Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Dior: La magia di uno stile
Dior: La magia di uno stile
Dior: La magia di uno stile
E-book186 pagine2 ore

Dior: La magia di uno stile

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Parigi, 12 febbraio 1947. Una sfilata, la prima di Christian Dior. Tutti sono estasiati, il successo è decretato. La moda non sarà più la stessa. Dopo aver scardinato l'estetica vigente instillando nuovi stilemi, viene scelto da star di Hollywood, principesse e regine per vestire i loro momenti più importanti. Un'ascesa fatta di genio e savoir-faire, la sua, ma anche di destino e superstizione, che rimanda alla giovinezza passata con la madre nei giardini di Les Rhumbs, la villa di famiglia, piena di profumi e intuizioni che saranno una costante nelle sue creazioni. La sua donna è romantica e femminile, i suoi accessori iconici e raffinati, le sue fragranze evocatrici e sensuali. Christian Dior muore giovane, a soli cinquantadue anni, ma ha già lasciato scritto molto nelle pagine della storia della moda, una tradizione che è stata portata avanti, in un insieme armonico di singole declinazioni, da nomi come Yves Saint Laurent, Marc Bohan, Gianfranco Ferré , John Galliano,  Raf Simons e, dal 2016, la prima donna, Mara Grazia Chiuri. 
LinguaItaliano
EditoreDiarkos
Data di uscita21 dic 2022
ISBN9788836162796
Dior: La magia di uno stile

Correlato a Dior

Ebook correlati

Moda per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Dior

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Dior - Alessia Lautone

    DIOR_COVER.jpg

    Alessia Lautone

    DIOR

    La magia di uno stile

    Alle donne della mia vita, figlie, sorelle, madri, nonne, zie, cugine, cognate, nuore, amiche, colleghe. Alle donne che ho incontrato per caso, a quelle che continuano a vivere nel mio cuore, a quelle che sono andate via e a quelle che si sono fermate… perché sappiano che sono e saranno sempre fonte d’ispirazione.

    Christian Dior, il portafortuna della moda

    Il mughetto è sinonimo di felicità ed è un portafortuna. Una pianta ambivalente: velenosa, ma il cui fiore ha un odore talmente delizioso da venire usato come essenza nei profumi più pregiati. Christian Dior lo cuce negli abiti delle sue clienti e, durante le sfilate, non dimentica mai di metterne un ramoscello in tasca. Un rito scaramantico. Non il primo e non l’ultimo per lo stilista francese, assai incline all’occultismo. Se non ci fossero state le chiaroveggenti, infatti, se non fossero esistiti i tarocchi, forse non avremmo avuto il più grande couturier di tutti i tempi. Una debolezza che diventa forza e lo porta a credere alla buona sorte, alla sua buona sorte, sempre e solo quando gli viene predetta.

    Quando il giovane Christian incontra Monsieur Boussac, l’uomo d’affari che vuole aiutarlo finanziariamente a dare il via alla sua carriera di stilista, si trova a consultare Madame Delahaye, la veggente che aveva predetto il ritorno della sorella dalla deportazione. «Accetti», è la sua risposta. Che non basta a Dior, il quale prega un’amica di consultarne un’altra, ricevendo un responso ancora più entusiastico: «Christian Dior rivoluzionerà la moda». Ancora prima, nel 1919, quando è un ragazzino, Christian, a una fiera di beneficenza, si trova davanti al baraccone della chiromante che si offre di leggergli la mano. «Ti troverai senza denaro, ma le donne ti aiuteranno e determineranno il tuo successo. Dalle donne trarrai grandi profitti e dovrai fare numerose traversate oceaniche».

    Christian Dior nasce in Normandia, a Granville, il 21 gennaio del 1905. È l’anno della legge di separazione tra Stato e Chiesa, con la quale la Francia diventa definitivamente uno Stato laico e aconfessionale. Un pilastro della République francese. Così come un pilastro diventa quest’uomo, nei pochi anni che la vita gli lascia. A qualche mese dalla sua nascita, la famiglia acquista una proprietà a Granville sul bordo di una scogliera, di fronte al mare. Questa villa spazzata dal vento si chiama Les Rhumbs, dal nome delle trentadue divisioni della rosa dei venti, simbolo che appare in un mosaico che adorna il pavimento di uno degli ingressi alla casa.

    Benché Christian si trasferisca a Parigi, con la sua famiglia, a cinque anni, la Normandia resta la sua casa, quella delle vacanze, quella della sua infanzia, quella che si farà costruire prima della morte e che mai abiterà. La Normandia è il giardino curato con maestria dalla madre, il profumo dei fiori, l’essenza del mare.

    Suo padre, Alexandre Louis Maurice Dior, è un industriale francese, un ricco produttore di fertilizzanti. Lui e sua moglie, Madeleine Martin, sognano per Christian la carriera diplomatica e lo iscrivono all’École des Sciences politiques. È il secondo di cinque figli, spirito artistico e poco incline alle regole, fin da subito si capisce che il percorso scelto dai genitori non gli è per nulla congeniale. Adora soltanto lo studio della composizione musicale, che gli permette di perfezionare quello del pianoforte, suonato fin da bambino nella sua villa in Normandia.

