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Parola chiave innamorarmi
Parola chiave innamorarmi
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E-book575 pagine9 ore

Parola chiave innamorarmi

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Info su questo ebook

Francesco è un consulente d’impresa che gestisce eventi di formazione. Ha superato da qualche anno i quaranta e vive bene la sua vita, con equilibrio interiore e buone capacità relazionali. Ciò gli garantisce un discreto successo professionale e un positivo approccio con il mondo femminile. Vive solo, in collina, a cinquanta chilometri da Milano, dove prevalentemente lavora.A un convegno incontra una donna affascinante.È un reciproco attrarsi. Da tempo non si faceva coinvolgere in una relazione così intensa, ma il destino spesso estrae dal mazzo carte inattese e si deve giocare una partita che non ci si aspetta.Francesco si ritrova dentro un intrigo sentimentale in cui, per la prima volta, non riesce a gestire le situazioni con la sua soggettività determinata. Allora diventano protagoniste le donne, originali, diverse e in competizione.La storia, che si sviluppa nelle dinamiche di vita e lavorative tipiche dei nostri giorni, è costellata di colpi di scena esistenziali. Ci si addentra nei meandri emotivi del dialogo, dell’intesa e della felicità della coppia. Si scava nelle aspettative della vita in due, esplorate con tutta l’umanità che emerge quando si è alla ricerca di un amore importante.
LinguaItaliano
Data di uscita16 gen 2017
ISBN9788863584141
Parola chiave innamorarmi

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    Anteprima del libro

    Parola chiave innamorarmi - Fabio Novelli

    CAPITOLO 1

    Francesco guida nella notte bagnata da un temporale ventoso. È quasi arrivato a casa. I chilometri non sono stati impegnativi, è andato piano. È tardi ma è abituato a guidare e gli piace. È un inizio di ottobre umido ma non tanto freddo. Sulla pelle ha ancora addosso il calore di lei, il suo profumo francese, è come se gli fosse ancora accanto. È bella, alta, gli piace, lo ha trascinato nel gioco dello scoprirsi adagio e bene. Pelle soffice abbronzata e sensazioni interiori coinvolgenti.

    Un avvio di storia che vale notti lunghe, senza mai sapere come si vivrà il primo pensiero-ricordo del giorno dopo. Lei si è affacciata per caso nella sua vita. Stava iniziando a frequentare una ragazza dolce, per bene, seria, elegante, ma ha improvvisamente inventato scuse per non uscire più con Anna, perché i suoi binari si sono incredibilmente incrociati con quelli di Ginevra.

    La serata era iniziata nel modo più classico. Un aperitivo al Victoria Cafè nel cuore di una Milano ancora non rassegnata ad addentrarsi nell’autunno. Chiacchiere e vino. Poi la decisione di fare due passi e subito di nuovo incredibilmente in un altro locale, il Trussardi, proprio lì accanto, dove c’era una festa per presentare qualche nuovo prodotto, con cantante e complesso e senso di divertimento effervescente in corso.

    Ginevra osservava con curiosità attraverso le grandi vetrate.

    Entriamo a vedere che aria tira. Con decisone si è presentato alle hostess d’ingresso e con qualche parola magica e prendendola per mano l’ha trascinata dentro.

    Seduti al bancone ora sembrava di essere in un’altra scena. Prima il Victoria, con il suo arredo caldo, liberty, poteva apparire un’ambientazione in stile londinese. Qui, invece, era come sentirsi a New York. Lei, prendendo con delicatezza il nuovo bicchiere di vino, gli ha chiesto di brindare alla loro capacità di essere spontanei, se stessi. Una battuta che a lui confermava ciò che aveva fiutato di lei nei due precedenti incontri. Ginevra intendeva fargli capire che le stava bene uscire con lui, ma anche che non era per forza alla ricerca di una storia, anzi, che non voleva ritrovarsi incorniciata dentro una relazione troppo tradizionale. A Francesco stava comunque bene così. Era attratto da quel suo essere intensa, interiore e poi totalmente informale, anche un po’ spregiudicata.

    È una donna che vuole giocare e lui è uno che accetta il gioco.

    La stradina in collina è iniziata. Francesco sale guidando a memoria, sempre piano. È arrivato. La casa lo sta aspettando, con i quadri colorati che tengono compagnia e un pavimento di legno chiaro che fa la differenza nello scaldare l’ambientazione. Un sms: Sono ancora tutta piena di te. Notte, G..

    Francesco si spoglia, annusa la camicia profumata di lei, accende la televisione, si sdraia sul divano e ripassa nella mente il finale della serata a casa di lei. Risponde: E io sento il tuo profumo sulla pelle. Domani non farò la doccia… abbraccio notturno. In tv non c’è nulla di interessante. Si chiede se scambiarsi messaggi così, oltre le due di notte, ha qualche significato. Ginevra gli aveva sussurrato, anzi bisbigliato: Vuoi fermarti stanotte, per non guidare a quest’ora?. Si sarebbe fermato, in quel lettone bianco, soffice, gonfio di piumone e lenzuola tenere. Dormire da lei poteva rappresentare un passo troppo in avanti?

    I pensieri sono lì con lui, quando il cellulare squilla. Chi sarà a quest’ora? La voce è ovattata: Non riesco a dormire; continuo a immaginare che tu sia ancora qui con me e sento un vuoto nel letto. Mi racconti qualcosa? Ho voglia di ascoltare la tua voce.

    Sono in un silenzio irreale. Passando dal garage alla casa non si sentiva nulla nell’aria della collina. E anche in casa non ci sono rumori. Ho appena spento la tele e comunque pensavo… ripensavo a questa sera… viene interrotto.

    Come l’hai vissuta? Dimmelo con un aggettivo!

    Avvolgente!

    E a me che aggettivo dai?

    Magnetica.

    Vorrei che tu fossi ancora qui, perché non sei rimasto?

    Non lo so, è proprio quello a cui stavo pensando.

    Sappi che io non mi faccio tanti problemi, se dormi da me una o dieci volte e poi un mattino mi sveglio e non ci sei e c’è solo un tuo messaggio d’addio, scritto in fretta, prima che mi svegli, non ti verrei a cercare piagnucolando… pausa. Anzi, ti faccio una proposta: la prossima volta che ci vediamo ci confidiamo le situazioni che non vorremmo mai vivere… Ci impegniamo a non farle accadere. È un patto preventivo, per anticipare malintesi e dispiaceri. Ci stai?

    Ok accetto! Ma deve essere una lista lunga?

