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Il regno perduto
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E-book127 pagine1 ora

Il regno perduto

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Info su questo ebook

Tania, Erika e Tommaso dovevano solo fare una ricerca in biblioteca, mai si sarebbero aspettati di trovare la mappa che li avrebbe condotti alla più incredibile avventura della loro vita. E quando durante una gita scolastica, si accorgono che ovunque attorno a loro si trovavano gli stessi dettagli nascosti nella mappa, per i tre amici inizia un viaggio senza precedenti.

Un mondo ignoto si cela sotto ai loro piedi ed entrarvi sarà solo il primo passo per scoprire la verità su quanto accaduto in quel luogo. Una strana mappa incantata, la sparizione di un uomo e una veggente misteriosa sono gli unici elementi a loro disposizione: saranno abbastanza per salvare un regno ormai perduto?

Il regno perduto, un libro fantasy per bambini e ragazzi, una storia avvincente ricca di avventura, di azione e di colpi di scena.

LinguaItaliano
Data di uscita16 dic 2022
ISBN9798215377024
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    Anteprima del libro

    Il regno perduto - Barbara Rio

    Il regno perduto

    Copyright © 2022 – Barbara Rio

    barbara.autrice@gmail.com

    Tutti i diritti sono riservati in tutti i Paesi. È quindi severamente vietata la riproduzione, traduzione o memorizzazione elettronica, anche parziale, dei contenuti di questo libro.

    Il libro è un’opera di fantasia. I personaggi e gli avvenimenti descritti sono frutto della mente dell’autore. Ogni riferimento o somiglianza a fatti o persone reali è puramente casuale.

    SOMMARIO

    CAPITOLO 1

    CAPITOLO 2

    CAPITOLO 3

    CAPITOLO 4

    CAPITOLO 5

    CAPITOLO 6

    CAPITOLO 7

    CAPITOLO 8

    CAPITOLO 9

    CAPITOLO 10

    CAPITOLO 11

    CAPITOLO 12

    CAPITOLO 13

    CAPITOLO 14

    CAPITOLO 1

    Quella mattina Tania arrivò un po’ tardi a scuola. Durante il tragitto, alla sua bici era uscita la catena e lei si era dovuta fermare per rimetterla a posto. Quando parcheggiò nel cortile era appena suonata la campanella. Fece giusto in tempo ad infilarsi nell’atrio prima che Sebastiano, il bidello, chiudesse la porta.

    «Berardini! Sempre in ritardo!» urlò mentre Tania si scapicollava giù per le scale verso la II F, la sua sezione.

    I suoi compagni erano ancora in piedi. Il professor Platanese non era ancora arrivato.

    «Ti ho aspettata! Ma dov’eri?!» le chiese Erika, la sua migliore amica, che dalla prima elementare sedeva nel banco accanto a lei.

    «La catena… Per poco non mi spaccavo un dente!» rispose Tania togliendosi lo zaino dalle spalle.

    «Devi farla vedere a mio padre quella bici.» disse Tommaso, seduto nel banco davanti. «Te l’ho già detto mille volte!»

    Erika annuì, dando ragione all’amico. Poi prese dallo zaino l’astuccio, il diario e il libro di geografia e li posizionò ordinatamente davanti a sé. Tania fece lo stesso, anche se il suo più che ordine era disordine: le sue matite erano tenute insieme da un elastico e l’astuccio era stracolmo di penne e gomme spezzate. Il suo diario era altissimo, quasi non si chiudeva più; lo aveva riempito di foto, pezzi di giornale, graffette e persino braccialetti di filo intrecciato. Per non parlare del libro di storia… La scuola era cominciata da meno di un mese e sembrava che quel libro avesse già dieci anni!

    Erika e Tania in questo erano l’una l’opposto dell’altra: una super precisa, l’altra super caotica; una pacata ed osservatrice, l’altra esuberante ed istintiva. Ma erano amiche per la pelle. Anche il loro aspetto era parecchio diverso: Tania aveva una chioma folta e ramata, mentre Erika aveva i capelli biondi e non le piaceva affatto lasciarli crescere oltre le spalle. Per non parlare dell’abbigliamento! Spesso veniva fatto notare alle due amiche come fossero complementari tra loro anche in quello: Tania preferiva un paio di stivali alti alle comode scarpe da ginnastica di Erika, Erika delle magliette larghe ai vestiti aderenti di Tania. Del resto, quando entravano in un negozio per fare compere si separavano già all’ingresso e la prima correva nel reparto femminile, la seconda in quello maschile, per poi ritrovarsi nei camerini e darsi consigli sugli acquisti.

    In quel momento entrò Platanese, il professore di geografia, e la lezione iniziò. Parlarono dell’America del Sud. Erika ascoltava e prendeva appunti, mentre Tania ricopiava la cartina del continente sul quaderno. Era bravissima a disegnare. Ogni tanto Tommaso si girava per vedere cosa stessero facendo le sue due compagne. Erano amici da sempre e lui era un po’ il punto d’incontro tra le due. Gli piaceva molto studiare e la geografia era una delle sue materie preferite.

