Ufficio R
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Spionaggio - racconto lungo (37 pagine) - Milano, 1971: un brutale delitto, vecchi segreti, nuove minacce
Nell’estate 1971 una ragazza viene uccisa brutalmente in un luogo inaspettato: l’Università Cattolica di Milano. Il maresciallo Zavattini del SID trova però un legame sottile tra il delitto e un duplice omicidio irrisolto dell’immediato dopoguerra. Ma cosa c’entrano trame vecchie e nuove dei servizi segreti internazionali? Il primo di tre episodi che esplorano i lati oscuri della storia d’Italia, tra la Strategia della Tensione e gli Anni di Piombo.
Giovanni Ingrosso, nato a Bari nel 1953, vive in Portogallo. Laureato in Scienze politiche e Scienze strategiche, ha prestato il servizio militare nei Carabinieri. Ha pubblicato i romanzi di spionaggio Zsuzsana, Gli illuminati e See you in Budapest – Operazione sole nero, e i saggi di geopolitica I volti del dio della guerra sull’evoluzione bellica nel XXI secolo, e Un conflitto lungo cinquant’anni, sulla storia della Guerra Fredda.
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Anteprima del libro
Ufficio R - Giovanni Ingrosso
1
Milano, luglio 1971
Il maresciallo Armando Zavattini aveva quella che a Milano chiamavano una fame della Madonna
. Al mattino era partito presto da casa per andare ad Arese, dove aveva appuntamento con un suo informatore prima che questi cominciasse il turno delle otto. Allo stabilimento Alfa Romeo era andato con la sua 124, sperando che l’amministrazione gli pagasse la benzina. Gli facevano sempre storie per i rimborsi spese, anche se poi alla fine il direttore firmava e lui recuperava i soldi.
L’informatore aveva riferito voci inquietanti di eversione armata e di qualche scambio di idee fra soggetti dei Comitati di Base – i sindacati autonomi molto a sinistra, che non collaboravano con la triplice
CGIL-CISL-UIL – e alcuni rappresentanti del Movimento Studentesco dell’Università Cattolica di Milano.
Zavattini aveva deciso di sentire di persona che aria si respirava nella fortezza dell’educazione dei rampolli della classe media cattolica milanese, in largo Agostino Gemelli. Si era fatto l’Autostrada dei Laghi per tornare dalle parti di casa sua, in piazzale Lotto, dove aveva deciso di mollare la macchina per prendere la metropolitana fino a piazza Cadorna.
Ora, di fronte alla mole vetrata della Stazione Nord, sentiva un vuoto allo stomaco da svenire. La mattina non aveva voluto disturbare la Vera, sua moglie, quindi non aveva fatto colazione. Per dirla tutta, non aveva avuto né tempo né voglia di preparare la moka, scaldare il latte, tirar fuori dall’armadietto gli Oro Saiwa, eccetera…
Guardò l’orologio. Cazzo, le undici.
Vista l’ora, poteva farsi un bel panino al Magenta: invece della birra si sarebbe bevuto un bicchiere di lambrusco, quello che il suo amico barista faceva arrivare appositamente da Sorbara, con un bello sfilatino farcito di bologna
, come i milanesi chiamavano la meravigliosa mortadella della sua Romagna.
Si incamminò per via Carducci, pregustando il panino e il bicchiere frizzante. Entrò nel locale, si avvicinò al bancone e salutò l’amico Palmiro, quasi suo concittadino visto che arrivava da Villa di Verucchio mentre lui era di Pennabilli: non che fossero proprio dello stesso paese, però in quella città, dove ormai era difficile persino sentir parlare anche in milanese, la cadenza del retroterra di Rimini lo faceva sembrare quasi uno di famiglia.
C’era un strana atmosfera: poca gente, facce tirate, solo alcuni ragazzi che parlavano tra di loro sottovoce. Un borbottio da sagrestia che stonava con la solita aria del Bar Magenta. Il maresciallo ordinò panino e lambrusco. Palmiro scambiò con lui un paio di battute, preparò il tutto e lo servì. Aveva anche lui un che di strano. Zavattini pensò che fosse effetto dell’estate incipiente.
Si mangiò lo sfilatino, gustando i pezzetti di pepe e di pistacchio che ogni tanto gli finivano in bocca. Concluse lo spuntino ingollando l’ultimo sorso e tirò fuori il pacchetto di MS. Ne accese una. Adesso sì che poteva dirsi soddisfatto. Si gustò la sigaretta con calma e poi decise di tornare al mondo reale.
– Olà, Palmiro…quant fa?
Il barista gli mostrò lo scontrino, poi assunse un’aria misteriosa. – Di’, ma hai sentito che casino che c’è stato qui stamatena?
– No, ero fuori Milano. Sai, lavoro…
– Mo sono arrivate almeno quattro volanti, più o meno verso le dieci e mezza.
Zavattini tese le orecchie. – Volanti? E per far che? C’è la caserma Garibaldi della Polizia proprio lì accanto…
– Mah, sembra che siano andate in Catolica…
– Be’, ormai quel posto è diventato um burdell…
– Sì, ma stavolta pare che sia