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Transfert. L'illusione di una giovane donna di trasferire al terapeuta i sentimenti provati per lui, pretendendo d'esserne gratificata, proprio quando la sua mente è invasa e condizionata da una fallace, scompensante realtà soggettiva, incapace di contrastare l'invadenza dell'irrazionale.
LinguaItaliano
Data di uscita5 mar 2015
ISBN9786050362428
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    Anteprima del libro

    Transfert - Sandro Forlani

    30

    Capitolo 1

    Il Dottor Paolo Brezzi, psichiatra, valutando la situazione, si sentiva imbarazzato ogni qualvolta Roberto lo invitava a casa sua. I figli capricciosi, la moglie ingorda di pasticcini, la suocera, un po' troppo avanti negli anni, incapace di seguire un discorso al di fuori dei ricordi del marito, ormai scomparso. Ma quel pomeriggio doveva andare per poter sanare i molti rifiuti del passato, sempre coperti da troppe bugie. Appena arrivato, si stupì della quantità di persone presenti. Ritrovò compagni d'università, amici perduti di vista e tante, tante facce nuove. Stordito da quella nuova situazione, chiese al suo amico cosa mai rappresentasse quel raduno e lui gli rispose a voce alta.

    -Il mio anniversario di nozze!

    Aggiungendo agli anni il nome di un cristallo o di una metallo prezioso, di nessun significato per Brezzi occupato a salutare tutti. Dette i regali ai bambini, alla moglie ed alla suocera, quindi accettò volentieri un bicchiere di champagne, lui astemio, per poter fare il brindisi corale.

    Passato il momento euforico si sentì prendere sottobraccio da Roberto e trascinato verso un gruppetto di ragazze. Curiose di sapere chi fosse, cominciarono a chiedere e lui, come sempre rispose strizzacervelli. Allora una di loro si avvicinò chiedendo dove aveva lo studio e lui rispose porgendole un biglietto da visita, per cui lo vollero anche le altre quattro, quindi si sentì in obbligo di chiedere quale fossero le loro attività e, ad una ad una, porgendo la mano

    -Silvia ingegnere progettista.

    -Jenny avvocato e controllo delle attività aziendali nell'area legale.

    -Carla laureata in economia e commercio specializzata in marketing.

    -Marta laureata in scienza della comunicazione e PR free lance.

    -Si rivolse all'ultima rimasta, piuttosto taciturna

    -E lei cosa fa?

    -Sono Enrica attrice, ma all'inizio.

    Intervenne la PR

    -Se fare Ofelia nel circuito del Piccolo di Milano vuol dire all'inizio!

    Mentre Carla e le altre assentirono.

    -E Nora ne La Casa di Bambola e altre interpretazioni importanti, altroché all'inizio. È giovane ma strada ne ha già fatta poi si è famosi quando si è riconosciuti per strada, lei non può già uscire da sola!

    Enrica non rispose e guardò Brezzi come per invitarlo a mettersi in disparte con lei, ma lui dovette rispondere alla chiamata di Vera, moglie di Roberto e, chiedendo scusa, corse via.

    -Roberto mi ha raccontato del tuo matrimonio. Mi dispiace.

    -Sei mesi di vita insieme me lo chiami matrimonio? Non sopportava i miei impegni di lavoro.

    -Beh, però questo lo sapeva già prima di sposarti.

    -Lo so ma forse li dimenticò

    -Meglio così Paolo, voglio dire, senza la responsabilità di eventuali figli.

    -L'ho lasciata andare incontro al suo destino.

    Poi Vera chiamò ad alta voce il marito.

    -Roberto! Suonano alla porta ci saranno i ragazzi, vai ad aprire per favore.

    -I ragazzi?

    Chiese Brezzi

    -C'è un basso, una tastiera elettronica e una batteria, così facciamo quattro salti.

    -Mi piace questa iniziativa.

    Disse subito convinto Brezzi e Vera, a completamento

    -Anche per far piacere a Roberto, sempre occupato con l'azienda.

