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Il Segreto del Buddha: Alla scoperta dei meravigliosi tesori del Buddhismo Bon Dzogchen: il vero potere della mente
Il Segreto del Buddha: Alla scoperta dei meravigliosi tesori del Buddhismo Bon Dzogchen: il vero potere della mente
Il Segreto del Buddha: Alla scoperta dei meravigliosi tesori del Buddhismo Bon Dzogchen: il vero potere della mente
E-book506 pagine6 ore

Il Segreto del Buddha: Alla scoperta dei meravigliosi tesori del Buddhismo Bon Dzogchen: il vero potere della mente

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Info su questo ebook

Qual è il segreto del Buddha? Quali sono le vere radici del buddhismo e quali tesori si nascondono in questa tradizione così affascinante e misteriosa?
Il lungo viaggio di ricerca e di confronto tra diverse tradizioni ha portato l’autrice scoprire i tesori meravigliosi della tradizione tibetana Bon. Hermelinda aveva sempre intuito che in quella tradizione ci fosse qualcosa di segreto e nascosto che non era subito evidente, come se quello fosse un circolo esterno che lasciava intravedere un circolo interno. Il successivo incontro con i lama e maestri di quella tradizione ha confermato le sue intuizioni e le ha fatto scoprire la profondità e la complessità del Buddhismo Bon che, unito allo Dzogchen, è una tradizione esoterico-spirituale davvero completa.
La conoscenza tibetana del mistero dei sogni è arrivata a strutturare pratiche articolate per sviluppare la consapevolezza in sogno. Ma ancora più importante è la profonda conoscenza Bon dei misteri della morte, con l’insegnamento di tecniche sistematiche da utilizzare al momento cruciale per il distacco dell’anima dal corpo.
I lama tibetani non ci insegnano la loro strada, ma ci insegnano a percorrere la nostra strada, perchè siamo noi che dobbiamo praticare attraverso gli strumenti che ci hanno fornito. Lo stesso Buddha ha sempre suggerito di non accettare i suoi insegnamenti basandosi unicamente sulla fiducia in lui, ma di accoglierli dopo esperienza personale, pratica e riflessione.
La tradizione Bon ha tanto da dare in particolare per quanto riguarda la pratica della meditazione: Shamatha, Vipassana, Mahamudra per poi approdare allo Dzogchen, punto di arrivo ma anche punto di partenza che condurrà là dove non si sarebbe mai immaginato di arrivare. Si parte dai rituali, le preghiere rivolte alle divinità, da uno sfondo affascinante fatto di luci, visualizzazioni, magia, per poi arrivare a conoscere qual è il segreto che si nasconde dietro tutto...
LinguaItaliano
EditoreHermelinda
Data di uscita26 dic 2022
ISBN9791222039695
Il Segreto del Buddha: Alla scoperta dei meravigliosi tesori del Buddhismo Bon Dzogchen: il vero potere della mente

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    Il Segreto del Buddha - Hermelinda

    IL SEGRETO DEL BUDDHA

    Alla scoperta dei meravigliosi tesori del Buddhismo Bon Dzogchen

    Il vero potere della mente

    HERMELINDA

    Autore : Hermelinda

    Titolo: Il segreto del buddha

    Copyright 2022 Hermelinda

    Prima edizione Novembre 2022

    Copyright © Hermelinda

    Tutti i diritti riservati, nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in alcuna forma senza l’autorizzazione dell’Autore, ad eccezione di brevi citazioni destinate alle recensioni.

    Con estrema reverenza e devozione verso le Divinità e i Lama, con meraviglia verso i grandi tesori nascosti tra gli insegnamenti, con ammirazione verso le profonde virtù dei maestri, richiedo umilmente l’autorizzazione ai Guardiani protettori del Bon e la benedizione di tutti gli esseri divini. Consegno questo libro di studi come ringraziamento solenne, per promuovere la diffusione e lo studio della tradizione Bon, a beneficio di tutti gli esseri senzienti.
    (Hermelinda)

    Esplorare una nuova tradizione, già conosciuta dentro, è come fare un viaggio in un altro paese.

    Proprio quando pensiamo che è tutto finito e che non è rimasto niente nella nostra anima, è in quel momento che viene scoperto un passaggio segreto nascosto: si apre una porta precedentemente non notata, una finestra diventa luminosa, e scopriamo che i nostri piedi sono all’inizio di un nuovo cammino-- e il nostro cammino continua con una nuova prospettiva. (David Morrison)

    Ci sono molte cose in questo mondo (non sto nemmeno parlando di altri mondi) di cui non siamo consapevoli, che dobbiamo ancora scoprire... Siccome il cammino verso l’illuminazione spirituale è un sentiero completamente nuovo, devi aspettarti di avere molto da imparare, e devi aprire il tuo cuore a ciò. Non dovresti avere una mente chiusa, pensando che conoscere soltanto una o due meditazioni nella tua vita sarà abbastanza. Non dovresti pensare ciò, perchè hai così tanta saggezza e intelligenza. Se la pensi così, stai sprecando la tua intelligenza.