    Resiste a scuola cinque anni, poi abbandona. Un periodo che, più che allo studio, Christian dedica al divertimento e all’acquisizione di nuove amicizie. Frequenta il Bœuf sur le toit, locale dove si riunisce la cultura parigina, e dove conosce Jean Cocteau e Henri Sauguet. Una comitiva che lo stesso Sauguet battezza Le club. Ne fanno parte il pittore Christian Bérard, il poeta Max Jacobs, lo scrittore Renè Crevel, l’attore Marcel Herrand, lo storico Pierre Gaxotte. I genitori non condividono ma capiscono che devono assecondare la tendenza artistica del secondogenito e lo aiutano ad aprire una piccola galleria d’arte con l’amico Jacques Bonjean, al civico 34 di rue de la Boétie. Un lavoro che, però, non riescono a prendere con serietà, tanto che la madre impedisce al figlio di usare il nome Dior sull’insegna, per non offuscare il buon nome della famiglia. A dispetto del pensiero dei genitori, la galleria diventa un piccolo gioiello, dove vengono esposte le opere di Salvador Dalí, Pablo Picasso, Joan Miró, Alberto Giacometti e Giorgio de Chirico.

    Nel 1930, al ritorno da una vacanza, un grande specchio, attaccato al muro con un chiodo arrugginito, cade frantumandosi in mille pezzi. Ogni pezzo di vetro è per Christian la visione di una disgrazia futura. E lo specchio, purtroppo, non mente. Bernard, uno dei fratelli di Christian, viene colpito da un grave disturbo nervoso. Madeleine Dior, distrutta da ciò che stava accadendo a suo figlio, muore l’anno seguente.

    La madre era il faro di Christian, severa quanto bastava, troppo attenta alle convenzioni, ma con un animo capace di parlare alla natura. Il suo giardino, nella villa di Les Rhumbs, era un incanto. Riusciva a piantare elementi difficili, come il bosco di pini a ombrello, sconsigliato per la costa della Normandia. Le serviva per proteggere le sue piante dal vento, così come la serra. Christian e sua madre avevano realizzato insieme un roseto. Uno schema atto a proteggere tutte le piante più deboli dal vento. Un gioiello. «La casa della mia infanzia… ne conservo il ricordo più tenero e stupito. Che dire? La mia vita, il mio stile, deve quasi tutto alla sua posizione e architettura», scrive Dior.

    La grande depressione

    È il 1931, a Los Angeles per la prima volta viene proiettato il film muto Luci della città, capolavoro assoluto del genio Charlie Chaplin. È la storia del vagabondo Charlot, che decide di prendersi cura di una povera fioraia cieca facendo qualsiasi tipo di lavoro, lecito e non, per guadagnare i soldi da donare alla donna in modo di permetterle di fare l’operazione e quindi recuperare la vista.

    Ma è anche il momento in cui arriva in Francia la grande depressione. Due anni prima un pesante crollo si abbatte sulla Borsa di Wall Street. È l’inizio della crisi economica che colpisce l’economia mondiale e che riduce produzione, occupazione, consumi, risparmi, redditi e salari. Tutti i vari Paesi risentono del tracollo americano e delle misure protezionistiche degli Stati Uniti, che provocano, a cascata, l’adozione di soluzioni analoghe in difesa delle industrie nazionali.

    Il commercio estero cala durante gli anni della crisi di più della metà. Non riuscendo a sostenere la concorrenza della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e della Germania, la Francia perde le proprie posizioni sui mercati esteri. Anche il commercio interno subisce un dissesto. Diminuiscono bruscamente i prezzi del grano, dell’orzo, dell’avena, della lana e dello zucchero. Nel campo della circolazione creditizio-monetaria la crisi ha il suo epicentro nel fallimento della Banca Oustric, una delle più grandi in Francia, a cui seguono numerosi altri fallimenti. I piccoli risparmiatori perdono così una somma non inferiore ai 3 miliardi di franchi. La crisi è gravissima anche per i contadini. Il reddito dell’agricoltura è nel 1934 di 17 miliardi di franchi contro i 44,8 miliardi nel 1929. Per l’impossibilità di pagare i debiti, le tasse e gli affitti, la vendita delle proprietà contadine assume un carattere di massa. Molti piccoli contadini, spinti dalla necessità, abbandonano le loro aziende ed emigrano in città. Peggiorano di molto le condizioni materiali d’esistenza degli operai. Nell’industria estrattiva il monte totale dei salari diminuisce dal 1930 al 1934 del 38 per cento. Decine di fabbriche e di officine restano inattive. L’esercito dei disoccupati è in continuo aumento. Gli scioperi contro la diminuzione del salario si susseguono: minatori, operai, contadini. Il primo ministro André Tardieu, impotente di fronte a una tale crisi, si dimette. Il governo successivo, quello di Pierre Laval, dura in carica meno di un anno, lasciando il posto nuovamente a Tardieu.