    Diciamo tre situazioni.

    Va bene, vada per le tre confidenze preventive.

    Francesco avrebbe voglia di rivestirsi, ripartire per Milano. Anch’io vorrei essere lì, per ricominciare ad accarezzarti lentamente.

    Ginevra miagola contenta, si rigira nel letto, lo immagina che le sfiora la schiena…

    Quando mi inviti ancora a cena? Francesco sente la voce calda, immagina la sua espressione, quello sguardo seducente, la sensualità che le sboccia naturale dalle labbra.

    Sarà una sorpresa. Pausa lunga. Gli è venuta bene, ha fatto effetto.

    Ok, ti aspetto.

    Si salutano con l’augurio di una notte dolce.

    Ginevra vive in una casa che era del nonno materno. Dalle finestre della sala vede l’Arco di Trionfo di Piazza Sempione. È un appartamento impregnato di storia. Ha saputo conservare qualche mobile, e alcuni oggetti e libri che hanno tanti anni di vita e la sanno raccontare. Si sono ben integrati con il nuovo arredo moderno che lei ha portato con sé. Entrando in questa casa ha sentito il bisogno di mantenere vivi il respiro e l’anima delle esperienze di ciò che c’era.

    Il nonno era stato un grande viaggiatore. Era rimasto vedovo molto presto e aveva deciso di dedicare la vita a scoprire il mondo.

    Nei momenti di solitudine pensa a lui, e ritrova il suo sorriso dentro ai suoi oggetti.

    Ginevra è un’affermata traduttrice di inglese e francese. Saltuariamente fa anche l’interprete estemporanea, in occasioni particolari. È un lavoro che le consente di gestire al meglio il suo tempo. Ha imparato a programmare gli impegni e riesce a vivere la vita con adeguati spazi per le sue aspirazioni e passioni. Le piace in particolare frequentare un club letterario, dove ci si confronta su ciò che si legge. Sembra capace di godersi la vita, non si è mai dovuta adeguare al rispetto stretto di orari e convenzioni. Non si è mai troppo adeguata alle formalità.

    È alta, con capelli lunghi castani, occhi verdi vivaci e uno stile che si nota. Segue un suo modo di essere alla moda, più sportivo che elegante.

    Francesco l’ha notata subito nel bar della grande hall dell’hotel dove stava per iniziare il corso. Entrambi per coincidenza si erano avvicinati al bancone e avevano chiesto un caffè. Lei aveva notato il badge, comune a tutti i partecipanti, e gli aveva detto: Grazie collega, speriamo che sia un incontro interessante e non una mattina sprecata; mi sono iscritta anche se non conosco nessuno dei relatori e non ho un gran presentimento….

    Già, speriamo che sia utile, ma bisogna essere positivi! aveva confermato lui con un sorriso ironico. Poi, dopo poco, si sono ritrovati nella sala del convegno. Lei nella seconda fila con blocco e penna pronta a segnare eventuali spunti, lui al tavolo dei relatori.

    Gli sguardi per un attimo erano stati di sorpresa e sorriso, poi di sensazione improvvisa, come se essere lì fosse una coincidenza non casuale. Lui la osservava fingendo di non farlo e non stava ascoltando gli altri interventi. Lei si sentiva di aver fatto una piccola gaffe ma non le importava più di tanto, ora le interessava solo sentire la sua voce, il suo tono, il suo eventuale carisma. Francesco era lì al tavolo con altri tre esperti ed era lì per parlare di Capacità di concentrarsi sugli obiettivi. Ecco il suo esordio, senza alcuna introduzione né autopresentazione:

    Ognuno scriva su un pezzo di carta il proprio obiettivo individuale di miglioramento che si dà oggi, partecipando a questo corso. L’obiettivo non è mai di fronte. È sempre innanzitutto dentro di noi. Aderendo, avete accettato di mettere alla prova voi stessi, la vostra disponibilità ad ascoltare, apprendere e provare a cercare un percorso di miglioramento. Siete dunque i decisori della vostra strategia in tutti i sensi e quindi del vostro successo. Leggiamo subito a caso un proposito. Chi si offre…?. Francesco incrocia subito gli occhi verdi caldi di Ginevra. Non è un invito a farla alzare per leggere, è un desiderio inconscio e immediato di trovare riscontro di interesse al suo spunto.

    Ginevra è attenta alle sue parole, ai suoi occhi, alle sfumature della gestualità; è certo colpita da questo personaggio che in un attimo ha saputo puntare al cuore dei partecipanti. Nessuna retorica, nessuna teoria generale, nessuna slide proiettata, solo parole immediate, invitanti a essere autentici e introspettivi. Si alza una ragazza in fondo alla sala: Superare la timidezza, la paura di esprimere liberamente i miei concetti di fronte agli altri!.

    Bene, complimenti. Lei oggi ha già raggiunto il suo obiettivo di miglioramento individuale. 10 e lode! In pochi minuti ha saputo identificarlo e subito raggiungerlo, esprimendolo in pubblico di fronte a quasi cinquanta persone. La chiacchierata va avanti con altri messaggi, considerazioni, esortazioni, spiegazioni. Sembra quasi una seduta collettiva di psicologia di gruppo. Arriva il momento della pausa caffè.

    Si ritrovano vicini. Non è un caso. Lui alza la tazza in segno di saluto e fingendo indifferenza le chiede le prime impressioni. Lei risponde con un giro di parole positive ma generiche, per non sbilanciarsi troppo. La seconda domanda allora è più puntuale cosa ha scritto come obiettivo?.

    La risposta è immediata, senza esitazione: Innamorarmi!.

    Francesco la guarda evidentemente sorpreso. Pausa. È un grande obiettivo, ma non facile da raggiungere. Si rende conto che è quasi impacciato, non più brillante come in aula. Lei l’ha superato; con una sola parola ha saputo fronteggiare tutta la decisione con cui lui aveva condotto e intrattenuto una cinquantina di partecipanti. Silenzio.

    Lo so che non è un obiettivo semplice, ma non mi pongo mai traguardi facili, mi piace puntare sempre in alto! Ginevra si rende conto che ha in mano la situazione, ma non le va di fare la presuntuosa e aggiunge: Comunque non sto scherzando, mi piacerebbe riuscire a ritrovare interesse per un uomo. Non do confidenza facilmente alle persone e non prendo mai per prima l’iniziativa. Mentre mi sedevo ti ho cercato con lo sguardo. Posso continuare con il tu, vero? Non ti ho trovato. Poi ho alzato gli occhi ed eri lì davanti. Allora mi sono sentita dentro un giorno strano. Le tue parole mi hanno svegliata. Non che stessi proprio dormendo per via dei primi relatori… ma tu in un attimo hai risvegliato il mio bisogno di interrogarmi! È stato come se lo aspettassi senza saperlo. È stato bello!. Francesco la osserva, la scalda con lo sguardo, la ringrazia per l’apprezzamento così profondo.

