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Il Sud Borbonico e le Verità Nascoste
Il Sud Borbonico e le Verità Nascoste
Il Sud Borbonico e le Verità Nascoste
E-book44 pagine54 minuti

Il Sud Borbonico e le Verità Nascoste

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Info su questo ebook

Dal 1861 ad oggi, lo stato italiano ha imbastito una narrativa distorta per alimentare il mito di una felice unità d’Italia. I libri di storia ufficiali sono tutt’oggi pregni di una retorica risorgimentale che, come stucco, basta grattare via per rivelare la bruttezza di un “Risorgimento” fatto di violenza e ingiustizia contro le moltitudini meridionali.
“Il Sud Borbonico e le verità nascoste” contribuisce a sfatare questo mito attraverso un innovativo metodo analitico-deduttivo che ha prodotto risultati sorprendenti. 
LinguaItaliano
Data di uscita7 feb 2019
ISBN9788833462783
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    Il Sud Borbonico e le Verità Nascoste - Rosalino Grasso

    italiano.

    I. L’insabbiamento della questione meridionale

    La vera storia dell’Unità d’Italia

    Se ci ponessimo la domanda «cosa si intende per Questione meridionale italiana?», molti di noi probabilmente non sarebbero in grado di fornire una risposta precisa, anzi molti di noi non riuscirebbero affatto a dare una risposta.

    Cercheremo oggi, alla luce delle recenti tesi storiografiche revisionistiche, ormai ritenute indiscutibili in quanto fondate su documenti storici originali, di dare una spiegazione veritiera e scevra da agiografie di sorta.

    Subito dopo l’annessione forzata del Regno delle Due Sicilie al Piemonte di Vittorio Emanuele, le figure di Francesco II e della regina Maria Sofia, sovrani in esilio, furono screditate¹. Il re Francesco fu tacciato di debolezza e incapacità, e il suo Real Esercito di viltà e incompetenza. La regina Maria Sofia fu accusata di prostituzione grazie a un abile fotomontaggio che la ritraeva in pose erotiche; fotomontaggio che fu spedito a tutti i governi d’Europa e a Francesco II stesso, conosciuto peraltro come figlio della Santa. In seguito fu appurato che le fotografie in questione erano state create ad arte, ad opera di una coppia di fotografi che vivevano di ripieghi – tali Antonio Diotallevi e Costanza Vaccari – i quali, venuti a contatto con cellule piemontesi in azione di spionaggio a Roma, si adoperarono per la fattura, peraltro poco riuscita, del montaggio fotografico.

    Ogni sorta d’influenza sull’opinione pubblica venne attuata per impedire che la sconfitta militare dei Borbone e la rivolta del popolo meridionale ai piemontesi si legassero ad atti e fatti eroici.

    Prima della campagna contro il Regno, persino Ferdinando II, cattolicissimo, fu accusato dal primo ministro inglese Gladstone di essere un tiranno brutale e feroce, fino ad essere definito negazione di Dio.

    Dopo aver realizzato la Malaunità si cercò di nascondere la vera essenza della ribellione che arrevotava (leggasi metteva a ferro e fuoco) tutto l’ex Regno delle Due Sicilie, assimilandolo a volgare banditismo e bollando il fenomeno come semplice Brigantaggio.

    Ciò si legge nei giornali dell’epoca – giornali pubblicati peraltro solo al nord, in quanto la libertà di stampa fu abolita al sud fino al 31 dicembre 1865; ed ecco dunque confezionata la leggenda risorgimentale della cattiveria dei Borboni contrapposta alla bontà dei piemontesi e dei Savoia che saturerà le pagine dei testi scolastici con una storia fatta da "eroi

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