    (Lama Zopa)

    Non c’è nulla, nemmeno una cosa, che non sorga da me. Non c’è nulla, nemmeno una cosa, che non abbia dimora in me. Ogni cosa, proprio ogni cosa, emana da me, perché io sono solo uno. Conoscere me, significa conoscere il tutto (Antico detto)

    Che meraviglia !

    Tu sei l’emanazione del cuore di Kuntu Zanpo,

    Il tuo corpo appare come un bianco cristallo di luce,

    chiaro e privo d’impurità, irraggiando luce nelle dieci direzioni.

    Tu sei nudo, senza ornamenti:

    questo il senso più profondo dello stato primordiale.

    Dotato della duplice saggezza di vacuità e mezzi abili,

    pensi con compassione al benessere di tutti gli esseri,

    Tu rappresenti lo Dzogchen, la Grande Perfezione,

    l’insegnamento supremo,

    l’essenza della consapevolezza dei realizzati,

    la vetta della via della realizzazione,

    il cuore dei tantra, dei loro sommari e delle istruzioni segrete.

    Tu ci introduci direttamente allo stato naturale,

    la base in cui si dissolvono spontaneamente l’illusione, che è il samsara

    e la liberazione, che è il nirvana

    e i difetti e virtù del suono, luci e raggi.

    Avendo completamente dissolto l’oscurità dalle menti degli esseri,

    Tu ci permetti di fare esperienza della base, come vuota e senza radici, e di realizzare simultaneamente tutte le fasi del cammino.

    Esperienze e realizzazione si manifestano,

    il samsara ed il nirvana vengono liberati nello stato naturale della mente,

    In quella vastità, vengono realizzate le tre dimensioni supreme, che sono il frutto.

    Con la devozione univoca, Io ti prego:

    Tapihritsa, protettore di tutti gli esseri,

    Concedimi le benedizioni,

    conferendo le qualità illuminate

    a me e tutti gli altri esseri.

    Possano gli ostacoli esterni, interni e segreti essere pacificati.

    E possa l’errore dell’attaccamento all’ego, che è ignoranza, essere dissolto.

    Avendo realizzato la pura consapevolezza,

    possano la visione e la condotta essere completamente realizzati.

    Ti prego, concedimi in questo preciso istante:

    di realizzare in grande significato non concettuale della vacuità primordiale.

    A te, Tapihritsa, nobile protettore degli esseri, Io prego:

    Possano gli esseri dei sei regni essere protetti dalla tua compassione,

    e possa la mia mente essere liberata !

    Contenuti

    INTRODUZIONE

    Capitolo 1-I VEICOLI DEL BUDDHISMO CLASSICO

    LE QUATTRO NOBILI VERITÀ

    I BODHISATTVA

    Il nobile ottuplice sentiero

    Capitolo 2 STORIA DELLO YUNGDRUNG BON

    LE RADICI MAGICO SCIAMANICHE DEL BON: LE NOVE VIE

    I MAESTRI E LE DIVINITA’ BON

    Capitolo 3 I SENTIERI DI LIBERAZIONE DEL BON

    SUTRA BON

    TANTRA

    Preliminari tantrici: la pratica di Vajrasattva

    Capitolo 4 IL GURU YOGA

    Capitolo 5 LE PRATICHE DEL NGONDRO

    A-KHRID: LA A PRIMORDIALE

    I MANTRA DEL CUORE

    CHOD

    PRATICHE DI GUARIGIONE

    Capitolo 6 GLI YOGA DI NAROPA

    Yoga del Corpo illusorio

    TUMMO

    Capitolo 7 YOGA DEL SOGNO

    Capitolo 8 STORIA DELLO DZOGCHEN

    Le basi dello Dzogchen

    Capitolo 9 ENTRARE NELLO DZOGCHEN

    Dentro lo Dzogchen

    Capitolo 10 MEDITAZIONE TREKCHOD E THOGDAL

    Trekchod

    Thogdal

    Capitolo 11 IL RITIRO AL BUIO

    Capitolo 12 PRATICA DEL DISTACCO

    Capitolo 13 MAHAMUDRA

    Capitolo 14 LA MORTE E IL BARDO

    IL PHOWA

    Capitolo 15 INCONTRO TRA DZOGCHEN E BUDDHISMO ZEN

    I suTRa ZEN

    CONCLUSIONE

    BIBLIOGRAFIA

    INTRODUZIONE

    Mi sono avvicinata allo studio della tradizione Bon in una fase avanzata del mio cammino, ai tempi in cui stavo terminando di scrivere l’opera Oltre l’orizzonte dello spirito, proprio quando avevo scoperto importanti somiglianze tra la tradizione indiana dell’Advaita Vedanta e le prospettive del Buddhismo Bon Dzogchen. E’ quindi iniziato un lungo viaggio di ricerca e di confronto, che mi ha portato a scoprire i tesori meravigliosi della tradizione tibetana Bon. Precedentemente avevo avuto occasione di esplorare la tradizione buddhista Mahayana e Vajrayana, incantata dalla bellezza e profondità dei rituali; intuivo però che ci fosse qualcosa di segreto e nascosto che non era subito evidente, come se quello fosse un circolo esterno che lasciava intravedere un circolo interno. Ho avuto modo di incontrare lama e maestri di quella tradizione, percependo nel mio cuore una profonda reverenza, una sincera ammirazione, oltre che una grande curiosità. Mi rendevo già conto che si trattava di una tradizione esoterica davvero completa, forse la più completa. Ma ho scoperto solo in seguito la profondità e la complessità della tradizione buddhista, che in realtà ha radici più lontane, che risalgono a ben prima di Siddharta Gautama. Questo è il meraviglioso, antico e straordinario Bon.

