Lui, lei e la Route 66
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Info su questo ebook
Lui, un uomo con una disabilità innamorato della vita.
Anna resta in panne su una strada provinciale mentre infuria un nubifragio, e chi la soccorre è un giovane uomo in carrozzina: Luca. Gli smartphone non funzionano. La pioggia non smette di scrosciare. Non c’è altro da fare che abbandonare l’auto e dirigersi al coperto.
Anna e Lucatrascorrono un’intera notte insieme, da soli, in una baita. Si scontrano. Si confrontano. Si scoprono. Il flusso delle emozioni si presenta alla loro coscienza grazie ai ricordi di un viaggio che Luca ha fatto in America, sulla mitica Route 66. Perché il viaggio è sempre un’avventura che ti fa varcare i confini di ciò che credevi di conoscere. Perché viaggiare significa impadronirsi di un altro sguardo e poi ritrovarsi a riferire gli stessi episodi con parole nuove.
Riusciranno a crescere interiormente? Riusciranno ad accogliere l’uno le fragilità dell’altro?
Antonio Spica nasce nel 1977 in Sicilia, in un paesino in provincia di Palermo. Fin da piccolo nutre due passioni: le moto e il mare; ama inoltre viaggiare e conoscere nuovi luoghi e abitudini. Quando ha 27 anni un brutto incidente in moto lo costringe a vivere la sua vita da quel momento in carrozzina ma, grazie al suo carattere positivo, al suo amore per la vita e al supporto della sua famiglia, decide subito di lottare e riorganizzare la nuova condizione con prospettive di opportunità. Nel 2014 fonda l’Associazione Access Emotion, che promuove il turismo accessibile e responsabile. Ha intrapreso il Cammino di Santiago di Compostela in carrozzina e percorso la Route 66 in handbike: le avventure narrate in questo romanzo sono state vissute in prima persona da lui.
Laura Ferraresi vive a Firenze, dove lavora nel sociale su incarico di Enti e strutture private e conduce corsi di formazione pedagogica per il personale docente di asili nido e scuole materne. Collabora come consulente psicopedagogica al progetto “Il Marciapiede Didattico Disabilita il Pregiudizio” dell’Associazione ADRA Italia Onlus. Ha inoltre condotto programmi radiofonici su argomenti sociali ed educativi sull’emittente Radio Voce della Speranza ed è autrice di diversi articoli e pubblicazioni sul tema del pregiudizio, tra i quali la raccolta di racconti per ragazzi Alla scuola della Grande Quercia pubblicata da AdV Edizioni.
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Anteprima del libro
Lui, lei e la Route 66 - Antonio Spica
Lui, lei e la Route 66
Antonio Spica
Laura Ferraresi
Lui, lei e la Route 66
© 2019 Antonio Spica e Laura Ferraresi. Tutti i diritti riservati
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Cura grafica ed editoriale:
Scrittura a Tutto Tondo
Indice
Anna
Luca
Anna e Luca
Epilogo
Ringraziamenti
Gli autori
Anna
«Signora Vitale, nel suo nuovo romanzo lei racconta la storia di un bambino molto arrabbiato con i suoi genitori, con i suoi compagni, con il mondo intero. In alcuni momenti, la collera del personaggio rischia di esplodere: di trasformarsi in qualcosa di davvero pericoloso. Vuol spiegarci perché ha deciso di occuparsi di argomenti così forti, come la rabbia e la violenza che hanno per protagonisti i bambini?»
Sotto le luci dei riflettori, sotto gli occhi del pubblico in sala, Anna si prese un istante prima di rispondere.
«Abbiamo una visione dell’infanzia molto edulcorata» disse. «Lo riteniamo il periodo più bello della vita, ma nelle favole ci sono anche gli orchi e le streghe. Inoltre, non sempre il cattivo è là fuori; i bambini possono provare rabbia, manifestare indifferenza, e questi non sono altro che tentativi di proteggersi. L’infanzia, così come la vecchiaia, è la fase della vita meno tutelata in assoluto. A volte i genitori sono carenti, e a volte i figli cercano di superare le proprie paure in modi non del tutto sani. È questo che ho voluto raccontare nel mio libro.»
La giornalista la osservava con un’espressione perplessa. «Lei descrive un quadro molto negativo, signora Vitale» osservò. «Non pensa di esagerare?»
«Non direi. I miei libri sono un modo per scuotere gli animi, e se utilizzo immagini forti è perché ormai è necessario, per far arrivare il messaggio. Siamo tutti talmente bombardati da stimoli che riusciamo a percepire solo quelli che ci arrivano a volume alto.»
La giornalista decise di tagliare corto. «Ringraziamo Anna Vitale per la sua cortese presenza a questa matinée sull’argomento I lati oscuri dell’infanzia
. Vi ricordo che la scrittrice sarà lieta di firmare le copie del suo ultimo libro per ragazzi, Oscar che non sapeva amare, nella saletta blu. Grazie, grazie ancora a tutti voi.»
Uno scroscio di applausi inondò Anna, sorprendendola. Non si aspettava tanta presenza di pubblico, ma soprattutto non si aspettava che il suo lavoro fosse accolto così favorevolmente. Stavolta aveva proprio sfidato se stessa. Quando aveva parlato di questo suo nuovo progetto con Elisabetta, la sua agente letteraria, sperava in fondo che lei la scoraggiasse; sperava di essere fermata prima che i suoi pensieri prendessero forma e la spingessero all’azione.