    -Scusa, ma quel gruppo di ragazze sono sue dipendenti?

    Chiese incuriosito Paolo.

    -Si due sono socie, l'avvocato e l'ingegnere, Carla e Marta hanno pure rapporti con l'azienda, mentre Enrica è nostra amica

    -Veramente un bel team.

    -Roberto è contento poiché è nel campo dell'impiantistica e delle costruzioni industriali. È successo tutto in poco tempo.. Un'azienda venne a trovarsi improvvisamente in difficoltà per la morte del titolare, lui l'ha saputo per primo, una banca si espose, finanziandolo. Così Roberto lasciò quell'impiego inadeguato per un bravo architetto qual'è lui. Scusa mi fa segno, forse per mettere a posto il complessino. Ci vediamo.

    Così, cominciava a divertirsi con persone affabili e di compagnia. Ballando con Enrica, lei trovò il tempo di chiedere se poteva ottenere un appuntamento nel suo studio e Brezzi lo fissò per due giorni dopo, alle quindici.

    Finita la festa dopo aver salutato tutti, andando verso casa pensò con piacere al suo amico, trovato con un' attività in pieno sviluppo e la moglie molto più emancipata dal loro ultimo incontro. Al giorno stabilito, Enrica suonò alla porta dello Studio del Dottor Paolo Brezzi e sedutasi di fronte a lui non riusciva a nascondere il suo imbarazzo al che, accorgendosene, Brezzi le fece la domanda di rito

    -È alla sua prima esperienza di questo tipo?

    -Si e, come vede, sono molto agitata

    -Calma. Nulla uscirà da queste mura di quanto diremo se lei non ne darà il consenso e le rivelazioni dovranno essere fatte in sua presenza.

    -Grazie dottore, a parte il nostro incontro in casa dell'architetto Moroni, il suo nome mi era già stato raccomandato dal professor Santi.

    -Caro Santi!

    -Era amico di mio padre.

    Disse Enrica mentre Brezzi aggiunse

    -Collaboriamo alla stesura di un libro, ora per la verità un po' trascurato. Dunque perché è qui da me?

    La incalzò Brezzi.

    -Sa ch'io faccio l'attrice, ma con lo pseudonimo di Miriam Valenti.

    -Lei è Miriam Valenti dunque! Mi fa piacere conoscerla. Non ho mai avuto tempo per il teatro, ma ho letto molte recensioni su di lei e da queste sembra rappresenti proprio il futuro del nuovo teatro italiano. Brava! Ora mi dica il suo problema.

    -Il mio primo problema, poiché sono due nella realtà, è la mente prigioniera dei personaggi ch'io interpreto.

    -Al punto da esserne soggiogata?

    Enrica rispose subito.

    -Menomata nel mio essere, certamente si.

    -Cioè non si sente più se stessa quando avviene questo fenomeno?

    -Esattamente. Praticamente vengo annullata parzialmente per far posto al personaggio.

    -Di solito quanto dura questa intrusione?

    -Secondo i casi e comunque nell'ambito del contatto verbale con gli altri.

    -Mai quando è sola?

    -Mai.

    -In questi casi di autosuggestione, per prima cosa occorre ricostruire il soggetto nella sua essenza più vera, ed io lo farò ogni qualvolta ne avrò l'occasione però non garantendole al momento di riuscirci. A questo punto possiamo emettere un primo parere su di lei nell'asserire la sua determinazione, poiché ha deciso di risolvere il problema. Ora mi dica. La figura dominante tende a farle perdere la sua autostima?

    -No questo non accade mai.

    -Sa perché a un certo punto non si palesa più?

    -Non lo so. È una cosa grave dottore?

    -È un fenomeno implicato nell'insieme di una sindrome chiamata Asperger. Lei ha un ragazzo?

    -No. Cioè uno studente vive nella mia villa in attesa di una sistemazione, ma non vi è alcun rapporto sentimentale

    -È mai stata sposata?

    -No. Facciamola breve, sono vergine a ventitré anni poiché ho avuto esperienza soltanto nel gioco del dottore e l'ammalata quando ero bambina. Ecco così ha la panoramica completa.