    Ciò che mi aveva sempre incantato è la profonda conoscenza Bon dei misteri della vita e della morte. In nessun’altra tradizione avevo trovato delle tecniche sistematiche da utilizzare al momento della morte per il distacco dell’anima dal corpo. Inoltre ero stata attratta dalla profonda conoscenza tibetana del mistero dei sogni, conoscenza che è arrivata a strutturare pratiche articolate per sviluppare la consapevolezza in sogno. Ma la tradizione Bon ha tanto da dare in particolare per quanto riguarda la pratica della meditazione: Shamatha, Vipassana, Mahamudra per poi approdare allo Dzogchen che conduce là dove non si sarebbe mai immaginato di arrivare. Si parte dai rituali, le preghiere rivolte alle divinità, da uno sfondo affascinante fatto di luci, visualizzazioni, magia, per poi arrivare a conoscere qual è il segreto che si nasconde dietro tutto questo. Si tratta di qualcosa di completamente diverso, ma essenziale e fondamentale.

    Nel Buddismo tutte le pratiche, tutte le meditazioni sono collegate in un modo o nell’altro, non si tratta di elementi isolati. I maestri ci hanno insegnato che le pratiche e la conoscenza sono profonde e spesso difficili da comprendere, quindi è normale nei primi tempi del cammino non riuscire a comprendere e a praticare nella maniera prescritta. Gli insegnamenti buddhisti formano una rete di connessioni in cui ogni punto illumina gli altri; non possiamo comprendere completamente un aspetto del Dharma come se fosse una conoscenza da aggiungere al nostro bagaglio; ciò che ha davvero importanza è il livello di consapevolezza attraverso il quale ci si avvicina agli insegnamenti. Ogni volta che scopriamo un modo diverso di esplorare il sentiero, la nostra comprensione viene completamente trasformata.

    Il Buddha arrivò a comprendere molte cose nel suo cammino verso l’illuminazione. Una delle cose che ha chiarito è stata come l’esperienza precede l’esistenza. Senza la nostra esperienza, non c’è esistenza.

    Le prospettive buddhiste ampliano la mente e la aprono a nuove vie per l’intuizione.

    I lama non ci insegnano la loro strada, ci insegnano a percorrere la nostra strada, ma siamo noi che dobbiamo praticare. Nei commentari Pali il Buddha, in molte occasioni, ha avvertito i suoi discepoli di non accettare i suoi insegnamenti basandosi unicamente sulla fiducia in lui, ma di accoglierli dopo esperienza personale, pratica e riflessione.

    In questo libro vengono riportate nei dettagli le pratiche e le tecniche della tradizione buddhista Bon e Dzogchen. E’ un manuale di studio e di guida, che vuole fare conoscere la complessità e profondità delle pratiche buddhiste, ma non vuole affatto sostituirsi all’insegnamento e trasmissione diretta da parte di maestri e lama qualificati. Nella tradizione buddhista i momenti delle iniziazioni e trasmissioni sono essenziali e fondamentali. Raccomando quindi di non praticare i rituali e le tecniche senza averne prima ricevuto regolare trasmissione e iniziazione. In assenza di trasmissione, è comunque possibile praticare gli esercizi di meditazione Dzogchen, riportati nella seconda parte del testo, seguendo le istruzioni contenute nel libro. Lo studio e la pratica potranno inoltre essere utilizzati come occasione di confronto con le tecniche di altre tradizioni spirituali. Il confronto tra tradizioni, infatti, può favorire una migliore comprensione del sentiero che si sta seguendo e offrire nuovi spunti per arricchire la propria pratica personale.

    Si comincia con qualche cenno sul buddhismo classico per poi tornare indietro nel tempo alle radici del Bon, sviscerandone in maniera approfondita la storia, i rituali e le pratiche. Si entrerà poi nel cuore dello Dzogchen, che è la parte fondamentale, punto di arrivo ma anche punto di partenza verso nuovi e inaspettati orizzonti. Sarà infine esplorata brevemente la tradizione del Buddhismo Zen, in quanto presenta importanti collegamenti con lo Dzogchen.

    Capitolo 1-

    I VEICOLI DEL BUDDHISMO CLASSICO

    Il buddismo classico iniziò in India circa 2.500 anni fa. Shakyamuni Buddha è nato e cresciuto nell’area che oggi è il Nepal meridionale. Si chiamava Siddharta ed era un principe del clan Shakya. Negli anni successivi alla sua illuminazione viaggiò e insegnò nella zona degli attuali stati indiani del Bihar e dell’Uttar Pradesh. Dopo la sua morte, il suo insegnamento durò in India per 1.500 anni, durante i quali si diffuse in tutto il continente indiano, penetrando praticamente in tutta l’Asia.

