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Terracinesi ribelli: I confinati
Terracinesi ribelli: I confinati
Terracinesi ribelli: I confinati
E-book478 pagine5 ore

Terracinesi ribelli: I confinati

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Info su questo ebook


Il confino fascista fu un passaggio importante nell’instaurazione della dittatura e nella progressiva distruzione dello Stato di diritto, divenne lo strumento centrale, sebbene non unico, della repressione politica. Risultò un provvedimento estremamente duro a causa delle difficili condizioni di vita cui furono sottoposti i confinati. Per la sua procedura, più veloce e agile rispetto a quella di un processo penale ordinario, questa misura fu facilmente applicabile: per essere assegnati al confino era sufficiente un mero sospetto di pericolosità, che talvolta si fondava sul giudizio e sull’arbitrarietà, tanto che poteva colpire tutti i potenziali oppositori, reali o presunti che fossero…
LinguaItaliano
EditoreVentus
Data di uscita18 giu 2024
ISBN9791256330256
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    Anteprima del libro

    Terracinesi ribelli - Carmelo Palella

    terracinesi-ribelli_cop.jpg

    © Pubblicato da Ventus, AliRibelli Edizioni Group

    Marchio editoriale indipendente

    Disponibile in rete e in libreria

    www.aliribelli.com – redazione@aliribelli.com

    È severamente vietato riprodurre, in parte o nella sua interezza, il testo riportato in questo libro senza l’espressa autorizzazione dell’Editore.

    Carmelo Palella

    TERRACINESI RIBELLI

    I confinati

    «Il popolo cornuto era e cornuto resta:

    la differenza è che il fascismo appendeva una bandiera sola

    alle corna del popolo e la democrazia lascia

    che ognuno se l’appenda da sé, del colore che gli piace,

    alle proprie corna.»

    Da Il giorno della civetta,

    Leonardo Sciascia

    https://cinquantalibri.com/2014/11/27/leonardo-sciascia-il-giorno-della-civetta-2/

    Sommario

    Antefatto

    Presentazione

    Capitolo I. Il confino

    Capitolo II. I luoghi della villeggiatura

    Capitolo III. L’esilio

    Capitolo IV. Lucania, la prescelta

    Capitolo V. I Terracinesi Ribelli

    Capitolo VI. Adrower Giuseppe, commerciante

    Capitolo VII. Agostini Mario, stuccatore

    Capitolo VIII. Antonelli Silviano, agricoltore

    Capitolo IX. Bianchi Mario

    Capitolo X. Bianchi Romeo, impiegato

    Capitolo XI. Borelli Angelo, laboratorio falegnameria

    Capitolo XII. Buanne Giuseppe

    Capitolo XIII. Campagna Giuseppe

    Capitolo XIV. Campoli Angelo Francesco

    Capitolo XV. Capponi Carlo, Direttore Banca di Santo Spirito

    Capitolo XVI. Carafa Domenico, Azienda produzione pavimenti

    Capitolo XVII. Cascarini Francesco, Martire di guerra

    Capitolo XVIII. Cascarini Giuseppe

    Capitolo XIX. Castaldi Domenico

    Capitolo XX. Cerilli Roberto

    Capitolo XXI. Ciarini Alessandro

    Capitolo XXII. Cipriani Cesare

    Capitolo XXIII. De Angelis Carlo

    Capitolo XXIV. De Rossi Armando

    Capitolo XXV. Della Fornace Antonio

    Capitolo XXVI. Della Rosa Vincenzo

    Capitolo XXVII. Di Stazio Pietro

    Capitolo XXVIII. Di Stefano Bernardino

    Capitolo XXIX. D’Urso Davide

    Capitolo XXX. Falovo Angelo

    Capitolo XXXI. Fatigati Roberto

    Capitolo XXXII. Favetta Giovanni

    Capitolo XXXIII. Florenzani Antonio

    Capitolo XXXIV. Iaboni Pietro

    Capitolo XXXV. Ierussi Giuliano

    Capitolo XXXVI. Innico Pio

    Capitolo XXXVII. Maiorca Luigi Settimio

    Capitolo XXXVIII. Masci Amerigo

    Capitolo XXXIX. Parisella Umberto

    Capitolo XL. Pavesi Tommaso

    Capitolo XLI. Percoco Giacomo, ferramenta

    Capitolo XLII. Pernarella Antonio Politico, mazziniano

    Capitolo XLIII. Pernarella Giulio

    Capitolo XLIV. Perotti Giovanni

    Capitolo XLV. Piazza Luigi

    Capitolo XLVI. Piccini Alfredo

    Capitolo XLVII. Polidoro Alfredo

    Capitolo XLVIII. Sisti Giuseppe

    Capitolo XLIX. Torri Giuseppe

    Capitolo L. Torri Guido

    Capitolo LI. Ventrone Agostino

    Capitolo LII. Vitali Luigi, proprietario terreni

    Capitolo LIII. Conclusioni

    Bibliografia

    Personaggi di rilievo

    Sitografia

    Antefatto

    Questo libro nasce da alcune necessità non più rinviabili.