    Cominciano a nascere i circoli reazionari, che si adoperano per risollevare con le maniere forti il Paese, per la liquidazione delle forme parlamentari di governo e per la concessione al presidente della repubblica di pieni poteri eccezionali. Tentando di screditare le forze più progressive del Paese, organizzano la campagna di Gorgulov, dal nome della guardia bianca che, allo scopo d’inasprire i rapporti franco-sovietici, aveva ucciso nel maggio il presidente della Repubblica Paul Doumer. Il governo Tardieu e la stampa reazionaria sfruttano questa provocazione per fomentare l’odio verso l’Unione Sovietica e il Partito comunista francese, sostenendo che Gorgulov era un comunista e un agente di Mosca. La stampa comunista smaschera la montatura di Tardieu e dei suoi sostenitori, dimostrando che Gorgulov era legato ai servizi segreti francesi, e la provocazione fallisce. Alle elezioni parlamentari del maggio 1932 la vittoria va al blocco delle sinistre formato da radical-socialisti e socialisti. Il governo Tardieu rassegna le dimissioni. Il nuovo gabinetto è capeggiato dal radical-socialista Édouard Herriot.

    Tenendo conto della crescente minaccia rappresentata per la Francia dall’affermarsi di circoli più bellicisti e aggressivi in Germania, Herriot conclude nel novembre del 1932 un patto di non aggressione con l’Unione Sovietica. Volendo porre fine al deficit del bilancio statale, propone di apportare un certo aumento alle tasse sul capitale. Ma quando l’esame dei progetti di legge finanziari in parlamento rende evidente che la borghesia monopolistica e i suoi rappresentanti sono pronti a sabotare in tutti i modi le proposte del governo, Herriot rassegna le dimissioni. Dopo di lui e sino alla fine del 1933 si succedono ben sette gabinetti.

    L’azienda di fertilizzanti della famiglia Dior fallisce, sotto il peso della crisi, nel momento più difficile, con la malattia di Bernard e la morte di Madeleine. Les Rhumbs, la villa tanto amata, che custodisce i fiori e i suoi odori, è in mano al Comune. Impossibile per Christian continuare a fare affari con la sua galleria. Torna a casa, vicino al padre e ai fratelli. Nel 1935 si trasferiscono a Naÿssès, nel Var, in una fattoria dove manca l’acqua e la luce. La loro fortuna si è disgregata così come la loro famiglia.

    Christian vive da vagabondo, si ammala di tubercolosi e passa un anno in convalescenza in Spagna. Quando torna, si trasferisce a Parigi e, da mercante d’arte, comincia a collaborare alle pagine di moda del settimanale «Le Figaro Illustré». Si diletta disegnando abiti e accessori, schizzi che vende a diverse case di moda. I lavori gli permettono di trovare una sistemazione, all’Hôtel de Bourgogne. E di portare con sé l’amata sorella. Nello stesso albergo vive Georges Geffroy, che presenta Christian a Robert Piguet.

    La sorella

    Ginette Dior ha dodici anni meno di Christian. È la più vivace e la più ribelle. Perfino più di lui. Il rapporto tra i due è di grande affetto: Christian riconosce in lei la sua stessa voglia di libertà, il suo stesso amore per la natura e per i fiori, ereditato dalla madre. È lui che decide di chiamarla Catherine fin da piccola. A ventiquattro anni Ginette incontra Hervé des Charbonneries, membro della resistenza francese. Ha dodici anni più di lei, come Christian. La giovane se ne innamora perdutamente e diventa un’eroina della resistenza contro il nazismo.

    Hervé è affascinante, alto, sportivo. E sposato. Quando incontra Catherine ha tre figli ed è già un membro attivo della resistenza, con la moglie Lucie e con la madre. È questo che crea qualche dissidio a Catherine, cresciuta con un’educazione cattolica alla quale si oppone prepotentemente per mantenere questo amore. Hervé, nonostante ricambi e non nasconda l’amore per la giovane, non divorzierà mai da Lucie. La voglia di libertà e la trasgressione alle quali si aggrappa nella sua nuova veste di amante la portano a percorrere la strada di Hervé. Affitta un appartamento a Cannes, per stare vicino al suo uomo e ai suoi compagni di resistenza. Il suo nome in codice diventa Caro, mentre Hervé prende lo pseudonimo di Eric e Lucie diventa Charbon.

    Quando lo incontra, Catherine sa già chi è Hervé. Il loro incontro, nel negozio di un ferramenta, non lascia adito a dubbi. L’uomo cerca una radio che funzioni a batteria, visto che manca l’elettricità. Una radio per ascoltare i discorsi del generale de Gaulle. L’uomo che rifiuta l’armistizio chiesto da Pétain alla Germania nazista. Da quella radio Hervé ascolta, attraverso la BBC, l’appello del 18 giugno da Londra al popolo francese di de Gaulle. L’appello alla resistenza e a raggiungerlo nelle Forze francesi libere. La radio è lo strumento della resistenza, l’unico mezzo che permette di scambiare informazioni cruciali con gli Alleati. Nonostante l’ammirazione sconfinata per il generale de Gaulle, Hervé è inserito in un gruppo della resistenza chiamato F2, attivo nello spionaggio polacco e britannico. È uno dei primi gruppi di resistenza operativi

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1