    Parlano ancora. Si accorgono che gli altri sono già rientrati. Si scambiano i numeri. Lui ha finito la sua parte e deve andare. Lei rientra. Entrambi ripensano a questo incontro, bello, reciproco. Sono attratti l’uno dall’altra, cosa che non capitava da tempo a nessuno dei due.

    Fra loro c’è un senso forte di richiamo, a livello umano, fisico e sensoriale. Ginevra non riesce più a concentrarsi, non prende più appunti, si sente giovane, più dei suoi 36 anni; si sente proprio come quando, al banco del liceo classico, pensava al lui di turno, che sperava questa volta potesse farla innamorare.

    Francesco guida, la strada della collina è piena di sole.

    Ginevra è alla scrivania, alle prese con il pc e due vocabolari. Si alza per andare a prepararsi una tazza di tè. Sente lo squillo che annuncia un sms. Prende il telefono che è sul divano e legge. Stasera ti voglio, intrigante.

    Non c’è null’altro. Il numero non appare. Scuote la testa, stupita, ma le piace pensare che è un gioco e vuole giocare. Francesco le ha aperto di colpo la porta del suo desiderare. Una storia? Una relazione? Solo un’avventura da vivere con la solita istintività? No, è inutile negarlo a se stessa. Le ha aperto la porta del desiderio di un uomo da provare ad amare. Si sono visti tre volte e l’ultima notte hanno fatto l’amore. Non potevano più aspettare. Si sono cercati i corpi dopo le menti, i racconti e le parole. E si sono trovati.

    Francesco da due giorni non si è più fatto sentire. Ora, dopo averlo aspettato, è dentro a quattro parole, più una virgola al posto giusto. Ginevra rilegge il testo, come fa quando deve tradurre passaggi importanti e vuole cercare di capire lo spirito oltre che il significato. Stasera ti voglio, intrigante. È una frase completa. Pensa e analizza ancora. Mi vuole e aggiunge intrigante, per non essere banale… Quale sarà la sorpresa che aveva prospettato al telefono? Arriva un nuovo sms: Alle 20 un taxi sarà sotto casa. Sali e pronuncia la parola magica: ‘innamorarmi’. Ginevra è piena di eccitazione per questa serata iniziata in modo del tutto originale. Francesco l’ha davvero colpita. Sente dentro di sé un irrefrenabile desiderio di conoscerlo ancora di più, fino in fondo.

    Esce puntuale dal portone. Si passa lo scialle azzurro sul collo, completando un look raffinato: un vestito blu molto corto, con cintura portata bassa. La scollatura è generosa e le tre collane lunghe non la coprono. Le gambe sono nude, molto belle e volutamente in vista. Ai piedi stivaletti bassi alla caviglia, con un tacco deciso. Vede un taxi fermo a pochi metri. Sale. Saluta con un semplice Buonasera e ha come risposta un cenno del capo dal tassista. C’è una busta sul sedile, la apre e trova un foglio con stampata una sua foto e un testo:

    "È un ritratto che ti descrive come sei, intensa e accesa, svela convinzione e passione, sguardo e labbra che raccontano sensazioni. È un ritratto che aiuta a trovare la chiave del tuo scrigno interiore, e mi piace cercarla svestendoti dalle paure.

    Sento che tu mi stai aspettando".

    Ginevra guarda avanti, il tassista aspetta in silenzio. Si sente in una dimensione irreale. Lei che vive alla ricerca di momenti non usuali, non scontati, proprio poetici, è ora stranamente colta di sorpresa, in un’ambientazione così entusiasmante, quasi irreale.

    Quale sarà la prossima scena? Cosa prevede la successiva pagina?

    Il tassista non si muove e non parla. Ah già, la parola d’ordine! La pronuncia imbarazzata Innamorarmi!.

    Lui non fa una piega, non si gira. Si accende il motore della Mercedes bianca che parte.

    All’improvviso le viene un grande dubbio; l’eccitazione lascia spazio a un interrogativo. È sicura che dietro a tutto questo gioco ci sia davvero Francesco? Il numero degli sms è sconosciuto.

    Pensa di controllare meglio la foto del biglietto. La osserva per capire: è stata copiata da un suo album di facebook! Ha più di cinquecento contatti, molti non li conosce, quindi non è un indizio per tranquillizzarsi, anzi. E il tassista… chi è?

    Così misteriosamente silenzioso. Prova a chiedergli dove stanno andando, ma lui proprio non risponde…

    La parola d’ordine! Francesco la conosce. Ma al convegno, durante il lunch, l’aveva confidata a tavola e lì c’erano una decina di persone sconosciute.

    Ginevra vive con un stile indipendente, non ama regole e imposizioni, ma ora improvvisamente è preoccupata, teme di essersi infilata in una situazione fuori controllo.

    Ciò che sempre l’attrae ora diventa una strana paura. Cerca di tranquillizzarsi, pensa che forse è una deformazione professionale quella di fantasticare, come se fosse entrata in un romanzo giallo e non rosa, proprio come quelli della collana inglese che traduce per lavoro.

    L’auto avanza lentamente nelle vie di Milano.

    Ginevra osserva silenziosa il tragitto. Stanno andando verso il centro. Dovrebbe essere tranquillizzante. Le viene in mente di telefonare all’amica Barbara. Forse è meglio informarla, nessuno sa che sta uscendo al buio con un misterioso corteggiatore. Ma il cellulare stranamente non ha campo e non prende la linea. Ginevra decide di pensare positivo. Francesco le aveva detto: Sarà una sorpresa!. Le piacciono le sorprese. Ma certo, non può essere diversamente! Francesco la starà aspettando…

    Per distrarsi decide di controllare il trucco. Prende dalla borsa specchietto e rossetto e se lo passa piano sulle labbra. Il tassista si gira e la guarda nel suo specchio retrovisore. Si incrociano gli sguardi.

    Due persone sconosciute dentro un’auto che vanno dove? Verso quale appuntamento e con chi?

    Eccitazione e adrenalina. Attesa ancora. Silenzio comunque.