    La prima è costituita da un fattore tecnico perché il libro, originariamente, si intitolava TERRACINA NEL VENTENNIO Cronache dalla città, ma verrà pubblicato in un secondo momento perché era già costituito da 562 pagine senza ancora l’inserimento della parte che riguardava diversi capitoli da ricavare dalla consultazione dei documenti che sono custoditi nell’Archivio Storico della città di Terracina, nel Palazzo della Bonifica Pontina, nel quale ho cercato in tutti i modi possibili e immaginabili (lettere al Sindaco, ai vari Assessori, alla Procura della Repubblica, alla Sovrintendenza, al Garante, al Presidente della Fondazione, a San Cesareo, a San Silviano e tutti i santi e i confratelli) di entrare per la consultazione fin dall’ottobre del 2020.

    La seconda necessità deriva dal fatto che il libro citato comprendeva la storia di alcuni numerosi concittadini che sono stati confinati dal Regime fascista; allora ho preferito modificarlo per sfoltire il libro originario, così che questo può assumere maggiore impatto con le storie personali che pochissimi conoscono.

    In sostanza si tratta di pubblicare un’importantissima costola di un corpo più complesso che riguarda i molteplici aspetti della storia di questa città avvenuta in uno specifico periodo storico, il ventennio, che si conosce, forse, a grandi linee, ma non certamente nei particolari accadimenti che sono avvenuti.

    Copertina del libro originario

    Presentazione

    Il libro prende il via dalla situazione che si creò successivamente all’attentato a Mussolini avvenuto il 31 ottobre del 1926;¹ a seguito di questo incidente il governo emanò il REGIO DECRETO n. 1848 del 6 novembre del medesimo anno² che consisteva in nuove leggi sulla pubblica sicurezza.

    In sostanza fu istituito il confino di Polizia,³ una misura di carattere sia politico che amministrativo.

    Dopo l’emanazione di questo decreto chiunque era ritenuto pericoloso per la sicurezza e l’incolumità pubblica poteva essere allontanato dalla sua abituale residenza e mandato, in modo coattivo e obbligatorio, in un altro luogo isolato dell’Italia, preferibilmente isole o zone sperdute del centro-meridione.

    Praticamente, poi, i provvedimenti venivano estesi anche nei confronti di coloro che, in qualunque modo, esprimevano il proprio dissenso nei confronti del Regime o che, a giudizio delle autorità, erano giudicati presumibili antifascisti.

    Insieme a questi soggetti venivano confinati anche gli ebrei,⁴ alcuni pregiudicati per reati comuni,⁵ i quali erano sospettati di spionaggio o attività antinazionale, ammoniti, sorvegliati speciali, espulsi dall’estero, oziosi, vagabondi, omosessuali e testimoni di Geova.

    Nel periodo che va dal 1926 al 1943 i colpiti da questo provvedimento ammontano a circa diecimila; quelli ritenuti eccezionalmente pericolosi venivano spediti al confino nelle isole di Lampedusa, Favignana, Ustica, Lipari, Ponza, Tremiti e Ventotene.

    Questo particolare regime restrittivo fu attuato nei confronti dei più pericolosi o recidivi in un periodo successivo all’evasione dei fratelli Rosselli, di Lussu e Nitti dall’isola di Lipari.

    Tutti gli altri confinati, giudicati non eccessivamente pericolosi, furono relegati in piccoli villaggi; quelli della Calabria, della Basilicata e dell’Abruzzo ne ospitarono il maggior numero.

    Solo nel 1939 fu istituita una prima colonia del lavoro che fu localizzata a Pisticci, in provincia di Matera, dove il regime obbligò il recupero dei confinati tramite il lavoro.

    Come si vedrà successivamente, durante la trattazione dei procedimenti riguardante anche i Terracinesi, la decisione dell’assegnazione al confino era decisa da speciali Commissioni Provinciali che, senza processo, avevano il potere di condannare gli indagati/arrestati/sospetti per un periodo da uno a cinque anni; questa regola non sempre veniva rispettata dal Regime, che spesso rinnovava la pena in modo automatico.

    A prescindere dai confinati Terracinesi del tutto sconosciuti anche ai cittadini di oggi (tranne qualche lontano parente) vogliamo invece ricordare nomi oggettivamente più famosi che successivamente hanno segnato/fatto la storia del nostro Paese.

    Tra i confinati politici più noti si ricordano: Ottavio Abbati, Giorgio Amendola, Mario Angeloni, Salvatore Auria, Giuseppe Aventi, Alessandro Bianconcini, Antonio Carini, Eugenio Colorni, Gioacchino Dolci, Filippo Andrea VI Doria Pamphili, Riccardo Fedel, Giovanni Fusconi, Leone Ginzburg, Antonio Gramsci, Riccardo Gualino, Carlo Levi, Luigi Longo, Terzo Lori, Emilio Lussu, Mario Magri, Curzio Malaparte, Guglielmo Marconi (partigiano), Gino Menconi, Francesco Fausto Nitti, Ferruccio Parri, Sandro Pertini, Carlo Rosselli, Ernesto Rossi, Luigi Rusca (letterato), Tonino Spazzoli, Altiero Spinelli, Ilario Tabarri, Umberto Terracini, Domizio Torrigiani, Adamo Zanelli.