    Nel Buddhismo si parla di Dharma come il secondo dei tre gioielli, che racchiude tutti gli insegnamenti del Buddha a partire dall’origine della sofferenza fino alla via verso l’Illuminazione.

    La Ruota del Dharma, che rappresenta il Nobile Ottuplice Sentiero Buddhista, indica il corretto comportamento da tenere per raggiungere l’illuminazione. Il Buddha decise di non tenere per sé le rivelazioni a cui era giunto per arrivare all’Illuminazione, quindi cominciò a divulgarle e a strutturarle in un corpus di insegnamenti.

    Gli elementi essenziali del Dharma sono rimasti gli stessi, ma il modo in cui gli insegnamenti sono stati presentati si è modificato nel corso degli anni. Ci sono state tre fasi principali di sviluppo, ciascuna della durata di circa cinquecento anni: l’Hinayana, il Mahayana e il Vajrayana, detti più comunemente veicoli. Il buddismo è universale e non si rivolge a nessun gruppo o comunità in particolare, bensì ad ogni essere umano.

    Non esistono propriamente veicoli diversi. E’ possibile affermare che esiste un’unica Legge che adotta forme di espressione diverse, a seconda dei livelli di capacità e di apertura del cuore. L’esperienza del risveglio è indefinibile, incomunicabile, libera da ogni forma e concetto.

    Ma di Dottrina ce n’è solo una. Ecco perché si parla di gradualità e di istantaneità. In realtà non ci sono mai stati veicoli diversi; esiste un’unica legge che adotta diverse forme di trasporto, secondo i livelli di capacità del cuore e della mente delle persone.

    In seguito alla morte del Buddha, la comunità buddhista si divise in due parti per quanto riguarda la natura del buddismo. Il primo gruppo, corrispondente ai seguaci dell’Hinayana, riteneva che il Buddismo fosse semplicemente ciò che aveva detto il Buddha: le quattro Nobili Verità, il Nobile Ottuplice Sentiero, i Dodici Anelli o la catena del Sorgere Condizionato, i Quattro Fondamenti della Consapevolezza; l’altro gruppo, corrispondente al Mahayana, sosteneva che questo non era tutto, che questi insegnamenti facevano parte del buddismo, ma l’esempio della vita del Buddha non poteva essere dimenticato e quindi doveva essere enfatizzata l’importanza della saggezza e della compassione.

    L’Hinayana insegna che ci si dovrebbe dedicare esclusivamente al raggiungimento della propria Illuminazione, indipendentemente dai bisogni degli altri. Per l’Hinayana il buddista ideale è l’arahat, ossia il saggio che ha distrutto tutte le passioni, ha raggiunto il Nirvana e non mostra alcun interesse per gli altri esseri in nessuna delle sue fasi. L’arahat è raffigurato come un vecchio con la testa rasata e sopracciglia folte, vestito con uno squallido abito monastico, in piedi su una roccia e appoggiato su un bastone. L’arahat rappresenta la realizzazione dell’ideale, ma è però soggetto ai limiti e alle condizioni dello spazio e del tempo, sottoposto alla pressione delle vicissitudini della storia. L’Hinayana è quindi rivolto a un gruppo d’élite. Per praticare il buddismo nella tradizione Hinayana, ancora oggi, bisogna vivere esattamente come vivevano i monaci e le monache in India al tempo del Buddha.

    Nel Mahayana, invece, si comprende semplicemente ma profondamente che la preoccupazione per il benessere e lo sviluppo spirituale degli altri è parte integrante del proprio sviluppo spirituale, in quanto tutte le forme di vita a tutti i livelli dell’universo sono reciprocamente correlate e agiscono reciprocamente in maniera dinamica. Il grande eroe del Mahayana è il Bodhisattva, un essere dedito al raggiungimento dell’Illuminazione o del risveglio (bodhi), incarnazione dell’Evoluzione Superiore. La spinta allo sviluppo spirituale esiste potenzialmente in tutti gli esseri, pertanto il Bodhisattva non si impegna nell’Illuminazione a proprio vantaggio e non può ignorare l’impulso evolutivo di tutti gli esseri. Il Bodhisattva è solitamente raffigurato come un bellissimo giovane uomo seduto su un delicato fiore di loto, ha una figura delicata e indossa molti raffinati ornamenti. Il Bodhisattva rappresenta un ideale puro e perfetto, che si eleva al di sopra di questo mondo. Il Mahayana rende il Dharma accessibile alle persone, così come sono e dove sono.

