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C'è una crepa in ogni cosa: ed è così che entra la luce
C'è una crepa in ogni cosa: ed è così che entra la luce
C'è una crepa in ogni cosa: ed è così che entra la luce
E-book46 pagine32 minuti

C'è una crepa in ogni cosa: ed è così che entra la luce

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Info su questo ebook

Nel mondo di Dio le cose funzionano in maniera paradossale. Ciò che comunemente è stoltezza lì è sapienza; ciò che è debolezza lì è forza; ciò che è morte lì è vita. Le meditazioni contenute in questo libro vogliono semplicemente mostrare come, nel mondo di Dio, anche la nostra fine possa essere trasformata in un nuovo inizio.

La guarigione non si raggiunge ignorando le proprie ferite o causandone altre, ma riconoscendone l'esistenza e imparando ad amarle.

LinguaItaliano
Data di uscita17 giu 2021
ISBN9788869297496
C'è una crepa in ogni cosa: ed è così che entra la luce
Autore

Gabriele Vecchione

È nato a Roma il 2 maggio 1988. Dopo essersi diplomato al liceo classico Cornelio Tacito, ha conseguito la laurea triennale in Scienze Politiche all'università di Roma Tre. Nel 2010 è entrato nel Pontificio Seminario Romano Maggiore. Nel 2013 ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Politiche. Il 7 maggio 2017 è stato ordinato presbitero da papa Francesco. Il suo primo incarico è stato da viceparroco nella Parrocchia San Carlo da Sezze a Roma. Dopo pochi mesi è stato trasferito nella Parrocchia Nostra Signora di Lourdes a Tor Marancia. Qui svolge il suo ministero tutt'oggi. Nel settembre 2018 ha conseguito la licenza in Teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana. È dottorando nella medesima università.

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    C'è una crepa in ogni cosa - Gabriele Vecchione

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    Colophon

    Gabriele Vecchione

    C'è una crepa

    in ogni cosa

    ed è così che entra la luce

    Effatà Editrice logo

    A don Giuseppe Forlai,

    con tanta gratitudine

    per la sua libertà e la sua radicalità;

    a Davide, Pietro e Simone,

    ché mai e poi mai pensino

    di poter uscire dal mio cuore

    O Padre eterno! O fuoco e abisso di carità!

    O eterna bellezza, o eterna sapienza.

    O eterna bontà, o eterna clemenza!

    O speranza, o rifugio dei peccatori!

    O larghezza inestimabile,

    O eterno e infinito bene!

    O pazzo d’amore!

    E perché mai sei così impazzito?

    Perché t’innamorasti della sua fattura,

    ti compiacesti e dilettasti in lei,

    e come ebbro della sua salute

    la vai cercando mentre ella ti fugge

    e più si allontana e più a lei ti avvicini;

    e più vicino non potevi venire

    che vestendoti della sua umanità.

    S. Caterina da Siena

    Il cristianesimo non si basa

    su un’esperienza qualsiasi,

    ma su un evento toccante, qualificante

    che trasforma gente disperata

    in testimoni di una vita trasfigurata.

    Elmar Salmann

    Introduzione

    Da bambino mi sono sempre difeso dalla pervasività del male pensando che io e le persone a cui volevo più bene — non si sa bene perché — non avremmo dovuto attraversarlo. Anche se statisticamente molto diffusa, la morte sarebbe sempre stata lontana da me. Avrebbe riguardato altri, mai me. Meccanismo di difesa assai bislacco — dico adesso a trentadue anni — avendo peraltro dovuto affrontare la morte di mio zio quando ne stavo per compiere sette. Forse pensai che quello con la morte fosse un dazio da pagare che io avevo ormai pagato una volta per tutte e che non mi avrebbe più dato noia. Ogni bambino si difende come può, con i pochi strumenti che possiede per barcamenarsi nella vita. Illusioni tenaci che mi hanno permesso di non essere surclassato. Poi, però, queste illusioni si sono frantumate. Così successe che una compagna delle medie perdesse il papà. Io la fissavo e mi chiedevo come facesse a vivere. Vederla camminare nei corridoi di scuola mi sembrava già un miracolo: mi chiedevo con sgomento come si potesse affrontare un simile dolore. Poi successe che anche il mio migliore amico perdesse il papà. Abbiamo trascorso molto tempo insieme in quei mesi, ma io non sapevo dirgli una parola che potesse interpretare quel momento. Non perché fossi timido, ma perché non avevo parole tout court. Non interpretavo quel momento, era semplicemente assurdo. E poi il cerchio

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