    Carmelo Palella

    ¹ Dall’articolo «Un braccio sopra la mia spalla ha fatto fuoco contro Mussolini» di Claudio Santini, pubblicato su Copertina 1/2004 (cittametropolitana.bo.it): «Sono quasi le 17.40 del 31 ottobre 1926 e sta per concludersi la visita di 24 ore del Capo del Governo Benito Mussolini. Il corteo di auto diretto alla stazione percorre Piazza Nettuno prima di imboccare Via Indipendenza fra ali di folla acclamante. Ma ecco che arriva l’Alfa rossa, bassa, aperta, guidata da Arpinati affiancato dal Duce con, dietro, Dino Grandi e il sindaco Umberto Puppini. Al Canton dei Fiori rallenta, quasi si ferma, e in questo momento echeggia un colpo di pistola. Il proiettile sfiora ma non ferisce il Duce. Il tenente Pasolini (padre di Pier Paolo) distingue l’attentatore e gli afferra il braccio, aiutato dal pattugliante Giovanni Vallisi che strappa la rivoltella. La scorta di Mussolini si avventa sul ragazzo che è trascinato dall’altra parte della strada davanti al Bar Centrale. I pugnali fascisti escono dai foderi al grido di Morte!. L’auto col Duce riparte per la stazione. Il presunto attentatore, colpito a gragnola dai pugnali, è scaraventato dall’altra parte di Via Ugo Bassi, ai piedi di Palazzo d’Accursio, dove si accascia. Sono le 18.30 quando il corpo è portato in una stanza della vicina Polizia poi all’obitorio in Certosa, dove, ore dopo, è riconosciuto dal padre. Si chiama Anteo Zamboni, ha 15 anni e 8 mesi ed è figlio di Mammolo e Viola Tabarroni che vivono con la sorella di lei, Virginia, in Via Fondazza 14. Chi fu a sparare? Un complotto? Fascisti dissidenti? Un attentatore isolato? Un mistero italiano non ancora sciolto nemmeno dalle lapidi che, al Sacrario dei Partigiani alla Certosa, lo ricordano come Vittima giovanetta immacolata e all’angolo Nettuno-Bassi come Martire… per audace amore di liberta». https://shorturl.at/lzG4O

    ² https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:regio.decreto:1926-11-06;1848

    ³ https://dizionari.simone.it/2/confino-di-polizia

    ⁴ https://giustiemiliaromagna.it/linternamento-italiano-degli-ebrei-durante-la-seconda-guerra-mondiale/

    ⁵ https://shorturl.at/5JHhc

    ⁶ Con la colonia confinaria di lavoro si volevano bonificare le grandi paludi malariche, caratterizzate da miseria e da povertà atavica. Si diede così l’avvio nel 1938 a vari lavori di bonifica e agricoli; nel 1940 vi lavoravano già cinquecento confinati. Il risultato finale fu 750 ettari di terreno acquitrinoso messi a coltura, la realizzazione di case coloniche, di un centro agricolo e di un villaggio. https://www.comune.cinisello-balsamo.mi.it/pietre/spip.php?article646

    ⁷ https://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Confinati_politici

    Capitolo I. Il confino

    Questa misura restrittiva è cambiata nel tempo adeguandosi non solo alle esigenze politiche ma anche alla variazione del contesto sociale e ad alcuni fenomeni specifici di carattere territoriale.

    Il cosiddetto domicilio coatto fu introdotto per la prima volta all’interno della legislazione italiana nel 1863, con la legge n. 1409, meglio conosciuta come Legge Pica, come provvedimento provvisorio e di emergenza contro il fenomeno del brigantaggio, senza tuttavia produrre risultati significativi.

    Tale provvedimento fu introdotto in modo stabile nell’ordinamento dopo due anni quando venne emanato il primo Testo Unico di Pubblica Sicurezza che lo estendeva anche ai vagabondi e agli oziosi sospetti di alcuni reati.

    Successivamente, con la legge n. 294/1871, la misura fu estesa a tutti gli ammoniti e prevedeva un termine di applicazione minimo di sei mesi e massimo di cinque anni.

    Un’ulteriore estensione dell’applicazione dell’istituto ci fu nel Testo Unico di Pubblica Sicurezza introdotto dal REGIO DECRETO n. 6144/1889, quando l’ammonizione venne prevista anche per i diffamati sottoposti a procedimento penale e assolti: il domicilio coatto sarebbe stato comminato agli ammoniti dopo due contravvenzioni all’ammonizione, oppure dopo due condanne, sempre sussistendo la condizione della pericolosità per la sicurezza pubblica.