    Finalmente l’auto rallenta al centro di Largo Cusani e poi accosta.

    Ginevra riceve un nuovo sms: Scendi dall’auto, vai sul marciapiede centrale e preparati a risalire. Saluta e già si è dimenticata di tutti quegli strani pensieri. Ma non vede nessuno. Arriva un tram che si ferma proprio di fronte. Scende Francesco, che le allunga una mano e la invita a salire. Ginevra compie un balzo e in un attimo è sul tram ma soprattutto è fra le sue braccia.

    Si fa stingere e lo stringe. È come se avesse passato un tempo lungo senza di lui. È come se ora all’improvviso fosse già la sua donna, è come se quell’abbraccio potesse colmare un vuoto, che non conosceva, un grande bisogno di essere protetta, rassicurata. Francesco nota l’agitazione di Ginevra e pensa che l’effetto sorpresa sia riuscito. Le accarezza i capelli, le dà un bacio leggero sulle labbra e le dice Benvenuta a cena!. Lei alza gli occhi e scopre di essere in un ristorante!

    È il tram ATMosphere, una lussuosa carrozza allestita come ristorante d’epoca, su cui si cena facendo un lungo giro per la città. Si siedono e subito il cameriere versa due coppe di spumante fresco per un brindisi, sempre indispensabile per avviare un bell’incontro.

    È una cena d’atmosfera, in cui riescono a parlare profondamente forse per la prima volta, anche se sono già al quarto incontro. Lei gli confida di essersi anche preoccupata ma ammette che non poteva sorprenderla di più. Ginevra sembra un’altra persona. Francesco la percepisce diversa, tanto confidenziale, desiderosa di trovare con lui una specie di sensazione comune per condividere voglia e senso di legame. Lui è calmo, è fin troppo abituato a gestire le relazioni interpersonali. Ha un indubbio vantaggio professionale.

    Sa essere coinvolgente con autenticità, ora senza più tattiche né bisogno di sorprendere. Le chiede quali sono i suoi famosi momenti che non vorrebbe mai vivere con un partner. Lei risponde che ora non ha voglia di parlare di cose negative, ha voglia di assaggiare le loro confidenze più intime, proprio come le raffinate delicatezze del menù, accompagnato da un Chianti toscano. L’ambientazione del tram d’atmosfera è perfetta.

    La cena è stata buona e rilassante. Scendono al volo. Si guardano attorno, sono un po’ ubriachi. Sono in Piazzale Cadorna. Lui la prende per mano e la trascina a passo veloce verso il Noon.

    Entrano e si dirigono a destra, scendendo lungo le scale sempre per mano. Al piano di sotto, all’ingresso, c’è una bionda alta con un vestito rosso attillato, su tacchi vertiginosi. Francesco le dà un bacio sulla guancia e le presenta al volo Ginevra. Non sono nella lista della festa, ma gli amici degli amici riescono sempre a entrare.

    È il compleanno di Jessica, il cui fidanzato Antonio non ha badato a spese per festeggiarla.

    C’è il dj, c’è champagne a fiumi, ci sono ballerine e ballerini che danzano freneticamente, c’è anche un addetto alle luci, davvero psichedeliche.

    Prendono al volo due bicchieri dal vassoio di un cameriere.

    Si siedono su un divanetto appartato. La musica sale, i ballerini coinvolgono tutti a ballare. Le luci diventano rosse e basse. La musica sale ancora. Francesco prende il capo di Ginevra e la bacia, forte, bene, intensamente, con la lingua che le penetra dentro con la voglia di riempirla tutta di se stesso. Ginevra è alticcia ma sente bene le vibrazioni che passano fra le labbra e le lingue, che si prendono e mischiano. Le sue belle gambe sono tutte scoperte, fuori dal micro vestito. Francesco le sfiora la coscia mentre la bacia ancora con più energia. Il desiderio è acceso.

    La festa è lì di fianco, con gente che balla, canta, beve, suda. Loro sono lì per festeggiare se stessi, con il calore esploso lungo la sera, lungo la notte, lungo la vita. La musica impazza nel locale, il ballo è diventato frenetico e collettivo. Loro sono abbracciati dentro a questo momento d’intimità, che li fa sentire speciali, uniti, fuori dalla realtà che li circonda, dentro a un capitolo completamente nuovo che non credevano fosse così travolgente.

    Si avvicina una bella ragazza bionda con una specie di corona da miss in testa: Ciao, sono Jessica. Voi siete gli amici di Marta? Voglio un bacio d’auguri anche da voi.

    Si alzano velocemente, la baciano insieme entrambi su una guancia. Lei li prende per mano e li trascina verso il centro del locale e della festa. Chiama Gianni, il fotografo ufficiale della serata, e si fa riprendere in uno scatto, poi due, fra di loro.

    Andrete anche voi nell’album di questa serata! Grazie di essere venuti.

    Francesco e Ginevra ringraziano ma sono un po’ straniti per essere entrati in questo momento collettivo.

    Non si aspettavano di diventare così presto una coppia da album fotografico, stampato o addirittura pubblicato su un sito o su facebook, chissà… Si sentono dentro un percorso che li fa avanzare, per una strana serie di coincidenze o assolutamente per caso, in un copione che non sanno se scrivono o se forse è già scritto.

    Decidono presto di uscire. Lui si toglie la giacca blu e gliela posa sulle spalle. Arriva subito un taxi per andare a casa di lei, che è molto vicina.

    Arrivano. Lei apre la porta, accende una luce e mentre lui si accomoda sul divano gli porta un bicchiere di Coca Light. Gli chiede di aspettarla, deve andare un attimo in bagno.

    Francesco si rilassa e osserva il mappamondo antico di fianco al divano. Lo fa rotolare e appoggia il dito su un punto mentre si ferma. È in Francia, in zona Parigi. Cosa vorrà dire?

    Francesco si siede sul tappeto, con la schiena contro il divano. Entra una luce gialla soffusa attraverso la porta-finestra che dà sul balcone. Appoggia la testa all’indietro sul cuscino per rilassarsi. Ginevra appare silenziosa, con addosso una canottiera bianca di cotone, lunga, che le lascia scoperte le gambe e le spalle e soprattutto le esalta il seno. Si siede sul divano, dietro di lui, e prende con delicatezza la sua testa fra le cosce. Con le mani inizia a massaggiargli la fronte, poi gli occhi, lentamente, e poi sfiora, con le sue dita lunghe, le labbra, le schiude e le penetra dolcemente.

