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Non ho una buona notizia da darti
Non ho una buona notizia da darti
Non ho una buona notizia da darti
E-book189 pagine2 ore

Non ho una buona notizia da darti

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Info su questo ebook

Nelle prime ore del mattino il Vicequestore aggiunto Parodi Marco viene contattato telefonicamente presso la propria abitazione dal capoturno della Squadra Volante, ufficio da lui diretto. Un suo capopattuglia è stato accoltellato nel corso di un intervento. Durante il tragitto che Parodi percorre per raggiungere la Questura, transita nelle vicinanze dello stadio comunale che lo porta a ricordare i suoi primi servizi di ordine pubblico svolti quando era di stanza presso il Reparto Celere. Non sono stati anni facili; dal carattere ansioso, Parodi rievoca i momenti particolarmente delicati della propria professione: le “cariche di polizia”, i disordini allo stadio, gli scontri con gli accesi e irriducibili gruppi ultrà. Rivede quelle facce paonazze urlanti, quelle bocche schiumanti, gli slogan infamanti, gli sputi. Molti di quei servizi sono stati motivo di conflitti interiori. Peraltro, la vita presso il Reparto ha anche determinato
momenti emotivamente intensi come il particolare affiatamento nato tra lui ed il cane poliziotto Mark. Appassionato ciclista ha come valvola di sfogo le rilassanti pedalate che, libero dal servizio, svolge nella verde campagna dell’entroterra genovese. Il romanzo termina con l’arrivo di Parodi in Questura dove lo attende un’amara verità, che scoprirà coordinando le indagini per scoprire l’autore dell’accoltellamento del suo capopattuglia.

Leonardo Massabò è nato a Imperia nel 1954 ove attualmente vive. Sposato senza figli. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Genova ha svolto, a seguito di nomina prefettizia, l’attività di segretario comunale nell’entroterra dell’imperiese. Superato il concorso per Commissari di Polizia, nel 1983 è stato assegnato al 6° Reparto Celere (ora Mobile) di Genova-Bolzaneto. Dopo circa due anni e mezzo ha ottenuto il trasferimento, prima all’Ufficio Volanti e poi alla Squadra Mobile della Questura di Genova. Nel 1988 è approdato alla Questura di Imperia con la qualifica di vicequestore aggiunto, ha diretto, per un breve periodo, la Squadra Mobile e per dieci anni quella Digos. Ha concluso la carriera nel ruolo dirigenziale conducendo la Divisione Anticrimine. Dal 2013 è in pensione.
LinguaItaliano
Data di uscita22 lug 2020
ISBN9788869434648
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    Anteprima del libro

    Non ho una buona notizia da darti - Leonardo Massabò

    CAPITOLO I

    Già al secondo squillo del telefono il Vicequestore Aggiunto Marco Parodi alzava la cornetta immaginando chi fosse.

    Dottore, sono l’Ispettore Raffo. La disturbo?

    Raffo, non mi prendere per il culo, lo sai che sono un ansioso e gli ansiosi alle sei del mattino sono già svegli da almeno un’ora, Dimmi!

    Dottore, c’è una rogna; la volante è intervenuta per un furto in un negozio di elettrodomestici; sembrava poca cosa... dopo la situazione si è complicata.

    Cioè? Vieni al sodo?! esclamò allarmato Parodi.

    Accoltellamento. Il capo pattuglia Sovrintendente Rivoli.

    Cazzo Raffo, questa è più che una rogna!

    Ferito lievemente Dottore precisò l’Ispettore, cercando, ma senza convinzione, di fare apparire meno grave l’episodio.

    Mandami un’auto sotto casa, mi vesto e arrivo! tagliò corto Parodi.

    La strada per raggiungere la Questura passava proprio a fianco dello stadio comunale.

    Il Vicequestore Aggiunto, tutte le volte che rivolgeva lo sguardo verso quella fredda struttura in cemento armato, ricordava i suoi primi servizi di ordine pubblico con il grado di Vicecommissario.

    All’epoca non era in Questura; la sua prima destinazione fu il Reparto Celere.

    Ancora adesso, a distanza di anni, ripensava a quei giorni; la memoria visiva gli permetteva di rivedere con chiarezza il testo con cui il Ministero gli comunicava la sede di servizio. Le parole Reparto Celere spiccavano su tutto il resto; balzavano agli occhi.

    Quella destinazione, seppur a solo un centinaio di chilometri dalla sua città, aveva soffocato le sue aspettative.

    Durante il corso di formazione la sua aspirazione, come quella della maggioranza dei colleghi, era di svolgere una attività investigativa.

