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Nel loto del cuore: l'essenza delle relazioni
Nel loto del cuore: l'essenza delle relazioni
Nel loto del cuore: l'essenza delle relazioni
E-book193 pagine2 ore

Nel loto del cuore: l'essenza delle relazioni

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Info su questo ebook

Attingendo alla saggezza tramandata in storie e testi sacri dell'antica India Nel loto del cuore offre una semplice guida per vincere le complesse sfide rappresentate oggi dalla relazioni personali. Basato sul principio che i conflitti esterni riflettono quelli interiori, il libro contribuisce a mettere a fuoco gli schemi che impediscono il libero flusso dell'amore: aspettative, timori e incertezze, desideri, attaccamento e collera, autoinganno e drammi autogenerati.
Esempi tratti dalla vita quotidiana mostrano come trasformare efficacemente questi ostacoli ricollegandoci con il nostro autentico sé. Alcuni facili esercizi alla fine di ciascun capitolo forniscono un modo concreto per coltivare relazioni più armoniose.
Accessibile e pratica quest'opera spiega come connetterci più profondamente con le persone che amiamo, la famiglia, gli amici e i colleghi. Inoltre, rivela come in questo modo possiamo neutralizzare gli effetti dei passati condizionamenti, arrivando a sperimentare una gioia costante. Infine, apprendiamo di essere già completi, in quanto il tesoro dell'amore che cerchiamo è sempre con noi, nel nostro cuore.
LinguaItaliano
Data di uscita27 mar 2018
ISBN9788827228005
Nel loto del cuore: l'essenza delle relazioni
Autore

Shubhraji

Shubhraji, nata in India, è un'insegnante di Vedanta nota a livello internazionale e ha cominciato il suo lavoro spirituale a 14 anni come discepola del famoso Maestro di Vedanta Swami Chinmayananda. Ispirata dall'antica filosofia non duale della Bhagavad Gita e delle Upanishad, viaggia in tutto il mondo conducendo programmi e tenendo conferenze davanti a uditori orientali e occidentali. Attualmente vive a Woodstock, nello stato di New York.

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    Anteprima del libro

    Nel loto del cuore - Shubhraji

    Ringraziamenti

    Un grazie speciale a Nancy O’Connor, che mi ha aiutato a organizzare il materiale e a dar forma al contenuto di questo libro. I suoi consigli e idee nel corso della stesura, insieme al riesame e alla valorizzazione del testo, sono stati estremamente preziosi. La sua compassione, comprensione e dedizione hanno reso queste fasi una gioia. Avrò sempre caro questo rapporto.

    La mia più profonda gratitudine a:

    Ellen Kleiner, mia curatrice e coordinatrice editoriale, che mi ha illuminato la via con la sua conoscenza ed esperienza; Swami Akhandanandji Maharaj, che mi ha ispirato la devozione e l’amore verso Dio, e instillato nel mio cuore il senso dell’amore e della dolcezza; David Frawley (Pandit Vamdeva Shastri) per avermi incoraggiato a scrivere un libro sul Vedanta; mio padre, Prem Narain Tandon, che pur rimanendo poco tempo nella mia vita ha lasciato un segno indelebile, influenzandomi profondamente con amore, integrità ed entusiasmo, un uomo straordinario che sapeva come coltivare le relazioni; mia madre, Swarnlata, che è stata la mia migliore amica e mi ha stimolato a costruire relazioni importanti in ogni ambito della mia vita; Neeruji, la mia sorella maggiore, che mi ha fatto conoscere il Vedanta e il mio guru, Swami Chinmayananda, per l’affetto e la premura dimostratimi durante tutto il mio viaggio spirituale; le mie sorelle Preetaji e Rashmiji, mio fratello Peushji e sua moglie Neluji per avermi sempre sostenuto e aver creduto in me, e i miei cognati Ravindra Metha, Gopal Kapoor e Saurabh Shodhan; la mia amica e sorella spirituale Rajpriya Bhuckory, che ha letto ogni capitolo con grande interesse, offrendomi preziosi suggerimenti; Poonam e Naren Patni per il loro costante sostegno al mio lavoro nel corso degli anni; Nurith e Bob Shamis per la loro generosità nel sostenere il Vedanta e numerosi progetti di Namah; Kamala, la mia bambinaia, che mi ha ispirato con il suo amore disinteressato nei miei primi anni e oggi vigila su di me dall’aldilà; i miei generosi sponsor; i membri del meraviglioso gruppo di Blessingway per la loro saggezza e creatività; e i miei allievi e amici in tutto il mondo che hanno sempre appoggiato la mia opera e senza i quali questo libro non sarebbe completo.

    Un profondo ringraziamento a Rosanna Rishi Priya per il suo appoggio e per aver reso possibile questa traduzione italiana.