    Francesco alza la mano all’indietro e cerca le pieghe intime della pelle fra le sue cosce e la sente tutta bagnata. La sconvolge con le dita che si muovono senza sosta. Ginevra si agita, emette un gemito di piacere. Francesco continua, delicato.

    Ginevra si alza, gli sfila i calzoni, gli toglie i boxer. Gli sale sopra per fare l’amore. Sale e scende su di lui, lentamente e lungamente. Francesco è dentro l’estasi.

    Il piacere è penetrante, fisico, visivo, e diventa anche molto interiore. Ginevra trema, geme più forte e poi si inarca. Vibra con un impeto liberatorio. Lui si lascia andare allo stesso modo, con tutto il piacere dentro di lei, prolungandole il calore più intimo.

    La luce gialla ora le illumina piano il viso mentre lei lo bacia. Francesco sente le sensazioni che ballano con i pensieri, volteggiano nella stanza. Si interroga sulla potenza di questa donna, che venti giorni prima lo guardava in seconda fila al banco del convegno.

    Fare l’amore così può far decollare una storia, può far sbocciare il desiderio di viverla con intensità.

    Fare l’amore la notte del venerdì ha un sapore speciale, perché al risveglio c’è il profumo del caffè e insieme di un weekend nuovo d’entusiasmo.

    Ginevra si alza per prendere una coperta, poi torna e trascina un cuscino giù dal divano e trasforma il tappeto nel loro giaciglio, in questa notte tenera in cui i sogni saranno distesi.

    Questa volta non serve chiedere Vuoi restare a dormire con me?.

    CAPITOLO 2

    Camminano nel fresco del sabato mattina.

    L’accompagna a fare un po’ di spesa. Nessun impegno, nessun programma, nessuna voglia di farne. Ginevra ritira un grande sacchetto con alcuni vestiti della lavanderia. Entrano in drogheria e lei decisa sa dove cercare le cose essenziali e quelle più buone. Alla cassa il saluto del titolare è caloroso e di grande ossequio, quasi eccessivo. Francesco si diverte nel vedere come questa sua… amica, compagna, donna, sta in mezzo alla gente e che effetto fa. Gli piace essere lì, in un ruolo non definito ma certamente ben più avanzato rispetto all’incontro precedente.

    Non si è mai posto troppi interrogativi né scrupoli nell’affrontare una conoscenza, una nuova frequentazione femminile. Ma ora è lì, con Ginevra che gli appare speciale. Francesco ha saputo aspettare ed è stato fondamentale. Non l’ha cercata con insistenza, ha atteso che il tempo del desiderio scandisse le sue ore e i suoi minuti. Il tempo del corteggiamento è sempre importante, con Ginevra ancora di più.

    Sembrava così lontana l’idea di una possibile relazione. Ora non c’è nessuna determinazione, nessuna parola in più, ma l’intima percezione che stia cambiando qualcosa. È inspiegabile come sia e da dove venga questa sensazione. Ma è proprio così. Non si può sbagliare quando la si avverte nelle sfumature sorridenti della propria intimità.

    E Francesco ha la netta convinzione che lei provi le stesse emozioni.

    E il fatto che non abbiano parlato al risveglio, a colazione, camminando per mano sotto i grandi alberi che gli dedicano foglie rosse cadenti, è rassicurante. Entrambi sanno che non c’è nulla da dire, che stanno bene, che sono sereni in un sabato mattina per le vie del centro, senza la solita fretta, senza bisogno di nulla, solo di essere insieme.

    Ginevra lo porta al caffè Deseo. Si accomodano a un tavolo con i divanetti e ordinano due bicchieri di spumante.

    La cameriera è carina, Francesco la osserva mentre scrive le ordinazioni sul taccuino. Ginevra dolcemente gli prende la mano, lo guarda; lui accenna un sorriso, lei stringe più forte.

    Ti dico le tre cose, ricordi, quelle che non vorrei mai subire: le bugie, stupide e inutili; una storia parallela, vissuta di nascosto se stai uscendo con me pausa. Non mi aspetto un chiarimento sul nostro vederci e frequentarci, non pensarlo! Ricordi il mio motto… autenticità e spontaneità! Sono convinta che anche senza nessuna regola sia importante avere sempre e comunque rispetto di alcuni principi, che nel mio caso corrispondono alle mie paure.

    Che cosa ti è successo? le chiede quale storia hai vissuto con queste situazioni?.

    Ginevra lo guarda, si irrigidisce, l’espressione cambia. Tace. Lui aspetta. Lo guarda: Non ne parlo più da un po’ di tempo. Ho smesso di farlo con le mie migliori amiche. Ho litigato con mia madre. Ho deciso che non devo condizionare la mia vita con questo passato importante….

    Francesco tace ma è diventato veramente curioso.

    Ne ho parlato con pochi uomini con cui sono uscita ed è stato deleterio sentirmi giudicata, vedere che si allontanavano a ogni mia parola in più. Forse ero pesante, agguerrita, raccontavo con odio femminile, trasmettevo sete di vendetta…

    Francesco inizia a preoccuparsi; in effetti ora il tono e lo sguardo di Ginevra sono diversi. Le riprende le mani, che intanto stavano gesticolando, e le dice: Se te la senti ok, se no, non è un problema, me ne parlerai quando sarai tranquilla e avrai voglia di sfogarti.

    Ginevra percepisce incredibile calma, equilibrio, e desidera continuare. Nessun uomo l’aveva mai rassicurata con tanta naturalezza e comprensione come sta facendo ora Francesco.

    Ho voglia di raccontarti la mia vita ed è anche normale che lo faccia se dobbiamo conoscerci. Sono stata sposata, anzi formalmente lo sono ancora. Sono separata ma non ancora divorziata!

    Francesco analizza le frasi al volo e respira sollevato. Credeva fosse qualcosa di più terribile, irreparabile.