    Giusto o sbagliato che fosse, gli riusciva difficile associare la figura di un commissario di polizia a manganelli, scudi e lacrimogeni. Lui aveva in mente modelli ben diversi, e non temeva di peccare di infantilismo, in quanto, quei modelli erano anche condivisi dall’immaginario collettivo.

    Ad ogni modo, nel giorno e nell’ora indicata nel telegramma, il Vicecommissario Marco Parodi si presentava puntuale al corpo di guardia del Reparto Celere. Seppure fossero passati pochi mesi, gli sembrava lontanissimo il giorno in cui aveva comunicato ai suoi genitori di aver superato il concorso.

    Ricordava ancora perfettamente quella telefonata effettuata da una cabina nei pressi del Viminale; era felice e si sentiva euforico. Mentre componeva il numero di casa pensava come dare la notizia. Voleva scherzarci un po’ sopra, cercando una frase ad effetto. Infatti, conoscendone il carattere, era sicuro che, in quella telefonata, il padre sarebbe stato tradito dalla commozione.

    Ricordava, sorridendo, che quando era bambino e gli leggeva un racconto del libro Cuore, immancabilmente si commuoveva sino al pianto.

    Pronto papà sei tu?

    Sì Marco dimmi, com’è andata? rispose il padre trepidante. Ad arte il Parodi fece passare qualche istante, poi con voluta enfasi, scandendo le parole disse: Papà stai parlando con un Commissario di Polizia!

    Bravo mi fiu! esplose il padre, che era solito, in certi momenti, esprimersi in vernacolo.

    Chiamandolo me fiu e non con il nome di battesimo era un modo per sottolineare il suo grande affetto e la sua vicinanza.

    Sei contento papà!?

    Marco, sono la mamma; si papà è contento ma non può rispondere. È seduto nella poltrona con gli occhi lucidi e il groppo alla gola: sai com’è fatto, ha la lacrima facile.

    Sì lo so bene mamma. Salutamelo, ora ti devo lasciare perché ho pochi gettoni concluse Parodi.

    Va bene ciao Marco... comunque sei stato bravo, sono contenta!

    Conoscendo la madre, introversa e restia agli elogi eccessivi, già sapeva che non si sarebbe fatta trasportare più di tanto dall’emozione.

    CAPITOLO II

    Per il Vicecommissario Parodi Marco raggiungere il Reparto non fu semplicissimo; dovette chiedere anche informazioni ad un passante.

    La caserma, infatti, si trovava fuori città, nella zona industriale, attorniata da fabbriche e raffinerie.

    Si era accorto di essere quasi arrivato, solo quando la strada aveva incominciato a fiancheggiare un lungo muro scrostato, di colore grigio, sulla cui sommità spiccava, un po’ sinistro, un filo spinato.

    A bordo della sua Lancia Beta Coupé di seconda mano percorse ancora un centinaio di metri e si trovò davanti al passo carraio. Fermò l’autovettura e scese; diede un rapido sguardo al varco e notò un campanello incastonato nel muro di cinta. Provò a suonare; poco dopo, dietro una finestrella di spesso vetro, opacizzato dal tempo, ritagliata nell’imponente portale in ferro, apparve, per un attimo, come un’ ombra. Passò ancora qualche istante e la pesante porta carraia incominciò a scorrere lentamente, da destra verso sinistra, cigolando su una rotaia.

    A mano a mano che si ampliava il varco, alla vista del Parodi comparvero: prima un gomito e la punta di un anfibio, subito dopo la gamba di un pantalone di una divisa; infine l’intera figura del moviere. Quest’ultimo indossava un giubbotto antiproiettile e aveva a tracolla un’M.12 Beretta; con le gambe leggermente divaricate ostentava una postura alquanto marziale. Al Parodi gli venne spontaneo esclamare ’Sti cazzi!!; ma subito dopo se ne pentì per il timore di essere stato tradito dal labiale. L’Agente gli fece cenno di avvicinarsi con l’autovettura sino alla sbarra basculante. Parodi ingranò la prima e si mosse lentamente; forse, condizionato dalla situazione, gli venne istintivo mantenere ben in vista le mani sul volante. Giunto all’altezza del moviere, sporse leggermente il capo fuori dal finestrino e si presentò: Buongiorno, sono il Vicecommissario Parodi Marco e sono stato assegnato a questo Reparto.