    I Bodhisattva si impegnano a sviluppare qualità spirituali attraverso tutti i tipi di pratiche, in particolare attraverso la pratica delle sei paramita, che vuol dire perfezione o virtù, e indica la disciplina per raggiungere l’illuminazione. La prima di queste discipline per il raggiungimento dell’Illuminazione è la generosità, di tipo materiale o mentale, nel senso di condivisione nelle relazioni con gli altri, anche condivisione della verità. La seconda disciplina, è la moralità (sila), nel senso di onestà, secondo cui si cerca di non danneggiare nemmeno il più insignificante di tutti gli esseri, impegnandosi nell’astenersi da ciò che non è stato dato e da qualunque tipo di frode. Il terzo precetto riguarda l’etica degli atti corporei, la cosiddetta astensione dalla cattiva condotta sessuale. Il quarto precetto riguarda l’etica della parola, non solamente nel senso di dire sempre la verità, ma raccontarla tenendo conto dei sentimenti di chi la ascolta, in pieno rispetto e armonia della persona che si ha davanti. Il quinto precetto riguarda gli atti della mente, ossia la conservazione della consapevolezza e lo sviluppo della presenza mentale; questo significa evitare tutto ciò che diminuisce la consapevolezza. La terza pratica del Bodhisattva è la pazienza (ksanti) e tolleranza, secondo cui si rispettano le idee altrui, con apertura, disponibilità e gentilezza, senza pregiudizi. La quarta paramita è l’energia (virya), ossia lo sforzo di eliminare le emozioni negative di odio, gelosia e avidità e l’incoraggiamento verso emozioni positive di gioia, pace e compassione. A tale proposito vengono praticati i quattro sforzi, che consistono nell’impedire il sorgere di stati di coscienza ottusi e favorire invece stati di coscienza positivi. La quinta paramita è il samadhi, che ha il significato di concentrazione, esperienza di livelli più alti di coscienza e di realtà. La sesta disciplina è prajina, che comprende tre tipi di saggezza: quella acquisita ascoltando gli insegnamenti del Dharma e leggendo le scritture, poi la saggezza che deriva dalla riflessione, infine quella che sorge dalla meditazione e dalla comprensione della vacuità.

    Le differenze tra Hinayana e Mahayana consistono anche nella modalità di trasmissione degli insegnamenti. Buddha esponeva il suo insegnamento in modo intellettuale e concettuale, ma in altre occasioni parlava con bellissime metafore e parabole. L’Hinayana abolì poesie e metafore, a favore dei concetti.

    Tra le opere concettuali del Mahayana ci sono i Sutra della Perfezione della Saggezza, tra cui l’Astasahasrika (la Perfezione della Saggezza), i Sutra del Cuore, il Vajracchedika (il diamante tagliente), che trattano il tema del Sunyatá, il Vuoto, livello più alto di Saggezza. Il Sunyata non è presentato in queste opere concettuali come un concetto, ma piuttosto come l’assenza di qualsiasi concetto. E’ qualcosa di fondamentale che, come vedremo più avanti, ci rivela il significato dell’intero cammino.

    "Il bodhisattva Avalokitesvara rispose: Ascolta, Sariputra, un figlio o una figlia del lignaggio che vuole intraprendere la pratica della profonda saggezza perfetta dovrebbe vedere in questo modo: Osservando che i cinque aggregati sono vuoti, la forma è vacuità; anche il vuoto è forma; il vuoto non è altro che forma, la forma non è altro che il vuoto. Allo stesso modo, anche la sensazione, il discernimento, la volizione e la coscienza sono vuoti. Quindi, Sariputra, tutti i fenomeni sono vuoti. Non ci sono funzionalità; non c’è produzione o cessazione; non ci sono impurità o purezza; non c’è né crescita né diminuzione. Perciò, Sariputra, nel vuoto non c’è forma, sensazione, discriminazione, volizione, coscienza; non c’è occhio, né orecchio, né naso, né lingua, né corpo, né mente; nessuna vista, nessun udito, nessun odore, nessun gusto, nessun tatto, nessuna consapevolezza delle sensazioni (…) Poiché tutto è un prodotto della mente, dentro il vuoto non c’è niente.

    (Sutra del Cuore)

    Altre opere Mahayana sono espresse quasi interamente nel linguaggio simbolico delle immagini, ad esempio il Lalitavistara, che racconta diversi episodi della vita del Buddha che furono per lui come un gioco da ragazzi, in cui agisce con libertà e spontaneità; il Sadharma-Pundarika, il Sutra del Loto Bianco del Buon Dharma, che parla nel linguaggio delle immagini, fa appello non tanto alla mente quanto al cuore, in un’atmosfera di meraviglia e miracolo, uno spettacolo trascendentale di luce e colore, e tratta il tema dell’illuminazione.

    Vengono riconosciuti due lignaggi principali del buddhismo Mahayana: uno trasmesso da Manjushri a Nagarjuna e un altro che passò attraverso Maitreya e Asanga, entrambi riuniti nel Lam Rim. Il termine Lam Rim vero e proprio è uscito in seguito, nell’opera di Je Tzong Khapa Lam rim chen-mo. Il Lam Rim permette di capire che tutti gli insegnamenti sono coerenti, fa apparire tutte le scritture di apparire come istruzioni. Tutti gli insegnamenti e istruzioni del Buddha possono essere collocati all’interno del concetto e dell’insegnamento del Lam Rim. Nonostante le varie scritture dei vari veicoli possano sembrare a prima vista contraddittorie, in realtà hanno un’armonia intrinseca, si completano a vicenda e insegnano pratiche che conducono alla liberazione. Non possiamo praticare tutto, ma del resto non è necessario. Tutte le scritture appaiono come istruzioni, che secondo Pabongka Dorje Chang non dovremmo leggere come semplici parole, ma come insegnamenti da mettere in pratica. Secondo Lama Tzong Khapa non potremo comprendere i pensieri del Buddha finchè non avremo raggiunto la corretta visione, attraverso il raggiungimento della vera natura della mente dietro ai pensieri. Ma questo lo vedremo più avanti.