    Il racconto riprende: Ci siamo sposati in fretta, quasi quattro anni fa. Sembrava una cosa straordinaria, la favola più bella che si possa vivere. Riccardo, così si chiama, è un bel ragazzo. Ha tre anni più di me. È pieno di spirito d’iniziativa, forse anche troppo, ma è un inconcludente, uno che vive alla ricerca di progetti da realizzare, che inventa facilmente e poi abbandona presto. Può permetterselo, perché è solo, senza responsabilità; la sua famiglia gli ha lasciato un patrimonio importante e lui ora vive a Londra, più per divertimento che per impegno. Gestisce con amici un pub-ristorante, dove si fa musica dal vivo. Ma vengo al cuore della vicenda cercando di non dilungarmi troppo. Mi tradiva e io l’ho lasciato. Un anno fa. Mia mamma ne ha fatto una tragedia, ho quasi annullato i rapporti anche con lei. Non poteva accettare che la sua unica figlia si separasse; secondo lei io dovevo perdonarlo e riappropriarmi di un ruolo decisivo, da moglie, comunque. Ma vedi, il problema vero è che mi tradiva da più di un anno con una mia amica! Io per mesi lo vedevo sempre meno e sempre più di fretta, impegnato com’era a chiudere a Milano un’attività commerciale improduttiva per aprire a Londra il nuovo club. Così aveva la scusa per stare via parecchi giorni. Io non potevo seguirlo, avevo un incarico importante, facevo l’interprete presso un centro culturale che stava organizzando un convegno mondiale, dove ero coinvolta spesso anche all’improvviso, a seconda delle visite dall’estero, e con continui documenti da tradurre. Un giorno ho provato a verificare se ciò che mi raccontava era effettivamente la verità.

    Si interrompe; beve un sorso di vino dal calice e assaggia una tartina. Lo guarda perché nell’enfasi del lungo racconto non si è accorta di come lui la stesse seguendo, con quale espressione, interessata o di noia. Basta un suo cenno del capo, con occhi di attesa, per continuare.

    Per farla breve, ho scoperto nel giro di pochi giorni, senza neppure dovermi impegnare troppo, che con lui a Londra c’era spesso anche lei; altre amiche sapevano della cosa, che andava avanti da un bel po’ di tempo. Pausa, magone in gola, accenno di una lacrima.

    Lei è il mio contrario; sicuramente molto attraente, una bionda tutta esteriore, senza grandi interessi, se non vestiti, feste nei locali e viaggi… E lui quella vita gliela stava garantendo! pausa. A me solo le briciole di dialogo, divertimento, sesso. Ora non credo che si vedano più, neppure mi interessa saperlo. Ma il massimo è che lui ha rigirato il problema su di me. La colpa era mia… Io, con tutti quegli impegni definiti ‘intellettuali’, ero poco disponibile a seguirlo, a condividere le sue follie. E lì mia madre ha fatto il resto, mettendosi in mezzo e criticando la mia decisone immediata di lasciarlo, di fargli trovare tutte le sue cose da una cugina, di non avergli dato una chance. Certamente non ho ancora superato questo choc di doppia separazione affettiva. Anche da mia madre mi sono allontanata rispetto a prima. Il mio atteggiamento così sicuro, apparentemente indipendente, è una corazza che mi sono costruita in questo ultimo anno. Andrei avanti a parlare per ore, ma non voglio stancarti. Ne ho sempre parlato pochissimo e invece con te sento una gran voglia di confidarmi, perché? Lo guarda. Anche lui la sta osservando.

    Un accenno di sorriso reciproco, contemporaneo.

    Ginevra gli sembra improvvisamente fragile, più giovane, quasi una ragazzina sola, tremendamente sola. Tutta la determinazione e l’ostentazione di autonomia che aveva fiutato in lei nei precedenti incontri, tutta la forza sensuale e poi sessuale che ha goduto, tutta l’importanza culturale e professionale ora non ci sono più. Lì di fronte ha un bellissimo pulcino bagnato e impaurito.

    Si alza e si siede di fianco a lei. Le appoggia un braccio sul fianco e con l’altra mano le inizia a fare carezze sul capo e sul viso. Ginevra si abbassa su di lui, si lascia coccolare. Esattamente dodici ore prima, a poco più di un chilometro di distanza, in un altro locale di tendenza erano abbracciati, quasi nella stessa posizione, ma le sue mani le sfioravano tutta la sensazionalità erogena. Ora le accarezza l’anima, la parte ferita, le cicatrici; sa che non deve dire nulla, basta un abbraccio di comprensione. Non c’è nulla di definito, fra loro. C’è il piacere di essersi conosciuti, incontrati, già amati fisicamente, e ora c’è il suo gesto, unica risposta immediata e silenziosa a tante parole. Ginevra è fra le sue braccia. Da un altro tavolo un’altra coppia li sta guardando, furtivamente. Lei sembra quasi morbosamente invidiosa di loro, così vicini e stretti.

    Decide di strafare e alza con cura il viso di Ginevra, tutto nascosto fra le sue braccia. La bacia, bene, tanto.

    Lei risponde con labbra, lacrime e poi anche con la lingua. Da tanto tempo non piangeva e non si lasciava andare così. Ne aveva bisogno. Aveva bisogno di incontrare un uomo che sembra comprensivo e che la spinge a confidarsi, a darsi, a baciarsi in un bar dove sono tutti attenti al comportamento, al look, allo stile, alla loro apparenza. Ginevra e Francesco appaiono come una coppia affiatata, che si vuole bene, dentro un momento di dialogo e confidenza. La coincidenza è sempre a portata di mano. La decisione di partecipare a un convegno ha scatenato la magia incredibile e incisiva del loro incontro.

    Non si devono parlare per capire di essere vicini, lo sono.

    Lo hanno intuito negli sguardi furtivi al convegno. Lo hanno capito negli sguardi d’aspettativa alla prima cena. Lo hanno sentito la prima volta nel grande letto, lo hanno vissuto nella notte di un venerdì che non dimenticheranno. Lo provano ora in un sabato mattina che è sempre il giorno più bello della settimana, anche per accorgersi che ci si sta baciando dentro a un bar figo, come due liceali, come due fidanzati.

    Ginevra si asciuga le lacrime, causa di un pianto spontaneo che Francesco cerca di interpretare con una domanda impegnativa: Pensi di riuscire a superare questa forte delusione?.

    Ginevra lo osserva, non ha risposta, è come se le chiedesse di risolvere tutto il suo irrisolto inconscio interiore. Non è facile, mi sono buttata nel lavoro ancora di più, ho selezionato duramente le amicizie, ho deciso di guardare avanti pensando agli uomini come elementi per puro svago. Ho provato ad andare in analisi ma mi sembrava di perdere del tempo, quello che dovevo capire in fondo già lo sapevo: un matrimonio affrettato, dialogo sempre più scarso, troppa normalità, subentrata con le fedi al dito, rispetto all’entusiasmo del periodo di fidanzamento. E poi anche una certa differenza di ambizioni culturali. Non rinnego Riccardo come personaggio coinvolgente, ma ho sbagliato pensando di conoscerlo profondamente. L’ho amato, tanto; è l’unico uomo con cui ho anche provato a fare un figlio, che però non arrivava.