    Alla fine della lezione il professor Platanese diede alla classe una ricerca sulle coltivazioni principali del Sud America da fare per la settimana seguente. 

    «La facciamo insieme?» chiese Tommaso girandosi di nuovo.

    «Tommaso Colapietro, ti verrà il torcicollo uno di questi giorni!» commentò ad voce alta il professore.

    «È il prezzo da pagare per la nostra amicizia!» rispose scaltra Tania.

    Erika si voltò a guardare la sua amica, mentre Tommaso scoppiò a ridere.

    «Sempre con la risposta pronta, Berardini!» disse il professore, poi uscì dalla classe, ridendo un po’ anche lui.

    «Comunque sì…» disse Erika. «Vediamoci alle tre in biblioteca!»

    In biblioteca c’era molta gente e i computer erano quasi tutti occupati. Tommaso riuscì a prenotarne uno, anche se era quello a cui mancavano alcuni pulsanti della tastiera.

    «Dovremo usare una penna senza tappo per cliccare sulla T!» esclamò Erika.

    «Tanto in America del Sud non ci sono T.» rispose Tania.

    Erika si sedette sull’unica sedia davanti al computer, mentre Tommaso e Tania rimasero in piedi accanto a lei. Dopo un’oretta avevano stampato un bel po’ di materiale. Proprio quando stavano per spegnere il PC si avvicinò il signor Fabio, il bibliotecario, un uomo sulla sessantina sempre sorridente.

    «Buon pomeriggio, ragazzi! Cosa fate di bello?»

    «Salve! Una ricerca sull’America del Sud..» rispose Erika.

    «Ah, che bellezza! Ci sono stato in America del Sud, sapete? Ho viaggiato in Argentina, Bolivia e Paraguay. Devo dire che sono i posti più belli che io abbia mai visto! Vi va di vedere delle foto? Sono originali! Sono state pubblicate su un libro, sapete? Venite, venite!»

    Il signor Fabio iniziò a camminare con la sua andatura svelta verso il retro della biblioteca. I tre amici si guardarono. Tania alzò gli occhi al cielo.

    «Dai, magari troviamo immagini da aggiungere alla ricerca.» disse Erika per convincere l’amica. 

    Tommaso aveva già seguito il signor Fabio. Erika prese Tania per il polso e la tirò verso di sé. 

    Arrivato vicino ad un alto scaffale, l’uomo prese uno sgabello e vi salì con agilità. Poi afferrò con sicurezza un grosso libro dalla copertina gialla, scese e si avvicinò ai ragazzi.

    «Ecco, vedete?» disse il signor Fabio aprendo il libro. «Questo sono io in una missione in Paraguay… Stavamo costruendo un pozzo! Guardate che vegetazione selvaggia!»

    In effetti sembrava proprio una foto tratta da un libro di avventure. C’era un gruppo di donne e uomini con delle pale in mano e dietro di loro una foresta di alberi strani e bellissimi.

    «E guardate qui!» continuò il bibliotecario sfogliando le pagine. «Siamo nelle Pampas argentine! Ho cavalcato moltissimo quando ero lì!»

    Le foto erano molto suggestive, scattate con una certa professionalità. Anche Tania stava cominciando ad interessarsi al racconto del signor Fabio. Girando un’altra volta pagina, però, un foglio volò via dal libro e cadde sul pavimento. Tania si chinò a raccoglierlo.

    «Questa cos’è? Una mappa disegnata da lei?» chiese la ragazzina porgendo il foglio al bibliotecario. Lui guardò ciò che era uscito dal suo libro.

    «In realtà no... Da dove salta fuori?»

    Il signor Fabio appoggiò il foglio su un tavolo e inforcò gli occhiali da lettura. I tre amici si strinsero a guardare quello strano disegno. Era evidentemente una mappa. Era disegnata con un carboncino nero, da una mano sapiente. Era davvero bellissima, sembrava una di quelle mappe del tesoro che Erika, Tania e Tommaso avevano visto nei film dei pirati. 

    Il disegno mostrava sulla sinistra un gruppo di casette. Tra esse ce n’era una che si ergeva sulle altre, un edificio alto con una finestra circolare sulla cima. Poco più in là, dove terminava quella sorta di villaggio, c’erano dei campi coltivati e una specie di bosco. Tra gli alberi disegnati ne spiccava uno in particolare. Ai suoi piedi c’era una pietra con sopra due ali curve come quelle di un’aquila. Proprio sotto l’albero c’era una sorta di poesia, scritta a inchiostro viola.

    Fortuna per fortuna,

    ricchezza per ricchezza.

    L’oro apre il varco,

    ma solo il bene lo richiude.

    «Che cosa vorrà mai dire?» chiese Tommaso a voce alta.

    I tre ragazzini erano completamente assorti nella mappa. Si erano quasi dimenticati della loro ricerca e

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