    Qualche anno dopo, il 1° gennaio 1890, entrò in vigore il Codice Zanardelli,¹⁰ con il quale il confino venne definito come «altra pena restrittiva della libertà personale» che abrogava l’esilio come condanna penale e stabiliva che «la pena del confino consiste nell’obbligo imposto al condannato di dimorare per un tempo non inferiore a un mese e non superiore ai tre anni, in un Comune indicato nella sentenza, a distanza non minore di sessanta chilometri, tanto dal Comune in cui fu commesso il delitto, quanto da quelli in cui gli offesi e lo stesso condannato hanno la propria residenza».¹¹

    Subito dopo, nel luglio 1894, il governo guidato da Francesco Crispi introdusse nuove disposizioni eccezionali¹² sul domicilio coatto per combattere le agitazioni contadine e operaie, aumentando l’applicabilità dell’istituto nei confronti di chiunque fosse stato processato per delitti contro l’ordine pubblico o contro l’incolumità.

    Arriviamo al periodo del ventennio che, a partire dal 1930, prevedeva la pena restrittiva personale del confino che consisteva nell’obbligo di dimorare in un luogo appartato e lontano.¹³

    Da pena di misura di polizia, il confino è stato successivamente dichiarato costituzionalmente illegittimo e sostituito dall’obbligo di soggiorno in un determinato comune, come misura di prevenzione.¹⁴

    Il soggiorno obbligato è stato un altro provvedimento giudiziario dell’ordinamento giuridico italiano che consiste nell’obbligo di soggiornare, con provvedimento del Tribunale, in una certa località per un certo periodo di tempo con la vigilanza delle Forze di Polizia.¹⁵

    Questo provvedimento è stato introdotto come misura cautelare dalla legge 31 maggio 1965 n. 575 per contrastare la mafia;¹⁶ venne poi abolito a seguito di un referendum abrogativo del 1995, ma il provvedimento ha disposizioni ed effetti simili contenuti in varie altre norme.

    Per esempio alcune norme del Codice delle leggi Antimafia possono essere applicate nei confronti di un indiziato per l’appartenenza ad associazioni di stampo mafioso o di soggetti particolarmente pericolosi per la sicurezza e l’ordine pubblico.¹⁷

    Quando andò al potere Benito Mussolini, con conseguente instaurazione del Regime Fascista, il provvedimento di confino fece parte delle misure di prevenzione del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza.¹⁸ Tali misure erano strutturate come semplici fattispecie di sospetto e funzionali alla repressione del dissenso politico: all’art. 185 e seguenti veniva stabilito che «Il confino di polizia si estende da uno a cinque anni e si sconta, con l’obbligo del lavoro, in una colonia o in un Comune del Regno diverso dalla residenza del confinato»¹⁹ e che «possono essere assegnati al confino di polizia, qualora siano pericolosi alla sicurezza pubblica: 1° gli ammoniti; 2° le persone diffamate ai termini dell’articolo 165; 3° coloro che svolgono o abbiano manifestato il proposito di svolgere un’attività rivolta a sovvertire violentemente gli ordinamenti politici, economici o sociali costituiti nello Stato o a contrastare o a ostacolare l’azione dei poteri dello Stato».²⁰

    Per completezza di informazione aggiungiamo che nel periodo repubblicano le disposizioni legislative contenute nel cosiddetto Codice Rocco²¹ (Il testo definitivo, accompagnato dalla relazione al Re, venne pubblicato con REGIO DECRETO n. 1398 il 19 ottobre 1930 ed entrò in vigore il 1 luglio 1931), vennero superate nel secondo dopoguerra dalla legge n. 1423 del 27 dicembre 1956, che recava nuove misure di prevenzione nei confronti delle «persone pericolose per la sicurezza e la moralità pubblica»,²² cioè per tutte quelle persone abitualmente dedite a traffici delittuosi che vivevano abitualmente con proventi di questi traffici oppure chi commetteva reati che offendevano o mettevano in pericolo la sicurezza o la tranquillità pubblica.

    Successivamente, la legge 31 maggio 1965 n. 575 ha previsto l’applicazione del soggiorno obbligato nei confronti degli «indiziati di appartenere ad associazioni mafiose» e introduceva le parole mafia e mafioso.²³

    Negli anni successivi, con la Legge Rognoni - La Torre n. 646 del 13 settembre 1982 venne chiarito che il soggiorno sarebbe dovuto essere «scontato in un comune o frazione non superiore ai 5mila abitanti, lontano da aree metropolitane e che sia sede di un ufficio di polizia».²⁴

    Dopo l’introduzione di una nuova modifica, l’art. 4 della legge 327 del 3 agosto 1988 stabiliva che il soggiorno obbligato dovesse essere scontato nel comune di residenza o dimora abituale, qualunque fosse la sua estensione.²⁵

    Nel 1993 venne ripristinato l’allontanamento del soggetto dalla sua residenza, per poi essere definitivamente abolito l’intero istituto del soggiorno obbligato con il referendum dell’11 luglio 1995.²⁶

    ⁸ https://www.wikimafia.it/wiki/Soggiorno_obbligato

    Idem.