    Francesco la interrompe con gli occhi: E sei certa che oltre alla delusione e alla rabbia sia finito del tutto l’amore?.

    A volte mi sono chiesta se la durezza della mia reazione non sia soprattutto una questione di orgoglio totale. Non per perdonarlo, non c’è proprio nulla da perdonare, ma per non avergli praticamente mai concesso di parlare come chiedeva, di provare comunque a chiarire. Io non avevo bisogno di averlo sempre al mio fianco ogni giorno, mi bastava la certezza rassicurante del matrimonio. E poi la storia di Londra era un progetto in comune. Sistemato il locale, lo avrei seguito definitivamente.

    Parli sempre al singolare, non hai mai usato un noi.

    Lo so, me l’hanno già detto. Credo che farò fatica a riappropriarmi del concetto del noi. Forse è anche per questo che ti sto raccontando la mia storia. Mi sono interrogata nei primi giorni in cui abbiamo iniziato a sentirci, incontrarci. Non mi sembrava vero di essere così disponibile, slanciata, pronta a viverti e a far sì che succedesse quel che doveva succedere. Mi sono sentita pronta anche per un’ennesima nuova immediata delusione. Ho frequentato in questo ultimo anno alcuni uomini. Uno ha provato a fare il consolatore e mi sono stancata. L’altro era rigoroso, metodico, troppo noioso. Nonostante tutto, mi piace divertirmi e giocare, te ne sei accorto. La vita va vissuta. Mi diverto con le mie amiche, e anche con me stessa ora sono serena.

    Ginevra si rende conto che è diventata un fiume in piena. Basta un accenno di domanda e le viene istintivo parlare e spaziare anche oltre alla domanda stessa. Come mai? Sente che ha di fronte un personaggio originale ma completo, che la ascolta davvero e sa intuire le sfumature fra parole e situazioni. Francesco non chiede, accenna, non pretende, è disponibile e la sorprende.

    È lì con lei come se qualche forza superiore l’avesse mandato. Ne aveva parlato anche a nonno Arturo, nei suoi dialoghi immaginari, di fronte allo specchio grande della sala, ingiallito dagli anni. Nonno, ho conosciuto un uomo che mi affascina… E la risposta immaginata era stata chiara: Fidati del tuo istinto e vedrai che non puoi sbagliare!.

    Francesco non può ancora rappresentare nulla ma le appare come un angelo che si è materializzato. Ha perfino rifiutato un lavoro per cui avrebbe dovuto allontanarsi da Milano per almeno una decina di giorni. Non adesso, ora è tempo di ricominciare a respirare questa brezza ottobrina che profuma ancora di estate. Si alza, questa volta va lei a pagare.

    Escono dal locale e Ginevra gli dice di seguirlo, vuole mostrargli una cosa. Arrivano a casa di lei e lo invita a salire sulle scale oltre il suo piano. Arrivano nella zona soffitta, entrano e vanno avanti fino in fondo, dove c’è un terrazzo. Proprio lì, nel sottotetto, gli mostra, senza avvicinarsi troppo, un grosso nido di rondini. "Sono arrivate tutte le primavere, per parecchi anni. Un anno fa le aspettavo ma non sono tornate. Poco tempo dopo mi sono separata… Ho pensato che era stato un segnale incredibile e strano. Sono tornata spesso, quasi ogni sera, ma le rondini non c’erano. Mi fermavo qui seduta a sentire l’aria tiepida della primavera che faceva sbocciare ogni fiore, con naturalezza, proprio mentre io mi spegnevo. E ho pianto qui, tanto. Lontano da tutti, lontano anche da me stessa.

    Alcuni giorni fa, mentre venivo a portare in soffitta delle vecchie cose superflue, ho scoperto che si infilavano nel nido due passerotti. Ho sentito un fremito, profondo. Ho pianto quasi istericamente, di una strana gioia. Ho provato a sperare che fosse un nuovo segnale. Era una mia primavera interiore a inizio autunno. Forse anche per questo, pochi giorni dopo, ho accettato il tuo invito a uscire".

    CAPITOLO 3

    Avere due rapporti intimi significa avere una relazione?

    È una gran bella domanda. Se la stanno ponendo entrambi, ma non se la dicono. Anzi, il fatto di non aver bisogno di chiarire proprio nulla è particolarmente rassicurante. Sono uguali. Porsi troppi interrogativi, cercare conferme verbali, stabilire prospettive comuni non interessa a nessuno dei due.

    Si stanno conoscendo. Hanno fatto l’amore con una forte intesa, senza fretta di farlo. Stanno colmando entrambi un bisogno: trovare un partner, condividere entusiasmi. Hanno fatto un brindisi alla spontaneità e gli sta portando fortuna.

    Ginevra risponde a una telefonata. È Barbara, la sua amica che è abituata a passare da lei ogni sabato dopo pranzo per un caffè di aggiornamento e chiacchiere.

    Ovviamente chiama per sapere come comportarsi.

    Ginevra con naturalezza le conferma che l’aspetta.

    Barbara ha trentanove anni portati alla grande. Mora con occhi scuri, di gran classe. Arriva molto sportiva, proprio da ritrovo in cucina. Ginevra le apre e la bacia sulle guance ma aggiunge un abbraccio lungo che vuole dire tutto. La sua amica sente il calore che le passa addosso, da donna a donna, sensazione e percezione. L’amicizia è un sentimento immenso, e la sua bellezza si eleva in questi momenti che fanno capire la vicinanza. Si accomodano nella cucina delle confidenze. La moka del caffè inizia a cantare, le parole sono già in volo.

    Francesco si presenta sulla porta, con una camicia azzurra fuori dai jeans e i capelli arruffati. Ginevra si alza e gli dà un bacio furtivo sulle labbra, lo prende per mano e gli presenta Barbara.

    Bevono il caffè e fanno conoscenza, poi lui con intuito maschile inventa la scusa di voler leggere un libro e salutando se ne va in camera da letto, distante dalla loro conversazione fra amiche.

    Mi piace! esordisce Barbara. Ti sei convinta, finalmente, dopo le incertezze di alcuni giorni fa!

    Non sto pensando a nulla, ho messo da parte la mia razionalità, le paure, ogni possibile riflessione. Sto cercando di fare un salto nel passato, nel senso che voglio tornare indietro nel tempo a quando avevo meno di trent’anni e non ragionavo sulle storie d’amore. Francesco mi sembra come me, concentrato sulla forza dell’emotività, senza pensare e progettare. In questo momento è bello così. È qui con me senza neppure lo spazzolino da denti; stamattina siamo andati a comprarne uno e sta usando il mio deodorante. Stasera saremo ancora insieme a cena? Sinceramente non lo so; ci spero, ma non ci voglio pensare.