    Un sentito ringraziamento all’editore Giovanni Canonico per la sua fiducia nel mio lavoro.

    Un grazie a Paola Magnani per la sua amorosa dedizione al lavoro spirituale.

    Introduzione

    Nel mio insegnamento, viaggio in tutto il mondo e offro consigli a uomini e donne di varie culture e condizioni sociali. A prescindere dalla nazionalità, tutti mi parlano delle stesse difficoltà relazionali. Molti si sentono soli; spesso si sono allontanati dai loro cari a causa di conflitti apparentemente insolubili e di problemi di comunicazione, oppure soffrono in relazioni noiose, senza amore o addirittura violente. Eppure, allo stesso tempo condividono un desiderio di legami amorevoli e appaganti, e vogliono apprendere nuove modalità di correlarsi più efficacemente agli altri.

    Come specie, siamo programmati per connetterci con i nostri simili. Vogliamo intensamente tale connessione, spinti dal desiderio di essere visti e apprezzati per ciò che siamo, e di far parte di una rete sociale che ci sostenga. Spesso, però, i tentativi di stabilire un legame ci lasciano frustrati. Cerchiamo di avere amore o di risolvere problemi relazionali usando le stesse strategie che li hanno creati. Ci sforziamo di cambiare gli altri affinché soddisfino le nostre aspettative, oppure apportiamo cambiamenti in noi stessi nella speranza di diventare più amabili.

    Una storia sullo sciocco sufi Nasrudin illustra la nostra situazione. Una sera tardi, un uomo lo vide mentre, carponi, cercava qualcosa sotto un lampione.

    Cosa stai cercando, Nasrudin?, gli chiese.

    La chiave di casa. L’altro si offrì di aiutarlo, e di lì a poco entrambi erano chini a ispezionare inutilmente ogni millimetro di terreno.

    Dopo quasi un’ora, l’uomo pose l’ovvia domanda: Dove l’hai persa, esattamente?.

    Nasrudin indicò le tenebre dall’altra parte della strada. Laggiù, rispose.

    Ma allora perché la cerchi qui?.

    Perché qui c’è più luce.

    Lo scopo di questo libro è aiutare i lettori a riesaminare il loro approccio per trovare e conservare relazioni positive. Stiamo forse camminando carponi sul marciapiede sbagliato, cercando amore nei luoghi ben illuminati di schemi familiari o aspettandoci che altri appaghino le nostre esigenze, senza avventurarci nei territori meno noti del nostro essere?

    Nel rispondere a questa domanda mentre tratto i vari aspetti delle relazioni, mi rivolgo all’antica dottrina del Vedanta cercando cosa hanno da dire questi scritti riguardo ai nostri moderni problemi relazionali. Il Vedanta è una raccolta di testi compilati in India a partire dal 1500 a.C. circa. Il termine proviene dalla parola-radice vid, che in sanscrito significa sapere. Veda vuol dire conoscenza, e anta fine; quindi, Vedanta indica la conoscenza che ci libera da ogni nostro limite. Pur trattandosi di insegnamenti vecchi di migliaia di anni, i loro consigli sono senza tempo; essi si applicano alla nostra epoca di ipercomunicazione e di attività frenetica come a quella in cui cominciarono a essere elaborati, perché il loro tema dell’autentica conoscenza di se stessi è al centro di tutta l’esperienza umana.

    Il Vedanta non è una religione che pretende di avere la conoscenza esclusiva della verità, ma piuttosto un sistema di pensiero abbastanza ampio da abbracciare i principi di tutte le religioni e dei sistemi dottrinali più importanti. Esso riconosce che la verità che anima le nostre vite è troppo vasta per essere contenuta negli insegnamenti di un’unica religione. Il Vedanta insegna che la chiave che crediamo di aver perduto è sempre dentro di noi: la nostra reale natura è infinita, e noi siamo già completi.

    Poiché soffriamo di un senso limitato di ciò che siamo, cerchiamo amore per completarci. Tuttavia, il vero lavoro non consiste nel cercare l’amore, ma nell’allontanare le illusioni che ci accecano impedendoci di vedere la nostra reale identità. Il loto del cuore, la nostra fonte di amore e felicità innati, è stato offuscato da nozioni limitanti acquisite tramite impressioni ricevute in passato, nodi energetici chiamati vasana. Possiamo ottenere la libertà solo sbarazzandoci di questi vincoli. Così facendo, trascenderemo le barriere che inibiscono la nostra innata capacità di amare e il potere di sperimentare la nostra essenza divina e quella degli altri. Le relazioni rivelano i modi in cui sabotiamo l’amore. Paure, insicurezze, aggressività, brame, disattenzione e false immagini vengono tutte a galla nello specchio delle relazioni; pertanto, riconoscendole potremo affrontare gli ostacoli che reprimono la nostra insita facoltà di amare.