    E’ importante ascoltare correttamente il Dharma, comprenderne il contenuto e saperlo mettere in pratica senza stravolgere il suo significato originario. Bisogna realizzare i profondi benefici che si riceveranno dalla pratica del Dharma. Lo studio è fondamentale, come una motivazione autentica e pura. Dobbiamo considerarci come pazienti malati di mente, che quindi devono essere curati, in quanto bisognosi di aiuto. Il Dharma è come una medicina, un trattamento, e il lama è come un dottore che ci dice secondo quali modalità somministrare la medicina. Quindi dobbiamo affidarci ad un maestro con fiducia. E’ importante la costanza e perseveranza nell’assunzione di questa medicina.

    I buddha dei templi rappresentano fondamentalmente il Buddha storico e il Buddha spirituale, ma non sono oggetti di devozione allo stesso modo dei santi cristiani. Dai Buddha non si possono ottenere benefici di alcun tipo; Buddha non è dio, né santo, né profeta, ma era un uomo, che ha avuto l’intelletto e il carattere per scoprire la propria vera natura e quella di tutti gli esseri umani. Buddha vide la verità di questo, e così oggi abbiamo la gioia e la fortuna di conoscere il Dharma. Buddha vide che la verità della propria natura è la stessa per tutti, e che questa verità è dentro ogni persona, nascosta sotto nubi di ignoranza. Le immagini e le statue del Buddha non sono altro che simboli che rappresentano il Buddha dentro di sè.

    Riflessione:

    Osserva un’immagine di Buddha. Quando vedi un Buddha, vedi la tua stessa natura, la tua mente pura. La devozione che si prova verso il Buddha è una gioia, meraviglia, qualcosa di non mentale, in quanto è esperienza diretta della verità e della vacuità della mente. Quindi quando vedi un Buddha, non badare alla forma esterna, ma cerca di andare oltre l’immagine e prova vedere la tua unità con tutte le cose che sembrerebbero separate da te. Il Buddha che stai contemplando è la mente che percepisce la mente stessa; la mente è l’oggetto, ossia il Buddha visualizzato, ma nello stesso tempo è il soggetto, colui che sta contemplando l’oggetto. Il Buddha non è la persona storica di Shakyamuni, ma rappresente l’eterno corpo del Dharmakaya, la natura di Buddha di tutte le esistenze. Ha il potere della coscienza cosmica ed eterne di tutte le esistenze, trasmesse da Buddha a Buddha, dai maestri ai discepoli.

    Quando si utilizza, ad esempio, un medaglione di San Cristoforo per ottenere protezione durante il viaggio o di San Francesco per ottenere protezione per gli animali, si evocano qualità, rappresentate dai Santi, che sono nella mente pura, vera natura di ogni persona. Stessa cosa avviene per le divinità buddhiste, che rappresentano le intenzioni verso le creature del mondo, intenzioni che esistono all’interno di ogni essere. Tutte le immagini sacre possono rilasciare compassione e altre qualità naturali di ogni persona se usate correttamente. Le immagini dei santi cristiani e i bodhisattva buddisti funzionano veramente solo se le cerimonie e i dogmi vengono riportati alla loro vera funzione.

    LE QUATTRO NOBILI VERITÀ

    La sofferenza esiste. La sofferenza nasce dall’attaccamento al desiderio; la sofferenza cessa quando cessa l’attaccamento alla dualità. La liberazione dalla sofferenza è possibile attraverso la pratica del nobile ottuplice sentiero.

    "Ecco, la Nobile Verità sulla sofferenza. La nascita è sofferenza, la vecchiaia è sofferenza, la malattia è sofferenza, la morte è sofferenza, l’unione con ciò che non si desidera è sofferenza, la separazione da ciò che si desidera è sofferenza, non ottenere ciò che si desidera è sofferenza. In breve, le cinque forme di attaccamento (cioè i cinque aggregati o Skhanda che compongono il Sé: il corpo, le sensazioni, le rappresentazioni, le formazioni e la conoscenza), tutto questo è sofferenza. Ecco la Nobile Verità sull’origine della sofferenza: è la sete di piacere, la sete di esistenza, la sete di permanenza.

    "Ecco, la Nobile Verità sul sentiero che conduce all’eliminazione della sofferenza; è la Via del Giusto Mezzo, è la Via degli Otto Rami che sono chiamati: pura fede, pura volontà, puro linguaggio, pura azione, puro mezzo di esistenza, pura applicazione, pura memoria, pura meditazione.

    "Ecco, la Nobile Verità sul sentiero che conduce all’eliminazione della sofferenza; È la Via del Mezzo Destro, è la via degli Otto Rami che sono chiamati: pura fede, pura volontà, pura memoria, pura meditazione.