    ¹⁰ https://shorturl.at/TgDWg

    ¹¹ https://www.wikimafia.it/wiki/Soggiorno_obbligato

    ¹² Legge n. 405 recante «Provvedimenti di Pubblica Sicurezza», approvata dalla Camera l’11 luglio 1894 e dal Senato il 19 luglio; Pacchetto di leggi anti-anarchiche: legge n. 314 sui reati commessi con materie esplodenti, legge n. 315 sull’istigazione a delinquere e sull’apologia dei reati commessi per mezzo della stampa, legge n. 331 portante la ripristinazione degli artt. 50 e 52 della legge n. 6144 (serie 3) del 30 giugno 1889 sulla pubblica sicurezza.

    ¹³ https://www.treccani.it/vocabolario/confino

    ¹⁴ Idem.

    ¹⁵ Nel 2014 il governo Renzi affermò di voler riorganizzare le forze di polizia con l’eliminazione delle funzioni doppie fra le varie forze e l’assorbimento del Corpo forestale dello Stato nelle altre forze di polizia. Ai sensi del dlgs 19 agosto 2016, n. 177, tale corpo è stato poi soppresso a partire dal 31 dicembre 2016 e personale e funzioni in gran parte assorbiti dall’Arma dei Carabinieri; sono state inoltre affidate in esclusiva alla Guardia di Finanza tutte le funzioni di polizia e di mantenimento dell’ordine pubblico in mare, fatte salve le competenze del Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera relative alla sicurezza della navigazione marittima e di ricerca e soccorso. Un riordino generale delle carriere è poi seguito con l’emanazione del d.lgs. 29 maggio 2017, n. 95. https://it.wikipedia.org/wiki/Forze_di_polizia_italiane

    ¹⁶ https://dizionario.internazionale.it/parola/soggiorno-obbligato

    ¹⁷ https://it.wikipedia.org/wiki/Soggiorno_obbligato

    ¹⁸ REGIO DECRETO n.1848 del 6 novembre 1926. https://www.wikimafia.it/wiki/Soggiorno_obbligato

    ¹⁹ https://shorturl.at/PETn8

    ²⁰ https://www.brocardi.it/testo-unico-pubblica-sicurezza/titolo-vi/capo-v/art181.html

    ²¹ https://shorturl.at/XnrJC

    ²² https://www.edizionieuropee.it/law/html/14/zn31_01_001.html

    ²³ https://www.adir.unifi.it/rivista/2010/tancredi/cap1.htm

    ²⁴ https://shorturl.at/A1Emi

    ²⁵ https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1988-08-03;327!vig

    ²⁶ https://it.wikipedia.org/wiki/Referendum_abrogativi_in_Italia_del_1995

    Capitolo II. I luoghi della villeggiatura

    Descriviamo in questo capitolo alcuni esempi dei luoghi dove erano relegati i condannati al confino; altri verranno indicati dai destinati Terracinesi più avanti nel racconto delle loro storie.

    I luoghi di villeggiatura²⁷

    Isole Tremiti (Foggia)²⁸

    Queste isole sono l’unico arcipelago italiano del mare Adriatico e si trovano a circa dodici miglia a largo del Gargano, nel nord della Puglia. Sono note anche come Diomedee²⁹ e rappresentano un piccolo angolo di paradiso che attrae ogni anno migliaia di turisti grazie al mare limpido, i fondali puliti, il clima gradevole, l’aria pura, la vegetazione rigogliosa, la natura ancora selvaggia e incontaminata, le baie e i promontori, le coste basse e sabbiose, ma anche alte e rocciose con falesie a strapiombo sul mare.

    In questo paradiso vi è l’isola di San Nicola, un’isola poco popolata (lunga poco più di un chilometro e mezzo, larga 450 m) che dal 1927 al 1937 diventò un luogo di deportazione per gli oppositori al Regime fascista condannati dalla Commissione speciale al confino. Su quest’isola erano prevalentemente reclusi i confinati condannati politici e la maggior parte dei testimoni di Geova.

    Nella piazzetta vicina al viale dove erano alloggiati i confinati fu eretto un monumento dello scultore napoletano Raffaele Fienca a ricordo di quegli avvenimenti.³⁰

    Ventotene (Littoria, oggi Latina)

    Partendo dal porto di Ventotene si saliva verso la piazza della chiesa e della Direzione della Colonia di confino, dove al centro storico corrispondeva la cittadella confinaria nella quale i relegati potevano abitare, passeggiare e vivere. I confinati non potevano accedere alla zona del porto e tutte le strade che conducevano verso la campagna; a loro era dedicata una piccola spiaggia, Calanava, che poteva essere frequentata in alcune ore del giorno sotto la sorveglianza degli agenti del confino.