    Le relazioni, quindi, costituiscono uno strumento essenziale per neutralizzare gli effetti dei passati condizionamenti, perfino quelli incorporati nella memoria cellulare. Dal momento che i conflitti esterni riflettono condizioni interiori, la ricerca di una soluzione delle difficoltà relazionali ci permette di avanzare verso una più grande integrazione interiore. L’immagine del loto, che dà sia fiori che frutti, informa tale processo. Come questa pianta germoglia e viene nutrita dal fango in cui cresce, così limitazioni e sfide alimentano il viaggio alla scoperta della nostra innata capacità di amare. Quando riconosciamo la nostra pienezza e la nostra essenza, cominciano a fiorire dimensioni più profonde della nostra personalità, e sperimentiamo una maggiore armonia nelle relazioni.

    Mentre nelle trattazioni sul tema spesso l’attenzione è concentrata soltanto sulle relazioni intime, questo libro offre una prospettiva che può essere applicata a tutte le relazioni. Secondo il Vedanta la nostra esistenza è inserita in una rete di legami profondamente connessi tra loro. Mentre è ancora nell’utero, un bambino sviluppa un intenso rapporto con la madre, che è collegata al mondo esterno tramite un complesso sistema di relazioni composte da famiglia, amici, comunità, cultura e dal mondo naturale che sostiene la sua vita. Di conseguenza il bambino, attraverso la madre, è già connesso al mondo mesi prima di nascere; e dopo la nascita il sistema si espande. Siamo sempre in relazione tra noi, connessi gli uni agli altri, alle nostre città, ai nostri familiari, alle forme di vita naturale, perfino alla tazza da cui sorbiamo il caffè mattutino o alle scarpe che ci infiliamo ai piedi, e alla fonte divina del nostro essere.

    La relazione tra un individuo, il mondo e la fonte divina del nostro essere è come un panno di cotone su cui è ricamato un motivo decorativo; il nostro interesse si concentra sul disegno, ma il disegno dipende dal panno. Il Vedanta ci chiede di trasferire l’attenzione al panno – la nostra essenza divina – il fondamento di ciascuno di noi, quello che la Chandogya Upanishad chiama il Sé. Tutti cerchiamo amore, riconoscimento e apprezzamento tramite la rete delle nostre relazioni, ma ci concentriamo talmente sul motivo esterno – le circostanze – che finiamo per trascurare la nostra essenza di amore divino. Il Vedanta insegna come porre termine a simili malintesi e ridefinire chi siamo realmente. Per mezzo della conoscenza di noi stessi impariamo ad agire secondo una nuova visione che trascende le nostre proiezioni mentali, basata sulla nostra perfezione interiore. Inoltre, essa ci fa capire che le nostre relazioni riflettono tutte manifestazioni diverse di un’energia che ci spinge verso l’integrità e la pace.

    Il presente libro delinea un sistema accessibile per affrontare la nostra vita interiore e le nostre relazioni personali. Tale metodo si basa sugli stili di vita propri del Vedanta, radicati nella profonda esperienza della nostra vera natura, che ci consentono di coltivare le relazioni con il prossimo. Esso aumenta la nostra consapevolezza dell’interconnessione con le altre persone e le forme di vita grazie all’essenza che ci accomuna – il nostro Sé – in una prospettiva che favorisce la compassione e la pace. Come è scritto nella Chandogya Upanishad, la nostra essenza divina, la nostra reale natura che ci aiuta a creare relazioni amorevoli, è presente nel loto del cuore:

    Il Sé è nascosto nel loto del cuore.

    Coloro che vedono se stessi in tutte le creature si muovono

    ogni giorno nel mondo del Brahman celato

    nel cuore. Sempre in pace, si elevano

    al di sopra della consapevolezza del corpo verso la suprema

    luce del Sé. Immortale, libero dalla paura, questo

    Sé è chiamato il Vero, il Brahman. Al di là del

    mortale e dell’immortale, egli unisce i due mondi.

    Coloro che sanno questo vivono ogni giorno

    in paradiso, in questa stessa vita¹.


    1. Eknath Easwaran (traduzione di), The Upanishads, Blue Mountain Center of Meditation, Berkeley, 1987, p. 192-93 (trad. it. Upanishad: antiche e medie, Bollati Boringhieri, Torino, 1995).

    Parte I

    SCOPRIRE IL VERO SÉ

    Capitolo 1

    Cercare il tesoro nel loto del cuore

    La tua visione diventa chiara solo quando

    riesci a guardare nel tuo cuore.

    Coloro che guardano all’esterno sognano;

    quelli che guardano all’interno si destano.

    Carl G. Jung

    La ricerca dell’amore è irta di difficoltà, e il più delle volte il vero amore si rivela elusivo. Conosciamo tutti la storia dei due amanti che finalmente si trovano dopo un’epica ricerca, ma solo per fare i conti con

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