’altro!
Da autentica tiranna, condizionava la quotidianità con prepotenze e arroganze gratuite, pretendendo di essere servita come una regina soltanto perché era vedova e intestataria dell’affitto della casa in cui abitavamo.
In questo idilliaco
clima familiare sono sopravvissuto fino alla giovinezza, un’esperienza disumana che non auguro a nessuno.
Nemmeno ai gatti, e il mio riferimento ai felini non è casuale perché anche quel paio di gatti che avevamo, venivano trattati peggio di oggetti inanimati. Una pennellata del ritratto, tutt’altro che caricatura!
Essendo nato prima del matrimonio, nel contesto mentale di quei tempi ero inserito nella sgradevole posizione del nipote inaccettabile, del figlio irregolare, anche se in pratica questo non modificò di molto il comportamento nei confronti dei successivi fratelli, quelli regolari…