    All’inizio la sede del confino era il Castello, ma dopo la costruzione dei padiglioni è aumentato il numero degli ospiti e divenne la sede della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale che, con carabinieri e altre forze dell’ordine, si occupò della sorveglianza.

    Foto: il Castello di Ventotene³¹

    Successivamente venne utilizzato, per la detenzione dei confinati, il carcere di Santo Stefano, una struttura penitenziaria costruita nel 1795. Pensato come bagno penale per criminali irriducibili, Santo Stefano cominciò ben presto a ospitare dissidenti politici; la prima ondata arrivò dopo la rivoluzione napoletana del 1799, le ultime col fascismo, fino alla chiusura nel 1965.

    Foto: Carcere di S. Stefano (Ventotene)³²

    Ricordiamo che qui sono stati imprigionati i patrioti del Risorgimento Settembrini padre e figlio, Giuseppe Poerio e Silvio Spaventa; briganti leggendari come Fra Diavolo, Carmine Crocco e Giuseppe Musolino; il regicida anarchico Gaetano Bresci; comunisti e padri costituenti quali Mauro Scoccimarro, Pietro Secchia e Umberto Terracini e, nella cella numero 36, anche un futuro presidente della Repubblica: Sandro Pertini.

    Pisticci (Matera)

    Questa colonia confinaria di Bosco Salice a Pisticci, l’unica in Italia, fu organizzata dal Regime fascista in modo tale da dare la possibilità ai confinati antifascisti di redimersi attraverso il lavoro.

    Questo luogo di detenzione nacque in un territorio dove le scarsità di comunicazioni interne e le condizioni sociali erano, e restarono in quel periodo, tra le più arretrate della nazione.

    Si diede così avvio nel 1938 a vari lavori di bonifica e agricoli; nel 1940 vi lavoravano già cinquecento confinati; il risultato finale fu 750 ettari di terreno acquitrinoso messi a coltura, la realizzazione di case coloniche, di un centro agricolo e di un villaggio.³³

    La colonia, che dipendeva direttamente dal Ministero degli Interni, nel 1939 divenne il primo vero campo di concentramento in Italia; erano addetti al servizio d’ordine: militi, ufficiali, carabinieri, ecc.

    I confinati politici furono sempre rispettati dalla popolazione, che spesso si dimostrò anche solidale con loro; molti erano anche i testimoni di Geova reclusi perché ritenuti avversari del Regime fascista per il loro netto rifiuto di svolgere il servizio militare.

    Lipari (Messina)

    La sede di Lipari fu un luogo di confino per italiani e stranieri, con una media di 383 persone costantemente presenti nella colonia.

    Da ricordare che da questa sede ebbe luogo la fuga di Emilio Lussu, Francesco Nitti e Carlo Rosselli.

    Ponza (Littoria, oggi Latina)

    Questa fu la sede di confino per tutti i dissidenti del regime, politici e non solo, un luogo dove venivano inviati solo gli elementi ritenuti più pericolosi dal Regime fascista, tra i più noti: Giorgio Amendola, Sandro Pertini, Pietro Nenni, Mauro Scoccimarro, Giuseppe Romita, Pietro Secchia, Umberto Terracini, Nello Traquandi, Vincenzo Calace, Francesco Fancello, Lelio Basso, Pietro Longo.

    La colonia di confino funzionava con un corpo di sorveglianza composto da carabinieri, agenti di polizia e militi fascisti al comando di cinque ufficiali.

    Sul piroscafo Giannutri, che faceva servizio da Napoli e da Gaeta per le Isole Pontine, non mancava mai una coppia di carabinieri con qualche confinato che, in catene, veniva tradotto a Ponza.

    Ai confinati, che venivano alloggiati prevalentemente nel carcere penale borbonico, era consentito muoversi in una piccola e ristretta area.

    Quando fu chiusa la colonia di confino di Ponza molti prigionieri furono deportati a Ventotene.

    Oltre a quelli citati, vi erano altri luoghi di confino come Ustica o quelli in provincia di Trapani: Lampedusa, Pantelleria e Favignana.³⁴

    Panorama di Ponza³⁵

    ²⁷ https://www.ponzaracconta.it/2020/10/07/viaggio-ai-confini-del-confino/

    ²⁸ www.isoletremiti.it

    ²⁹ Anticamente le isole erano denominate Diomedee, perché secondo la mitologia furono avvistate da Diomede, che reduce della guerra di Troia decise di fondarvi una colonia. https://hotel-gabbiano.com/le-isole-tremiti-tra-mitologia-e-storia/

    ³⁰ https://www.comune.cinisello-balsamo.mi.it/pietre/spip.php?article646

    ³¹ https://shorturl.at/ZLHgU

    ³² https://www.ilmondodegliarchivi.org/l-archivio-storico-del-carcere-ordinario-di-saanto-stefano-di-ventotene-tra-salvaguardia-e-valorizzazione/

    ³³ https://www.comune.cinisello-balsamo.mi.it/pietre/spip.php?article646

    ³⁴ https://www.comune.cinisello-balsamo.mi.it/pietre/spip.php?article646

    ³⁵ http://www.prolocodiponza.it/progettoPonza/confino.htm

    Capitolo III. L’esilio

    Il Regime fascista introdusse un’altra misura di pena già nota e applicata da secoli, ma qui fu applicata con una distinzione tra esilio interno, o confino, ed esilio esterno, ovvero la deportazione al di fuori della nazione di residenza.