    "Ecco la Nobile Verità che deve essere compresa, come l’ha compresa il Perfetto. C’è un solo male, l’ignoranza.

    Chi raggiunge la conoscenza ottiene allo stesso tempo saggezza, serenità, liberazione e Nirvana".

    Buddha scoppiò a ridere quando scoprì che il sé che gli causava tanto tormento e angoscia non aveva altra esistenza che quella che gli davano i suoi desideri e le sue paure, che questo sé non esisteva!

    Tutto ciò che viene ad essere deve passare.

    Fai esplodere quel sé che è la tua prigione e sarai libero. Senza desiderio o paura conoscerai la pace e la serenità, il Nirvana che è l’estinzione di ogni desiderio e di ogni paura.

    Così parlò il Buddha. Ha lasciato il mondo e la sua gioia è rimasta."

    (Canone Pali)

    Seguire il sentiero del Buddha significa interiorizzare ciascuna delle Nobili Verità. Interiorizzare significa che sappiamo semplicemente perché lo abbiamo capito, lo abbiamo dedotto e sappiamo che nient’altro ha senso. La seconda Nobile Verità ci dice che la causa di questa amarezza e dolore è il desiderio che richiede insistentemente la gratificazione dell’ego (e lo accettiamo anche perché lo abbiamo capito). La Terza Nobile Verità ci dice che non solo possiamo trovare un modo per sopravvivere alla sofferenza, ma possiamo prevalere e trionfare sulle avversità della vita. E quel sentiero, dice la Quarta Nobile Verità, è seguire l’Ottuplice Sentiero. Bisognerà compiere un lavoro sui desideri, che andranno visti per come sono realmente, ossia cose transitorie. Abbiamo la possibilità di affrontare i problemi in maniera consapevole. Per la salvezza non possiamo fare riferimento al mondo materiale, ma solo al mondo spirituale.

    Esistono cinque veleni che derivano dall’ignoranza, la causa principale. Per combatterli si devono applicare degli antidoti che tendono a coincidere con i concetti contrari a queste afflizioni. L’attaccamento è collegato al desiderio: la tendenza ad aggrapparci a ciò che ci piace. Ci attacchiamo a persone, situazioni e oggetti, desiderando che tutto ciò duri in eterno. Ci aggrappiamo ai ricordi e al passato, non sapendo che occupano troppo spazio nei nostri cassetti interiori. L’odio, avversione, è la tendenza a rifiutare ciò che non ci piace e ciò che sembra minacciare, è quindi l’opposto dell’attaccamento. L’ignoranza è qualcosa che sta alla base, è qualcosa di cui siamo vittime all’origine, quindi è più difficile uscirne. L’orgoglio nasce dall’ego, e dalla tendenza a considerarsi superiori agli altri. L’invidia è basata sul rifiuto che gli altri possano avere virtù e meriti maggiori dei nostri, oscurando il nostro ego.

    L’esistenza ha tre caratteristiche: l’impermanenza, la verità della sofferenza, la verità della non identità.

    La percezione (samjna) è in relazione ai sei oggetti esterni. La volontà (samskara) è la risposta della volontà ai sei oggetti esterni; la coscienza (vijnana) apprende le caratteristiche dei sei oggetti esterni. Gli oggetti del mondo esterno sono percepiti attraverso gli skhandas, i cinque aggregati :forma (rupa), composta da cose percepite come reali dai sensi; sensazioni (vedana) ed emozioni che nascono dal contatto tra i sei organi interni e i sei oggetti esterni.

    Ci sono diversi ostacoli: appetito sensuale; cattiva volontà, apatia e pigrizia, irrequietezza e preoccupazione, dubbio scettico.

    Dieci sono invece le perfezioni: generosità senza identità; virtù senza identità o colpa; rinuncia naturale; saggezza naturale (non cognitiva); retta energia; pazienza; verità interiorizzata; decisioni chiare senza identità; gentilezza verso tutti gli esseri; equanimità. E dieci sono le catene dell’esistenza: autoinganno; dubbio; aggrapparsi al rituale semplice; appetito sensuale, cattiva volontà, desiderio di una buona vita materiale, desiderio di esistenza immateriale, orgoglio, irrequietezza, ignoranza.

    I BODHISATTVA

    Ci sono vari Bodhisattva principali, che sono chiamati Mahasattva:

    Avalokitesvara che rappresenta la Compassione con la saggezza; Manjushri che rappresenta la saggezza con compassione; Samantabhadra che rappresenta l’amore benevolo; Ksitigarbha che rappresenta la salvezza dalle tempeste infernali; Mahasthamaprapta che è la forza di cui si ha bisogno per la liberazione.

    Vajrapani è padronanza sulle passioni e desideri e Ratnapani che è la fruizione dei benefici di dharma.

    Visvapani è la Realizzazione infallibile. Ognuno di questi Bodhisattva ha varie forme e manifestazioni che possono essere trasformate. Non bisogna cadere nella trappola di pensare che siano spiriti o un altro fenomeno. Tutti i Buddha e i Bodhisattva sono da considerare come aiuti psicologici per abbattere le barriere della mente.