    -Sente il bisogno d'avere un compagno?

    -No. Perché una brutta esperienza a nove anni con mio patrigno me lo ha impedito.

    -Dica pure chiaramente, qui non ci ascolta nessuno.

    -Sono nata in Irlanda. Mio padre ingegnere italiano aveva costanti rapporti direttamente con l'Italia attraverso un suo corrispondente a favore della sua attività. Mia madre irlandese, parlava, e parla tutt'ora correntemente italiano, perfezionato, penso, dopo aver conosciuto mio padre ed io abitavo con loro nel verde della periferia del paese in una grande e bellissima villa.. Quando mio padre morì in un incidente aereo, dopo alcuni anni, mia madre diede asilo a un celibe di età avanzata, senza parenti, in cambio di tutti i suoi averi in denaro liquido, terreni e costruzioni. Ma non vorrei distorcere la figura di mia madre, persona stimata in tutto il paese. Provvide alla ricostruzione della chiesa nonché di un palazzo per le famiglie bisognose, cattoliche o meno, a locazione gratuita. Quindi la posso definire una persona giusta, anche nell'occasione della mia partenza per l'Italia mi mise a disposizione, tramite regolare atto notarile, tutto quanto mi competeva sia dell'eredità di mio mio padre, sia della quota dei suoi averi personali e come erede universale dei suoi beni alla sua morte..

    -La ringrazio per quanto confidatomi, ora mi racconti l'esperienza col patrigno.

    -Lui durante il giorno se ne stava costantemente a fumare e a leggere sulla porta della legnaia. Avevo otto anni ed ero felice d'andare dalla zia per poter stare un pomeriggio con mia cugina. Però dovevo passare per il sentiero della legnaia, quando un giorno mi sentii afferrare improvvisamente per la vita come per trascinarmi via, ma fortunatamente la veste si strappò ed io fuggii in sottoveste. Giunta da mia zia, raccontai il fatto e le dissi se potevo alloggiare in casa sua. Lei telefonò subito a mia madre raccontandogli il fatto e chiedendole se poteva tenermi presso di se poiché, ormai avevo paura anche in casa mia, sapendo quell'uomo libero di girovagare a suo piacere anche se alloggiava in una stanza da solo. Mia madre si sentì in dovere di mandarmi tutte le mie cose nella mia nuova abitazione con promessa di farmi visita sovente. Nel nuovo paese mi feci nuove amiche e amici e mi sembrò di rivivere. Partecipavo ad un'attività di riti sessuali, con miei coetanei e coetanee, ove ormai tutto era previsto, armonico e d'intesa.

    -Perché da sua zia?

    -Perché ero e sono molto amica di mia cugina, cinque anni più grande di me.

    -Lei è vergine per una sua decisione di non avvicinare ragazzi o uomini della sua età o per il fatto della tentata violenza?

    -Questo non saprei dirglielo ma non sono attratta ne da uomini ne da donne e questo è il secondo problema.

    -Cosa ne è di sua madre oggi?

    -A suo tempo si risposò con uomo degno, vedovo, con una figliai mia coetanea, verso la quale, a tutt'oggi, ho un ottimo rapporto. Comunque posso ritenermi una persona benestante, con proprietà e liquidi in Irlanda e in Inghilterra. Fu Sara a convincere sua madre a trasferirsi in Italia ove lei si diplomò in pianoforte ed io mi laureai in Storia dell'Arte.

    -Quindi lei è persona di cultura oltre che ottima attrice.

    -Si dallo studio di Storia dell'Arte, parlo e scrivo perfettamente inglese, gaelico e italiano. Me la cavo molto bene anche con il francese, nazione ove ho fatto alcuni viaggi di studio.

    -Ho detto ciò poiché fino ad ora lei sembra voglia apparire costantemente la vittima e mai il boia. Come mai? Ha fatto soltanto cose giuste?