    In sostanza, l’esilio consisteva nell’allontanamento, perpetuo o temporaneo, dalla patria.³⁶ Poteva essere eseguito mediante costrizione diretta o indiretta e come pena limitativa della libertà personale, ma anche come necessità di sottrarsi a persecuzioni o violenze politiche o civili; l’esilio assume allora la denominazione di volontario e non è l’equivalente di una pena.³⁷

    La voce exilium, presso gli antichi Romani, stava a indicare l’allontanamento volontario dal luogo di residenza; il reo, se prevedeva una condanna per un suo reato, si ritirava in esilio e se rientrava nel luogo abbandonato, poteva essere anche ucciso.³⁸

    Successivamente, l’esilio poteva prevedere la pena di morte acquisendo la forma di una interdictio aquae et ignis³⁹ e ogni cittadino ebbe il divieto di fornire al condannato alimenti e alloggio.

    Con l’imperatore Augusto la pena divenne deportatio (o relegatio), che spesso era eseguita su di un’isola dei territori dominati dai romani e poteva essere inflitta o con durata perpetua o con la morte.

    Durante il periodo medievale l’esilio, inteso come deportazione o come confino, entrò in conflitto con la disposizione germanica del Bannum-bando, per la quale era consentito a chiunque di uccidere il bandito che rientrava nel territorio in quanto diffidatus ad mortem.

    In seguito, l’esilio fu interpretato come espulsione dalla città (eiectio a civitate, expulsio de civitate, forestatio, missio ad praecepta extra civitatis districtum) o dal distretto di appartenenza ed era consentito di abitare in un luogo lontano (datio finium, confino).

    Il problema si risolse più facilmente con il progressivo frazionamento degli imperi e la costituzione dei nuovi Stati: bastava espellere gli esiliati dallo Stato di appartenenza.

    Ma sorse un altro problema: si potevano costringere gli altri Stati ad accogliere codesti elementi pericolosi?

    I giuristi filosofi del XVIII secolo ebbero, quindi, difficoltà a codificare il regime di esilio e a inserirlo nella scala delle sanzioni penali; si pensò allora di restringere la portata della sanzione con l’allontanamento solo in alcune parti del territorio nazionale.

    Quindi l’esilio divenne una sanzione da scontare o secondo l’istituto del bando, la relegazione o deportazione in altro Stato o in territorio d’oltre mare, oppure con un esilio locale, che poteva assumere la misura di pena preventiva e la natura di confino.

    Ma per i problemi sorti l’esilio fu gradatamente abbandonato perché fu giudicato inopportuna la sottrazione di un cittadino alla giurisdizione nazionale.⁴⁰ Per esempio, Cesare Beccaria⁴¹ giudicava inutile il provvedimento dell’esilio, in quanto non impediva l’operosità criminosa del condannato né la divulgazione delle sue idee politiche e l’attività politica nella nuova residenza.

    A questo provvedimento si andò largamente sostituendo il confino, e cioè l’allontanamento dalla propria residenza con l’obbligo di trasferirla in altro luogo determinato; ma l’esilio fu egualmente applicato localmente come misura di sicurezza diretta a prevenire la facilità e l’occasione di nuovi reati da parte di chi già si era dimostrato pericoloso con la consumazione di un delitto.

    La legislazione successiva sostituì, nella codificazione, alle pene dell’esilio la misura preventiva di interdizione di soggiorno in località determinate dal giudice.

    In Francia il codice penale (1810) prevede ancora la deportazione e la pena infamante del bando; con legge 29 maggio 1885 fu introdotta la interdiction de séjour. I codici austriaco e tedesco comprendevano tra le pene l’espulsione da un luogo o da una parte dello stato. Tra i più recenti, i codici penali albanese, turco e venezolano prevedono la pena del confino; il progetto di codice penale romeno (1928) la misura di sicurezza dell’interdizione di domicilio in determinate località. Il codice penale spagnolo (1929) prevede, tra le pene, la deportazione, il confino e l’esilio locale.⁴²

    La codificazione del Codice penale italiano del 1889 sopprimeva la pena dell’esilio locale e istituì il confino mentre il Codice successivo, approvato con il REGIO DECRETO 1399 del 19 ottobre 1930, non conteneva il provvedimento dell’esilio mentre invece fu incluso il divieto di soggiorno in alcuni comuni o provincie.⁴³