    In realtà tutti i Buddha e i Bodhisattva sono dentro ogni essere umano.

    Tutti gli esseri del pantheon sono strumenti fantastici che aiutano a dissolvere gli impedimenti del Sé, dell’Ego e del Super Ego.

    Riflessione:

    Quando vedi un Bodhisattva, in qualche immagine, quadro o statua, apriti e vedi la tua stessa natura riflessa in esso, senza cercare di trasformarlo in parole, ma semplicemente vivendolo come esperienza. La natura della mente assorbirà l’esperienza.

    C’è un’essenza misteriosa, chiamata Avalokiteshvara, nascosta nell’oscurità della mente, che può aprire tutti i fiori di loto del cuore.

    Avalokitesvara è andato direttamente nell’esperienza, oltre la comprensione intellettuale, ha smesso di ascoltare la sofferenza e la compassione con il pensiero, per ascoltarle con il cuore e lo spirito. In tal modo ha raggiunto un vuoto che rispondeva a tutte le cose. Il Dharma risiede nella Vacuità che ha la forma della Sofferenza. Pertanto, il vuoto è il digiuno del pensiero.

    Avalokitesvara ha strutturato dentro di sé una nuova mente, una mente sempre disponibile per tutti. Il suo risveglio era una realizzazione naturale della fragilità della mente. Capì che era una follia permettere alla mente contaminata dalle illusioni di comandare. Da quel momento in poi iniziò la sua interiorizzazione della verità della non-mente. La rappresentazione delle sue molteplici braccia e teste mostra i suoi strumenti per aiutare le persone nel percorso graduale.

    Il mondo, per migliaia di anni, è stato riempito dal tormento di coloro che soffrono. Ma ogni tanto è uscito da questa massa qualcuno così semplice e sensibile che si è commosso nel cuore da tutta la sofferenza del mondo e ha voluto offrire rimedio. Avalokitesvara soffre per gli altri, non per se stesso. Il primo passo è sapere che la sofferenza è universale e che la propria sofferenza non è diversa da quella degli altri. Bisogna conquistare la visione più ampia della sofferenza universale. Solo a questo punto la propria stessa sofferenza sembrerà piccola, una semplice goccia nell’oceano. Se si vede oltre la mente e oltre le emozioni dell’identità, si realizzerà che nessuno è felice. Si soffrirà della sofferenza altrui, senza entrare nella propria. Bisogna comprendere i concetti di sofferenza e compassione non con la mente ma assimilandone l’essenza mostrata nei canti e nelle immagini. Ma è possibile vivere tutto questo entrando nella dimensione del Vuoto:

    "Kanon, il Bodhisattva della vera libertà, grazie alla pratica profonda della Grande Saggezza , comprende che i cinque skandha (corpo-materia-forma-sensazione-percezione, pensiero, attività e coscienza) sono solo il Vuoto e, grazie a questa comprensione, aiuta tutti coloro che soffrono. O Sariputra! I fenomeni non sono diversi dal Vuoto. Il Vuoto non è diverso dai fenomeni. I fenomeni sono il vuoto, il vuoto è un fenomeno (la forma è il vuoto, il vuoto è la forma), tutti e cinque gli skandha sono ugualmente Vuoti. O Sariputra! Tutte le scorte sono vuote. Non c’è né nascita né morte, né purezza né impurità, né crescita né declino. Nel Vuoto non ci sono skandha. Non ci sono occhi, orecchie, naso, lingua, corpo, coscienza.

    Non c’è colore-forma, nessun suono, nessun odore, nessun gusto, nessun tatto e nessun oggetto di coscienza. Non c’è consapevolezza di ciò che si vede, si sente, si annusa, si gusta o si tocca; c’è coscienza di coscienza. Non c’è ignoranza o estinzione dell’ignoranza. Non c’è né vecchiaia né morte, né estinzione della vecchiaia e della morte.

    Non c’è sofferenza, non c’è causa di sofferenza, non c’è fine della sofferenza, non c’è sentiero che porti alla fine della sofferenza. Non c’è né conoscenza né ostacolo alla conoscenza. C’è solo mushotoku: niente da ottenere.

    Al Bodhisattva, grazie a questa Saggezza Illimitata, non ci sono reti, né ostacoli, né cause di ostacoli. Non c’è paura o paura, non c’è motivo di paura e terrore. In questo modo il Bodhisattva viene liberato da ogni illusione, disturbo e attaccamento, raggiungendo l’ultimo stadio della vita, il Nirvana.

    Tutti i Buddha del passato, presente e futuro hanno ottenuto la Suprema Liberazione grazie a questa Suprema Saggezza."

    Dobbiamo essere consapevoli che dentro di noi c’è una forza che può minacciare l’esistenza dell’illusione del Sé, dell’Ego e del Super Io. Abbiamo bisogno di coltivare questa forza ora, quando siamo sulla via del risveglio, altrimenti si cadrà in queste trappole. Un’azione benevola aiuta una persona non solo ad aiutare gli altri, ma anche se

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