    Contestualmente, con cautela, prelevò dalla tasca interna della giacca il tesserino di riconoscimento, esibendolo. A quel punto, il moviere lo salutò militarmente e si giustificò: "Scusi Dottore, ma non mi è stato comunicato né il modello della sua autovettura e neppure la targa. Come lei ben saprà, per ragioni di sicurezza, visti i tempi, vi sono disposizioni tassative da seguire; procedure alquanto rigide.

    Non si preoccupi Agente, non c’è alcun problema rispose Parodi, che aggiunse Piuttosto, devo presentarmi al dirigente. Dove lo trovo?

    "Guardi, per la presa in forza è stato delegato il Sig. Aiutante Maggiore, in quanto il Sig. Comandante è uscito da poco. L’Aiutante Maggiore è il Sig. Maggiore Prevosti e lo può trovare presso il Comando. Deve attraversare il piazzale, girare a destra e percorrere tutto il vialetto. In fondo, noterà una palazzina a un piano; lì c’è l’ufficio sia del Comandante che dell’Aiutante Maggiore.

    Molto gentile.

    Di nulla rispose il moviere alzando la sbarra.

    L’Aiutante Maggiore!? Il Comandante?

    La presa in forza pensò perplesso il Vicecommissario. Ma ho vinto un concorso in Polizia o nell’Esercito?

    Intanto, ad andatura moderata, stava attraversando l’ampio piazzale, guardandosi intorno. Alla sua sinistra vi era un basso edificio, dove in prossimità dell’ingresso, sostavano dei giovani: due in divisa altri in borghese.

    Chiacchieravano; uno di loro stava addentando una focaccia, e a bocca piena disse qualcosa; quasi tutti stavano seguendo con lo sguardo il passaggio della Beta Coupé con espressioni interrogative; ritenne che quello fosse l’ingresso dello spaccio-bar. Parodi, come aveva indicato il moviere, girò a destra e percorse un vialetto delimitato da quattro costruzioni identiche: di colore grigio, ad un solo piano ed il tetto a soletta. Se non fosse stato per le finestre, potevano apparire come semplici blocchi di cemento... quattro scatole da scarpe.

    Giunto al fondo del vialetto si trovò davanti ad una palazzina; l’ingresso si raggiungeva salendo una piccola scalinata sul cui pianerottolo erano state posizionate due fioriere: un tentativo di abbellimento decisamente insufficiente.

    Dovrebbe essere la palazzina comando pensò Parodi; dopo aver parcheggiato, si avviò verso la porta d’ ingresso; fu accolto, con ostentata cortesia, dal furiere, che lo accompagnò presso l’ufficio dell’Aiutante Maggiore. L’Aiutante Maggiore era un uomo sui quarant’anni, dal fisico asciutto e slanciato. Portava la divisa in modo impeccabile; nella camminata e postura, si notava, senza dubbio, l’imprinting degli anni della accademia. Gli venne incontro con la mano tesa, gli strinse con energia la sua e lo fece accomodare.

    Caro Dottore, eravamo in attesa del tuo arrivo, anzi dei vostri arrivi. Infatti, come saprai sono stati assegnati al Reparto altri due colleghi del tuo corso. Sì, lo so, ci siamo già sentiti nei giorni scorsi; mi hanno riferito che giungeranno nel pomeriggio."

    In effetti, loro, a differenza tua, arrivano da molto lontano. Ritenne opportuno sottolineare, non senza malizia, il Maggiore Prevosti.

    Dopo i convenevoli di rito, il colloquio prese subito una piega più pragmatica.

    Sono contento che già vi conosciate disse il Maggiore immagino sia nato un certo affiatamento tra voi; questo aspetto è fondamentale per affrontare tutte le problematiche della nostra attività professionale. Poi, guardandolo negli occhi, aggiunse Non ti chiedo se sei soddisfatto di questa assegnazione, so delle polemiche che ci sono state durante il corso; comunque, che piaccia o no, l’unificazione dei ruoli, tra ufficiali e funzionari, prevista dalla riforma è oramai un dato di fatto e la vostra assegnazione al Reparto è una logica conseguenza. Parodi capì. Il messaggio era chiaro: ci sarebbe stata comprensione e disponibilità, ma non si doveva rompere troppo i coglioni. Per quanto riguarda l’alloggiamento proseguì Prevosti è a vostra disposizione la foresteria. Poi, con tono ed atteggiamento che, chiaramente, miravano a far passare la cosa in secondo piano e senza importanza, specificò Non sono ancora ultimati alcuni lavori di ristrutturazione per cui, al momento, è usufruibile una sola stanza, peraltro molto ampia. Abbiamo predisposto tre letti con rispettivi comodini ed armadi. Comunque, potrete usufruire dell’attiguo salottino dove, tra l’altro c’è anche un televisore.