    In sostanza la misura di sicurezza aveva come fine la sottrazione del colpevole di un delitto dagli adescamenti o agevolazioni delle associazioni criminose e veniva applicata «a chi sia condannato per delitto contro la personalità dello stato o contro l’ordine pubblico, ovvero per delitto commesso per motivi politici o occasionato da particolari condizioni sociali o morali esistenti in un determinato luogo».⁴⁴

    Essa «si differenzia dalla pena del confino, oltre che per la sua natura amministrativa e per gli scopi di prevenzione specifica che son propri di tutte le misure di sicurezza in contrapposto alle pene, anche perché, se esso importa il divieto di dimorare nei luoghi stabiliti, ammette invece la libertà di andare in qualsiasi altro luogo».⁴⁵

    È altresì diversa dal confino di polizia, che è previsto dal Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza del 6 novembre 1926, n. 1848,⁴⁶ perché questa è una misura di polizia che trova motivo nella pericolosità sociale generica e non presuppone la consumazione di un delitto, accertata giudizialmente, e comporta inoltre l’applicazione di un soggiorno coattivo in luogo determinato dall’autorità.

    L’esilio fu usato dal Fascismo come forma di punizione, in particolare per gli oppositori politici del Regime; si trattava di comunisti, socialisti, demoliberali e liberali che, dal 1925 fino alla metà degli anni Trenta, diedero vita a un’opposizione sotterranea e di carattere cospirativo.⁴⁷

    Per concludere con l’argomento in questione, alla fine della Seconda Guerra Mondiale l’ampia area della penisola istriana, (Zara, Fiume e le isole del Quarnaro) fu al centro di un evento storico consistito nell’esilio forzato di non meno di 250mila persone, in larga parte italiane, coinvolgendo anche una componente di popolazione slovena e croata, costrette ad abbandonare i loro territori nativi passati sotto il governo jugoslavo del maresciallo Josip Broz Tito.

    In realtà le autorità jugoslave non emanarono mai disposizioni formali di tipo espulsivo che obbligavano la componente italiana a lasciare il territorio, ma le stesse autorità furono responsabili di continue pressioni morali e ambientali, tali da determinare per gli italiani una situazione di invivibilità, di fronte alla quale la strada dell’esodo si presentò come l’unica via percorribile.⁴⁸

    Gli esuli, opera di Josef Rolletschek (1899)⁴⁹

    Dante in esilio, opera di Domenico Petarlini (1865)⁵⁰

    Napoleone Bonaparte in esilio sull’isola di Sant’Elena, opera del pittore Franz Josef Sandmann⁵¹

    ³⁶ https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Beccaria

    ³⁷ https://www.treccani.it/enciclopedia/esilio_%28Enciclopedia-Italiana%29/

    ³⁸ Ibidem.

    ³⁹ Traduzione: «divieto di acqua e fuoco».

    ⁴⁰ https://www.treccani.it/enciclopedia/esilio_%28Enciclopedia-Italiana%29/

    ⁴¹ Cesare Beccaria Bonesana, marchese di Gualdrasco e di Villareggio (Milano, 15 marzo 1738 - Milano, 28 novembre 1794), è stato un giurista, filosofo, economista e letterato italiano considerato tra i massimi esponenti dell’illuminismo italiano, figura di spicco della scuola illuministica milanese. La sua opera principale, il trattato Dei delitti e delle pene, in cui viene condotta un’analisi politica e giuridica contro la pena di morte e la tortura sulla base del razionalismo e del pragmatismo di stampo utilitarista, è tra i testi più influenti della storia del diritto penale e ispirò tra gli altri il codice penale voluto dal granduca Pietro Leopoldo di Toscana. https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Beccaria

    ⁴² https://www.treccani.it/enciclopedia/esilio_%28Enciclopedia-Italiana%29/

    ⁴³ https://it.wikipedia.org/wiki/Codice_di_procedura_penale_italiano_del_1930#:~:text=Il%20codice%20di%20procedura%20penale,di%20procedura%20penale%20del%201913

    ⁴⁴ https://www.altalex.com/documents/news/2013/12/19/delle-misure-amministrative-di-sicurezza

    ⁴⁵ Ibidem.

    ⁴⁶ https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:regio.decreto:1926-11-06;1848

    ⁴⁷ https://www.memorieincammino.it/parole/esilio

    ⁴⁸ https://shorturl.at/QTOy3

    ⁴⁹ https://it.wikipedia.org/wiki/Esilio#/media/File:Josef_Rolletschek-1899-Die_Vertriebenen.IPG

    ⁵⁰ https://it.wikipedia.org/wiki/Esilio#/media/File:Dante_exile.jpg

    ⁵¹ https://it.wikipedia.org/wiki/File:Napoleon_sainthelene.jpg

    Capitolo IV. Lucania, la prescelta

    I Comuni della Lucania (odierna Basilicata) erano situati in località sperdute e difficilmente raggiungibili e durante il periodo del

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