    -Una cosa giusta, secondo me è aver abbracciato la professione teatrale il resto sono eventi casuali ove la mia volontà ha poco spazio. La fama, specialmente quella teatrale, è cosa molto effimera, basta ingrassare un po' ed eccola svanire. È una bellissima illusione, ma quando avrò raggiunto una certa età, nessuno si ricorderà più di me. È soltanto una mia grande passione e voglio coltivarla finché mi sarà permesso. Sentendo i registi, i personaggi gli ho già dentro basta sollecitarli ed eccoli pronti.

    -La presenza di questi personaggi nella sua mente inizia , quando esce di scena?

    -A volte si a volte no.

    -E quando, è si?

    -Se nella vita reale nasce un avvenimento simile a quello accaduto sulla scena.

    Brezzi la interruppe

    -E lei ritorna con la memoria al lavoro svolto, quindi.

    -Non sono sicura sia questo il meccanismo o se è il mio essere ad esigere la presenza del personaggio, malgrado mi tormenti.

    -Esigenza?

    Chiese Brezzi

    -Nella realtà dell'interpretazione in scena, posso dire di sentirmi bene se ho il personaggio dentro di me, ma fuori scena, mi creda, è un grande disagio.

    -Per oggi basta.

    Disse Paolo.

    -Ci vediamo dopodomani alla stessa ora. Va bene per lei?

    -Benissimo.

    Al pomeriggio del giorno stabilito Enrica suonò alla studio del Dottor Brezzi.

    --Buon giorno dottore.

    Disse Enrica sedendosi sulla solita sedia.

    -Buon giorno Enrica.

    Rispose lui e proseguì

    -Mi dica oggi, per esempio, chi è?

    -Quando non lavoro, come in questo periodo, per mia volontà, onde potermi curare, sono il personaggio meglio riflettente la persona frequentata. Oggi qui con lei sono Nora di Casa di Bambola di Ibsen

    -E perché Nora?

    -Nella storia di Nora tutti vedono soltanto il lato negativo. Lascia la famiglia come fosse una ribelle desiderosa di una sua autonomia, ma lei, nella realtà, è prigioniera di un uomo superficiale, trattata come una bimba, senza avere il giusto peso nell'ambito di chi la circonda.

    -Con ciò, mi vuole significare, quanto lei, con me, si sente manipolata tanto da volerne fuggire?

    -Quindi non sono mai personaggio fino in fondo, mai non nel suo modo di agire, ma nel suo modo di essere.

    -Giusto. Un concetto reale. Non voglio scoraggiarla, ma queste terapie comportano un continuo monitoraggio delle fantasie che si vanno concretizzando via via nella mente della paziente.

    -Cioè io potrei diventare inguaribile a causa di un sistema costruito su me stessa da me stessa?

    -Questo è certo. Ha proprio azzeccato.

    Paolo volle perfezionare il ragionamento di Enrica aggiungendo

    -All'inizio tenteremo di ricostruire la sua personalità originale.

    -Cortesemente dovrebbe spiegarmi più esaurientemente questa ultima frase

    -Noi, costruiremo tre profili dell'attuale Enrica. Il primo come contaminata dalla doppia personalità. Il secondo nel punto critico di eliminazione dell'elemento contaminante. Il terzo liberata dal personaggio disturbatore. Quando termina il suo turno, di scena, anche se parzialmente, lei usa dar corso, in tale lasso di tempo, a certe sue esigenze personali impellenti?

    -Si questo accade quasi sempre

    E ridendo aggiunse

    -Specialmente andando al bagno.

    -Mentre sta compiendo questa funzione, il personaggio è presente o no.

    -Non è presente

    -Deve avvenire nella sua mente una distrazione importante, come può essere una minzione, per natura non procrastinabile nel tempo, Questo suo disturbo lo giudicherei, arbitrariamente, affinché lei capisca meglio, un problema di intossicazione mentale dovuto alla sua esagerata dedizione verso la sua professione. Quindi lei soffre di dipendenza.

    -Dottore è molto chiaro e preciso nell'individuare situazioni per me molto ostiche.