    A me puoi dirlo, ti sta facendo passare dalla mente i tuoi fantasmi? Hai pensato ancora a Riccardo in questi giorni? Silenzio, lungo.

    Molto meno, quasi nulla, e ho dormito meglio, senza svegliarmi. Poi oggi ho avuto subito il coraggio di parlare a Francesco del mio matrimonio, della separazione.

    Barbara la fissa decisa: Ma gli hai raccontato proprio tutto?.

    Più o meno!

    Barbara smorza la serietà del tono; è una donna intelligente ed esperta. Capisce che l’amica è in un bel momento e deve goderselo, finalmente, senza troppi patemi. Mi viene in mente che un paio di sere fa, in un film, ho sentito questa frase: ‘Avere due rapporti intimi significa avere una relazione?’ Mi è piaciuta e ho pensato a te. Volevo scrivertela in una mail, però con un bel punto esclamativo, ironico, per caricarti, ma mi hai anticipato!

    Proprio in questo momento confidenziale suona il cellulare. È Daniela, un’altra amica comune, che non poteva passare al rituale ritrovo del sabato. Invita entrambe a cena la sera stessa, insistendo per avere subito una conferma. Barbara conferma la sua presenza, Ginevra non sa cosa rispondere e si appella al bisogno di consultarsi prima con Francesco. Daniela cerca di essere ancora convincente e si salutano, nell’attesa dell’aggiornamento.

    Ginevra ne approfitta per smarcarsi dall’interrogatorio. Adesso parliamo di te cara, dov’è Antonio?

    È andato a Monza da un amico, a cercare dei vecchi dischi in vinile da comprare, almeno così mi ha detto. Stasera conto di venire con lui, a costo di andare a prenderlo con il guinzaglio. È da un po’ di giorni che stiamo filando dritto, senza discussioni.

    Discussioni, una parola che smuove interiormente Ginevra. Quante discussioni con Riccardo, nell’ultimo periodo prima della separazione. Si estrania un attimo con la mente. Già, Riccardo! Dove sarà e cosa starà combinando. Barbara le chiede se pensa di portare Francesco alla cena. Ginevra è assorta e assente. Barbara insiste: Ehi, ci sei?!.

    Ginevra ritorna nel presente: Stavo pensando che in effetti è da qualche mese che non so nulla di Riccardo. Cosa farà? Starà con una donna?.

    Barbara interviene decisa: amica mia cerca di goderti finalmente la vita e lascia perdere i fantasmi del passato!. Ginevra scuote la testa e sembra convinta.

    Barbara allora riprende in mano la gestione della conversazione e la butta di proposito su chiacchiere più leggere. Alle 16 Barbara va via.

    Il sabato pomeriggio è l’unico momento in cui può dedicarsi a sistemare la casa. E soprattutto se Antonio rientrando da Monza decidesse davvero di passare da lei, come le ha accennato, vuole esserci, non vuole perdere l’occasione di un pomeriggio insieme.

    Nel salutarsi Barbara insiste perché vengano alla cena.

    Ginevra sistema la cucina, allunga uno sguardo in camera da letto per capire se lui è sveglio, ma non c’è luce. Socchiude piano la porta e va in sala alla sua scrivania. Accende il pc e decide di finire una traduzione che la sera prima non era riuscita a completare.

    Quando lavora è abituata a tenere la musica accesa. Oggi però non riesce proprio a concentrarsi… È sabato pomeriggio, forse è meglio staccare del tutto e riprendere lunedì mattina. Non le piace tradurre così, tanto perché deve farlo. Vuole trovare sempre le parole giuste per trasmettere non solo i concetti ma anche le sfumature e le atmosfere che i testi descrivono.

    Decide di navigare su facebook. Va a vedere la pagina di Francesco. Lui ha parecchi contatti, più di 1300. I più sembrano di lavoro ma tante sono donne.

    Poi apre lo spazio di ricerca e scrive Riccardo Brancati.

    Esce la sua immagine nel quadratino. La clicca. Aggiungere amicizia? No, non lo fa e non lo farà, per principio! È come riaprire all’improvviso un incubo retroattivo. Vorrebbe curiosare ma non è pronta. Si chiede perché ha fatto quel racconto così intenso e accorato a Francesco, poche ore prima. E quelle lacrime che pensava di aver dimenticato? La domanda diventa un macigno. Si sente finalmente capace di gestire il suo nuovo stato, non di facebook ma esistenziale, dentro una nuova dimensione di vita da single. Ma allora perché questo sfogo così intenso, con il primo uomo che le interessa veramente? Si corica sul divano, prende in mano una rivista, come a cercare qualche distrazione. Sfoglia pagine senza leggerle, solo un’occhiata alle foto. I pensieri volteggiano e fanno capriole contorte.

    Riccardo forse purtroppo è ancora lì, dentro a questo porsi strane domande. Nel non voler sparire proprio ora che può affrontare una nuova storia. È strano, ha aspettato da mesi questo momento, essere attratta da un uomo che la possa portare oltre il passato. Ora è tutto a portata di mano, anzi nel suo letto, nella camera più intima, delicata, dove sul cuscino c’è il profumo, dove di notte si addormenta da sola e sente il vuoto fra le lenzuola, dove ha sognato dormendo e anche da sveglia, quando non riusciva a dormire.

    Riccardo… si rende conto che lei non gli ha mai veramente concesso di provare a giustificarsi, ma neppure ha provato a capire perché era tutto crollato: intesa, armonia, fiducia, stima, il matrimonio appunto.

    E l’amore? Era, è davvero finito? Del tutto? Perché oggi questi dubbi? Un altro pensiero vestito da fantasma bianco entra nel volteggio del già affollato momento riflessivo. Il ricordo di una sua confessione, un momento difficile. Un’ammissione terribilmente grave: dopo circa un anno di matrimonio, aveva ammesso che prendeva la pillola. Gli aveva mentito. In modo grave. Forse quanto o più di una confessione di tradimento. Dopo un paio di mesi in cui lui era convinto che insieme stessero provando con entusiasmo a cercare un figlio, una sera, lui l’aveva provocata. E la sorpresa era stata forte. Lei gli aveva svelato e ammesso: "Ho ricominciato a

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