Per Anna era sempre stato così: un’idea, un personaggio, una frase le entrava nella testa, e immediatamente lei si ritrovava a ticchettare sulla tastiera del suo computer, che aveva i tasti quasi consunti e le lettere scolorite in più punti. Diverse volte Elisabetta, che lei da sempre chiamava Betta, le aveva suggerito di comprarsi un PC nuovo, più avanzato, magari in grado di scrivere sotto dettatura, il che le avrebbe reso il lavoro più agevole. Ma Anna era troppo attaccata al suo vecchio e caro computer portatile, un po’ come coloro che restano affezionati alla propria stilografica.
Un pomeriggio lei e Betta si erano date appuntamento in un bar del centro. Davanti a un caffè, Anna le aveva raccontato l’incipit di Oscar che non sapeva amare e Betta aveva quasi lanciato un grido di gioia. «Promettimi che porterai questo libro a termine. Sarà il tuo più grande successo!»
«Ne sei sicura…? Non so, io temo di azzardare troppo… forse è bene lasciare che l’infanzia rimanga il periodo più bello della vita per tutti… quello a cui pensare con nostalgia quando, da vecchi, non avremo più la forza di guardare avanti.»
«Ti prego, non farti assalire dai dubbi… che ti prende? Hai sempre sostenuto: la Verità innanzitutto! Non vorrai fermarti proprio adesso?»
«No, assolutamente no. Scusami… ho avuto solo un attimo di incertezza. È già tutto passato. Da domani comincerò a scrivere però, ti prego, non chiamarmi ogni giorno per chiedermi come sta andando. Ti detesto quando fai così.»
«Prometto. Ma non farmi stare troppo tempo senza notizie.»
Non avrebbe mai creduto, allora, che quell’iniziale indecisione avrebbe lasciato il passo alla soddisfazione per il successo che stava ottenendo. Anna era elettrizzata. Adorava essere al centro del palco, parlare, rispondere alle domande con lo sguardo puntato dritto sul suo interlocutore, senza titubanze. Sapeva anche di essere una bella donna, sensuale e femminile, dalle movenze delicate, lente, mai brusche; si riteneva capace di sciogliere anche la persona più fredda, giocando come il gatto fa col topo, tra sorrisi dolci e parole dirette.
Non era sempre stata così. Aveva dovuto impegnarsi: ore di palestra, di jogging, e anche qualche lezione di recitazione. Si era plasmata giorno dopo giorno con una disciplina quasi militare, perché niente viene su da niente, come si diceva sempre; e tutto questo lavoro l’aveva resa sicura di sé. O almeno, convinta di esserlo.
Nella saletta blu, dove doveva firmare le copie del suo romanzo, era stato sistemato un grande tavolo; i libri erano impilati davanti a un vaso di bellissime calle bianche. Quella era l’unica richiesta tassativa che Anna faceva in occasione di ogni sua conferenza. Seduta a quel tavolo, cominciò a dedicare il libro a tutti coloro che lo desideravano. La cerimonia durò per circa un’ora, finché Betta, entrando nella saletta, non invitò il pubblico a uscire. Promise che Anna Vitale, quella sera, sarebbe stata presente alla proiezione del documentario Infanzia in bianco e nero, e che in tale occasione avrebbe dedicato tutta la propria attenzione a chi fosse rimasto senza dedica.
Poi le si avvicinò. «Anna» le disse a mezza voce «hai giusto il tempo di tornare in albergo e farti una doccia. Al ristorante abbiamo il tavolo prenotato per l’una e mezza.»
«L’una e mezza? Ma se è già l’una! Come pensi che ce la faccia, in mezz’ora?»
«Va bene, va bene, ci vediamo alle due. Ti ricordi la strada?»
«Sì, Betta, me l’hai spiegata cento volte.»
«Perché poi ti intestardisci a non seguire il GPS?»
«Sai benissimo perché… ho avuto un incidente seguendo quel cavolo di GPS, ho distrutto la macchina e quasi ci lasciavo le penne.»
«Come vuoi. Ti aspetto alle due.»
Si scambiarono un bacio e Anna si diresse a piedi verso il suo albergo.
Avrebbe voluto distendersi sul letto, lasciare che l’emozione le scivolasse di dosso e magari fare un breve pisolino, avvolta nel morbido piumino bianco, ma ogni cosa, anche il successo, ha un prezzo da pagare… aveva solo un’ora a disposizione per essere nuovamente fresca e presentabile: insomma, per essere al suo meglio.
Si spogliò e si diresse sotto la doccia, dopo aver raccolto i capelli sulla nuca. Non avrebbe avuto il tempo di asciugarli e acconciarli come a lei piaceva. Però che sensazione rilassante, l’acqua calda sulla schiena e sul viso… se lo stropicciò col sapone più e più volte. Quindi chiuse il rubinetto e liberò un sospiro, allungando un braccio per raggiungere il telo appeso al termo arredo; se lo avvolse sulle spalle e sedette per qualche minuto sulla tazza chiusa del wc, ferma, senza pensare a niente. Quando alla fine si strofinò il corpo e il volto con il telo, vi rimasero alcune macchie di mascara.
Accidenti, non si è sciolto con l’acqua!
pensò. Che stupida, ho usato un waterproof per paura delle lacrime… per fortuna ho con me il tonico.
Rimase avvolta nel telo e con una certa piacevolezza diede inizio al rituale del make-up. Adorava