La magia del bosco
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Fuori c’era la natura vigorosa.
Il grande paesaggio tremolava nella pioggia.
I suoi occhi chiari lo riflettevano, trasparenti.
Il pruno era una nuvola bianca
la terra bruna si increspava in piccole zolle,
piccole tane di talpa o culla di teneri germogli?
Tutto incominciava.
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Anteprima del libro
La magia del bosco - Chiara de Meo
XX
Capitolo I
UN MONDO PERDUTO
Fuori c’era la natura vigorosa.
Il grande paesaggio tremolava nella pioggia.
I suoi occhi chiari lo riflettevano, trasparenti.
Il pruno era una nuvola bianca
la terra bruna si increspava in piccole zolle,
piccole tane di talpa o culla di teneri germogli?
Tutto incominciava.
*****
Indossò impermeabile e stivali, prese l’ombrello, aprì la porta per uscire.
– Dove vai Lara? – domandò una voce che proveniva dalla cucina.
– Non ti preoccupare nonna, vado a fare un giro, sarò presto di ritorno! – rispose con voce dolce la bambina.
– Non fare tardi e non ti allontanare! – si raccomandò la vecchia signora, scostò la tendina a quadretti appena in tempo per vedere la figura esile avvolta nella tela cerata gialla allontanarsi tra le gocce nel baluginare del cielo.
Lara respirò a pieni polmoni l’aria odorosa di pioggia. I suoi occhi si riempirono delle sfumature pastello della natura.
Il ticchettio sull’ombrello la rassicurava e la cullava come un’antica nenia le cui note soffiano da lontano. Procedeva nel fango fino alla caviglia, tra le staffilate del vento e gli spruzzi delle fronde, che si dimenavano come lunghe braccia.
Era nel bosco! Una sinfonia di colori sfolgorava e dirompeva nella luce evanescente, eterea. I verdi si sovrapponevano come lucidi smeraldi alla terra di Siena che guizzava tra i cespugli del sottobosco, esaltando il marrone testa di moro del terreno molle.
Si stupì di tale incanto.
Chiuse l’ombrello. Le gocce la bagnavano tutta. Era bello, si sentiva una creatura della foresta.
Ad un tratto qualcosa sprizzò fugace nell’oscurità ombrosa del sottobosco…
Noncurante si spinse fino alla quercia cava. Sentiva un vago brulicare tra le sterpaglie, il trotterellare rubicondo del riccio sorpreso dal brutto tempo, il ronzare aggraziato delle api chiuse nei favi. Lì, nel centro del bosco, un palpito di vita l’avvolgeva e lei si sentiva parte del tutto.
Il sentiero si snodava scuro tra la verzura brillante. Le primule gialle chinavano le loro testoline sotto il peso delle grosse gocce, le viole facevano capolino con un’altra nota di colore. Un enorme cartone animato, ecco cosa le sembrava tutto questo.
Improvvisamente un cerbiatto sbucò: aveva il pelo raso che luccicava. Lara pensò di avvicinarsi. Avanzò cauta e i suoi passi scivolavano sull’erba.
Ancora… alle sue spalle un rombo azzurro…
La ragazzina sobbalzò… Sentì nell’oscurità umida del bosco due dita viscide…
Con un balzo si proiettò in avanti slittando sul manto bagnato.
Un canto misterioso permeò il bosco.
Occhi la osservavano come ombre di pianto…
Lara corse, corse, penetrando ancor più nel folto della foresta.
Correva e i rami fradici guizzavano intorno e la colpivano al suo passaggio. Poi si ritrovò improvvisamente a terra nel fango…
Ancora quel rombo azzurro, più vicino ora…
Una mano fredda le afferrò il braccio…
Lara si voltò e vide due occhi azzurri in un volto pallido…
Il cuore tamburellava all’impazzata…
Chi era? E che cosa voleva da lei?
Intanto quegli occhi scintillavano nella penombra…
Poi si allontanarono e una sagoma smilza comparve nel fascio di luce grigia verso il ruscello, che si intravedeva nella radura e si incuneava rapido nella vegetazione. Lo sconosciuto si sedette sulla riva, in quell’oasi azzurra.
– Chi sei?– chiese Lara.
– SSSS… Ascolta – replicò il ragazzo – senti gli Spiriti del Bosco?
– Gli Spiriti del Bosco?
Il ragazzo la guardò attraverso un ciuffo corvino con aria misteriosa.
– Sei la nipote della signora Laura, vero?
– Guarda, ha smesso di piovere!
Alzarono il naso per aria e videro una luce bianca che, balzelloni, s’insinuava tra i rami dei faggi: i passeri si sporgevano dal nido, la volpe annusava l’aria umida lisciandosi la coda.
– Meglio che torni a casa – disse Lara.
– Aspetta, non è tardi – esclamò il ragazzo.
– La nonna sarà in pensiero, devo tornare – e si inoltrò nell’intrico dei rami.
Lui la seguì costeggiando le primule e le viole, che nell’ombra avevano ritirato i petali in bocciolo; insieme arrivarono alla cavità della quercia e all’alveare delle api addormentate.
– Ecco la casa di mia nonna e il pruno. Lui è il mio migliore amico, lo guardo sempre dalla finestra o mi siedo sotto i suoi rami fatati a leggere. Ora però devo andare, ciao! – disse la ragazzina, poi si fermò un istante e si voltò verso il ragazzo che la osservava dal limitare del bosco.
– Già, ma… come ti chiami?
– Alberto!
– Io Lara!
Il giorno successivo Lara ritornò alla radura azzurra e trovò Alberto ad aspettarla. Stava sfogliando un libretto pieno di foto colorate. Non ebbe tempo