    -Vorrei dirle una prima verità: lei deve cominciare a fidarsi di questa nuova Enrica in costruzione e poi si vedrà, strada facendo quali aggiustamenti applicare.

    -Per potermi liberare da questa schiavitù quanto tempo occorrerà secondo lei

    -Sinceramente non saprei.

    -Diamoci delle tappe. Al momento mi è stata concessa, per la stagione estiva, un'assenza di sei mesi dalle scene, salvo il verificarsi di fatti eccezionali. Ce la faremo a far emergere la nuova Enrica in questo lasso di tempo?

    -Signorina non posso garantirle nulla perché siamo all'inizio e non sono ancora al corrente di tutte le sue eventuali patologie.

    E subito Lei rispose

    -Non mi drogo, non sono innamorata, non ho hobby particolari, i miei amici sono gli amici di Vera e Roberto e gli amici del professor Santi. Non esco molto da sola poiché mi riconoscono, ma sempre in compagnia di almeno due persone.

    Appena Enrica ebbe terminato, il dottor Brezzi si mise a scrutare l'agenda tentando di spostare alcuni appuntamenti.

    Al termine concluse

    -Potremmo riprendere domani. Se mi lascia il numero del suo cellulare, entro sera, potrò confermarle l'ora. Ha tutto il pomeriggio disponibile?

    -Si

    -Allora attenda la mia telefonata. A domani.

    Il Dottor Brezzi, confermò per le tre pomeridiane del giorno dopo.

    Paolo andò ad aprire al suono del campanello ed Enrica apparve sorridente. Si sedettero ai loro soliti posti

    -Sono pronta.

    Disse scherzosamente Enrica

    Il dottore prese atto di questo atteggiamento positivo e affermò soddisfatto

    -Oggi andiamo meglio, mi sembra.

    -Stiamo formando una nuova Enrica e questo fatto comincia a incuriosirmi

    -Oggi è qualcuno?

    -Oggi sono un po' Enrica e un po' Nina di Čechov

    -Abbiamo già ridotto l'intervento del personaggio a quanto pare

    Disse il dottor Brezzi aggiungendo

    -Oggi vedremo di mettere in difficoltà la mente. Lei dovrebbe usare come un mantra L'attore conosce il personaggio, mentre il personaggio, essendo irreale, non può conoscere l'attore.

    -Mi sfugge il significato.

    -Eseguiamo una traslazione da un personaggio ad una poesia. Siamo pronti?

    -Sono pronta.

    -Allora interpreti quando c'è scritto in questo foglio

    Enrica prese coscienza del contenuto, quindi cominciò

    -Tre fiammiferi uno per uno accesi nella notte. Il primo per vedere il tuo viso tutto intero. Il secondo per vedere i tuoi occhi. L'ultimo per vedere la tua bocca. E l'intera oscurità per ricordarmi queste cose, mentre ti stringo fra le braccia.

    -Quale personaggio la perseguiterebbe.

    Enrica alzò il viso con gli occhi pieni di lacrime.

    -L'amore da me mai conosciuto. Mi scusi, come attrice non dovrei commuovermi, ma sono cosciente di non essere in scena.

    -L'amore come un individuo?

    -No come un sentimento.

    -Allora, in questo caso, non si è manifestata una persona fisica ma un qualcosa di astratto?

    -Esatto

    -Chi o cosa si è materializzato in lei figurativamente?

    -Due persone di sesso diverso abbracciate.

    -Aggiungiamo ancora alla nuova Enrica un ulteriore concetto che la possa definisca ulteriormente: desidera amore

    Disse serio il dottor Brezzi.

    – È vero

    - Abbiamo allontanato dalla sua mente il concetto di persona fisica e abbiamo scoperto che lei desidera essere amata. Allora mia domanda è cosa mi sta nascondendo? Forse c' un qualcosa che le vieta di amare e lei sa cos'è? Noto una forte emozione anche se lei fa il possibile affinché non trapeli. Infatti è esplosa mentre interpretava Prévert.