    Il Maggiore si interruppe aspettando le reazioni di Parodi. Era consapevole che una non consona sistemazione logistica, quale un inidoneo alloggiamento, poteva essere un problema. Il Ministero si era raccomandato di evitare motivi di polemica ed insoddisfazione; la riforma, doveva essere puntualmente attuata, ma senza malumori. Parodi rimase in silenzio, più che altro, per soggezione; il suo sguardo, però, tradiva una certa perplessità. L’Aiutante Maggiore percepì perfettamente lo stato d’animo del funzionario di polizia; tant’è che ritenne necessario ricordargli che i funzionari non erano obbligati ad alloggiare in caserma, aggiungendo, subito dopo Tieni comunque presente che i lavori di ristrutturazione dureranno al massimo ancora due mesi. Parodi, con la scusa di dover sentire i colleghi, non si espresse; ma già sapeva che, per gli intuibili vantaggi, avrebbero deciso di alloggiare comunque in caserma.

    Chiuso per il momento l’argomento alloggi, il Maggiore Prevosti ne aprì subito un altro, anche questo da trattare con cautela Dottore, dimenticavo, dovresti poi, con i colleghi, comunque con la massima calma, passare dal magazzino V.E.C.A. per ritirare il materiale da O.P. ... sai... il manganello, il casco protettivo ed anche la tuta operativa grigio-oliva.

    L’aver specificato con la massima calma, non era casuale; il Maggiore Prevosti voleva, in qualche modo, evidenziare che l’assegnazione di quel materiale fosse un atto dovuto e non un suo capriccio. Proseguì chiedendo Correggimi se sbaglio: tutto il resto, divisa bicolore, anfibi ed altro ve lo hanno già consegnato al corso. Giusto!? Parodi fece un cenno di conferma, senza far nulla per nascondere un certo sconforto.

    L’Aiutante Maggiore fece finta di niente e precisò: Ad ogni modo il magazziniere è a vostra disposizione per qualsiasi problema. E poi concluse Ti faccio accompagnare dal furiere in foresteria, così potrai visionare l’alloggio e sistemare i tuoi effetti personali. Il Comandante è in Questura per una riunione, quando rientrerà ti farò chiamare. Ci sentiamo dopo.

    Parodi scelse il letto più vicino alla finestra e sistemò le proprie cose nell’armadio; appoggiò sul comodino una sveglia, il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza ed un libro: il romanzo Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino.

    Ora non gli rimaneva che aspettare l’apertura della mensa. Gli orari, sia del pranzo che della cena, li aveva chiesti al furiere, che, con sua sorpresa, si era espresso con termini tipicamente militari Dottò, il primo ordinario lo servono dalle dodici alle tredici e trenta, il secondo ordinario dalle diciannove alle venti e trenta. Poi, era sceso nei dettagli Tenga presente, però, che in occasione dei servizi di ordine pubblico da svolgere in orari particolari, l’apertura e la chiusura vengono anticipate o posticipate in base alle esigenze e dopo un attimo di indecisione, con un tono che tradiva una sottile polemica, aveva aggiunto ... Guardi che questa flessibilità degli orari è alquanto limitata; per cui il più delle volte uno si deve arrangiare. non parliamo poi dei sacchetti.

    Alla parola sacchetti il Parodi era rimasto perplesso ed aveva assunto uno sguardo interrogativo, per cui il furiere ritenne necessario chiarire: Vede Dottore, quando il servizio inizia, ad esempio, alle dieci di mattina e finisce magari, nel tardo pomeriggio, certamente non si può utilizzare la mensa ; in questo caso, vengono distribuiti, prima della partenza, dei sacchetti di plastica con dentro panini, un po’ di frutta ed una merendina. Praticamente si mangia al sacco... ovviamente non su un bel prato, ma... a turno, dentro un blindato. Sorrise il furiere; poi continuò "Specie di inverno, in occasione di servizi valutati particolarmente gravosi, vengono anche distribuiti i generi di conforto: normalmente, barrette di cioccolata ed un cordiale. Ha presente Dottore il cordiale? Di solito un Ramazzotti od un Cynar in bottiglie di plastica mignon."

    Quel particolare della distribuzione delle bottiglie mignon, riferitogli dal furiere, fece tornare in mente al Parodi il tempo del liceo e le accese discussioni che aveva con un suo compagno di classe. Questi, impegnato politicamente, era solito partecipare a manifestazioni che, in quel periodo,

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