    Ora scendevano grandi lacrime con il volto impassibile

    -Dottore è possibile non conoscere amore e interpretarlo alla perfezione in scena?

    -Calma Enrica. Ancora una volta fugge dall'argomento base. Se dovesse interpretare la parte di un'assassina non per questo lo deve essere nella realtà.

    -La mancanza di non provare amore mi sconvolge.

    -Non vorrei ripetermi, ma lei nasconde qualcosa proprio in questo preciso punto. Faccio un discorso terre. Lei è bellissima, non ha difetti fisici. Sappiamo tutti e due quanto sia corrispondente l'inserimento del personaggio disturbatore proprio quando lei ha una specie di attacco autistico. Perché? Teme di essere toccata? Dobbiamo valutare cosa succede con questa. Me la può leggere?

    -Certo vediamola. È ancora Prévert?

    -Si

    Rispose Paolo ed Enrica lesse

    -In che giorno siamo noi. Noi siamo tutti i giorni amica mia, noi siamo tutta la vita amore mio. Noi ci amiamo, noi viviamo. Noi viviamo noi ci amiamo e noi non sappiamo di ciò che è la vita. E noi non sappiamo di ciò che è il giorno. Noi non sappiamo di ciò che è l'amore.

    -Sembra l'inno della mia disperazione!

    -Oggi aggiungiamo al profilo di Enrica: vorrebbe amare, ma non può. Le sembra giusto quanto ho scritto?

    -È giustissimo Dottore.

    -Allora mi deve spiegare con parole sue, perché non può. Se dovessi fare una diagnosi di quanto ha detto, direi d'avere di fronte una paziente chiusa in se stessa. Lei ha un segreto e lo difende molto bene.

    - Il personaggio di Nina interpretato un anno fa è il più potente, mi ribello ma lui insiste e fa in modo ch'io pensi di non essere stata la causa di un omicidio.

    -Non capisco.

    -Nel mondo di Čechov. il futuro è il grande assente. Personaggi incapaci di trasformare i ricordi in memorie, vivono del passato con i suoi eventi ormai perduti nel tempo e debbono essere rappresentati senza motivazione alcuna per il domani. La vittima di questo ambiente è Konstantin. Oppresso dalla madre scrittrice ed ex grande attrice, innamorato di Nina. Questa invece fugge con un altro uomo, più anziano di lei, Trigorin. Nina però ritorna, affronta Konstantin confessandole di non amarlo. All'inizio dell'opera qualcuno spara ad un gabbiano uccidendolo. Pari al colpo sull'innocuo animale, Konstantin si uccide, forse per non aver saputo conquistare la persona amata, o per l'incapacità di individuare il proprio posto nella vita.

    -Rimorso di Nina?

    -No perché lei si sente fuori dalla tragedia per cui io sono costretta a viverla com'è.

    -Questa fase esistenziale, quindi, scompensa lei donna inserita nel nostro attuale modello sociale, o no?

    -No

    -E invece la risposta è si.

    -Dovrebbe essere così

    -Negando Nina, ha creato un microspazio nella sua mente, come una porta strettissima, ma unica via, per fuggire da dove lei oggi è tenuta in ostaggio dal personaggio.

    -Vuol farmi capire quanto il mio disturbo è complesso tanto da non rendermi conscia dei miei sentimenti?

    -No poiché poi ha convenuto quanto inconsciamente ha provato.

    -Sarò io a volerlo tener dentro, soffrendo terribilmente?

    -Senta Enrica è venuto il momento di vedere le cose come veramente stanno. Con Nina è riuscita a sfuggire al personaggio un'altra volta a si sta ribellando al condizionamento che opera su di lei, allora scriviamo della nuova Enrica, ha trovato il microspazio per sfuggire al personaggio persecutore.

    -È una buona cosa?

    -È una buona cosa perché fa capire a lei quanto può essere labile oltreché inutile, la presenza dell'intruso. Abbiamo imboccato la strada giusta. Ho preferito scegliere il campo poetico, eliminando così il solito modello troppo tangibile della presenza umana,

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